30.11.08

il rimpasto di natale

nel vagare dei tuoi occhi, un lampo, quella che sembra una stella cadente in orizzontale sono solo fanali nel buio che scendono lenti dal contrafforte che si staglia da qualsiasi punto di fuga della nostra memoria. lì, come qui, evidentemente, respiri sincopati che riscaldano l’abitacolo. e scrosci di pioggia battente sul tetto. che quando smette attacca il vento. l’autoradio rilancia musica leggera: mango, minghi, i mogwai. ai bordi della strada un frigorifero, risentito, da le spalle alle finestre della casa dalla quale è stato allontanato. un assessore al comune si è suicidato. trame sociali, tremore ai polsi. i quarantaquattro cantieri del pica picchettano il centro. la sistemazione di una piazzetta semicentrale valorizza il verde scrostato di un palazzo abominevole. fuori sito, lievita l’ammasso periferico di villette, avvocati, figlie vallette. un assessore al comune si è dimesso. lasciando ai posteri, debiti mastodontici che costringono a contenere le spese. questo natale, niente pista sul ghiaccio, luminarie esose, castagne all’addiaccio. solo amore e poesia. e pace agli uomini di buona volontà

27.11.08

la gigantesca scritta gina lebole

muoversi come trulli è un lungo tirocinio, lo sai
per scansare i lamenti che piombano depotenziati
lavoro alacre per un obiettivo che si sottrae
o forse quel che manca è la condivisione
oltre pochi attimi di compassione
quel che disturba è il fondo degli uomini
non sei niente se non conosci il fondo degli uomini
la lente a contatto asciuga la pupilla
e l’urgenza del pianto sgorga fuori tempo
l’abito talare è un gessato nero
è macchiato di spruzzi di bianco
non è forfora
ma briciole di documenti di seconda mano
a notte fonda, in un ufficio buio, mi faccio strada con un laser blu
ombre di consulenti caduti m’accompagnano
quando non si amano i contenuti s’armano i contenitori
il teorema cui soccombiamo
allegri, sorridenti, ironici
fino a che smettiamo l’abito

11.11.08

revolutionary road

limpido: oggi il cielo è così limpido
come acqua chiara dentro gli occhi tuoi
che bagna gli occhi miei
io raccoglierò tutti i petali caduti dalla tua orchidea
tutti i giorni spesi dentro quell’idea
quei giorni che non torneranno mai
(…)

verano – moltheni


il problema è che l’ufficio non è un open space. come il resto del creato di nostra pertinenza. il problema è che l’edificio di fronte non è né un grattacielo né un palazzo in vetrocemento. ma pericolosamente qualcosa di intermedio. e lo spiazzo antistante culmina con una scultura moderna che è un accrocchio di brandelli di metallo. come lo spazio suburbano della sera, nulla di pianificato, dispersione di superfici e di vite. che temono il cambiamento perché potrebbe cambiarle. nessuno che abbia un’idea precisa di chi sia veramente. da una parte, un’assurda tensione al conformismo. dall’altra, torsione interiore perché siamo distanti nell’ideale di giustizia, nelle abitudini, nel disimpegno. sfibrato il tessuto civico, anemia pubblica: cura del ferro.

p.s. volevo ripromettermi nuovamente di non scrivere più. per non permettermi di rimasticare pensieri altrui perché comuni a tutti gli uomini. poi, però, nei miei indugi domestici mi sono trovato immobile al vetro del balcone, stupidamente impressionato perché appannato dal primo contrasto stagionale tra la temperatura esterna e il tepore di casa. l’immagine mi ha portato indietro a certi pomeriggi d’infanzia, quando, facendomi spazio tra le stoviglie della cucina, m’issavo alla finestra della cucina, spostavo i rami delle piante e disegnavo dueocchiunnasoeunaboccacheride. un attimo fa, ho ripetuto quel gesto e ho sentito il fluire angoscioso dei miei pensieri finalmente umanizzato.

5.11.08

il supermartedì


Caro Senatore Obama,

Ci uniamo al popolo del suo Paese e di tutto il mondo nel congratularci con lei per essere diventato il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti. La sua vittoria ha dimostrato che nessuna persona, in nessun luogo al mondo dovrebbe astenersi dal sognare di volere cambiare il mondo affinché diventi un pianeta migliore.

Prendiamo atto e plaudiamo al suo impegno di sostenere la causa della pace e della sicurezza in tutto il pianeta. Confidiamo inoltre che lei faccia rientrare nella sua missione di presidente anche la lotta alle piaghe della povertà e della malattia in tutto il pianeta.

Le auguriamo forza e decisione nei giorni e negli anni difficili che le stanno davanti. Siamo sicuri che lei alla fine conseguirà il suo sogno, quello di rendere gli Stati Uniti d'America un partner a pieno titolo di una comunità di nazioni dedite ad assicurare pace e benessere a tutti.

Con i miei più sinceri auguri

Nelson Mandela
immagine da qui