6.3.07

filosofo de 'sto cazzo

d'inerzia e non d'energia
allungo il passo,
a stento,
perdo tempo da tempo immemore,
anche se non sembra,
è l'immagine che mi frega,
nei limiti,
dei miei gangheri,
da cui esco volentieri,
perdendo l'orientamento,
così bussano alla mia porta,
toc toc!
e non mi trovano,
mentre,
col tom tom
cerco di rientrare a casa,
insomma,
è tutto un smarrirsi,
un cercarsi,
è tutto
uno sballato
gioco di coincidenze

5.3.07

w l'italia!

io non faccio politica... non l'ho mai fatta!
da un'intervista a sergio abramo, ex sindaco di catanzaro
in W l'Italia, raitre, domenica sera

mr. google, how are you? fine thanks, very fine! intanto, però mi escludi dalle tue liste. cosa diavolo ho fatto per meritarmelo? guarda che qui, prima di poco fa, arrivavano persone da ogni angolo del mondo, grazie alla tua mediazione magica. digitavano sulla barra della tua home page minimal, che so, mariobarisanofotte, e il mio indirizzo risultava primo fra i primi. così erano convogliati su inadeepsleep, fior fior di lettori ignari e ora, invece, solo bari. dunque, possiamo, mr. google, da gentiluomini quali siamo, arrivare ad un compromesso, accordarci su un prezzo, su uno scambio equo, reciproco, di spazio pubblicitario, prima che sia tardi, e le momentanee incomprensioni diventino irrimediabili chiusure. parliamone, mr google, non può farle male; d'altra parte, le porto visite, come tanti!

2.3.07

perso com'ero, resto!

l'amore disamorato mi doveva capitare. a spiegazzare certezze. a far eco ai miei silenzi. a riempire di dubbi tutto il labile del mondo. t'inseguo ad ostacoli e scanso i fossi e poi ci rinuncio e poi ci riprovo. perso com'ero, resto. di rado rassicurato dalle tue effusioni, perché a debita distanza. fino quasi alle lacrime che impazienti attendono di sgorgare, e sembrano solo voler affettare. sto male e per te pare indifferente curarmi. sto male per te e sarà difficile guarirmi.

schay may

e chissà se il mondo del pallone non sia tenuto in piedi dalla potente lobby del fantacalcio...

27.2.07

la guerra pubblicitaria che contrapponeva dotolo mobili ai nicoloro

e allora che te ne pare?
siamo dotolo mobili veniteci a trovare
al passo di mirabella
e la tua casa sarà sempre più bella
canzoncina dello spot di dotolo mobili

mi alzo al mattino con la sveglia sotto orecchio
surf di stazioni perché certi pezzi mi sveglierebbero
poi giornata di assessment
come le precedenti, d'altra parte
strizzacervelli dicono che son così e così
in ogni caso, si può recuperare
dopodiché prendo il 233 per la rivoluzione
roma stupisce, roma tradisce
fermata a favore di campo rom
fermata "disonore" nel vespasiano della farnesina
vale a dire
malridotta
come un qualsiasi istituto tecnico di provincia meridionale
altro che e.n.a.
mi dileguo frastornato
a rifletter la mia ombra in acque verdastre
sotto ponte milvio
desiderio di lasciarmi andare
non verso il mare
controcorrente
verso la sorgente


p.s.
eppoi, sulla strada di casa
un furgoncino di dotolo mobili
parcheggiato
(a lisca di pesce)
a via somalia

26.2.07

template

dopo le ultime modifiche (sulla destra) al template, questo blog non ha più nulla da invidiare a... a... a chi? cazzo, non saprei!

22.2.07

chi ben comincia


Il governo è cascato,
C’è chi dice che sia colpa dei dissidenti,
C’è chi dice sia colpa dei senatori a vita,
C’è chi s’insabbia coi numeri, coi pallottolieri, coi regolamenti parlamentari,
c’è chi apre le consultazioni e chi prospetta scenari,
c’è chi dice, la pace, la base, amerika, la fiat,
c’è chi dice “di nuovo i borboni”,
c’è chi dice, peccato per d’alema, chi, ancora berlusconi?,
E mai nessuno che si vergogni di essere italiano!
(comincio io)

21.2.07

fiumi di pixel

Dico, tanto per iniziare, che i rapporti tra gli uomini (qualunque sia il loro temperamento sessuale) sono complicati; se poi s’immischia l’amore, peggio. dico che scrivere avendo come base della musica rap, per me, non è cosa abituale. Ma un amico mi ha rifilato, a cinque euri, il suo nuovo disco e qualche panzana verosimile su amori diseguali, in età, modelli, potenza: da rimanerci secchi. Dico che in questi giorni di sostanziale nullafacenza, potrei essermi innamorato. E non vorrei che c’entrasse la nullafacenza. Dopodiché se seguissi l’istinto non progredirei. e a non progredire, nulla di male, se non venissi meno ad una faccia, ad una mimica, ad una morale. Dico che la blogosfera è il circo dell’autoreferenzialità. Un blogger, meglio se presente, categorizzabile di primo acchitto, essenzialmente monotematico. Venendo meno ai tre requisiti, il peggio che ne segue non è tanto la irrilevanza, quanto l’assoluta incomunicabilità col pubblico. Tipico esempio di selezione avversa nel senso che a leggerti sono, al massimo, insospettati dipendenti dell’azienda sanitaria locale avellino 2, degli studenti dell’università di caltanissetta, dei pensionati emigrati in svizzera, e mai quelli che vorresti tu (e cioè, fondamentalmente, quelle come Eleonora, 18 anni, di Savona). Se i post sono disorientanti, i commenti, giustamente, quando arrivano, sono difficilmente conseguenti ai post. D’altronde manca qualsivoglia continuità di discorso, di rapporto, di logica. Se poi è assente del tutto un approccio promozionale, immobile la macchina dei commenti, svilita la funzione dei links, inattivata quella dei feed, si rischia di perdere doppiamente il contatto col reale… Dunque, acclarata la profonda e istupidente crisi d’ispirazione, lettori silenti (o lurker) si manifestino, lettori soliti favoriscano un’idea, lettori-qui-per-caso, per voi c’è personalitàconfusa!

Scegliete tra le cinque alternative:

1. inadeepsleep si trasforma in blog politico, iscrivendosi ad un network di destra-finto-liberale come questo o di sinistra meta radicale come questo (per capirci, lì dove prima mi prendono) e comincia a sfornare una serie di post strumentali alla polemica del giorno, massima aspirazione paologuzzanteggiare;

2. inadeepsleep si trasforma in un blog intimistico estremo, del tipo l’amoremioèilpiùbellissimodellaterra, con annessi: foto della coppia, copia&incolla di canzoni di jon bon jovi, jo donatello (anche in duetto: jon bon jovi&jo donatello), sfoghi inattuali al minimo scazzo della compagna, cui seguirebbe ovvia minaccia di suicidio;

3. inadeepsleep si trasforma in un blog a sfondo sociale, promovendo le centinaia e centinaia di manifestazioni benefiche a cui partecipa l’autore, in giro per l’italia, a favore del mondo, con accorati appelli alla generosità degli italiani e terribili requisitorie contro le cattiverie dei potenti che amano la guerra, il denaro e la figa;

4. inadeepsleep si trasforma in un blog supereroe, che se ispirato dal munifico dio della scrittura unisce le volontà degli Uomini Nuovi, altrimenti irreperibili, la cui massima ispirazione è liberare la propria città dai malanni che l’affliggono, il meridione dall’arretratezza morale che l’attanaglia, l’italia dal deserto culturale che la rallenta, il mondo dalla povertà materiale che l’affama.…;

5. inadeepsleep non si trasforma e per l’ennesima volta manda tutti a fanculo, che, per carità, come alternativa è la mia preferita, ma il fatto che la scegliate voi, ammetterete, è alquanto ironico!

6. fanculo tu e inadeepsleep, che, per carità, da parte vostra, sarebbe l’opzione più onorevole, ma purtroppo non praticabile: le alternative (vedi sopra) sono soltanto cinque; questa c'è ma solo per togliervela di mezzo, capito? e fanculo, di nuovo!

19.2.07

fade out

(ri)comparirò!

16.2.07

a solofra vendono cara la pelle

AVVERTENZE PRELIMINARI
QUESTO POST E' TOTALMENTE PRIVO DI SENSO.
LA SUA PRODUZIONE E' DOVUTA A IMPROROGABILI IMPEGNI CONTRATTUALI.
L'AUTORE, TUTTAVIA, SI SCUSA CON LO ZOCCOLO DURO DEI SUOI LETTORI PER LA QUALITA' SCARSA DELL'INTERVENTO.
E COGLIE L'OCCASIONE PER INVITARE ALL'USCIO I LETTORI (DURI A MORIRE) PER CUI SE C'E' QUALITA', E' IN QUESTO POST E NON NEGLI ALTRI.


eri malato.
adesso sei guarito.
e hai un sacco di lavoro da fare.


mantra lenitivo della sindrome APT (Apatia Post Cronosisma)
da Cronosisma. Kurt Vonnegut


alle 18 in punto ho spento la mia lampada perché ho un amico a kyoto e lui non l'ha mandata giù questa storia dei protocolli che pure hanno dato alla sua città una fama, altrimenti, impensabile. voglio dire, per me sarebbe bastato. sono stati due minuti di buio nella mia stanzetta che pare fuori, in ogni caso, dai giochi globali ma pur sempre di questa terra o sbaglio? però non mi son dato cura di propagandare l'iniziativa e così, dal piano di sotto, provenivano i rumori di consumi televisivi dannosi per la testa più che per il resto. ora, dovrò scusarmene (via mail) col kyotense (o kyotano o, ancora, più semplicemente, uomodikyoto) se, persino, in un piccolo (o grande) appartamento di quattro, dico quattro persone, non si riesce a ridurre il consumo, neanche per pochi minuti. mi arrovello sulla cosa e finirò per soffrire di un cerchio alla testa per via di un buco in cielo.

14.2.07

7.2.07

ultras: unico orgoglio della città!... (e noi, zitti, accanto)

Se vogliono risolvere i mille problemi che tutt’ad un tratto (no, da sempre) affliggono il pallone, scambino i provvedimenti urgenti, le norme nuove di buon senso e le regole riciclate perché bellamente inapplicate, con un solo, semplice, obbligo valido per tutti i tifosi, ogniqualvolta entrano allo stadio: guardate la partita! Perché il marcio viene proprio dall’emergere prepotente e, per certi versi irriguardoso nei confronti della bellezza del gioco, di uno spettacolo nello spettacolo, quello delle curve irreggimentate, che cantano come un sol uomo, delle coreografie multicolori e superdecantate, dei pochi striscioni intelligenti e dei miliardi di idioti. perché il marcio viene dal progressivo conflitto tra le due rappresentazioni, quella in campo e quella sugli spalti, in cui se la prima è noiosa, talvolta deprimente, ci si accontenta dello show della curva, della festa di giovani che continuano a sputar cori fino al novantesimo, che, a dirla tutta, smarriscono persino l’occasione dell’insulto più antico e dunque neutro, arbitro cornuto, perché, semplicemente, non seguono le fasi della partita. Così il capo-ultras dà le spalle al gioco e dirige migliaia di teste attente solo ai suoi ordini, un’orchestra frastornante, e fomenta gli animi, e insulta pesantemente non solo gli sbirri ma persino i poveretti che, follia delle follie, vorrebbero tranquillamente assistere ai ventidue che si disputano un pallone. Chi frequenti qualsiasi stadio, quelli di A con (o senza) i tornelli, a scendere fino ai campi polverosi dei dilettanti, e viva la giornata con un minimo di distacco, conosce bene il disorientamento che si prova a non capire dove volgere lo sguardo e la voce, se ai fatti rappresentati in curva (nelle due curve, quando sono presenti gli ultras ospiti, lo spettacolo è decisamente più appetitoso) o a quelli, meccanici e ripetitivi della gara. Come se si fosse perduto il senso della partecipazione ad un evento sportivo e con violenza (questa sì, primitiva), alcuni degli spettatori tentassero di rubare la scena, di ritagliarsi un ruolo, di strappare un grammo di notorietà ai calciatori strapagati e infatti quante volte si dice che i campioni passano, i tifosi restano (poi i capi-ultras, quelli arroganti e duceschi resistono ancora di più)? Tutto quello che segue, il morto la domenica, l’odio per le forze dell’ordine, lo spaventoso giro d’affari che ruota intorno al mondo ultras (biglietti omaggio, gestione trasferte, gadget, servizi d’ordine), viene dopo. D’altronde, perché negare l’ingresso gratis ai veri artefici dello show: si è mai visto uno sbirro manganellare totti o del piero perché non avessero il biglietto? La logica perversa di questi ruba-scena esige che gli onori siano giustamente divisi tra i due spettacoli in scena la domenica e di fatto, i giocatori, al termine della partita, vanno ad applaudire le gesta dei tifosi e non sempre accade il contrario. E giornalisti ultras esaltano la bravura dei tifosi organizzati, a partire da “questa tifoseria non merita la serie…” , per finire al “si gioca come in casa” per elogiare i trasferisti coraggiosi; esultano sguaiatamente, curvescamente, dopo le vittorie mentre sparano su allenatori, giocatori, dirigenti, peggio degli ultras più beceri, dopo le sconfitte, piegandosi a cassa di risonanza di un fenomeno che non sanno raccontare con oggettività (vale a dire da giornalisti). ora, dir colpevoli tutti è facile, ma forse è più facile guarire il gioco tramortito, ex più bello del mondo. se, d’ora in poi, allo stadio, non ci distraiamo, isoliamo chi vuole abbaiare alla luna, guardiamo la partita e accontentiamoci solo di quella.

5.2.07

la modification

spengo il motore. aspetto che tu esca.
il cassonetto argento, dalla scritta napoli soccer, che durante le ricorrenti crisi spazzatura si è visto spesso circondato, ora avrebbe spazio libero per tagliare la corda ma sciancato com'è preferisce qui aspettare la fine del servizio. nasconde palla mondo, poco flessuosa, istallazione postmoderna di una palestra per donne pro-fumate. mentre a terra giace ramo d'albero, spezzato, secco, rassegnato. in lontananza fiorisce la mimosa a preannunciare raggelante global warming. un cane abbaia. un altro risponde. un apparecchio tv trasmette raggi blu dal secondo piano. in alto veglia la sagoma di montevergine. da cui si intravedono: luce rossa d'antenna, fascio giallognolo abbazia, fari d'auto che scendono lungo i tornanti. penso che quando sarà, io e i passeggeri di quelle auto, a rigore, non potremmo dire di non esserci mai incontrati. poi m'accorgo di non essere arrabbiato. perché quando sto male, tutto sommato mi trasformo in un occhio.

2.2.07

turbainurbamenti

a un passo dal possibile,
a un passo da te,
paura di decidere,
paura di me
elisa, a nome di un’intera generazione


Ci muoviamo spavaldi lungo gli assi che da piazza istria portano a piazzale delle province, da porta pia puntano su piazza Gondar. Dopodiché, una volta oltrepassati questi confini esistenziali, siamo subito disorientati, confusi dallo sbaraglio della vita metropolitana, noi provinciali inurbati non vediamo l’ora che il 60 express ci riporti all’ovile. Noi siamo quelli per cui la breccia, onore dei bersaglieri, è stata un di più, avremmo potuto lasciar spazio e privilegi ai pontifici, magari la storia patria avrebbe preso tutt’altro corso, tra pax e pacs mentre la storia personale, tutto sommato, sarebbe stata la stessa. Dunque, consideriamo nostra soltanto una piccola porzione di città, del resto ignoriamo angoli e persone; ci siamo costruiti un'enclave nella metropoli e sorridiamo con affetto a chi ci rinfaccia dolci nottate, federicofellineggianti, nella capitale tentacolare a cui, per tempra antisocial, abbiamo ammanettato i tentacoli. Al massimo, godiamo della vista delle massaie ciarliere alla fermata del 310. le quali non assomigliano a nostra zia solo perché massaie, solo perché ciarliere. C’è dell’altro. forse è lo schiocco della lingua a scandire le notizie di una certa importanza, suo marito è morto, suo figlio su marte, il suo amante, da quando con lei, come risorto. Al massimo, ci chiudiamo nella biblioteca dell’università, dove, è vero, invece dei topi, girano personaggi curiosi, ragazzi con la sola intenzione di ritardare la laurea, ragazze con la sola intenzione di sradicare le doppie punte, stanare saperi da libri ogni giorno più intonsi, selezionare, ma solo se c’è modo e tempo, uomo adatto, che sia danaroso o nulla. Dunque, poche distrazioni. Se non fosse per il circolo di tennis che s’ammira dalla terrazza, sul didietro, campi in terra rossa, uomini d’affari indaffarati sui rovesci del gioco. Noi che bramiamo di entrarvi ma l’esclusività del posto ce lo nega e a nulla valgono gli sconti famiglia perché, a suo tempo, evademmo dalla famiglia fatto salvo il sostanzioso cordone finanziario per cui eternamente saremo debitori, che pure non ci permette spese folli. Se non fosse per passaggi a vuoto, spiegazioni fumose, tira&molla gratificanti, avremmo pure individuato, finalmente, la strada, amministrativista o pubblicista (senza passar per il giornalismo). Avremmo trovato, cioè, quella spinta, che è difficile capire da dove provenga, che muove i virtuosi, semplicemente, ad agire, intuendo, tra l’altro, il fatto che non sarebbe arrivata a spiare di continuo gli spiragli della coscienza, in eterna attesa di segnali. Ora, possiamo aprirci a nuove avventure e mai più ignoranti di fronte a parole come assessment e recruitment. Perché se lavoreremo, sarà soltanto per spaccare il capello in cinque. Chissà per un think tank, thanks! Intanto, cerchiamo di rosso la data del tre maggio e nel frattempo, dovrò inventarmi una pozione magica che tenga incollati tutti i capelli in testa, per non rischiar di venire spelacchiato nelle foto che poi restano, e più di tutto, per non uscir perdente da una scommessa con il mio riflesso. Dopodiché cercheremo di non esser cannibalizzati dai nuovi coinquilini, due dei quali autentici fenomeni dell’italietta di quest’anni. Tanto per dire, pochi giorni fa, convenivano sull’utilità di possedere il porto d’armi, non foss’altro per il vantaggio di poter sparare al pentagono. Al che, inutile dietrologia per concludere, chi è più terrorista, noi o loro?

25.1.07

laureandi

si sta come in attesa
sui ceci (con) le ginocchia

24.1.07

vorrei postare come gaetano

Vorrei postare come gaetan’amato
Vorrei ragionare come fa gaetan’amato
Aprire discussioni, riempire lo shinystat
E fare quello che fa gaetan’amato
Vorrei vestirmi come gaetan’amato
Vorrei convivere con gaetan’amato
Se fin da piccolo il mio mito era maradona,
con pantani ed edberg, adesso è solo Gaetan’amato

sono un blogger di paese
ma per quanto sia provinciale non sono mai
stato ad un blograduno
i link che mi sono rimasti non li disconosco
ma di loro quasi più nessuno scrive e resto solo
credici, mi dicono, credici e arriverai
a pubblicare su carta o in tivvù
fidati, mi dicono, fidati, ce la fai
ma io mi sento un panchinaro condannato allo stand by
mi stima tantissimo una collega blogger
i miei amici, e qualche amico degli amici
mi vuole bene questo pubblico di nicchia
ma io mi sento piccolo come una lenticchia

Vorrei postare come gaetan’amato
Vorrei ragionare come fa gaetan’amato
Aprire discussioni, riempire lo shinystat
E fare quello che fa gaetan’amato
Vorrei vestirmi come gaetan’amato
Vorrei convivere con gaetan’amato
Se fin da piccolo il mio mito era maradona,
con pantani ed edberg, adesso è solo Gaetan’amato

pesanti i tuoi attacchi quotidiani
contro camorra, diesse e demitiani,
mentre io mi accontento di barisano,
in un post che riceve solo il tuo battimano
purtroppo in cima alle classifiche non ci facciamo compagnia
la costruzione di un blog di successo è sempre un’alchimia di template e di testo
tu sei un gran maestro
ti dedico ‘sto post e spero tu ricambierai la cortesia

Vorrei postare come gaetan’amato
Vorrei ragionare come fa gaetan’amato
Aprire discussioni, riempire lo shinystat
E fare quello che fa gaetan’amato
Vorrei vestirmi come gaetan’amato
Vorrei convivere con gaetan’amato
Se fin da piccolo il mio mito era maradona,
con pantani ed edberg, adesso è solo Gaetan’amato

sono bravo a lasciare commenti
ma tu di più, ma tu di più
sono bravo ad aprir polemiche irritanti
sì, ma tu di più
ma quanto tempo e ancora, io dovrò darci dentro
quanto tempo e ancora mi viene da star male perché…
na na na na na na na na na na

Vorrei postare come gaetan’amato
Vorrei ragionare come fa gaetan’amato
Aprire discussioni, riempire lo shinystat
E fare quello che fa gaetan’amato
Vorrei vestirmi come gaetan’amato
Vorrei convivere con gaetan’amato
Se fin da piccolo il mio mito era maradona,
con pantani ed edberg, adesso è solo Gaetan’amato

purtroppo io non sono gaetan’amato

19.1.07

barisano apra prima tivvù

Sarebbe meglio se mario barisano non disponesse di tutto il tempo che dice di avere per le sue intemerate, che fosse tutta una questione di mesi, di giorni, e poi, irrimediabilmente, la città, i suoi uomini, politica&istituzioni, consorterie di potere e poteri deboli, perfino lui stesso, lo sciamano mediatico di prima tivvù, alzasse bandiera bianca e si arrendesse al catafascio. Con una resa finale, incondizionata, purificatrice, le dimissioni degli over cinquanta, del “punto e a capo” definitivo. Perché, davvero, come barisano, ci simmo rutti ò cazzo delle mille diatribe e semplicemente dell’immondizia senza futuro e dei lavori bloccati al corso groviera. E tanto per cominciare, sarebbe meglio se mario barisano, primo tifoso dell’u.s. avellino, dalla storia altalenante, e dalla serie A difesa non solo per meriti sportivi (come sembra alludere quel Roberto Saviano, il cui romanzo-inchiesta è letto dal nostro durante la sua nuova trasmissione, a bocce ferme), evitasse di parlarne, nonostante i riflettori che le vittorie porteranno, le polemiche che seguiranno le inevitabili sconfitte, perché la città non è malata di calcio, ne è drogata, stordita, rintronata fino a non discernere più il male di tutto il resto. I successi della squadra non risolvono e, domanda delle domande, chi davvero non preferirebbe vivere in una città vivibile ma senza calcio? Dopodiché sarebbe meglio se mario barisano strepitasse, per una delle “sciagure più fortunate” che potessero capitarci: nessuno mai sostituirà i politici dinosauri, i funzionari corrotti o peggio corruttibili, i giornalistucoli arrendevoli, i maldicenti di professione, per cui fra dieci o vent’anni ad avellino si respirerà aria nuova, d’altra parte di generazioni peggiori difficile averne. Perché un partito, democratico o riformista, di centro di qui o centro di là, prima o poi sarà cosa fatta, una decisione che calerà dall’alto, fuori dai veti bizantini di de mita. E lo sgretolamento dei ds&margherita ingoierà il vescovo rosso, ed altri loschi figuri, persino i loro nipoti rampanti; d’altronde un ex presidente del senato non si gode già un tranquillo prepensionamento che gli impone il voto dell’astinenza (politica)? E ha ragione barisano nel rilevare che le polemiche politiche del tipo “pà partenza ra cammisa e cristo!” (n.d.r. per la spartizione delle vesti del Signore) siano inudibili alla gente comune e celino i veri problemi, su tutti, la qualità scadente dei servizi pubblici, tanto essenziale qui più di altrove, perché in una regione dove si sopravvaluta il compito della politica, la politica dovrebbe dar prova di maggiore efficienza, per non dire della moralità e della rettitudine nell’esecuzione suoi uffici. Un gioco adatto ai tenaci, insomma. Unica legge: far rispettare le leggi. E invece qui zero ma ancora per poco. allora se avellino cambierà pelle sarà per via di una mobilità regionale rivoluzionata, all’avanguardia, che nel consentire di raggiungere Napoli più velocemente spingerà molti napoletani a spostarsi in periferia (da noi) e non certo per il viadotto (?) variante-piazzetta perugini. Avellino si trasformerà per il mettersi in moto o l’inazione delle sue forze economiche e non certo per gli arricchimenti di oscuri mestieranti della politica che prima, da privati, arraffano i terreni, poi, da amministratori, li rendono edificabili per la stessa differenza che passa tra la produzione di ricchezza e passaggio di mano di ricchezza inerte. Si veda, ad esempio, cosa accade alla zona est di napoli (leggi nola) in impetuosa espansione, e persino renzo piano a disegnarle un “mercatone” a forma di vesuvio di sicuro successo, per il coraggio di imprenditori locali che pensano in grande perché in fondo è quello il loro mestiere. Mentre qui caterve di maldicenze sulla provenienza dei gestori degli esercizi commerciali di Corso Vittorio Emanuele (e dei loro denari), telecamere generosamente puntate sulle proteste dei commercianti contro questo o quel piano traffico, questo o quel “lavori in corso” e mai nessuno che si preoccupi di chi produce le cose, con quali mezzi e quali prospettive. Mai qualcuno che inserisca, così di sfuggita, nel suo discorso il nome, il punto di vista, l’interesse, di un imprenditore irpino che non sia un costruttore: il Preziosi dei giochi, forse? Paradossalmente persino la camorra da queste parti si astiene dal produrre e imbastisce attività di rimessa: munge denaro con il pizzo, l’usura, poi lo ricicla mentre col malaffare degli appalti a prezzi improponibilmente bassi arraffa le risorse pubbliche uccidendo il mercato. Dunque, il problema è come connettere la nostra città, e pure rapidamente, alle dinamiche dello sviluppo, che è regionale non localistico. Forse non sarà la politica, fatta da questi politici locali, a dirigere il cambiamento. Poco da fare, ne saranno travolti e non potranno che lasciare spazio alle generazioni che verranno dopo di loro, ben più attente ad una visione “glocal” e per questo “apolitica”, quelli “capaci di fare sistema”, al di là del bene e del male. Allora mario barisano, da uomo intelligente qual è, invece di smarrirsi a rincorrere le polemiche di bottega a cui pure non vorrebbe soccombere (andreotti vs tedeschi, ovvero barile vs pennetta non è che una delle tante guerre claniche di cui non interessa né il retroscena né l’esito), investa sul cambiamento. Apra la sua tv ai giovani, agli innovativi, ai dinamici, agli “sprovincializzati”, ai creativi, ai musicisti, agli artisti. A tutti coloro che possano scuotere con la forza di un’idea l’immobilismo culturale che blocca ogni cambiamento. Diventi talent scout fino a correre il rischio di scovare un altro mario barisano, di venticinque anni più giovane, e per questo voce persino più dirompente, in una città nata vecchia al di là delle biografie di ciascuno. Da uomo libero qual è, capisca che il momento di puntare sul futuro se del passato proprio non ci si può svincolare. Ma lo faccia subito. Viene a mancare il tempo che pure dice di avere a volontà e invece corre a tradimento. E se proprio ne sente la necessità, elencasse, una volta e per tutte, nomi, peste & corna dell’avellino bene che ha distrutto la città (bello il teorema forza centripeta/ forza centrifuga che ha svuotato il centro), per chiudere definitivamente con quello che è stato perché fra qualche attimo potrebbe non interessare più a nessuno e lasciar l’uditorio del tutto indifferente.

È il mio secondo pezzo su barisano, l’ennesimo su avellino. Un tempo, credevo non sarei stato in grado di scriverne uno. D’altronde mi costa per difetto di conoscenza e per eccesso di partecipazione emotiva. In mancanza di elementi nuovi, mi asterrò dal ritornarci. Se non per fare oltreché discettare: promesso!

Precedenti:

17.1.07

riserve sulla FED

glenn hubbard parodiato (o è davvero lui?) per ragioni che non vi sto qui a dire


16.1.07

riforma delle riforme: qualità del dibattito

politico 1: allora, stasera sei liberalizzato?
politico 2: no, perdiana, con massimalista ho chiuso
solo bossi vola alto!

dove cazzo sei?

l'ora delle verità scomode
qui è sempre il tempo del perdono facile
scanso il disonore perché tutti corresponsabili
chiamo tutti dinanzi al boia
per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa
e supplico il carnefice a sorridermi
che mi riceva con gli onori
riservati a lorsignori
sempre benevenuti
al gran hotel patibolo
cinico perché smosso da chi si copre di una doppia pelle
una, marginale, che va bene per il sesso
l'altra, di scorza dura, adatta al compromesso
mentre io ne ho una soltanto
che si macchia ad ogni eccesso
chiedo autenticità
ma suono fesso
chiodo fisso: progresso
ma neanche imbocco l'ingresso
ok
chiudo con le rime
da cui mi nascondo dal fantasma dei significati
era giusto un siparietto
senza spettatori né applausi
lettore di me medesimo
senza nome né cognome
come celarsi a se stesso
nemmeno la fatica di crearsi triple identità
naturaliter indossare la realtà
ignorandosi
perché a scavare anni interi
ci si è trovati
screziati
impalpabili
però se per caso sei qui intorno che ascolti,
dova cazzo sei?

14.1.07

giusto il tempo

mio fratello è figlio unico. e io di conseguenza, perché arrivo secondo. largo ai giovani o giovani al largo? galleggiare mai equivale ad emergere. qui si rimbrotta, si storce il naso, si china il capo, poi addirittura si teme, con angoscia, la dipartita dei padri, invece di invocarla a gran voce. ché i padri, si ritiene, tanto onorevoli furono in passato, hanno governato l'italia (o il cortile dietro casa), affermano, dopodiché non importa se bene o male, se per brevi periodi e in concorso con mill'altri. i padri che, guarda che ben di dio c'hanno messo a disposizione! eterna lotta di sopravvivenza. o commorienza. che è uno dei primi articoli del codice civile. forse uno dei più letti perché a tutti viene il ghiribizzo di tentare la lettura da capo a fondo, in un sol fiato, prima di alzare la bandiera (bianca o del colore che meglio si crede) sfiniti, esausti dalla complessità di tutte le cose. in fin dei conti, ci sono giovani e giovani, vecchi e vecchi. allora resto io e il mio tempo. quello degli altri (sacrificato al niente) non posso che compatirlo in nome della libertà di ciascuno.



fonti di ispirazione:

steve jobs

mio fratello & mio padre

larry page & sergey brin

giacomo leopardi

ciriaco de mita ( a rappresentanza di tutta la politicalgerontocrazia)

tony blair & david cameron

carmine losco

la mia immagine (sfocata) fra quindici anni

9.1.07

io&te: un semestre di zucchero a velo

cara l. (per lasciar intendere ma non proprio a tutti, voglio dire, a tutti escluso i disinteressati),
ti scrivono uomini-fegato e msnmaniaci, o meglio "monaci internettianensi" come si rischia di diventare tutti, prima o poi, bada bene a non tracciare la strada, tanto mica è difficile orientarsi da soli. ti scrivono: tirati su, scuotiti, amasolochit'amadipiù, come se fosse facile, una questione di vento. e ti scrivo anch'io perché, prova&riprova, è da giorni che cerco la traccia, mai qualcosa che veramente mi piaccia, e tra l'altro le ultime cose che leggo al suono delle parole privilegiano il Messaggio, e io, rimbrotto, semprivilegiato il primo per il secondo, a costo di perdermi gratuitamente. ma ora mi tocca:

MESSAGGIO

perché non mi sorreggi? smettila di tormentarti i capelli e i gioelli, non dire, no, no, no, a ritmi annoianti, se mi lasci in un angolo, ci resto e scavo. la prossima volta che mi dici stronzo, ti strozzo, poi vediamo, ti faccio vedere io cosa ti faccio, preferisci un sommergibile o un dirigibile? a telefono, sei smorfiosa e dal vivo non mi ricordo più. però prima o poi torno, prima o poi cambio, primo o poi si comincia davvero!

1.1.07

post it

ed ecco qua la libertà:
l'ultima frontiera,
ti fotte e non è vera
è combustibile
inesauribile
che giova la tua brama, ti ingrassa e non ti sfama

sei un parassita intellettuale
senza una mente originale
e tanto neanche questo saprà farti male

sei un parassita intellettuale
senza un tuo centro emozionale
e tanto non capisci ma è un dovere
dirti che quel che senti dentro non ti appartiene

succhi ancora i capezzoli di ogni dea odierna icona del potere?
nel tuo vuoto sei un mito
e hai ancora quella foto del tuo cazzo irrigidito?

sei un parassita intellettuale
senza una mente originale
e tanto neanche questo saprà farti male

sei un parassita intellettuale
senza un tuo centro emozionale
e tanto non capisci ma è un dovere
dirti che quel che senti dentro non ti appartiene

sei un parassita intellettuale
siamo allo stadio terminale
ma in fondo tutto questo è familiare

io ti conosco e riconosco,
fratello di un lungo carnevale

parassita intellettuale - giulio casale

29.12.06

gerontoreality

di questo passo, saremo governati da politici costretti, dall'età, ad avere a cuore la propria salute piuttosto che quella del paese

28.12.06

modestia

non faccio per vantarmi ma oggi è una bellissima giornata.

gioacchino belli

25.12.06

via corvisieri, 54

vi entrai poppante, sapore di latte in bocca, spaurito, opportunamente scortato da padre premuroso, e mi parve di esser rinchiuso, prima del tempo, senza colpe, in una prigione per cui, paradosso, pagavo persino una pigione. due stanzette identiche, servizi minimi, spazi economizzati, di un bilocale claustrofobico, in una città immensa, verso un futuro enigmatico, a cui, in ogni caso, per non urtarlo, nemmeno chiedevo. primo coinquilino, omone di s.mango sul calore, ad un passo dalla laurea in economia, perennemente in casa, perennemente sul letto su cui, mangiava, beveva, leggeva, studiava, guardava la tv, fino a morir dal ridere, o a indignarsi, mentre attentati alle torri e successive guerre al terrore impazzavano per il mondo, e noi attoniti, nemmeno provavamo a ficcare il naso fuori dell'uscio. al massimo, si compravano lasagne già pronte quando i troppi piatti da lavare ci impedivano di cucinare. fino ad alzare la testa, perché la donna lasciata a casa s'insubordinava, a ragione?, fino a esiti disastrosi, ancora sulla pelle, e quelle mura a raccoglier singhiozzi col silenziatore e botte in testa di disperazione. alzare la testa fino a quella prima, indimenticabile, passeggiata nomentana- piazza del popolo, di sabato sera, a metter in moto la testa, affrontare di petto un ragionare sopito, eppoi di pennarello, stender giù pensieri, occultati in cartellina verde sopravvissuta a mille nascondigli. un primo anno vissuto meno pericolosamente non si può, in filo diretto (you&me) con te che poco dopo frantumasti ogni speranza, coll'estate che ci colava fra le gambe, ripetute cadute da calvari, bare fin troppo pesanti. dopodiché tornare a roma, cambiare il san.manghese con coinquilino adeguatamente selezionato e poi mai sostituito, fu leggero come respirare. come imparare a conoscere il quartiere. le maschere che lo popolano. il norcino, salumiere gentilissimo, dalle gag involontarie, e dai tic nascosti. il pizzaiolo uno, che prima romanaccio stretto poi, resosi conto della nostra provenienza, si trasforma in fuoriuscito napoletano, che storpia dialetti e cadenze e spera di tornare a napoli un'ultima volta e solo dopo morire. la pizzaiola numero due, meglio detta "'a vecchia", tartaruga dell'impacchettamento, e dei conti col resto, col cambio euro-lira, mentre file chilometriche scalciano dietro e lasciano il locale per disperazione. il pizzaiolo numero tre, il sardo, servile come pochi e corriere dello sport munito (e questo vi farà capire quante centinaia di pasti abbiamo coperto con una pizza da asporto). il giornalaio mario, che a chiedergli il sole 24 ore, ti induce ad acquistare allegati di mesi addietro, come se nulla fosse ma pure deve svuotare quella cazzo di edicola. il barista macedone di nome ales, guru immortale, e moglie italiana iperreale. il librario comunista, mezz'orbo, tradito dalla cina e chissà da quanti altri, che sempre teme la delazione altrui. e mill'altre facce di donne etiopi, vecchi fascisti, giovani immigrati e fruttivendoli stanziali di un mercatino che non c'è più per via dei lavori della metro. vado via ma tornerò. perché dai luoghi dell'anima non si parte, banale questa, ma il peggio deve ancora venire: un trasloco non fa primavera!

21.12.06

idioteque

vivo di commenti a chiamata
di vaniloqui convincenti
di supponenza incompresa
che faccio passare per autoironia
ci credi oppure no?

vivo di ricordi altrui
di soliloqui azzittiti
di scrollo-spalle teatrali
che faccio passare per sense of humour
ci credi oppure no?

sopravvivo di giorni a venire
di scritti dileggiati (al tuo cospetto)
di speranze future
che faccio passare per realismo
ci credi? oppure vattene!

20.12.06

tra due fuochi in una notte che si gela

scriverò tanto, mica bene, pertanto (che ultimamente utilizzo al posto del dunque, incluso com’è nel pacchetto “linguaggio tesi”) non è obbligatorio leggiate tutto. per venirvi incontro sottolineerò le parole chiave (key words) cosicché potrete quantomeno farvi un’idea di cosa si tratti. Scriverò tanto perché c’è tempo, e, nonostante sia in una posizione scomoda, in un eurostar che mi riporta a roma, dopo un paio di sponde in emilia, metà scrupolo metà piacere, nessuno accanto che mi scruti e dunque (lascio pertanto, per variare) vena libera. Nelle cuffie, giovanni allevi, pianista che non riesco a mandare giù, gli concedo l’ultima possibilità prima di scaricarlo, questa volta letteralmente, dall’ipod.

spagna ritorna, ottanta express ritarda, villa paganini passeggio canino, pioggia sottile, pensilina non ci bagna, leggermente fuorisede, come leggermente fuoritesta?, rubo penne, mangio rigatoni, imbrattare manifesti, vivi, divertiti & sii felice, pacco di fandonie, appartamentino delizioso: 22 mq, 800 €, intrattabili (pure i locatori), fiore in bocca farfallina, da come soffio vapore si direbbe che respiro con classe, mi son distratto un attimo…, le attenzioni che ti do, il calcolo delle intenzioni, il consenso, scema!, lavoro di ricerca o ricerca di lavoro, dopo fabio volo, passare a vonnegut come reimparare a leggere: detto per inciso, proprio non ce la faccio, sono arrivato alla traccia numero 5 di joy, jazzmatic, passo la mano, ciao giovanni, è stato bello (pure) non sintonizzarci!.. (passo a paolo conte: appunti di viaggio!).

aguzzando la vista in cerca di annunci immobiliari (cartacei), ad un passo dallo sfratto, li scovo in posti impensati. I miei preferiti sono affissi in ordine decrescente su: segnali stradali, tronchi d’albero, cassonetti della differenziata, e primo, non facilmente scalzabile, il banco del salumiere. Così, ora, ho imparato a riconoscere pure gli altri tipi di annunci. roma è letteralmente invasa, fateci caso (sempre se non avete meglio da fare), di annunci di ditte di traslochi, sgomberi o sgombri appiccicati sui cassonetti dell’immondizia mentre le saracinesche se le contendono i “saracinescari” o, più propriamente detti, “manutentori di serrande automatiche”. Una vera e propria guerra di annunci-adesivi colorati, tutti pressoché identici. Questo lo scrivo perché mi torna utile per il quello che voglio raccontarvi. Pure inadeepsleep è pubblicizzato come non mai. Non da me, però. Me ne sono accorto perché ultimamente su technorati recupero posizioni a velocità sorprendente e se continuassi così, tra cazzi e culi, insidierei grillobeppe. Succede che non-so-per-quale-diavoleria-viral-informatica molti dei miei post vengono spammati da blog neonati (sigh! per l’occasione) dagli indirizzi inequivocabili e talvolta felicemente evocativi*. Come guarire da siffatta notorietà malata? Chi ne sappia qualcosa, commenti. Lo faccia per l’onorabilità di… di… technorati!


ivan basso, depresso, ogni pomeriggio alle cinque, fissa la gente che passeggia, seduto su una panchina, nella piazza delle due torri, spacciandosi da manovale. Mentre io, spaccio tre pezzi da cinquanta euro visibilmente veri, però rifiutati dalla emittitrice automatica di biglietti alla stazione, come falsi al posto di polizia, ma non ci cascano, nemmeno loro come una volta. albert einstein, invece, si è reincarnato in capotreno gentile, annoiato dal quotidiano tran tran, ma in amore relativamente soddisfatto. Mentre io, relativizzo il mio annaspare a dispetto dell’altrui affondare!

Non ho un pubblico. Non mi somiglierebbe!


* per rendersi conto di quali blog fantasmagorici parlo, bisogna far i conti con le bizze di technorati che tre volte su quattro risponde così:
No links
Sorry!
No posts link to that URL yet. Please try again later!

14.12.06

bellettristica: letteratura (narcisista) di poco conto

plano su un tappeto di foglie di platano, con cui, un tempo, mi nascondevo innalzando nuvole. Nella mia testa rimbomba un assurdo silenzio rallentato, mentre allento i cordoni della borsa e mi pago un taxi per guadagnarmi una sorpresa. Mi sfogo così ché gli “hai rotto il cazzo!” lasciano il tempo che trovano, i congiuntivi li ho lasciati a casa, la casa che distrae, rimanendone, a breve, privo. S.Lorenzo sarebbe l’ideale, giri l’angolo e sei tra la gente. Ma se potessi permettermi di acquistarne una, sarei disposto pure a trasferirmi a monterotondo, o a montefredane, ovunque mi dessero una anima meno ammaccata. Eppure, non si direbbe per come fischietto la mattina motivetti spensierati, ipod rilanciati, camminando borioso tra i pedoni tristi e i guardoni assonnati. Non si direbbe per come sfido il giorno con energia da tempo dimenticata, respiro godurioso, saltello gioioso. Non si direbbe se si tenesse conto solo del conto telefonate, dei consumi gratuiti, dei sorrisi stampati. Non si direbbe perché, in fondo non è: solo un momento giù, tocco il fondo, occhi spalancati, e ritorno su. Mi capita, nonostante tu non ci crederai, quando temo di non meritarti più. E, ancor più triste, non perché sei speciale, unica, adorabile, o cose così, ma perché sono io tanto comune, banale, disprezzabile. Il tuo commento non arriva. Il tuo mento è segnato. Il mio lamento è cortocircuitato. Ecce bombo, per chi ne capisce!

11.12.06

un anno dopo il post del primo anniversario (uno più uno uguale due)

2005: perché, solo dopo un mese dalla scoperta della blogosfera, ho aperto inadeepsleeep, non sapendo niente di niente. non avrei potuto restare lettore silente?...
2006: perché, solo dopo un anno e qualche mese dalla apertura di inadeepsleep, la blogosfera, per come la conoscevo io, è scomparsa, tra blog sepolti, moribondi e farneticanti, ed io, senza alcun desiderio di scovare novità?


2005: cosa sono i feed, gli rss e compagnia bella? che poi un’idea ce l’ho pure ma proprio non mi va di approfondire. sai quando l’ignoranza alligna…
2006: questa la ribadisco!


2005: come personalizzare il template, non riempiendolo di bannerini del cazzo, semplicemente, ora che è natale, come cambiare lo sfondo blu con il rosso?
2006: come elemosinare ai misteriosi templa(ta)ri la modifica del mio sfondo? Perché, pur avendone già uno in .gif, la conversione in html spaventa più dell’uomo nero?

2005: perché ho scritto almeno metà dei miei post? un giorno verranno riscoperti dalla critica come le commedie sexy della fenech?
2006: perché ho scritto almeno metà dei miei post? un giorno verranno riconosciuti dai lettori come le cose di me che scrivo?

2005: a cosa servono gli archivi?
2006: a cosa servono gli armadi?

2005: visto che ho riempito il blog di giochi di parole mal riusciti, di farneticazioni bell’e buone, una spruzzata di politica, pochissima musica&letteratura e niente sesso, in quale categoria è inseribile il blog, per forza in altro&varie?
2006: leggendomi, sapreste tentare un mio identikit* ?
*a questa, rispondano esclusivamente i lettori di lungo corso

2005: perché lo shinystat provoca dipendenza?
2006: perché lo shinystat induce catatonia?


2005: perché, prima che inserissi lo shinystat, erano passati di qui solo sventurati utenti di blogger.com da nonsodovequalepaese, cliccando sulla finestra ultimi post pubblicati e quante frazioni di secondo hanno impiegato per chiudere la pagina?
2006: perché un mio commentare per cento¢o blog, mille&mille post, solo con un punto, e l’aggiunta del solito indirizzo, che rimanderebbe al mio post più recente, semplicemente intitolato, “IL MIO PUNTO DI VISTA”, sarebbe guardato con sospetto?

2005: se è meglio blogger.com o splinder?
2006: se è meglio Jessica o Tatiana?

2005: perché, talvolta, un/a blogger, di un certo seguito, pubblica un finto post d’addio, riceve una vagonata di commenti imploranti il ritorno, che poi effettivamente viene tra le lacrime di giubilo dei lettori affezionati. Insomma non è mariomeroleggiante tutto questo?
2006: dài, non scherzare, veramente non torni più?


2005: che tipi di incontri, apparizioni, epifanie si possono avere ai blograduni…
2006: questa la ribadisco!

2005: se mai, un giorno, ad avellino&provincia si organizzerà un blograduno a cui io potrò mancare, qualora invitato, per un improvviso contrattempo?
2006: messo in pratica. Tra l’altro, tra noi anonimibloggeravellinesi, ultimamente ci si rassicura sul fatto che non siano previsti altri raduni a breve

2005: perché, generalmente, le blogstar sono trentenni di milano?
2006: perché le blogstar trentenni di milano hanno messo su persino una
casa editrice e pubblicano raccolte di post, o, pardon, romanzi di formazione, che, però, contano, inevitabilmente, lo stesso identico numero di pagine?… c’è un problema allo stabilimento di grafica di Pioltello?

2005: perché c’è chi posta rigorosamente da lunedì a venerdì, ad orario fisso, insomma perché esistono blogger con il cartellino?
2006: in questa non mi riconosco più.

2005: perché sono tanto poche le donne che mi leggono. forse che devo inserire una foto promozionale?
2006: perché, solo una foto promozionale avrebbe fatto decollare inadeepsleeep?…(certo, la foto di un altro!)

2005: o fare una campagna di commenti acquisti in tutti quei siti, tardo adolescenziali, in cui scrivono, sOnO mOLto CArinA e amo la MuSiKa?
2006: Perché la campagna suddetta non è riuscita?

2005: se, una volta entrato tra i primi mille di blogitalia e i primi trecentomila di technorati, devo considerare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto e di conseguenza licenziare maynardo e passare a milton…
2006: Perché persino i ghost writers sono tartassati dalla finanziaria?

2005: una volta per tutte, dove rispondere ad un commento, sul proprio o sull’altrui blog?
2006: perché i blogger di successo che eliminano i commenti con la scusa delle folle insultanti, non chiudono il blog e cominciano a scrivere sui muri di casa?

2005: se, quando e soprattutto a chi, tra quelli che mi sono accanto, dire dell’esistenza di inadeepsleep?
2006: se, quando e soprattutto a chi, tra quelli che mi sono accanto, non dire dell’esistenza di inadeepsleep?

2005: se la small verdana va bene come formato (lo chiedo in particolare a sury e abgely): non vorrei accecarvi…
2006: perché la mia stilografica perde inchiostro?


2005: vale la pena continuare?
2006: vale la pena ripetermi?

9.12.06

testa china

scusa, Signore,
se bussiamo alla porta
del tuo cuore...
siamo noi...
scusa Signore
se chiediamo
mendicanti dell'amore
un ristoro da te.

così la foglia quando è stanca
cade giù
ma poi la terra ha una vita
sempre in più
così la gente quando è stanca
vuole te
e tu Signore hai una vita
sempre in più
sempre in più

7.12.06

un buon compromesso

perché questi pensieri?
non è la solitudine
vago, dentro una possibile soluzione
forse l’ingratitudine
sofferta
prima di subirla
presente nei pensieri
il tuo sguardo spento
effetto dissolvimento

cosa m’aspetto?
un buon compromesso
tra
l’ognuno per sé
e
il tutti per me

perché questi pensieri?
non è la stupidaggine
svitato, per una inutile empatia
forse l’inettitudine
subita
prima di soffrirla
la tua voce sorda
tonalità tradimento

cosa m’aspetto?
un buon compromesso
tra
l’ognuno per sé
e
il tutti per me

un buon compromesso
tra
l’ognuno per sé
e
il tutti per me

5.12.06

il bloggeramante di nome john

Il mio amico mahmoud (ahmadinejad per i nemici) mi ha confessato che nei ritagli di tempo della sua estenuante attività politica segue le mie avventure di blogger e così si è appassionato a tutto ciò che gravita intorno alla blogosfera (ma, evidentemente, non ai tanto mediatizzati blog dem-iraniani che sono off-limits anche per lui e sui quali, nelle nostre conversazioni telefoniche, non faccio parola per non urtarlo). Ultimamente, mi ha invitato a lasciar perdere, una volta e per tutte, le mie infinite tresche amorose e mettere, finalmente, la testa apposto, in un’unica mossa: sposare una blogger. Senza giri di parole, mi ha spiegato che impelagarsi in prolungate ed incerte storie d’amore con donne “reali” dalla dubbia sensibilità e dalla sicura suscettibilità mi impedisce di affermare con pienezza le mie (indubbie, per lui) qualità. Perdersi in languorosi giochi di sguardi, svanire (e spesso, se occorre, svenire) per complicate tattiche di seduzione, persino il voltarsi continuamente ad ogni rumor di tacchi, condurre in contemporanea, a perenne rischio e pericolo, storie doppie e triple, mi distoglierebbe dal raggiungimento di qualsivoglia speranza di realizzazione personale. Puntare su una blogger, ha continuato, dopo una adeguata scrematura virtuale, che ovviamente terrebbe conto dei parametri soliti, tra cui, solo per citar quelli che terminano in “ezza”, abbiamo bellezza, compiutezza e sicurezza, minimizzerebbe i rischi di perdita di tempo e, giocando di mistero, frasi mozze, presenza fisica smaterializzata, corrispondenza d’amorosi sensi resa virtuale, avrebbe maggiori probabilità di successo. Al che ho ribadito a mahmoud come, attualmente, non mi possa lamentare e di come vada fiero di conquiste, mezzi apprezzamenti e promesse di futuri appuntamenti. Ma lui insiste, meglio una blogger. Comprenderebbe il tuo animo gentile, valorizzerebbe il tuo senso civile. Poi, a dir il vero, la conversazione s’è dovuta interrompere ché mahmoud aveva un’udienza al Consiglio per il discernimento ma, oramai, m’aveva infilato un pulcino nell’orecchio. E ora, penso e ripenso a come raccogliere informazioni utili (età, inclinazioni sessuali, misure-taglie-circonferenze, pensieri-opere&omissioni, indirizzi mail-messanger-postali di casa e casa al mare) sulle blogger che leggo da sempre. Poi, come il governo, chissà a gennaio, passerò alla fase due. Mi spenderò in commenti adulanti e chattate scintillanti. Quando il numero delle preferite si restringerà, passerò allo scambio epistolare spinto. Allo scambio foto e allo scambio (strumentale) di passioni letterarie. Infine, mi giocherò tutte le mie carte fino a quando l’eletta capitolerà, cotta d’amore. Allora, dovrò sposarla, con mahmoud testimone… ma, ora, non voglio correre troppo avanti, meglio di no.

p.s. se qualcuna volesse anticipare i miei passi, si faccia avanti!

4.12.06

dalla prima lettera di maynardo ai suoi ladri

Caro ladro,

nulla hai potuto sottrarre dalla mia umile stanzetta di fuorisede, né i libercoli, né le bottiglie vuote (a rendere), né le matite spuntate, né le sedie luigi XIV; hai lasciato qui finanche la “bicicletta archeologica”. così hai solo fatto confusione seminando paia di calzini sul pavimento polveroso. Mi spiace per te, mio caro ladro, ma per il momento offro poco e produco di meno e, ti avverto, che per forma, ora, sarò costretto a chiudere a chiave la porta. Qualora volessi coronare le tue sortite con un successo, devi tener pazienza, attendere le stagioni che verranno e, vedrai, saranno tue (parte del)le ricchezze di cui mi contornerò.



Per sempre io



maynardo

2.12.06

in bocca al lupo, crepa! storie intorno all'avellino calcio, dal 1990 ad oggi

1.Fu una stagione maledetta per il ruolo di portiere. Tra infortuni e prestazioni scadenti non riuscivamo ad individuare un titolare affidabile. Poi, per un colpo di fortuna al calcio mercato, credemmo di aver risolto i nostri problemi. Arrivò un ex-campione d’italia, stella del calcio sul viale del tramonto, sul nostro cammino già negli anni della serie A e più volte trafitto, come da quella imparabile punizione di ramon diaz, dopo la quale lui allarga le braccia, sconsolato. Arrivò claudio garella. Il partenio ribolliva d’attesa e quando uscì dal tunnel per il riscaldamento, un coro ritmato dei più anziani si alzò: “GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK”. Fui il primo bambino della curva nord ad esserne contagiato e di fantasia cominciai a volare assieme al portiere supereroe. Il campione orgoglioso alzò il suo sguardo verso lo spicchio della nord dove eravamo e ci salutò riconoscente. Poi, si attardò in ripetuti esercizi di riscaldamento mentre noi lo ammiravamo, estasiati. Un attimo dopo il fischio di inizio, alla prima palla che scivolava innocua verso le retrovie, il nostro coro si rianimò, ma Garellik, pur non toppando il rinvio, al tocco colla sfera, si contrasse innaturalmente e s’accasciò a terra. I più avvertiti subito riconobbero il principio di uno stiramento mentre il nostro coro divenne di incitamento (misto a derisione): “GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK”. Durò solo pochi istanti, ma per sempre indelebili, la avventura in biancoverde del portierone supereroe di nome GARELLIK.

2.tra i bimbi dell’epoca l’intimazione “per chi tifi?” precedeva spesso il “come ti chiami?” e l’ammissione della propria fede calcistica riassumeva in sé una certa predisposizione di stare al mondo, di scegliere miti, amici, giochi e virtù. Per i bambini di provincia come noi, la scelta era complicata dal fatto che il “tempo-dell’avellino-in-serie-A” fosse ancora vicino e alcuni di noi, me compreso, avessero persino assistito (per lo più dormendo) a partite della massima serie. I più moderati, decidevano di avere due squadre, una per la serie A , e dunque le prime della classe, le solite juve, inter e milan, più raramente il Napoli (o il Piacenza), e in secondo ordine l’avellino. I puristi come me ne facevano una questione di principio e avendo scelto di soffrire per l’avellino, finivano per odiare sommamente i moderati e così preferivano persino i juventini più sfegatati, quantomeno coerenti. Le battaglie dialettiche tra i “politeisti” e noi “monoteisti” si protrassero per tutta l’infanzia e non condussero ad un compromesso. Ci indisponeva soprattutto come i politeisti salissero, indisturbati, sul carro del vincitore, nei rari momenti felici della squadra. Vedere tanti juventinavellinesi, interistavellinesi e milanistavellinesi allo stadio, gioire con noi, lo ammetto, un poco ci infastidiva. E nel momento dell’esultanza, avevamo persino imparato a distinguere chi abbracciare tra chi penava assieme a noi anche nei pomeriggi più noiosi, ad assistere ad “avellino-turris”.

3.ho seguito le partite da tutti i settori del partenio. dalla curva sud, tra gli ultras organizzati, megafono-muniti e talvolta a tutto interessati fuorché al gioco. mentre ai lati (destro e sinistro) della curva si esibivano personaggi memorabili, che ululavano ad ogni tocco avversario e si sgolavano in imprecazioni incomprensibili, nei rari momenti di silenzio, avvertibili pure in tribuna. Dai distinti, di nome ma non di fatto. Dalla terminio del professore di chimica e della tribuna stampa. Dalla montevergine del presidente, degli arraffoni e dei portoghesi maneggioni. Ma i veri tifosi dell’avellino si annidano nello spicchio destro della curva nord (quello che declina verso la montevergine). Lì potevi trovare intellettuali in pensione e operai in cassa integrazione, tutti accomunati dalla identica passione per il calcio. Lì potevi apprezzare la babele di cadenze di cui è fatto il dialetto irpino, riconoscere il pratolano, il solofrano, l’arianese, il baianese. Lì s’imbastivano infinite discussioni sulle scelte tattiche delle allenatore, sulle qualità tecniche dei calciatori, sulle prestazioni sessuali dei procuratori. Storie che si rinnovavano settimana dopo settimana fino a comporre una nuova stagione. Amici che si incontravano dopo anni. Anni che passavano e si diventava amici. Retrocessioni, spettacoli indecorosi, vittorie striminzite e sempre quel grido dopo un goal, o persino, quando in difficoltà, ad un calcio d’angolo, che saliva prepotente al petto dei tifosi: “LU-PI, LU-PI, LU-PI, U-I, U-I, U-I”.

4.del presidente sibilia si ricordano gag irresistibili come l’intenzione di acquistare il fuoriclasse “Amalgama” e infinite altre. Il vulcanico patron fece e disfece la squadra infinite volte, silurò tecnici, minacciò ritiri, esortò nuovi imprenditori locali a venirgli in soccorso. Noto per la sua vena spilorcia allestiva l’organico con pacchi di giocatori di seconda fascia che poi, prontamente rivendeva appena mostravano valore. Memorabile fu la sua disputa con il bomber luiso, cui aveva promesso un auto nuova al quindicesimo goal in campionato. Tanto che alla agognata segnatura, il toro di sora esultò sotto lo sguardo del commendatore simulando la conduzione di una spider. Si narra che sibilia in tribuna, imperturbabile, mormorò ai suoi: “sì, c’o cazz che t’accatto!”. Inconfondibile per la sua voce roca, ogni lunedì, nel suo studio, era sommerso dai microfoni dei giornalisti locali che accorrevano per le sue abituali dichiarazioni del dopo gara. Eternamente scontento, persino delle più larghe vittorie, imprecava in un dialetto strettissimo, contro l’inadeguatezza del lavoro dell’allenatore, le capacità dei suoi calciatori (cui era solito imputare capigliature bizzarre e condotte stravaganti), si lamentava dei sacrifici finanziari sopportati per gestire la società, perennemente attaccato al fumo delle sue sigarette. E, sua assoluta particolarità, si riferiva ai tesserati dell’u.s. avellino senza mai nominarli, dunque, autentico fiume in piena, conciava male, senza giochi di parole, i suoi giocatori, indicandoli semplicemente come, ò stoppér, ò centrattacco, ò sette, l’ala sinistra, ò centromediano, dopodiché toccava ai cronisti decriptare allorché lui prorompeva nel più geniale dei tormentoni: “io rico ‘na cosa e vuje ne riciti n’ata, io rico ‘na cosa e vuje ne riciti n’ata…”, sopraffatto dall’incomunicabilità.

5.e ci sarebbe l’intenzione di arrivare fino a undici, di questo undici per undici, e lasciarvi poi la sfilza di nomi, dei calciatori selezionati (dei campionati dal 1990 al 2006) tra cui potreste scegliere la vostra formazione preferita. ma il tempo corre. Avrei detto del male ultras che, ogni volta, mi corrode. Dei fattacci di avellino-napoli e quell’urlo subumano che seguì l’ingresso dei celerini dopo le devastazioni dei teppisti: mai come allora sono stato certo della mia animalità. Degli allenatori dimenticati, russo, aldo cerantola, morinini, bruno bolchi, ammazzalorso, geretto, sonzogni, il più grande, tale mancano che arrivò a campionato in corso, con dichiarazioni roboanti, da emulo di zeman (che pure avemmo), e si beccò tre sconfitte consecutive prima di lasciare la barca più alla deriva di come l’aveva trovata. Degli striscioni scomparsi: i rebels, i new bush, i green station, i musi duri fino a savignano biancoverde. Scriverei di omar scafuro, il capo cordata più sfrontato, con un progetto pluriennale stile-manchester utd, peccato non avesse i soldi, solo la faccia. dei calciatori stranieri più strabilianti, provinati e subito scartati. Di leandro, il sosia di ronaldo o di cabrera, il sosia di Gabriel omar batistuta. Di bembuana, lo sfortunato attaccante di colore dai quattro goal e dai ventisette legni colpiti, all’incontrario sarebbe andato di filato in nazionale. Delle polemiche sterili delle trasmissioni del lunedì con opinionisti dai maglioni discutibili e dall’eloquio claudicante, unico diversivo la telefonata del tifoso di monteforte. Scriverei e scriverei ma non mi pagano e devo andare. Sempre e comunque, forza lupi e forza avellino: the yellow submarine!


Portieri
1
Claudio Garella (’90-’91)
Marco Landucci (’94-’95)
Carmine Amato (’90-’92)
Andrea Armellini (’01-’02)
Giordano Negretti (’92-’94)
Domenico Cecere (’02-?)
Luigi Sassanelli (’97-’00)
Gianni Marco Sansonetti (’00-’01)
Pasquale Visconti (’92-’93 ; ‘98/’00)
Salvatore Soviero (’97-’98)
Stefano Visi (’95-’96
terzino destro
2
luca bocchino (94-95; 96-98)
davide de filippis (97-99)
ruggero radice (96-97)
rocco de marco (91-95)
paolo cozzi (95-96)
gennaro sardo (03-04)
antonio sconziano (92-93)
fabrizio boccaccini (01-02)
gaetano vastola (02-05)
emilio abeni (97-99)
francesco carbone (00-01)
terzino sinistro
3
antonio carannante (94-95)
emiliano maddè (99-00)
massimo de martis (98-00)
vincenzo silvestri (00-02)
domenico colletto (91-92; 95-96)
vincenzo moretti (95-96; 03-?)
igor bertoncelli (98-99)
vittorio tosto (95-96)
fabio di sauro (02-03)
giovanni fasce (97-98)
andrea quaresmini (99-01)
Libero
6
Francesco Nocera (‘94-‘96)
stefano trinchera (‘98-‘00)
Alessandro Turone (‘96-‘97)
Massimo Piscedda (‘90-‘92)
giovanni bucaro (‘00-‘03)
simone paolo puleo (‘00-?)
Giuseppe Fornaciari (‘94-‘96)
giovanni ignoffo (‘00-‘03)
andrea masiello (‘05-‘06)
leo criaco (‘04-‘06)
Francesco bellucci (‘95-‘96)

Stopper
4
Roberto Miggiano (90-93)
Giuseppe di meo (97-99)
Gianluca Franchini (90-92)
Carmelo Parpiglia (90-92)
Riccardo corallo (00-02)
Roberto Carannante (92-95)
matteo contini (03-04)
Aniello Parisi (91-94)
Alessio d’andrea (03-?)
Gaetano calàcampana (00 -01)
tiziano carnevali (03-04)

Mediano
5
Serge Aristide Mhinseia diè (01-03)
Costanzo Celestini (90-92)
Marco Andreotti (99-00)
Antonio Marasco (91-96)
Vincenzo Riccio (92-94; 04-?)
daniele cinelli (00-04)
Massimiliano pisciotta (00-03)
Augusto Gentilini (90-92)
Dario Levanto (91-93)
Michele melonascina (97-98)
Emiliano de iuliis (94-97)

Regista
8
Giuseppe anaclerio (97-99)
Lorenzo Battaglia (90-92)
Francesco Fonte (90-95)
Fabrizio fioretti (94-96)
aldo dolcetti (98-99)
Fabio Pecchia (91-93)
giovanni stroppa (03-04)
angelo Alessio (97-98)
ivan tisci (03-04)
Roberto de zerbi (00-01)
Gaetano caridi (00-01)

ala destra

7

ivano della morte (95-96)

fabio carsetti (92-94)

michele fini (01-02)

antonio rizzolo (98-99)

marco capparella (02-04)

antonio bitetti (97-99)

fabio lupo (94-95)

giovanni rosamilia (01-02)

mirko pagliarini (98-99)

ronaldo vanin (04-04)

davide tedoldi (01-02)

ala sinistra

11

giuseppe castiglione (95-98)

carmine esposito (94-96)

emanuele matzuzzi (97-98)

fabrizio catelli (92-93)

salvatore marra (02-039

francesco millesi (03-06)

enrico maria amore (98-99)

giuseppe morfù (02-03)

maurizio rizzioli (99-00)

marco lo pinto (96-97)

fabio voltattorni (90-91; 92-93)


mezza punta
10
eddy keve bembuana (01-02)
antonio criniti (95-96; 97-98)
Salvatore Bertuccelli (91-94)
andrea cecchini (96-98)
Giuseppe mascara (00-01)
fabio moscelli (99-00)
walter piccioni (94-95; 98-00)
Fiorenzo D’ainzara (96-97)
nassim mendil (00-01)
pasquale minuti (94-95)
Alessio bifini (01-02)

Centrattacco
9
Enio Bonaldi (91-92)
Salvatore Fresta (92-95; 96-97; 01-02)
Massimiliano fanesi (97-99)
Raffaele Biancolino (03-?)
stefano ghirardello (04-05)
Pasquale Luiso (96-96)
fabrizio provitali (94-95)
luigi molino (02-03)
paolo zirafa (98-00)
firmino elia (97-98)
jonathan vidallé (00-01)

1.12.06

quanti finali... ma da quali esordi?

l'improvvisa riapparizione di sciupatiello padre e sciupatiello figlio (ingigantitosi ulteriormente in questi pochi anni) alle poste di atripalda e cioè dei vecchi gestori tuttofare del red hot, riporta ai tempi che furono del pub triste (nei pressi del tribunale), buono per le serate fallimentari, che attraeva clienti bizzosi, per via della serie di lampadine fulminate. fino alla sua inevitabile chiusura. alla nostra separazione. fino, insomma, a tante altre cose.


l'inavvertita sparizione del laptop, dimenticato sul bus air, in un giorno troppo intenso da farne lettera, diviene presto caccia a tesoro, con telefonate di piacere invece che piacere di telefonare, intimazioni e altolà, amministratori, autisti, figlie e scioperi. magari, accendendolo, mi hanno trafugato il segreto del blog, oppure è l'ennesimo gioco di paranoia: non tutti hanno tempo per scherzare con pulcinella.


il momento buono per scrivere è quando si è incerti se ciò che si ricorda sia realmente accaduto o è solo frutto dell'immaginazione. gianni clerici