25.11.11

love crunch

quello che provoca la gelosia è sfocare uno sguardo già miope
tormentando notti già rumorose in un catino di casa
troppo calde per un inverno che anche lui non è più lo stesso
quando andavamo al mare era bello
quando guardavamo il lago, meglio
la città è un dedalo di strade che rimanda i ricordi di ieri
e si finisce per scattare fotografie in posti prima del tutto anonimi
per ricordi ora solo tuoi
e intorno mille coppie che nascono
mill’altre che scoppiano
le lacrime inspiegabilmente sempre pronte ad uscire
e a raccoglierle una manica sdrucita
chiudere cuore per manutenzione
quando viaggiavamo in auto era bello
quando solcavamo il fiume, meglio

20.11.11

sempre sul camminare

la vita scorre lungo questi passi corti, svelti
di un pedestrianesimo che è l'unica religione praticata,
misconosciuta nell'urbe slabbrata, gonfia di fumi di scappamento
e degli umori atrabiliari di uomini con soli arti a motore,
noi resici impresentabili nell'appena, dicono, trascorso ventennio
ci pareva per difenderci meglio dall'aggressività 
di quanto di peggio producesse l'epoca
senza per questo conoscere quanto di saporito offrisse l'esistenza;
noi afflitti da un autunno tricologico
che sempre temiamo possa essere il definitivo
e invece è l'unica cosa graduale che ci capiti di registrare nella nostra testa;
noi clown senza doppi interessi
per debito di riconoscenza verso la fortuna di vivere liberi
forse dovremmo imparare a rimanere più spesso seri
e a ritenere che la nostra faccia sia più trasparente 
di quanto immaginiamo

15.11.11

e lo dico da uomo di sinistra

nella serata del presunto congedo dal ventennio berlusconiano, l'epilogo della seconda repubblica ovvero del riproporsi in nuove forme dell'eterna anomalia italiana, non tutti hanno saputo festeggiare. in particolare, quanti ancora non si spiegano completamente le cause profonde del fenomeno e dunque non sono ancora capaci di archiviarlo definitivamente. al di là delle sue caratteristiche prettamente biopolitiche, di maschera italiota, con precise ascendenze nella commedia dell'arte, o nella commedia cinematografica degli anni cinquanta, in cui si caricaturizza il cumenda milanese vittima delle pastoie burocratiche romane, berlusconi è infatti la rappresentazione in leadership politica più clamorosa e becera di una serie di istanze socio-culturali che hanno guadagnato nell'ultimo quarantennio, nelle democrazie occidentali e non, l'egemonia: effetto più evidente ne è il progressivo arretramento della politica politicante di fronte alle scorribande della finanza in un contesto di crescente consenso, o assuefazione?, all'aumento delle disparità di reddito e/o divario tra i ceti sociali. nell'occidente, le punte più avanzate di questa trasformazione si sono avute nei due paesi capofila del liberomercato, stati uniti e gran bretagna, e proprio in italia, qui per la deficienza dell'unico possibile contrafforte, lo stato. un'ottica meno paesana/mediatica del fenomeno berlusconi, dunque, non trascura le peculiarità nefaste della sua avventura politica - dal populismo esasperato, al clima perenne di scontro con il nemico (giudici e le istituzioni tutte), dalla strenua difesa degli interessi personali a palazzo, altrove leggi conflitto d'interessi all'istupidimento di massa assicurato dalle sue televisioni - ma è solo un umile tentativo di inquadrare i decenni del suo potere, i cui strascichi tra l'altro dureranno per anni, in una prospettiva più ampia, cercando di evidenziare elementi di similarità/contiguità con esperienze analoghe di paesi vicini. per farla breve, la tesi che si cerca di supportare è che il berlusconismo è l'epitome italiana di un quarantennio di progressiva finanziarizzazione dell'economia e della società, del forte consenso, trasversale a tutti i ceti sociali, all'idea di ricchezza come unico valore praticabile, della conseguente morte/personalizzazione della vita politica, dell'incredibile distruzione di capitale civico degli ultimi decenni. portando alle estreme conseguenze tale ragionamento, si può opporre tutto questo non alla leadership di berlusconi ma a quella antecedente della tatcher, di reagan, di bush padre, di blair, finanche di eltsin e, per arrivare ai giorni nostri, di sarkozy. la soluzione è la rinascita della politica dalle comunità, dalla condivisione/gestione con il prossimo dei beni comuni, dalla ricostruzione della coesione sociale. il vero programma della sinistra, il vero debito storico incontrollato e incontrollabile.


14.11.11

quando diventerai partner

l'istinto di desistere dall'arrovellarsi sulle ragioni del mancato spirito di collaborazione, del veto preventivo alle opinioni eccentriche, apparentemente fuori luogo, di sicuro lo sono per la vocazione anarchica che le ispirano, nella recessione che non è finanziaria ma emotiva, profondamente legata a quanto chiediamo orgogliosi a noi stessi e non agli altri, causata dall'ipertrofia dell'ego, sfuggito in cielo come un palloncino nella rivoluzione sessantottina proclamata da ciascuno contro le presunte imposizioni del prossimo, allora meglio neutralizzarlo. una buona canzone placa gli effetti di una sconfitta generazionale leggibile nelle nostre espressioni presuntuose, cretine, minimizzanti, sconfitta che elaboriamo in camere separate, anti-rumore, caratterizzate dall'odore insistente di vaniglia. a vivere questa vita menzognera sempre in continuo circolo su carrozze scialuppe di uomini in fuga dal naufragio di sé stessi e dall'oblio di una memoria di cui abbiamo definitivamente perduto la chiave, ogni residuo appiglio, che pesa come un macigno in un mondo divenuto di senso ultimo plurale, abituati com'eravamo, da ultimi come siamo sempre stati, ad avere certezze quantomeno sui non verificabili capisaldi della fede, sulle ricompense eterne di un dio altissimo; e invece senza niente, quale messaggio o testimone trasmetteremo ai figli eventuali, forse inibiti sul nascere da un anticoncezionale morale? e certamente pure dalla lunga assenza a sé stessi, coartati in battaglie secondarie per l'attenzione a lavoro dei capi delle finzioni, tragici epigoni di capitani di ventura scaraventati in culo del mondo a cannoneggiare un nemico costruito per convenienze di politica interna. in questi venerdì difettosi in cui roma è inferno laterale, di motori euro 4 in lentissima processione, appenderemmo volentieri al chiodo della banchina della stazione l'abito da sera e ogni residua velleità borghese, serrati in un ufficio lazzaretto che non ispira genio ma solo idee di vecchio conio. perché con i sorrisi ed il sarcasmo non si è invertita mai la direzione di una storia, il lavoro è prima di tutto un diritto alla dignità personale e invece si trasforma nell'arte di comunicare un concetto di certo confuso ma disegnato bene. nell'azienda l'organizzazione mira alla formazione di n-duce che spadroneggiano su n-mila poveri di cerebro, in una concitazione di battiti cardiaci mai tanto gratuita; ogni decisione si assume per rinviare la decisione finale e capitale e salomonica ad un tavolo di illuminati ispirati possessori del capitale tempo che non si riunirà mai per un improvviso impegno estetico della segretaria che lo deve organizzare, noi che si diventa grigi come i tetti di parigi, sentiamo sulle spalle il peso degli anni che sprechiamo a costruire cartelloni pubblicitari che spandono ovvietà a clienti irretiti dal valore della nostra credibilità di riflesso… no, non è proprio un bel periodo a lavoro!

9.11.11

la legge dello scappato di casa

il tasso di democrazia di un paese è inversamente proporzionale
alla distanza dall'ingresso della stazione 
dei binari dei treni più frequentati dai pendolari

8.11.11

e lo chiamano autunno

oltre ad affrontare il problema dell'enorme debito pubblico accumulato, 
il paese deve risolvere la riaffiorante paura innescata dai temporali

7.11.11

i frattali

berlusconi nell'attimo in cui si trova ad affrontare la fase più drammatica del suo percorso politico, il tragico epilogo, che dunque non solo minaccia la sopravvivenza di un governo ma il modo con cui restituisce le chiavi del paese dopo un ventennio di strapotere, trova il tempo di volare a milano per discutere con i figli ed il presidente mediaset, fedele confalonieri, di "questioni private", come dicono gli informati. è di questo clamoroso capovolgimento di priorità, di questa macroscopica ignoranza istituzionale, di questa orrenda commistione pubblico-privato, dopotutto evidente fin dall'inizio della sua personale avventura politica, che è inscritto il lasciapassare con cui si affida al giudizio della Storia.

5.11.11

le memorie di esopo

il marciapiede è solcato da profonde impronte di mammuth e così preferiamo percorrere la strada verso il centro della carreggiata. saltellando sulla linea tratteggiata che la divide e ripiegando ai bordi laterali al delinearsi di un auto all’orizzonte. quando siamo poco lesti a spostarci o solo per il gusto di spaventarci, gli automobilisti accelerano a vista d’occhio e quando ad un passo c’imprecano contro o strombazzano con il clacson. probabilmente manifestano in questo modo l’irritazione per la nostra plateale mancanza di senso della posizione, contravvenendo a loro volta ad un paio di norme del codice della strada. proseguiamo storditi ma al contempo sicuri dell’assenza di morale della storia che stiamo vivendo.