31.8.07

avellino nell'età dei metalli

prima di riprendere cogli impegni autunnali (proprio ieri sul corso pedonalizzato lustrato piovevano dal cielo le prime foglie di platano) ha provocato sensazione l'allarme lanciato dalla rivista National Geographic secondo cui potrebbe essere imminente una ripresa di attività del vesuvio. con effetti catastrofici come tremilasettecentoottantaanni fa, quando, in piena età del bronzo, l'eruzione portò alla completa distruzione di avellino. ora, riuscite ad immaginare come fosse e dunque cosa si sia perso di avellino a seguito di quella eruzione? Ad ogni modo, quasi certamente, la pronta ricostruzione delle abitazioni non fu seguita da un nugolo di polemiche.

29.8.07

scritto sulla tolleranza che spenga diffidenza

Un giorno, mentre erano assieme sul treno che porta da Cambridge a Londra, “Sraffa fece un gesto, familiare ai napoletani, e indicante qualcosa di simile a disgusto o disprezzo, consistente nello sfiorare la parte inferiore del mento con un rapido movimento verso l’esterno delle punte delle dita di una mano”. Tale gesto può trovare un significato solo nel contesto in cui viene effettuato; non può quindi accordarsi con l’idea di Wittgenstein per cui ogni proposizione deve trovare un posto preciso nell’ordine assiomatico del linguaggio razionale, indipendentemente dal contesto in cui, volta per volta viene usata.
In seguito a questa critica, nelle Ricerche filosofiche Wittgenstein elabora una nuova teoria del linguaggio e dei rapporti fra il linguaggio e il mondo che esso descrive. Non esiste un solo tipo di linguaggio, dice Wittgenstein, ma “innumerevoli: innumerevoli tipi differenti di impiego di tutto ciò che chiamiamo “segni”, “parole”, “proposizioni”.

da La ricchezza delle idee. Alessandro Roncaglia


Un diffuso senso di sfinimento si spande prima che mi prenda il desiderio di buttare giù qualcosa. Forse mi lascio convincere, o istupidire, dal solito motto “ora o mai più”, come se poi scrivere fosse dominare l’attimo che viene, e non, come leggevo da qualche parte, essere da esso posseduto, e tutto per via dell’infinitesimo ma decisivo istante che trascorre tra il momento in cui compiamo una azione e quello in cui ne diventiamo consapevoli. Ed effettivamente qui arriva prima la scrittura e poi il pensiero. Intanto si succedono giornate in cui i benefici della socialità si contrappongono ai danni permanenti di passati isolamenti, come ricorda la vita agra dell’intellettuale di monteforte, che così quando incontra per strada chi immagina possa ascoltarlo, si lancia in infinite divagazioni, perifrasi, continue citazioni che spaventano l’interlocutore fino a costringere quest’ultimo alla fuga. Probabilmente avremmo dovuto meglio vigilare sulle sue idiosincrasie, su come metteva assieme i pomeriggi. Condivideremo, se non oggi domani, il suo fallimento. Ciò che rovina questa terra, a tratti confusa, a tratti disperata, è l’atavica diffidenza della sua gente. Gli avi ci hanno tramandato un inarrivabile gusto nel diffondere maldicenze sul vicino di cortile e una ostinata incapacità a comprendere le sue ragioni. Le due deficienze combinate sottraggono ampi spazi di discussione, di socialità, di solidarietà. Ora poi che il mondo stesso è diventato il cortile di casa, per quanto si sono accorciate le distanze, (lì dove potenzialmente sono mescolabili le differenze), questa diffidenza è il peggior passaporto del nostro carattere. Chi, qui come altrove, si sforza, ad ogni modo, di preservare l’identità dimentica troppo spesso che questa è composta anche di tratti oscuri, sorpassati, inadeguati ad un ideale felice di umanità. Il progresso civile sfida continuamente le vecchie credenze, dei tenaci conservatorismi; le sue battaglie si giocano certo su temi contingenti, ma la sua conquista finale è la completa liberazione dell’uomo. Chi può dare una mano?

27.8.07

copia, incolla & scopiazza

vivo in un posto in cui tutto quello che accade
sembra accadere per caso.
una strada attraversa il paese.
il paese è quella strada.
nessuno ha scelto di vivere qui
ma c'è qualcosa che ci trattiene.
perché anche se non c'è amore
a volte c'è qualcos'altro

da qui - massimo volume

ci abbiamo provato e abbiamo creduto di farcela
malgrado le gru, le rovine,
le facce di manovali in cannottiere chiazzate
ci abbiamo provato e abbiamo creduto di farcela
e abbiamo camminato incontro a tramonti muti
che si ha il pudore di guardare
e abbiamo dimenticato i nostri corpi inadeguati
sperduti abbiamo riso
montevergine resta immobile e senza neve
montevergine resta immobile e senza neve
montevergine resta immobile e senza neve
sullo sfondo

adattamento di ravenna, massimo volume

24.8.07

via federico cassitto, economista

il poeta è un fingitore
finge così completamente
che arriva a fingere che è piacere
il piacere che davvero sente

Fernando Pessoa, riadattato


le stagioni portano con sé ribaltamenti di predisposizioni, rivoluzioni nell'indole, aggiunta inaspettata di caratteri e anche peggio. nel mezzo di continui cortocircuiti di esperienze: reali, virtuali, oniriche. il sottoscritto, lo scimunito in carrozza (quest’ultima degnamente rappresentata dall’utilitaria cigolante quindicenne) che quasi provocava un crash di inaudite proporzioni a montefalcione, si riabilita a ritmo delle ripetute discese a valle a caccia di cibo, giornali, eventi paranormali, durante l’assenza benedetta dei genitori. ventate di ottimismo oltremodo refrigeranti a dispetto delle temperature da eterno mezzogiorno lo illudono di un domani finalmente degno (se ci mette impegno), o quantomeno non fosco a prescindere. dopo tutto, ultimamente, è capace di attraversare al buio ampi passaggi complicati, resistere impassibile dinanzi l’assalto di noie assillanti, affrontare senza contraccolpi lunghe giornate di non amore. roghi nei pensieri non si propagano per l’asciutto di ampie zone di ignoranza, dove inutile fatica sarebbe il rimboschimento forzato. cosicché si prendono le decisioni che servono. futuro non si traduce illusione. e parigi varrebbe bene non solo una messa ma un intero mese di Passione.

21.8.07

pallottole sul campo coni (ispirano)

noi, un domani, si pensa di rilevare il capanno di lamiera in riva al fiume, oggi garage, riadattarlo in locale alla moda (cosa non impossibile perché qui i locali notturni appena dopo l'inaugurazione si avvantaggiano dell'effetto novità e son sempre pieni zeppi di gente, sarà che non accade mai nulla), riempirlo di oggettistica vintage, tenerlo in piedi con un pilastro "tour eiffel" e un pilastro "statua della libertà", un'amaca che li unisce, un orso bruno che vi dorme beato, paesaggi naif alle pareti oppure ritratti in b/n, moltheni in un angolo che suona ispirato, la terrazza sul greto del fiume ripulito, illuminato, che spande intorno aria immune, boccali che si alzano, vociare frenetico, via vai di idee, coscienze in transito, e lo chiameremo SABATO.

17.8.07

la fame che avevamo

ciascuno ha i suoi muri emotivi da erigere
i suoi muri emotivi da abbattere
così, d'un tratto, s'impone la socialità
un luogosano mette a nuovo
le luminarie a cupolone certo aiutano
e al centro sondo la tempra altrui
intanto le borse crollano
picocuapio emana odori amari
massimo coppola cincischia di filosofia
sandra grifagna scruta come per turbare
looketto è a un passo dalla Caduta
mr.federici ha messo su pancia e un ideale di benessere
intanto le banche centrali iniettano liquidità
jonny greenwood s'arrangia a nuovo
qualcuno mi costruirebbe un tavolo da ping pong
vittorio veneto mi trova malaticcio
il fratello mi trova etico
la coppia contorta si concede agli sguardi
intanto la Fiducia viene a mancare
immacolata coriandoli sorride divertendosi
il tifoso incallito si preoccupa dell'organico
gianni erre blesa sfugge quando può
metallari ciccioni e metallari segaligni fanno corpo
goran petto s'infatua solo delle quattordicenni
intanto gli analisti non sanno che pesce pigliare
alda quando gli sbrillucicano gli occhi dove vuole arrivare?
chi si nasconde dietro il business del "musso"?
perché scrivi che non mi vuoi bene?
federico zampaglione verrebbe ad avellino ad abitare
nel qual caso mi trasferirei a piazza mincio
intanto il PIL rallenta
le case non si pagano
gli uomini evadono
gli alberi respirano

14.8.07

spara juri spara

la vita è un po’ così
una certezza che scivola
di mano

il destino di un vip – samuele bersani

saltabeccando per feste di piazza
pare che una bionda poderosa ci insegua
fingendo distrazione
ha stivaloni bianchi e phard abbondante
(il phard abbonda sulla maschera delle biondone)
lo spettacolo di stasera dà le spalle alla stazione
(da cui i viaggiatori sono estromessi
e pure i treni mal sopportati)
e si rivolge alla chiesa di san francesco, borgo (?) ferrovia
accogliamo i dispersi/disperati più nel chiuso del sagrato
che alla luce della piazza
ché poi la gente sai che deduce, sai che racconta
otto chioschi di co.co.pro. ben riforniti vendono birra asciutta
tenuta fredda con lastroni di ghiaccio in bacinelle azzurre
l’abilità nella contrattazione spunta sconti sostanziosi
(necessario interloquire in dialetto stretto)
da un gruppo di individui si stacca una giovane donna in sorriso
mi viene incontro ma è oscurata dalla luci della ribalta
la riconosco solo quando è ad un palmo
quando tutto è già cambiato
e i colori intorno si sfaldano
ci disperdiamo e ci ricomponiamo secondo percorsi dei più vari
e le sorelle a spasso ci preannunciano con largo anticipo
lo spettacolo (di samuele bersani) comincia alle 21e42
ché il cronometraggio è la mania recente
il mostro del precariato alla media francesco tedesco
l’eloquio ironico del cantautore spezza il ritmo del concerto
ma piano piano convince il pubblico,
qui afflitto da secoli di diffidenza,
a partecipare da par suo
BATTETE LE MANI! INSOMMA FATE QUEL CHE VOLETE!
ci sta bene la seconda
…quello che vogliamo
racconta che nessuno lo ha riconosciuto nel pomeriggio in città, girovago
forse non sa che qui si usa solo la caccia all’assessore
sì, è quello del diluvio universale, del pezzo della pausini,
delle tettine di quand’ero giovane
internet crea dipendenza
l’umiltà è meglio
studio aperto cattiva (informazione)
chiude acclamato
meritato
la bolsa karaoketa c’infogna col confronto con michelezarrillo
atterriamo sui platani malati di vita
sciami di parcabatine sfilano tra giovani rampanti di periferia
soltanto i matrimoni misti potranno risollevare avellino
quando nasceranno finalmente dei bimbi a colori

(il concerto è terminato alle 23e22)

13.8.07

ferragosto in città




daft punk, around the world

6.8.07

il giovane e il mare (back to 2002)

Le mani stringevano nervosamente in un pugno cumuli di sabbia che dunque ricadevano su se stessi, perdendosi, indistinti, nel mare di sabbia sottostante che si stagliava di lì a pochi metri sul mare azzurro spuma. E, a sua volta, il mare azzurro spuma, le cui onde ritmicamente sbattevano sulla battigia, si infrangeva, sulla linea dell’orizzonte, nell’azzurro pallido del tramonto. Da dove viene questa spossatezza dell’anima? Questo dolore continuo per il velo che si frappone tra l’esperienza e la comprensione delle cose? Che diavolo di importanza può avere la mia interazione col prossimo quando non distratto, inautentico, inopportuno, inane come me ma con giustifica? Posso conoscere solo le mie ragioni, forse nemmeno tutte. A mia discolpa c’è che nemmeno oso infiocchettarle in un discorso logico che pesi torti e ragioni, d’altra parte, proprio questo atteggiamento di chiusura per gli interlocutori rappresenta il massimo affronto. Per quanto mi riguarda esistono l’incomunicabilità delle parole e l’evidenza dei gesti. Ed è per questo che sono arrivato qui, al mare, a ritirare il mio pacco di umiliazione, perché il momento era propizio, il tempo di uno schiaffo in faccia, del reset traumatico da cui ripartire. Del resto sui fili del telefono già si leggeva, a chiare lettere, la fine. Nulla da spiegare, non riesco ad ascoltarti, è una lingua divenuta improvvisamente sconosciuta alle mie orecchie la tua. Io sono venuto soltanto a vedere: il corpo esanime del nostro amore, in putrefazione altroché. Forse perché non avevo ancora conosciuto la morte di persona e devo dire che l’evento in sé impressiona in modo tale da render molli i sensi, vanifica ogni reazione. Ho visto il tuo volto mutare d’espressione, deformarsi, imbruttirsi in un ghigno animalesco. Ho visto le tue bugie prender forma sulle tue labbra come bolle di sapone. Ho visto i miei passi perdere di consistenza, i miei discorsi di lucidità, i miei pianti di scorrevolezza. Nel frattempo nuvole di parole continuavano ad addensarsi sulle nostre teste, dal loro umore scaturivano momentanei riavvicinamenti, collere violentissime. Poi, persino le parole hanno cominciato a diminuire in frequenza, col tempo s’ingrossavano i silenzi, i sordi risentimenti. Ora gli occhi gonfi fissavano quella distesa immensa di acqua che incontrava un pezzo di costa qualunque. È tutto inutile, la Natura non collabora, a volte è persino meno espressiva degli uomini. Da lì ho rotto per sempre con quella donna. Ho rotto per sempre con il mare!

3.8.07

le proposte culturali dei GIOVANI per AVELLINO 2008

(perché non si creda che qui si critica ma non si propone), ecco di seguito un insieme di proposte, giovani& creative che, il prossimo agosto, ravvivano l'asfittico panorama culturale cittadino:

1) l'ECOTUNNEL: un lungo serpentone colorato che attraversi una delle arterie principali della città, in cui esporre oggettistica di design e moda ricavata dai rifiuti. Giovani creativi utilizzando scarti industriali realizzano, per lo più artigianalmente, prodotti piacevoli, finanche "alla moda" come
borse , vestiti o oggetti di arredo. L'ecodesign è divenuto, in breve tempo, la frontiera alla quale anche molte aziende del settore oggi puntano. Per saperne di più, qui;



2) Drive In Cupo di mezza estate: lì dove decine di giovani coppiette ogni sera si scambiano dolci effusioni, nell'ampio parcheggio dello stadio Partenio, proiezione trisettimanale di films, la cui visione, data una certa disposizione delle auto, è possibile da bordo, senza di fatto che sia intralciato lo scambio d'affetto di cui sopra;



3) MUSICASTELLO: programma di musica classica, jazz, rock, pop, a giorni o settimane alterne, nell'unica arena della città, piazza castello, antistante il teatro Gesualdo (possibili anche rappresentazioni teatrali all'aperto) nonché prossimo al Conservatorio Cimarosa;



4) AVELVINO IN BORGO: la festa del Vino, autentica ricchezza dell'Irpinia, che lustri a festa e riconnetta al tessuto urbano il centro storico, i suoi vicoli: ché paradossalmente tra musica popolare, balli, degustazioni enogastronomiche e tanto vino locale, a qualcuno possa tornare la memoria;

5) CHI RIDE FOTTE A CHI CHIAGNE: gigantografie in bianco e nero attaccate sui muri scrostati delle periferie dimenticate dei volti dei suoi abitanti, ritratti disperati, perplessi, depressi, di fianco gli amministratori, i politici, i potenti, naturalmente sorridenti, superbi, solari. Esempio di street art, alla maniera di quanto ha realizzato un giovane creativo francese nella striscia di gaza. L'effetto, vi assicuro, è dirompente!

2.8.07

libere considerazioni dopo partecipazione alla fronda

Ho ritrovato ad Avellino esemplari perfetti di un certo tipo di intellettuale del Sud, intelligente, pessimista, che contempla se stesso e i suoi malanni come un capitolo della storia.
Guido Piovene, Viaggio in Italia

Nel minuscolo cortile di Palazzo Greco, ieri sera, si è discusso, dinanzi ad un pubblico minuto ma attento, del Viaggio Elettorale di De Sanctis, appena ripubblicato dalla locale casa editrice Mephite. Relatori il giornalista di Repubblica Napoli, Marco Lombardi, il “paesologo”, Franco Arminio, e l’ispiratore del ciclo di incontri agostani in Via Duomo di “La città visibile. Movimento di alternativa civile” (questo era il primo appuntamento) nonché curatore del libro, Prof. Toni Iermano. Poche note di ragguaglio sul testo: nel freddo gennaio del 1875, il Professor Francesco De Sanctis, già ministro della Pubblica Istruzione nei primi governi unitari di Cavour e Ricasoli e autore della celebre storia della letteratura italiana (del 1870), attraversa il collegio di Lacedonia, la sua terra (era nato a Morra) per raccogliere il consenso attorno alla sua candidatura al Parlamento. Sarà l’occasione per descrivere le condizioni di arretratezza materiale e civile che incontra sulla sua strada e che, proprio in quegli anni, ispireranno le analisi dei meridionalisti. Il testo è ancora attuale? A parere di Marco Lombardi (cui tocca l’introduzione dell’incontro e le lodi di rito), nonostante siano mutate molte delle condizioni ambientali del tempo, rimane un “divario civile” da colmare (poi, a dir il vero, si perde quando illustra le sue ultime “odissee politiche”). Per Franco Arminio, addirittura, sarebbe necessario invitare (o costringere, addirittura) i politici locali (ma non solo) a leggere un’ora di De Sanctis al giorno, perché applicando, oggi, solo un rigo di quello che lui scriveva (centotrentadue anni fa) si otterrebbe grande beneficio. Poi si lamenta (da ipocondriaco?) della scarsa attenzione che la stampa tributa a questi eventi (ma ora ci sono i bloggers); invoca di fermarsi tutti, di riaprire una “questione De Sanctis”, un “dibattito pubblico”, reading e “rivoluzioni toponomastiche”, ché è una vergogna che lui abiti in Via Caravaggio n.1 e non in Via De Sanctis, per dire. Iermano, per finire, parte dalla ricostruzione delle sue, oramai storiche, dimissioni dalla carica di assessore alla cultura nella città capoluogo (rivela come quella fatidica sera fu in grado, per la prima volta di raggiungere casa, a piedi, senza il solito codazzo di fastidiosi questuanti, e fu un’autentica Liberazione), per concludere sui mali della politica locale, ignorante, codina, trasformista, barbara che ritiene Grandi Opere non quelle letterarie (alla De Sanctis) ma piuttosto quelle cementizie, potenzialmente portatrici di nuova distruzione morale. Insomma, c’è poco da stare allegri. Non mancano gl’intellettuali, quello che manca è lo spirito costruttivo, la convinzione, pur se dissimulata, che si possa, alla fine (del tunnel), trasformare lo stato delle cose, il “siamo solo noi” compiaciuto e improduttivo, la considerazione, profondamente errata, di cominciare la rivoluzione redimendo la testa dell’Idra di Lerna (che, guarda caso, fa capo sempre al panzer di Nusco) e solo di seguito impegnandosi a dare un’interpretazione della società attuale (dei Giovani), da cui si dimostra (forse) l’insopportabile inclinazione a vivere una sorta di complesso di inferiorità nei confronti della politique politicienne, quando si fa politica, come rappresenta la signora del pubblico che interviene (non per porre domande sul libro) ma perché rotta dall’eterno interrogativo che tormenta gli autoctoni (resto o vado via?), coi gesti quotidiani, dal condominio, dal come si sorbisce il cappuccino, al bar sotto casa (il finale è enfatico).

1.8.07

ad un passo dall'assunzione, capitombolo! pateticamente reagisce. ogni conforto lo sconforta

Ci riferiamo all’iniziativa di selezione citata in oggetto. Al riguardo Le comunichiamo che i risultati da Lei conseguiti nelle fasi finali del percorso selettivo, La collocano al di fuori degli idonei alla selezione medesima…


temo che se non mi aggrappo strenuamente con la punta della biro al foglio possa venir sbalzato di colpo in orbite lontane o peggio sprofondare nei pressi degli abissi, del nocciolo duro, magmatico, che risiede, dicono, al centro esatto della terra, tenendola insieme tutta. la comunicazione arriva dritta, capo&collo, nonostante l’attesa durasse da lungo termine e avesse paralizzato ogn’altra utile attività, congelato ogni ulteriore decisione sull’aspetto da assumere da qui a dopodomani. ora, un leggerissimo cerchio alla testa lascia deragliare liberamente i pensieri. un'eco e come se il destino si fosse ripresentato alla porta di casa, chiedendo insistentemente istruzioni sul da farsi. e io barricato dentro, incapace di affrontarlo, che attendo il momento giusto per presentarmi all’uscio, e dignitoso affrontare il suo sguardo.