28.2.06

viaggio elettorale, parte seconda: PARTITO UMANISTA

Amatevi!... poi, votateci!


La sinistra, che raramente è di governo, o almeno una di esse, può, sia chiaro ai bondi-di-turno, anche non essere di matrice comunista, né union-prodiana, e magari stare in disparte, con orgoglio fuori dai poli, puntando, senza pretese, alla realizzazione in terra di una società in cui il valore centrale è l’essere umano. Questa sinistra, in Italia e nel mondo, è rappresentata dal Partito Umanista, costola del più ampio Movimento Umanista, nato in Argentina nel 1969, ispirato dagli scritti di Mario Luis Rodriguez Cobos, detto Silo, pensatore sudamericano, ideologo del Nuovo Umanesimo, idolatrato sia il suo Messaggio.
Fortemente radicato in Argentina ed in Cile, dove il partito Umanista si contraddistinse nell’opposizione alla dittatura Pinochet, il movimento aspira a trasformare la società attuale in multi-etnica, solidale, egualitaria, non violenta. In cui la partecipazione diretta delle persone sia effettiva e dove la comunicazione interpersonale spezzi (o spazzi) solitudini&individualismi. Naturalmente il movimento è critico, in economia, delle politiche neo-liberiste del Fondo Monetario Internazionale, degli Stati Uniti, e di chiunque tiene in piedi questo maledetto sistema che chiamiamo globalizzazione.
Allora ci si organizza, in più di cento paesi, in quattro continenti, l’oceania tiene a conservare la propria alterità, e ci si rimbocca le maniche. Ognuno ci metta del suo. Nel lavoro personale, la chiave della salvezza. Perché Falsa è la separazione tra vita personale e vita sociale. E dunque, Volontariato nei quartieri difficili. Istituzione di “Centri di Comunicazione Diretta”, per la risoluzione dei problemi del vicinato; di “Centri delle Culture”, per incontri multiculturali. Organizza, poi, “Campagne di appoggio Umano” nei paesi in via di sviluppo, che promuovono l’autorganizzazione dei popoli: v’insegniamo come si lavora, poi fate da soli; adozioni a distanza; progetti d’alfabetizzazione e altro ancora. Ricorda un opus dei laica, non bigotta come l'altra. Anzi rispettosa di ogni fede religiosa: “Ogni essere umano ha il pieno diritto di credere e di non credere nell’immortalità o nel sacro.” Con orecchie sempre aperte ai problemi del prossimo, alle “tematiche esistenziali”, come le chiamano: “Lo facciamo durante la prima parte della riunione settimanale (l’organizzazione si divide in gruppi di dieci/quindici persone). Si tratta di un’oretta in cui ci troviamo con gli altri per cercare di capire meglio cosa ci succede e di mettere un po’ di ordine nel caos della nostra vita. Cerchiamo di rafforzare le nostre qualità positive, di comunicare ad un livello profondo con gli altri, per chiarire i nostri progetti di vita e per riflettere insieme su cosa vogliamo veramente per noi e per chi ci sta accanto e su come possiamo scegliere davvero la direzione da dare alla nostra vita.” Dirompente, no? se solo immaginate D’alema e Fassino discutere di problemi di coppia…
Il Partito Umanista, in Italia a partire dal 1984, è guidato dall’aprile del duemilacinque da Mirella Larena, che definisce il suo partito, rivoluzionario, perché contrappone la cooperazione al profitto, la democrazia reale a quella formale, la multiculturalità all’uniformità. Poi chiarisce con forza: “il Partito Umanista ha interesse a prendere il potere politico e dunque a prepararsi per vincere le elezioni. C'interessa prendere il potere politico perché è importante e necessaria la trasformazione delle attuali istituzioni che opprimono l'essere umano e bloccano la sua evoluzione. Per fare questo è importante creare consenso e costruire un partito con un’ampia base sociale.” Magari, non già domani.
E in mezzo, un’infinità di posizioni di sinistra, prima fra tutte, un disegno legge per l’assunzione di una responsabilità versus-elettori, da parte degli eletti, campagna di beppegrilliana memoria. Eppoi, ancora, denuncia gli atti terroristici e la guerra al terrore; invoca il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq, in ossequio all’art.11 della Cost.; stigmatizza la corsa al nucleare; difende il welfare europeo dai colpi della direttiva Bolkestein (quella dell’idraulico polacco, ora stravolta dal Parlamento europeo); è in prima linea nelle manifestazioni anti-TAV; alza la voce contro chi paventa una modifica alla legge 180 sull’aborto; deplora, infine, ma potremmo continuare, l’equiparazione tra droghe leggere e pesanti.
Insomma, per chiudere, esempio lampante di come essere partito minoritario, idealista e… felice!

25.2.06

viaggio elettorale, parte prima: LEGA SUD AUSONIA

Il Rinascimento meridionalista




Arrancano i partiti ignorati dalle cronache politiche dei giornali, snobbati dagli approfondimenti dei salotti televisivi, in cui allegre baruffe scoppiano porta a porta sempre tra le solite maschere; sono quei movimenti che da anni si battono per guadagnare visibilità o solo sopravvivere, che dànno battaglia nell’indifferenza dell’elettorato che aspirano a rappresentare, magari già da un decennio, e nulla da festeggiare, come per la lega sud Ausonia di Gianfranco Vestuto, il primo (e unico) movimento meridionalista, nato nel febbraio millenovecentonovantasei a napoli.
Ed è fin troppo semplice ridurre il soggetto politico a scopiazzatura meridionale della lega nord di Umberto Bossi, perché, come tengono subito a precisare sul proprio sito internet i nostri, “la lega sud Ausonia non è assolutamente una propaggine dell’ex celodurista di Cassano Magnano né è sua intenzione diventare strumento del sempre etilico Bossi e dei suoi compagni di bottiglia”. Ciononostante, almeno all’inizio della loro avventura, non sono mancati i rapporti di collaborazione, gli abboccamenti, i contatti con i leghisti, conclusisi, come nelle più burrascose storie d’amore, con la rottura, le ingiurie, gli sberleffi. I “sudisti”, da allora, ce l’hanno a morte con i leghisti, i primi nella lista dei nemici. Ma non vi è reciprocità, s’intende. Perché la lega nord, dall’alto del suo quattro per cento nazionale, può, per una volta elegantemente, sottrarsi alla contesa.
I sudisti nel 2001 avevano corso con la CDL, ma ne erano usciti subito, anche per via dello scarso risultato elettorale ottenuto, e, seppure avvicinatisi al centrosinistra (insieme alle provinciali di Caltanissetta), restano, per il momento, fuori dai poli, in forte polemica con la politica filo-nordista del governo Berlusconi ed ultimamente minacciati dall’accordo degli autonomisti di Lombardo con i leghisti, aberrazione del gioco politico, che rischia di farli sparire definitivamente.
La Lega sud Ausonia si rifà, nel simbolo e nei programmi, al “più grande imperatore che il Sud abbia mai avuto”, Federico II di Svevia, lo “stupor mundi”, che, sempre restando nella guerra dei simboli, e come fieramente ricordano i “sudisti”, già sconfisse il Carroccio nel 1217 a Cortenuova.
Oggi che “ad imperare sono le filosofie darwiniane neoliberiste e a prevalere sono gli interessi dell’individuo anziché quelli della società, è necessario, secondo i “sudisti”, recuperare il futuribile pensiero federiciano, nel quale il governo della politica e dell’economia è strutturato in nome degli interessi superiori della società anziché quelli individualistici che caratterizzano l’alternarsi di episodi di storia giacobina e girondina degli ultimi tre secoli.”
Ed alla maniera federiciana potrebbe tornare conveniente allacciare rapporti più stretti con il mondo mediterraneo, magari contrattando direttamente il petrolio con i vicini Stati arabi, senza l’intermediazione delle sette sorelle petrolifere americane, ottimo espediente per ridurre il caro-vita e fare guerra a quei “cinquanta o cento finanzisti (sic!) che, impadronitisi dei gangli vitali del potere mondiale, muovono i fili della politica globale secondo i loro biechi interessi”. Facile, no?
Panacea di tutti i mali è, dunque, la creazione dell'“Ausonia Libero Stato del Sud”, una secessione padana all’incontrario, già celebrata peraltro, nell’indifferenza generale, a Melfi, il 14 settembre duemilauno.
Uno Stato, quello d'Ausonia, almeno nelle intenzioni, che sia capace di rianimare il sentimento del “Popolo sudista”, frustrato da centocinquantanni di un dominio oppressore, savoiardo e giacobino, che ha provato a svuotarlo di ogni sua specificità, distruggendo ogni radice sociale, storica, linguistica, culturale.
Così da mettere le lancette indietro per bloccare l’emigrazione dei meridionali verso il nord, autentica tragedia del secolo passato, perché è necessario che “i nostri figli, colti ed istruiti, a costo di immensi nostri sacrifici, devono rimanere a Sud per far crescere il Sud”, of course! Ed un consiglio appassionato ai settentrionali, di sicuro impatto: “se avete bisogno di forza lavoro per produrre di più, arricchirvi di più, inquinare di più, fatelo con gli extracomunitari!”
Il leader del movimento, come dicevamo, è il napoletano Gianfranco Vestuto, classe millenovecentosessanta, immobiliarista, editore, grande sportivo (il tennis e le immersioni, le sue passioni), autore del libro “Il coraggio di essere Lega”, ed per quanto riguarda i trascorsi politici, ex missino. Nella galassia messa in piedi da questo infaticabile uomo, c’è pure un giornale, “Ausonia”, la libera voce del sud, le cui pubblicazioni sono però momentaneamente sospese, un’agenzia stampa, “ageausonia”, un consorzio di imprenditori, una polisportiva ed infine il classico concorso di bellezza, “Miss Ausonia”, che pure ci ricorda qualcosa. Ma soprattutto una retorica creativa, avvincente come quando condanna, senza però chiarirlo, l’intreccio perverso tra camorra organizzata, istituzioni e grande capitale settentrionale che depreda le risorse del Mezzogiorno attribuendo la responsabilità alla politica locale della doppia M, “Munnezza e Malavita”; oppure quando paventa un futuro doloroso per la sua gente: “di questo passo il Mezzogiorno si avvicina alla Corea e all’India, dove centinaia di milioni di esseri umani vivono con le loro famiglie in condizioni di estrema povertà, in baraccopoli decrepite, ai margini della città, in compagnia di ratti e dei cumuli di immondizia”.
Ma non mancano compagni di viaggio (di peso). Adel Smith, ad esempio. Per alcuni presidente dell’Unione Musulmani Italiani, per altri portavoce solo di se stesso, comunque nel bailamme post-11 settembre, assurto alle cronache mediatiche, per essere il difensore in Italia di un islam militante, e caduto in beghe giudiziarie, accusato di vilipendio alla religione di Stato, per la vicenda dei crocifissi nelle scuole. Anch’egli autore di libelli fondamentali, quali “Iddio Maledica l’America” e “Guai a voi scribi e farisei: il dovere di odiare Israele”, ed.Alethes. Ebbene al motto, “Tremate politici, arriva superadel a salvare i napoletani”, il nostro, di chiare origini partenopee, pare che suo nonno e suo padre siano nati a napoli, si è candidato, nel duemilaquattro, sotto il simbolo della Lega sud Ausonia, alla presidenza della Provincia di Napoli, non senza far scoppiare un caso. Con una campagna elettorale incentrata su due punti, da una parte la chiusura delle basi americane di Napoli e Bagnoli, dall’altra la proposta di istituzione della provincia autonoma di Napoli, Smith non mancava di infondere fiducia alla sua gente, “non diremo. Noi già facciamo!”, e di minacciare l’occupante statunitense, definito, come da copione, criminale di guerra. Fino al colpo di scena: la sua esclusione dalla lista “lega sud Ausonia”, per comportamento sleale, provocato dalla pubblicazione da parte del “Gazzettino di Pordenone” della notizia, poi smentita dallo stesso Smith, secondo cui SuperAdel, nel frattempo, lavorava ad un suo progetto: la creazione, in Italia, di un Partito Islamico. Smentita che, in un primo momento, pare abbia rassicurato i sudisti, ma poi chissà, le notizie diventano confuse e ci scusiamo se non siamo riusciti ad appurare la sua presenza alle amministrative per le Provinciali di Napoli né, in tal senso, ci aiuta il sito dei nostri, che sulle cifre elettorali, risultati&numeri, a dire il vero, stende un velo più spesso che pietoso. Fatto sta, ed è notizia di qualche settimana fa, che Adel Smith sembra voglia continuare il suo impegno al fianco dei sudisti, avendo annunciato la sua candidatura per le politiche del duemilasei. Vedremo.
Altro campione della Lega sud Ausonia è Salvatore Marino, abruzzese, anch’egli illustre sconosciuto del sottobosco televisivo, fondatore del movimento maschio cento per cento, che si propone di abbattere il regime femminista che castra il “vero maschio” e magari stanare le lobby femministe dai partiti di regime, naturalmente recuperando valori irrinunciabili quali la famiglia naturale, basata sull’unione di veri uomini e di vere donne. Alla larga, dunque, pacs, adozioni alle coppie di fatto e ogni deriva (immorale) dei costumi. Marino, già candidatosi per la presidenza della Provincia di Pescara, ci ha riprovato, nel duemilacinque, per il governatorato della Regione Abruzzo, se solo l’insormontabile problema della raccolta di firme per le presentazione della lista, non avesse bloccato la rincorsa sul nascere. Anch’egli sarà candidato alle prossime politiche.
Ma il valore aggiunto della lista alle prossime elezioni, è, senza dubbio, la Principessa Yasmin von Hohenstaufen Avril de Burey d'Anjou von Hohenzollern, erede legittima dell’ Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Gerusalemme, Sicilia, Arles, Borgogna, Franconia, Italia, Germania e chi più ne ha, più ne metta, e dunque, per quello che ci riguarda, in quanto pronipote di Federico II solo momentaneamente, spodestata dal trono del regno d'Ausonia. Alta, bella, bionda, come apprendiamo dalle cronache dei giornali, che pubblicano pure una fotina, da cui effettivamente appare tale, la principessa sarà la capolista per la Camera, in Campania, Sicilia e Puglia con l’obiettivo dichiarato di smascherare l’imbroglio di Calderoli e Lombardo. Insomma altro che sogni di vanagloria del principe Filiberto. Solo che andando a spulciare la rassegna stampa della lega sud Ausonia, spunta fuori un messaggio augurale della bella principessa ai militanti, per il capodanno duemilaquattro, dal pesante accento esoterico, chili&chili di simbologia massonica, e dunque per noi incomprensibile, che ci mette un po’ paura, a dir il vero. Il messaggio, in ogni caso, pare annunci il ritorno in terra di Federico II, a mondarci di tutti i peccati, dietro il motto, che poi è un credo, “Ausoniae Renascitur Spes”: Rinasca la Speranza di una nuova Era per l'Ausonia!, tanto che in un attimo perdiamo le nostre certezze, e non vorremmo che a sedere in Parlamento fosse, invece che una principessa, una strega pronta ad un maleficio.
Per concludere, non sappiamo se davvero sia prossimo il ritorno del grande imperatore, vicino, l’auspicato rinascimento meridionale, o se, come assicurano i sudisti, circa il 71% dei meridionali sia realmente interessato alla secessione, restiamo fedeli allo scetticismo che ci anima in questo viaggio, augurando, perché no?, ai nostri, che il Sud, grazie ai preziosi uffici della Lega sud Ausonia, torni presto ad essere artefice del suo destino!

23.2.06

tanta fortuna

lontano dal blog una settimana o poco più, giusto il tempo per scoprire che la mia follia è appena un giro di pista indietro, mica tanto se rallento. il demone (pavido) che mi tiene, gonfia paranoie a dismisura e poi scalcia e scoccia. dissipo le sue noie a ore alterne, mi giro nel letto sbuffando, attendo fughe in avanti, shock addizionali. senza maestri che indichino orizzonti ameni. la tua grazia, dov'è che s'è cacciata? paolo conte fa da sottofondo a pomeriggi spensierati come questo, si fa per dire. evito di allungare una scrittura così irritante e dico due cosette di una certa tangibilità, che magari le diano senso, che magari...


1) mi sono allontanato dal blog per preparare un esame, che poi ho fatto ieri,
che poi è andato più che bene (per lidia, diciamo che t'ho battuto, ma per poco), ma
in realtà nella settimanasenzablog sono stato ossessionato da tutt'altro come non mai,
come mai?


2) ho un'idea per questo mese pre-elettorale-bloggaiolo, forse persino banale... ma, insomma,
si fa per giocare, no?


per intanto


BUONE COSE!

9.2.06

esausto dall'ozio...

... è ora che offra la mia parte!

8.2.06

da piccolo mi sarebbe piaciuto collezionare bandiere ma non sapevo dove trovarle

quello che mi lascia esterrefatto intorno alla questione delle vignette anti-islam non sono mica le minacce alla libertà di espressione o i ripetuti assalti alle ambasciate né tantomeno il tanto paventato scontro di civiltà... piuttosto non mi spiego l'enorme diffusione di bandiere danesi nei paesi arabi!

5.2.06

ipotesi di epilogo di una trilogia irpina

la domenica, verso sera, avellino si svuota del vuoto che c'è, un vero e proprio esodo, chi parte per studio, chi per lavoro, i più verso napoli, o chi come me, verso roma, a trovar ragioni per andar via definitivamente. allora, ci si ritrova tutti a piazza macello, che poi, ad onor del vero, si chiama piazza kennedy, vuoi mettere come suona pi-az-za ken-ne-dy, un punto a favore di john fitzgerald, solo che proprio lì c'era il macello della città, ora parcheggio a cielo aperto, vuoi mettere la memoria della gente, due punti a favore di piazza macello, che dunque conquista la sfida. solo che, è l'ultimo "solo che", giuro!, a piazza macello, oltre al parcheggio, c'è pure una pineta con una cinquantina di pini e, appunto, la stazione degli autobus, che però dovrebbe essere altrove. eh sì, perché uno spiazzo, davanti ad una pineta, teoricamente una piazza come dicevo, senza pensiline, senza marciapiedi di partenza per i bus, senza una vera biglietteria, senza cartelloni d'informazione, un nulla pieno di dozzine&dozzine di bus e centinaia&centinaia di pendolari, che vengono, che vanno, una confusione al quadrato, è quanto di più lontano ci sia da una autostazione. così, visto che qui siamo furbi, l'autostazione l'abbiamo costruita, tutto sommato poco lontano, anche se per come sono avvertite le distanze ad avellino, è lontanissima, credetemi. un'autostazione rosa shocking. però, nell'attesa che venisse aperta, l'autostazione è stata devastata da vandali di passaggio, dunque subito resa inagibile. e infine, nell'attesa che venisse risistemata, l'amministrazione comunale l'ha venduta all'air, la società che gestisce i trasporti locali. poco male, se non fosse che l'autostazione è ancora chiusa, chissà ancora per quanto, forse giusto il tempo per rendere quel rosa ancora più idiota. così ci rimane piazza macello, la cui caratteristica peculiare è il fondo d'asfalto, ridotto quasi a pavé, o peggio, non un centimetro quadrato che sia intatto, buche, avvallamenti, gibbosità del terreno che rendono l'attraversamento ostico al viaggiatore distratto valigia-munito e all'ammortizzatore usurato.
fatto sta che la domenica, verso sera, conveniamo tutti a piazza macello, giovani studenti, manager trentenni, informatici quarantenni, zie di mezza età, nonni di ritorno e così via, e lasciamo la città e gli affetti, per chi ce l'ha. certo sistemare le valigie, nel ventre del pulman, non è mica cosa facile. se conti che si parte alle 17:00, conviene comunque arrivare un po' prima, e sistemare la valigia nel bagagliaio mezzo vuoto. ad arrivar tardi, non c'è più posto, borse delle più svariate fogge, stipate con rabbia, da padri innervositi dalla mancanza di spazio, un niente e si alza la voce, un niente e ti becchi un vaffanculo. dopodiché, sali sul pulman, blu e bianco dell'air (che sta per autotrasporti irpini, dovrei dire a.ir., ma insomma, ci capiamo!), e cedi il tuo biglietto, bianco e verde, all'autista, che controlla la prenotazione e, gentilmente, ti fa accomodare. solo che (oh cristo, avevo promesso di farla finita coi "solo che", vabbè ora è fatta) la prenotazione è annotata a penna sul retro del biglietto, e può capitare, per "distrazione" del bigliettaio, che a due persone sia assegnato lo stesso posto, evenienza che fa scoppiare il caso: autista accomodante, non vi preoccupate c'è posto per tutti, i due contendenti a litigare o quasi, mi deve dire quando ha fatto il biglietto?, altri passeggeri che sbuffano, che prendon parte alla contesa, che ne approfittano per lamentarsi del servizio, dell'aria condizionata troppo alta, del ritardo accumulato già prima di partire, di avellino, degli avellinesi, della politica e della religione, delle sinistre e di berlusconi, di questo pazzo mondo che va a rotoli mentre a noi basterebbe arrivare a roma, più o meno in orario. naturalmente tutto si sistema, tutti trovano posto, e finalmente si parte. tre ore di viaggio, a scanso di traffico o soste. tre ore da riempire. i più dormono, già a baiano. o almeno fingono, chiudono gli occhi, magari a sognare viaggi migliori. io non ci riesco. passo il tempo a guardar fuori (è essenziale che abbia il posto vicino al finestrino). scorre il panorama e m'aiuta a far scorrere pensieri, o almeno fingo. nel frattempo ho le cuffie e ascolto musica. quando non guardo fuori, fisso i capelli della tizia che mi è davanti, oppure il logo dell'air che, l'ho scoperto da poco, pensa te!, non è altro che la testa di un lupo, leggermente allungata, sulla falsa riga del logo dell'u.s. avellino, aspettate, forse lo trovo: ecco!quelli dell'air, furbi perché di avellino, hanno anche un motto che fa: "lasciate l'auto a casa. al resto ci pensiamo noi!". ma visto il traffico che c'è in città, si vede che non hanno convinto molti. il problema è che l'80% delle auto circola con un solo passeggero a bordo ed il restante 20% spreca benzina pur di non parcheggiare a pagamento (questione di principio). ma lasciamo morire la digressione. dicevo come far trascorrere il tempo sul pulman. certo ci sarebbe occasione per attaccar bottone colla vicina tanto carina. ma l'autobus non è come il treno: spazio troppo limitato e soprattutto, ho solo un vicino, sono dal lato finestrino, ricorda, e una volta che mi son giocato quello, non c'è niente da fare, debbo accontentarmi del panorama. oggi, per esempio, mi è capitato accanto il sosia di bill gates, dunque nulla da fare. in realtà, avrei voluto chiedergli se pure lui fosse a conoscenza di quella storia per cui ciascuno di noi ha sette sosia sparsi per il mondo, assolutamente identici, e scartato il buon bill, chi pensava potessero essere gli altri sei. ma poi ho desistito, congetturando sui miei sette. davanti c'era una coppia quarantenne: lui leggeva il corriere della sera, e fin qui nulla da eccepire. lei, invece, aveva in grembo una copia di


LA TORRE DI GUARDIA
annunciante il regno di geova


sulla copertina, una foto di una giovane donna nerovestita, inginocchiata ad una tomba, e l'inquietante interrogativo:


c'è rimedio alla morte?


è una delle cinque cose più spassose che mi sia capitato di vedere. ma non voglio fare ironia. non vorrei che poi protestassero davanti al mio bilocale e magari tentassero di dargli fuoco. voglio solo chiedere ai testimoni di geova di stare attenti quando attraversano la strada. ad avellino, rischio sempre di metterli sotto, perché escono come fulmini dal loro "luogo di preghiera", vestiti come dio comanda, rinfrancati dalla "parola", però dannatamente distratti, specialisti dell'attraversamento-per-vie-oblique-e-a-passo-lento. per il resto nulla da annotare, a parte i film messi su dall'autista di turno, che dire b-movies è poco: la filmografia completa dei vanzina (talvolta anche un assaggio di steno, il padre), per esempio. comunque, dopo mille peripezie, giungiamo a roma e ci disperdiamo. duecento e più irpini che appena messo piede a terra, cominciano a correre come pazzi, a tentar di sbiadire la propria "avellinesità", in una città che però è provincia cento volte, quanti sono i tipi di provinciali che accoglie, e per questo, in fondo, persino meno giustificabile. fra un paio di settimane, lo so, vorrò di nuovo tornare giù.

3.2.06

candida disco pax

ho fatto l'esame di seconda elementare nel 1989,
il socialismo era come l'universo: sul punto di implodere
la maestra ci diede un dettato già fatto
la pregai di cambiare che altrimenti,
beneficio o no, tutto sarebbe stato troppo facile,
ma la maestra non ebbe nulla da eccepire
e mi invitò a tacere.
ma abbiamo anche molti ricordi di quel piccolo mondo antico fogazzaro
i cartoni di tiger man
ciriaco de mita alla tv
le vittorie olimpiche di alberto tomba in nome della figa di turno
i prefabbricati al potere sotto casa
il catechista che votava PLI
gli amici del campetto passati dallo scippo allo stupro alla faccia del disagio giovanile
i fumetti di topolino, le cui storie puntualmente saltavo, perché topolino è un rompicoglioni
le decine e decine di referendum mentre i politici venivano bersagliati dalle monetine
elio e le storie tese a sanremo conciati da rockets
i take that
la prima sega
il vicino di casa, già matto del paese,che incendia l'appartamento con un solo mozzicone di sigaretta
gabriella sabatini
il "bellirrimo", qualcuno sa perché
l'acronimo sul diario del compagno di banco dopo i raid americani su baghdad diceva
Bisogna Uccidere Saddam Hussein
e poi la nostra comunissima toponomastica
via aldo moro
via conte camillo benso di cavour
viale italia
via cristoforo colombo
via francesco tedesco
via de concilii
piazza umberto I ad atripalda
e la grande banca, non più locale, con sede sulla collina dei liguorini
e infine il mio quartiere
dove il PCI era un po' sotto la media
e la DC abbondantemente sopra la media (nazionale)


insomma altro che robespierre!