20.12.10

tolstoj alla feltrinelli di viale libia

tutti i natali delle famiglie felici si somigliano
ogni natale delle famiglie infelici è invece disgraziato a modo suo

17.12.10

via cave di pietralata sans papier

ogni santa mattina attende paziente
accovacciato lungo il muro sbreccato di un vuoto
lo spuntare del primo raggio di sole
dalla linea sbracata dei palazzi di fronte
la fortuna dell’emigrante non gli ha arriso
ma ha scoperto una parte di cielo che l’est non conosce

15.12.10

appunti su un martedì

un uomo che si raffigura servitore di stato, indebitamente incravattato per un colloquio di lavoro in una società parapubblica, nel trambusto di porta pia sfoglia numeri anni cinquanta de “il borghese”, settimanale fondato e diretto da leo longanesi, fortemente critico dell’allora partitocrazia. partitocrazia icasticamente rappresentata, nelle pagine centrali del settimanale, da gigantografie di politici, cardinali, signorine di compagnia, colti di sorpresa, a confabulare nei palazzi del potere, a gozzovigliare nelle ville abusive sull’appia, l’occhio curioso che scruta e svela il poco del potere, operazione culturale negli ultimi anni fruttuosamente recuperata da dagospia. rumori di elicotteri, sirene della polizia, d’ambulanze, slogan ritmati dei cortei di protesta che giungono smorzati.

bambini in fila marciano ordinati a piazza barberini, si specchiano nell’acqua della fontana del tritone, realizzata da bernini, indicano i quattro delfini, ammirano la traiettoria dell’acqua che cade, mentre le maestre intonano le canzoni di natale, tocca farle imparare a memoria nei pochi giorni di scuola che restano. il cinema è aperto per proiezioni su prenotazione anche di mattina, telefonare orario pasti. turisti australiani s’allontanano frettolosamente dal centro e scrutano interrogativi i passanti per capire dalla faccia chi possa dare agevolmente informazioni in inglese.

là dove via del corso sbuca su piazza venezia, in quello spazio che sulle mappe geografiche viene indicato come il centro del centro di roma, blindati della guardia di finanza impediscono di passare. un giovane finanziere di mesagne impugna stretto il suo scudo trasparente che riflette l’ansia in cui è stretto. il giorno prima, al telefono, la madre anziana gli ha chiesto quando ritorna a casa per le feste natalizie e lui non ha saputo rispondere, perché non sa più tornare da quando ha deciso di andare via. il collega più anziano che ha vicino lo scuote dall’intontimento e gli intima di respingere il flusso continuo di curiosi che chiede di passare, grida, per piazza venezia girare a destra e poi di nuovo a destra, ma cambiare direzione è meglio.

8.12.10

il paradosso che ci scortica

lottiamo contro le nostre radici infette
e contemporaneamente
contro l'idea di reciderle, andare via
e vivere senza

bozzo di programma

chi fosse ancora perplesso su come reagire alla caduta delle ideologie, rammenti che la matrice di ogni problema politico resta la diseguale distribuzione del reddito nazionale e i mezzi che i governi approntano per farvi o non farvi fronte. la crisi finanziaria del 2007/2008 è stata il culmine di un trentennio di politiche economiche a sostegno delle classi più ricche. chi ancora si professa di sinistra dovrebbe seguire la stessa ricetta prescritta agli economisti, dalle cassandre di tutto il mondo: ripartire dai fondamentali.

7.12.10

cartoline dagli orti

si cammina sul filo della follia
l'unica consolazione è che ne siamo
i tessitori

6.12.10

la detroit d'irpinia

da bambino credevo che torrette fosse piena di concessionarie d'auto
perché oltre il bancone del venditore, le costruissero pure le berline
poi venne la fma e capii che le carrozzerie moderne erano un qualcosa di diverso
capii che non avevamo una vocazione industriale
quanto una forte invocazione industriale

1.12.10

ragioni contrapposte

c'è una forma di pazzia che consiste nella perdita di tutto, fourché della ragione
ennio flaiano, diario degli errori

20.11.10

il sistema incatena piano

rinchiuso in una cattedrale di plastica multinazionale
puoi schermare la vita fuori che scorre irregolare
ma prima o poi t'accorgerai di aver schermato la realtà

13.11.10

oltre



4.11.10

now how?

lavorare per il paese senza il paese
vale meno di
lavorare per se stessi con idee altrui

2.11.10

il mare di cairano

la nostra risposta al globale
non può risolversi
nel ritirarsi sulle montagne
che da tempo abbiamo disertato
ma nel tornarvi stupendosi
di come pure vi spiri
la brezza del mare

29.10.10

tutto a post

sono l’inquilino in abito grigio che spalanca premuroso la porta dell’ascensore agli anziani vicini che chiedono se ancora studio e si meravigliano del lavoro, perché tanto giovane mentre nello specchio sfavilla un ciuffo di capelli bianchi. sono il passante dall’andatura stracca che solleva polvere e foglie secche lungo il percorso che conduce alla fermata metro più periferica del mondo, tra capannoni di meccanici sfaccendati e merli che si posano placidi sulle carcasse delle automobili di fronte. sono l’impiegato tipo che attraversa sicuro il corridoio asettico dell’ufficio verso la stanza del capo a raccogliere i complimenti per un anno nel complesso andato male ma nel quale vanno premiati i meritevoli. sono ostaggio di una libertà incondizionata nell’evo dell’irresponsabilità assoluta in cui finisci per pensare che la morale sia salva se quando stai spezzando la vita di chi ti sta accanto, hai la grazia di compatirlo.

28.10.10

lo sfascio delle finanze

lo spirito di un popolo, il suo livello culturale, la sua struttura sociale, i possibili fatti della sua politica, tutto questo e altro ancora è scritto nella sua storia fiscale.

joseph alois schumpeter

23.10.10

il silenzio che contiene?

mai ero stato tante volte accostato alla poesia
come da quando non scrivo più

7.10.10

babel tiburtina

spargo i miei sogni dal ponte della stazione
oltre la grata del non toccare pericolo di morte
di fianco gente indaffarata che scruta il domani
cadono giù sul rapido taranto ancona
giungeranno in ritardo sul cambio desideri
l’altoparlante si scuserà per il disagio arrecato
alla gente indaffarata sorpresa sputando sentenze

1.10.10

vita promesse (non) mantenute

tanta fatica
per tutto

22.9.10

sfoglie di cipolla

l’amministratore delegato di unicredit, alessandro profumo, è stato sfiduciato ieri sera dal consiglio d’amministrazione della banca, riunitosi in seduta straordinaria. vana l’ultima resistenza del banchiere che, secondo le ricostruzioni dei quotidiani, pare abbia dichiarato, sono scomodo perché non faccio parte del sistema. l’unico voto contrario è della consigliera lucrezia reichlin, economista della london business school e figlia di alfredo reichlin, partigiano e dirigente del pci. alfredo reichlin ha poi aderito al partito democratico e nel duemilaotto diviene il presidente della commissione per la stesura del manifesto dei valori del nuovo partito. la commissione era composta da cento membri, la diffusione del documento non pare aver superato di molto tale soglia critica. in passato, alessandro profumo è stato più volte accostato ad ambienti politici di centro - sinistra. ha votato alle primarie del 2005 e del 2007. nella seconda occasione, la moglie, sabina ratti, si è candidata, al fianco di rosy bindi, all’assemblea nazionale del partito: i delegati eletti furono 2.858. sabina ratti fu tra i cento membri della commissione per la stesura del manifesto dei valori, presieduta da alfredo reichlin. oggi, il giorno dopo la sua destituzione, goffredo de marchis su repubblica suggerisce che alessandro profumo ha il profilo adatto per recitare la parte di “papa straniero” del partito democratico, invocato nei giorni scorsi dal documento dell’ex leader walter veltroni (e firmato da 75 deputati e senatori della minoranza del partito di “areadem”). il documento è stato redatto in una fase di forte fibrillazioni interne ed è seguito al documento dei “giovani turchi” (leggi, quarantenni dalemiani che rigettano il pd veltroniano), a dichiarazioni trancianti sulla linea ufficiale del partito dei “piombini” (leggi, renzi e civati) e al lancio di un’imbarazzante campagna pubblicitaria in cui il segretario del partito, bersani, spazientito, invita tutti a rimboccarsi le maniche. al riguardo, sempre goffredo de marchis ha scritto di rischio balcanizzazione per il partito. secondo wikipedia, con balcanizzazione s’intende una situazione interna instabile e condizionata da continue disgregazioni e problemi che causano la rottura dello stato in più regioni o statuti autonomi. nei secoli scorsi, l’indebolimento delle strutture statali allettava un gran numero di potenziali invasori. la globalizzazione ha portato via con sé questo rischio ma ha accresciuto quello dell’invasione dei capitali stranieri. il «pomo della discordia» che ha fatto esplodere i conflitti interni in unicredit, è l'ascesa nel capitale della banca del fondo sovrano e della banca centrale libica, divenuti in breve tempo i primi azionisti della banca con il 7,58% complessivo. operazione che ha contrariato gli altri azionisti di peso, in particolare le fondazioni bancarie, cariverona, caritorino, carimonte, sulle quali, in particolare sulla prima, è forte l’influenza della lega nord. circa tre settimane fa, la guida della rivoluzione libica muammar gheddafi, giunto in italia in visita ufficiale, è stato accolto con i massimi onori dal presidente del consiglio.

17.9.10

mai fidarsi

9.9.10

l'uovo a una dimensione

è svaporato presto il gusto di raccontare, giorno dopo giorno, il poco che accade. il tutto è dovuto, forse, ad un’emotività bizzosa, spaurita nel bel mezzo del freddo artico del web. su cui si trascorre tempo sottratto al dissodamento sistematico dei cuori. d’altra parte senza si è tagliati fuori dal flusso d’informazioni, dalla pioggia di immagini sui fumogeni che colpiscono i leader sindacali; senza, esci fuori e trovi il deserto urbano, inframezzato da oasi il cui accesso è riservato agli uomini col fiore in bocca.

7.9.10

squilibrato

dietro le parole dette c’è un grosso rumore
che torna utile se vuoi subito smentirle
rispondere sinceramente a domande profonde
cosa ci faccio qui?
(cosa farei altrove?)
la situazione politica è squilibrata
una parte del paese è immobile, dimentica
l’altra straparla, straripa
simbolo ne è il corpo del leader più influente
che non si quieterà prima di capitolare

3.9.10

avellino - rocchetta sant'antonio

gerardo iannaccone era un ferroviere
viveva a castelvetere giù sul calore
buona educazione di spirito cristiano
ed un locomotore sotto mano
di buona famiglia giovane e sposato
negli occhi si leggeva: molto complessato
faceva quel mestiere forse per l'amore
di viaggiare sul locomotore
seppure complessato il cuore gli piangeva
quando la sua gente andarsene vedeva
perché la gente scappa ancora non capiva
dall'alto della sua locomotiva
la gente che abbandona spesso il suo paesello
lasciando la sua falce in cambio di un martello
ricorda nei suoi occhi nel suo cuore errante
il misero guadagno di un bracciante
una tarda sera parte da montefalcione
doveva andare a rocchetta e dopo ritornare
pensa di non partire oppure senza fretta
di lasciare il treno a montemiletto
svela il suo grande piano all'altro macchinista
buono come lui ma meno utopista
parla delle città di genti emigrate
a varese oppure a vimercate
e l'altro macchinista capì il suo compagno
felice e soddisfatto del proprio guadagno
e con le parole cercava di calmarlo
fu una mano ad addormentarlo

versione di agapito malteni il ferroviere, rino gaetano

2.9.10

bureau veritas

il manager flessibile confida
nella tua autonomia
nel tuo desiderio di aprire una strada
ma se ti allontanerai non verrà a riprenderti
se ti perderai, l’avrai perduto
ti ha dotato di tutti gli strumenti
della chiave
del sapere contemporaneo
tranne il suo
impenetrabile
come il suo cuore
che riposa nell’armadietto
assieme alle chiavi dell’auto
e una vecchia bottiglia di bourbon

1.9.10

teledurazzo

antonio monda: il romanzo è stato dichiarato ripetutamente morto.
jonathan franzen: sarei felice di vedere gli scrittori parlare del mondo in cui viviamo, invece di rifugiarsi nell'adolescenza o in questioni marginali. penso a quanto fosse eccitante in tal senso saul bellow.
intervista a jonathan franzen, la repubblica di oggi


il mondo di oggi è tempo recuperato per l’assurdo cui prima non si pensava perché impegnati a dover campare. però non ovunque è così, un antropologo ravviserebbe in un’argomentazione del genere dell’eurocentrismo. a durazzo, pover’uomini si sbracciano per vendere un mezzo chilo di olive ma sorridono di più del barista tornato scuro dalle vacanze passate a malindi. un consiglio surreale sarebbe scambiarsi vite spesso, ma è lo stesso giochino di certe programmazioni discutibili di mtv. il segreto dunque, ad averne uno e volerlo dispensare in giro, è di spiazzare il benessere, messaggio che i più, in particolare i giovani del belpaese, non accolgono perché ritengono vivere in un terribile periodo di crisi, in cui si chiudono gli spiragli di futuro. sensazione approfondita dall’evidenza, non imputabile come anti-berlusconismo, di vivere nell’unico paese al mondo in cui l’uomo di gran lunga più ricco concentra su di sé il potere politico e mediatico, in un’epoca che è impasto di consumismo e immagine. un conflitto di interessi con la modernità che nessuno vuole affrontare. al massimo, si va torna a votare.

31.8.10

l'importanza del lego

la strada è ancora poco trafficata, dunque silenziosa, si potrebbe restare a letto se non fosse per il lavorio dannato delle zanzare, voraci di sangue dolce, tesi però smentita da un servizio del telegiornale, a sentire la sarta dalla parrucca color argento. si potrebbe restare a letto perché tanto in ufficio non c’è nulla da fare, se non contare le auto in transito sulla colombo, i pezzi dell’impalcatura che riveste il palazzo, le sirene delle ambulanze. certo si potrebbero sempre gonfiare le storie delle vacanze, raccontare delle donne di due metri e mezzo, dai seni miracolosi, scoperte in un paesino sperduto del congo, delle bellezze dei classici, cristallini, mari del sud, solcati da un cataramano noleggiato a civitavecchia, costato un altro tipo di bellezza ma lasciamo stare. ma tutto sommato si evita perché siamo troppo lontani l’uno dall’altro, cento stanze (di cui la metà vuote) e un corridoio di due chilometri. eppure potrebbe non dipendere dalla distanza quanto dalla noia, fissiamo rapiti lo schermo del portatile da cui attendiamo sgorghi sapienza. la mia proposta di utilizzare una delle cinquanta stanza vuote per il lego è stata subito rigettata dal personale.

30.8.10

deflussi

non esiste evento estivo più fotografato, dagli artisti in erba dell’immagine, che girovagano forsennatamente per l’emiciclo per cogliere l’attimo e intanto si premurano di spiegare ai malcapitati che i loro aggeggi ottici sono composti di pezzi semplici, semplici da aggiustare. intorno cresce e s’annusa la nuova classe creativa locale, tutte le città con ambizioni di esserlo ne hanno una. d’altra parte il lavoro gratificante o è creativo o non è, forse perché scomparsa è l’idea che gratificante possa essere il tempo liberato dal lavoro, fuori in città, fuori dalla città. la musica elettronica a volte è brusio meccanico di sottofondo, altre volte esplode in ritmi sincopati, addolciti dalla linea armonica di una chitarra. le luci colorate accecano, non è peccato offrire le spalle ai d.j., non ballare. sulle balle di fieno coppie stravaccate sparlano tirando una sigaretta dopo l’altra senza poi accendere la miccia sotto le gambe. i più assorti, o probabilmente chi serba una qualche malinconia, si affacciano sulla terrazza e ne vedono una seconda, non calpestabile, frutto dell’architettura anarchica del teatro, che copre in parte i ruderi del castello longobardo di fronte. dal cui cantiere prorompe una scala di metallo che annichilisce e rinvia a data da destinarsi il problema di come utilizzare lo spazio, la piazza che ne esce. eppure la migliore installazione del festival sulla cultura digitale resta la gru biancorossa del castello. bastavano un paio di luci ad intermittenza, qualche movimento pure simulato da un gioco di luci, ed ecco perfettamente espresso il concetto di interazione, non con i corpi e i suoni delle persone, che si dimenano, che urlano, tridimensionali ma inautentici perché mai come ora consapevoli del loro impatto visivo, quanto l'interazione con questa terra: ricostruita daccapo ma con errori, digitali, o zero o uno. già domani quella stessa gru si metterà all’opera: pizzicherà uno qualsiasi dei partecipanti e lo catapulterà oltre la linea di confine delle colline. dopo flussi, deflussi.

26.8.10

diecimila giorni

e furono diecimila giorni
di grazia e di tremori
di un’ansia sotterranea che genera sudori
per un bambino che brucia sterpi
nel sentiero stretto che conduce ad una fonte
in una frazione di mondo
barbara quanto basta da non potersi mimetizzare
erano giochi solitari o ammucchiate di pallone
mentre telekabul crollava e giochi senza frontiere
non superava i parametri di maastricht
l’inno delle medie non suonava bene
quanto gli amici della cassettina
nel progetto rivoluzionario di una radio di quartiere
poi venne il liceo e i rigidi protocolli della città
dei dottori, degli avvocati, dei segretari di partiti mai nati
delle giovani donne truccate
e di una via di scampo dall’intruppamento
salvezza e tormento
verità o infingimento
non ci fu il tempo giusto per appurarlo
perduto nell’innamoramento
e riemerso nella capitale smisurata
a scansare, di nuovo, altri modi alieni
esasperate convinzioni dell’ultima ora
ragioni che non ammettevano dissensi
fino ad oggi
alla società spappolata
indecifrabile
perché i pesci non si muovono in branchi
preferiscono mischiarsi in un prisma di colori
o nuotare solitari
verso l’abisso del mare

4.8.10

petrolnocella

s'inaugurano nuovi parchi urbani ma è complesso demolire le case diroccate circostanti. l’assessore all’urbanistica è stato da poco rimpiazzato, l’ordine degli architetti è in fermento, ma nessuno crede veramente sia quella la delega pensante per il futuro, piuttosto quella pesante. nella gente che incontri, mai si discute di futuro, solo di quando eravamo giovani e belli, si giocava al campetto delle palazzine e colpire i legni era un dolore al petto. ma forse questo, e il resto pure, già l’ho scritto. il corso pedonale è talmente lungo che si strascicano i passi che è un piacere e i vestiti-poveramente progressivamente scompaiono alla vista. si continua a parlare a non finire, eppure qualcosa si è perso perché ora non parliamo di noi ma al massimo di qualcosa che oscuramente incombe. e non si tratta della scomparsa dei de mita. sulla variante, un sacchetto dell’immondizia viene abbandonato da un cane. la linea della funicolare, illuminata, nella notte rende un favore a chi intende misurare con le dita l’altezza del monte. il cartellone del ferragosto è una lenzuolata, soddisfa tutti i gusti ma non ne mobilita di nuovi. è lunga, troppo lunga la città, da una rotatoria all’altra chilometri, di una sola fila di case. troppa è la benzina che s’impegna, bisognerebbe ricavarla dalle nocelle. chissà che il metodo non aiuti a riformare la chimica dell’aria, tanto buona a respirarsi, ma che poi ripetutamente t’incita, scappa, scappa dalla cappa e non voltarti indietro.

3.8.10

ucronìa irpina

il monumento simbolo dell’irpinia, la montagna dei quattro, è un complesso scultoreo che si trova a volturara in provincia di avellino, formato da enormi blocchi granitici. negli anni novanta, a conclusione della magnifica opera di ricostruzione dal terribile terremoto dell’ottanta, la provincia di avellino commissionò il progetto di riconversione di una vecchia cava abbandonata ad un artista locale di fama internazionale, pippo pallatucci. sulla grande parete di roccia, visibile da gran parte dei paesi della valle del sabato, pallatucci scolpì i volti degli artefici della ricostruzione: salverino de vito, ciriaco de mita, nicola mancino e, unico non irpino, giuseppe zamberletti. la scultura, i cui lavori iniziarono nel 1993, proseguì con l’impiego di oltre mille operai, sino alla morte dello scultore, avvenuta nel 1999 e fu inaugurata nel 2000, ventennale del terremoto, alla presenza dei quattro uomini politici.l’opera è alta 25 metri ed è importante meta turistica, anche per le bellezze naturalistiche della valle del dragone. gli irpini ne vanno orgogliosi.

2.8.10

la polveriera

quando il vento in quota alza la voce, il valzer delle nuvole che s’annerano confonde l’umore nel reticolo dei paesi sottostanti. vicoli svuotati e masserie violentate per il ricevimento degli sposi, borghi in competizione nell’ospitare arti da strada mentre i villaggi accanto non hanno denaro per la pubblica illuminazione. le bocche della gente ospitano espressioni gergali, in un tempo in cui tutto il resto si forgia altrove. non importa se nel loro cuore alberga momentanea tristezza o dura soddisfazione, è pur sempre un’epoca che si trascina e ci trascina dove non è dato sapere. dopodiché si possono dismettere i toni apocalittici, l’urticante accento profetico e abbassarsi volentieri a discutere del possibile ripescaggio dell’as avellino 1912, confrontarsi sul futuribile confronto per la premiership tra un gay dichiarato ed un puttaniere che nega. rimane lo smarrimento come cornice e mancano gli strumenti con cui spezzarla. mancano la letteratura, il cinema, la musica, le arti, non necessariamente quelle di strada, che sappiano non solo riconoscere la crisi ma affrontarla e sostituire gli ultimi scampoli di modernità con qualcosa di altrettanto compatto. manchiamo io, io, io e, dispiace ammetterlo, un pochino pure tu.

29.7.10

29 luglio '10: gran consiglio della libertà

l'italia necessita di profondi cambiamenti sia nella sfera economica che in quella politica e istituzionale. l'azione del nostro governo presieduto da silvio berlusconi e la nascita del pdl rappresentano ciascuno nella propria sfera, la risposta più efficace alla crisi del paese. il governo ha dovuto agire nel pieno della crisi economica più grave dopo quella del 1929, riuscendo ad evitare, da un lato, gli effetti più dirompenti della crisi sul tenore di vita delle famiglie e dei lavoratori, e, dall'altro lato, preservando la pace sociale e la tenuta dei conti pubblici. con la nascita del pdl, dall'altra parte, la vita politica italiana ha fatto un ulteriore passo in avanti verso la semplificazione e il bipolarismo. occorre aggiungere che, in questi anni, gli elettori hanno sostenuto e premiato sia l'azione del governo che la nuova realtà politica rappresentata dal pdl.

immediatamente dopo il nostro congresso fondativo, tuttavia, e soprattutto dopo le elezioni regionali, sono intervenute delle novità che hanno mutato profondamente la situazione, al punto da richiedere oggi una decisione risolutiva. invece di interpretare correttamente la chiara volontà degli elettori, nella vita politica italiana hanno ripreso vigore mai spente velleità di dare una spallata al governo in carica attraverso l'uso politico della giustizia e sulla base di una campagna mediatica e scandalistica, indirizzata contro il governo e il nostro partito, che non ha precedenti nella storia di un paese democratico. l'opposizione, purtroppo, non ha cambiato atteggiamento rispetto al passato, preferendo cavalcare l'uso politico delle inchieste giudiziarie e le speculazioni della stampa piuttosto che condurre un'opposizione costruttiva con uno spirito riformista.

ciò che non era prevedibile è il ruolo politico assunto dall'attuale presidente della camera. soprattutto dopo il voto delle regionali che ha rafforzato il governo e il ruolo del pdl, l'on. gianfranco fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del presidente del consiglio. non si tratta beninteso di mettere in discussione la possibilità di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibilità che non è mai stata minimamente limitata o resa impossibile. al contrario, il pdl si è contraddistinto dal momento in cui è stato fondato per l'ampia discussione che si è svolta all'interno degli organismi democraticamente eletti.

le posizioni dell'on. fini si sono manifestate sempre di più, non come un legittimo dissenso, bensì come uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo sottoscritto con gli elettori e votato dalle camere, come una critica demolitoria alle decisioni prese dal partito, peraltro note e condivise da tutti, e infine come un attacco sistematico diretto al ruolo e alla figura del presidente del consiglio.
in particolare, l'on. fini e taluni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari che confliggono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori.

sulla legge elettorale, vi è stata una apertura inaspettata a tesi che contrastano con le costanti posizioni tenute da sempre dal centro-destra e dallo stesso fini. persino il tema della legalità per il quale è innegabile il successo del governo e della maggioranza in termini di contrasto alla criminalità di ogni tipo e di riduzione dell'immigrazione clandestina, è stato impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne. il pdl proseguirà con decisione nell'opera di difesa della legalità, a tutti i livelli, ma non possiamo accettare giudizi sommari fondati su anticipazioni mediatiche.

le cronache giornalistiche degli ultimi mesi testimoniano d'altronde meglio di ogni esempio la distanza crescente tra le posizioni del pdl, quelle dell'on. fini e dei suoi sostenitori, sebbene tra questi non siano mancati coloro che hanno seriamente lavorato per riportare il tutto nell'alveo di una corretta e fisiologica dialettica politica. tutto ciò è tanto più grave considerando il ruolo istituzionale ricoperto dall'on. fini, un ruolo che è sempre stato ispirato nella storia della nostra repubblica ad equilibrio e moderazione nei pronunciamenti di carattere politico, pur senza rinunciare alla propria appartenenza politica. mai prima d'ora è avvenuto che il presidente della camera assumesse un ruolo politico così pronunciato perfino nella polemica di partito e nell'attualità contingente, rinunciando ad un tempo alla propria imparzialità istituzionale e ad un minimo di ragionevoli rapporti di solidarietà con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che ricopre. l'unico breve periodo in cui fini ha "rivendicato"nei fatti un ruolo superpartes è stato durante la campagna elettorale per le regionali al fine di giustificare l'assenza di un suo sostegno ai candidati del pdl.

i nostri elettori non tollerano più che nei confronti del governo vi sia un atteggiamento di opposizione permanente , spesso oggettivamente in sintonia con posizioni e temi della sinistra e delle altre forze contrarie alla maggioranza, condotto per di più da uno dei vertici delle istituzioni di garanzia. non sono più disposti ad accettare una forma di dissenso all'interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando già l'esistenza sul territorio e in parlamento di un vero e proprio partito nel partito, pronto, addirittura, a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al pdl. i nostri elettori, inoltre, ci chiedono a gran voce di non abbandonare la nuova concezione della politica, per la quale è nato il pdl, che si fonda su una chiara cornice culturale e di valori, sulla scelta di un chiaro e definito programma di governo, su una compatta maggioranza di governo e sull'indicazione di un presidente del consiglio, in una logica di alternanza fra schieramenti alternativi.

questo atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito e nei confronti del governo che, ripetiamo, nulla ha a che vedere con un dissenso che legittimamente può essere esercitato all'interno del partito, ha già creato gravi conseguenze sull'orientamento dell'opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre più sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diverse tradizioni politiche che si riconoscono nel pdl e per costruire un nuovo movimento politico unitario di tutti coloro che non si riconoscono in questa sinistra. la condivisione di principi comuni e il vincolo di solidarietà con i propri compagni di partito sono fondamenti imprescindibili dell'appartenenza a una forza politica. partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare alle procure della repubblica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, è incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel popolo della libertà.

si milita nello stesso partito quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarietà fra i consociati. si sta nel popolo della libertà quando ci si riconosce nei principi del popolarismo europeo che al primo posto mettono la persona e la sua dignità. assecondare qualsiasi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizione la legalità e il garantismo; mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un "patto criminale" con quella mafia che mai come in questi due anni è stata contrastata con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe contraddire la nostra storia e la nostra identità. per queste ragioni questo ufficio di presidenza considera le posizioni dell'on. fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del popolo della libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attività politica del popolo della libertà.

di conseguenza viene meno anche la fiducia del pdl nei confronti del ruolo di garanzia di presidente della camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni. l'ufficio di presidenza del popolo della libertà ha inoltre condiviso la decisione del comitato di coordinamento di deferire ai probiviri gli onorevoli bocchino, granata e briguglio.

28.7.10

togliere Croce dalle scuole

nel paese il discorso pubblico rischia di passare dall’astrattismo giuridico alle narrazioni simboliche senza mai aver afferrato la realtà

4.7.10

no taxation without cars and congestion

un tempo
scintille di più vaste rivoluzioni
si celebravano sui moli dei porti
per difendere la libertà del commercio

oggi
si pensa di sfondare i caselli autostradali
al fine di salvaguardare
la libertà del singolo automobilista
di entrare nella città
da cui è escluso

3.7.10

cavalcavia torlonia

seduti sui talloni
sotto le nudità di certi cavalcavia
l'obbligo è rilanciare la speranza
perché di ciò è intessuta la vita
pure nelle lande più fortunate
che non sanno esserlo

26.6.10

bassa valle del sabato

chi va da solo
va veloce
chi va insieme
lontano

20.6.10

all blacks

t'accorgi di quanto il sentimento nazionale sia caduto in basso quando, distolto lo sguardo dallo schermo della partita dell'italia, noti che le facce sul divano sono le stesse di quelle di una sala d'aspetto di un dentista che non rispetta le prenotazioni.

18.6.10

josé de sousa saramago (1922 - 2010)

statua di adamastor, lisbona
sul nyt

16.6.10

un discorso vecchio

a sbrindellati come noi leggono negli occhi una presunta superiorità intellettuale che è solo nostalgia di un tempo andato in cui si poteva affondare nello specialismo e viverne dignitosamente. qui, invece, tocca barcamenarsi in uno spazio pieno di musiche arabe e cibi esotici, colori sgargianti e vestiti vintage, che a volte ne segue un gran mal di testa. tanto che la conversazione con l’interlocutore aggiornato, per niente a disagio con i ritmi della modernità, s’incaglia, perché egli infierisce, voce monocorde, con una mitragliata di citazioni ipertestuali, dalle fiction americane ai personaggi minori di romanzi che non avrai mai il tempo di leggere ma per cui sono disponibili infelici trasposizioni su pellicola. i commentatori più occhiuti rimproverano alla sinistra un odioso senso di alterità nei confronti della modernità, per non dire il disgusto per le stupefacenti forme che essa assume nella quotidianità italiana. tuttavia, non si tratta soltanto di conservatorismo, di una inconcepibile attrazione per il passato che non ritorna, benché sia innegabile che certi processi siano sfilati di mano. piuttosto è l’indecisione di chi prova ad aggiornarsi alle nuove tecnologie restando ancorato ai vecchi valori quando probabilmente si tratterebbe di disidratare i valori per come è cambiato l’uomo. ovviamente, questa è una conclusione cui molti sono pervenuti e tuttavia molti se ne oppongono perché troppo scomoda da affrontare. cos’è la libertà senza spazio pubblico? l’uguaglianza se ognuno si sente unico? la solidarietà se ci si rinchiude in un gruppo di pari?

non è per qualcosa

attenzione:
ti stanno diffamando!

13.6.10

non è un paese per single

l'uomo della strada
prima di tutto
chiede ragioni
sul perché
non t'accompagni più
al/lla tuo/a compagno/a di sempre
e neanche ascolta la risposta
appunta il suo sguardo feroce
sul/lla tuo/a compagno/a di una sera
e a niente valgono le tue blande rassicurazioni
già ha girato il suo faro
a scandagliare
nuovi, possibili legami umani
che possono sconvolgere le inscalfibili reti
della micro-società

12.6.10

aprire il fuoco

d'improvviso
le reti mediaset listate a lutto
annunceranno la morte di berlusconi
si sentiranno urla di festa
in strada
i clacson
i primi scontri
la polizia
sangue
finalmente
rivoluzione

10.6.10

fabbricando case

il nostro corpo non è chiuso da tre mari e le alpi
ma il male che sentiamo è di confine
tra un pezzo di cuore
e gli altri

9.6.10

sempre la stessa solfa

il responsabile del procedimento, con gli occhi smarriti, cerca appigli per dividere con il prossimo parte della sua pur esigua responsabilità. d’altra parte, da questo palazzo vetrato del centro, non si scorge l’utenza né aleggia lo spirito di servizio. la manovra finanziaria, un anno si prepara a luglio, l’anno dopo a dicembre, ed è un accanimento a decifrare le oscure ragioni dei tagli ad un bilancio preventivo e pochi che si chiedono come siano stati spesi i soldi dell’anno prima. ci può essere o meno qualità nell’amministrazione ma di sicuro è quasi sempre uno sperpero l’autoamministrazione. e si finisce per rilanciare ipotesi strampalate di una rinascita civile che poggi sulla qualità dell’amministrazione, condivisa da un nugolo di quattro gatti, derisi dai più che trovano improbabile proporre innovazione a panicuocolo. ignorando che panicuocolo sta all'italia come villaricca al belpaese.

25.5.10

la razionalizzazione delle rese

sicuramente è un tempo parecchio strabiliante a viversi, nel quale i gabbiani si sostituiscono ai piccioni di città nello spiluccare dalle ciotole dei gatti randagi e alle pompe di benzina si dissolvono i pachistani, sono ritornati i vecchi gestori, erano a godersi la pensione al circolo due di bastoni del quarticciolo. la borsa cola a picco ogni giorno e nessuno sente il bisogno di serie analisi economiche quanto dei vecchi sapori perduti come "o pollastro mpettonato", ah, se solo ci fossero donne ancora capaci di cucinarlo. capiprogetto sfiancati si sfaldano i legamenti crociati anteriori, amministratori delegati di controllate del ministero dell’economia e delle finanze sfilano in nerazzurro per l’ufficio, al suono di pazz’amala, e poi magari lasciano la baracca come mourinho. per il resto ci mangiamo le unghie, compresi i pollici, e nell’attesa di una sfiga greca, veniamo aggiunti su faccialibro da nipoti infanti che da quando sono nati, li abbiamo visti sei volte, tenuto conto di battesimo e comunione. ascoltiamo musica solo su utube e per fortuna nelle librerie trasmettono ancora vecchi brani di fossati. lavoriamo scoordinati e peggio ci amiamo cosicché l’unica traccia di socialità vibrante è la scala mobile della metropolitana nell’ora di punta. e mai resa fu più serena.

16.5.10

aut aut autunnale

per chi o cosa continuo, a volte ritto, a volte costretto? per un paese inerme, vuoto strabocchevole di sentimenti? per una donna ostinata a cambiare perché mi crede un baro? per un padre vittima di un'accelerazione impensata della storia? per un fratello, unico nel conformarsi agli umori della folla? per un amico impietoso sulle ragioni che legano il come siamo al com'eravamo? per un padrone avido di riscuotere il meglio di me senza concedere né istruzioni né senso? non lo so. mi conforta solo pensare che sono la casualità che unisce tanta incerta umanità.

13.5.10

trame di un canto

mia madre è una ragazza
che il giorno del suo compleanno
non dorme e si dispera
perché non vuole invecchiare

12.5.10

il tempo liberato dal capitalismo distopico

c'è un gran numero di persone in cerca di occupazione
che sono in pauroso aumento i fotografi non professionisti

10.5.10

la coscienza infelice

stanco di prendere ordini da un fesso?

8.5.10

new lumpenproletariat

di mattina lavoro al nono piano di un torracchione
di sera dormo in un disordinato garage sulla strada

6.5.10

speculativa

... è il mutuo il pensiero peggiore del mondo
che ho intorno
tasso fisso con l'euribor c'è chi sta impazzendo
da un anno
come stai, brunori sas


si cammina a passi pesanti perché della città restino impresse immagini di una selva di gambe che si incrociano in main street, senza che le teste interessino. nel centro direzionale semicentrale, incelofanato con un ponteggio da dieci milioni di euro per lavarne i vetri, uomini(cchi) giungono affannati da milano, di prima mattina, ché la compagnia di bandiera (francese?) offre un servizio passeggero, nervosi perché il blackberry avvisa che piazza affari ha aperto male. raro che si discuta del merito delle cose però tutti hanno ragione e ci tengono a precisarlo, di premessa, di principio o di postilla. noi quelli che fanno le battute a profusione, talvolta rilassano, altre distolgono. le battute di per sé non vogliono mai la verità. nonostante quanto si dica in giro. il debito pubblico tiene. almeno il tempo di un altro annuncio.

3.5.10

respiri

la manovra lacrime&sangue preparata dal governo greco, nel paese aggredito dalla crisi del debito sovrano, taglierà, tra le altre cose, le pensioni d’anzianità per lavori usuranti previste attualmente anche per i trombettieri (la prolungata attività provocherebbe il reflusso esofageo). ora, la crisi provocherà un altro tipo di sbuffi per cui, forse, se ne esce solo se si impara a respirare.

2.5.10

il giuramento di sambucuccio

di recente provo a scrollarmi di dosso cumuli biografici, dunque resta poco da raccontare perché in fondo il resto è troppo abnorme, anomalo, anormale. capita così di preservare una calma atarassica a dispetto di naufragi sentimentali, slavine relazionali, vuoti esistenziali, una vita senza ali, però a tratti, riemerge prepotente follia, a forma di vittimismo immotivato, cazzeggio ripetuto, lunghe tirate con argomentazioni ardite, sviluppate dove sono gli intellettuali. d’altra parte, l’unico elemento che distingue le nostre stanze, per il resto del tutto identiche, è la disposizione del pc portatile, stravolto sul letto o abbarbicato sul soffitto. leggere appesantisce quando farlo toglie spazio al mondo, di un mondo già ristretto all’open space di una società partecipata per intero dal ministero dell’economia e delle finanze, teatro di scorribande leghiste, posto di lavoro per figli di senatori in pensione, piuttosto antipatici perché vivono nell’imbarazzo una vita all’ombra di ciò che è stato. non gli opponiamo nessuna biografia, figli di nessuno se non di una regione che non conoscono perché lontana cento chilometri o poco più e quanto basta per ignorarla. reagisco ed il mio, per ora unico, acquisto critico diventa l’alta velocità roma-napoli. alcuni continuano a preferirle la panda gpl. meglio ancora se di colore verde.

1.5.10

fini glocali

alle 4:23 di un venerdì sera alcolico
ai 16 presenti di via del pigneto
venivano distribuiti cartoncini
detti flyer

28.4.10

a maputo: l'umiltà

antefatto: qui e qui

perché diventa oggetto di polemica una decisione non ufficiale?

mentre s'attende la conferma ufficiale della decisione del nucleo di valutazione regionale sulla graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento, comune e provincia s’attivano per reperire fondi alternativi per evitare che opere, per circa 140 milioni di euro, restino solo sulla carta. l’amministrazione sibilia e l'amministrazione galasso aspettano la nomina e l'insediamento della giunta caldoro per dare la caccia a nuovi finanziamenti europei. si punta a reperire le risorse necessarie per la realizzazione dei progetti accedendo ai fondi fas.

cinzia puopolo, articolista di: piano strategico, la lista dei progetti bocciati, su il mattino ed. avellino di oggi

gli accordi di reciprocità accedono a fondi fas

non per fare l'apologeta di me stesso, né per ostentare capacità divinatorie che non posseggo, è tuttavia un fatto che ho sempre avversato l'impostazione sottesa ai progetti presentati, ritenendoli inadeguati a garantire concrete occasioni di sviluppo per l'irpinia: proprio per questa ragione, avevo avanzato l'idea, a mio avviso autenticamente strategica, di enucleare una proposta che, per così dire, sconfinasse geograficamente dai limiti angusti della nostra provincia, che andasse oltre il sistema provinciale, individuando ed intervenendo su aree omogenee anche in un contesto extra-regionale, ed elaborando un progetto di sviluppo complessivo ed esigente per quel territorio

silvio sarno, presidente di confindustria avellino dal mattino ed. avellino di oggi

come può sconfinare una pianificazione territoriale?

mentre la proposta del comune di avellino risultava inconsistente con scarse ricadute economiche e occupazionali e, quindi, non rientrava nelle finalità dell'accordo di programma, il progetto della piattaforma logistica dev'essere recuperato perché riveste un'importanza strategica per lo sviluppo economico della provincia. ritengo che la giunta bassolino abbia compiuto, non inserendolo nei progetti finanziabili, un colpo di mano perché a presentarlo era stata un'amministrazione di centrodestra

pietro foglia, presidente asi e neo-consigliere regionale UDC dal mattino ed. avellino di oggi

ovvero

bassolino ha chiuso cinque anni di governo così come li ha condotti. nel modo peggiore. nemmeno in mozambico si fa la pianificazione degli interventi nell’ultimo mese di mandato, ed è legittimo sospettare che la distribuzione dei fondi ha privilegiato qualche amichetto. anche se qualcuno si offende, le delibere dell’ultimo dell’anno e dell’ultimo mese rispecchiano i sistemi di governo di gava e pomicino. per fortuna è finita un’epoca, se si vuole individuare un aspetto positivo di queste elezioni.

donato pennetta, coordinatore del piano strategico di avellino, PD, dal mattino ed. avellino di oggi

bassolino è contro la provincia o contro il comune?

21.4.10

desistenza

la società non è scalabile
e noi ci rompiamo i coglioni

18.4.10

furie di sé

è un rischio affogare nella foga di fare
senza prima fugare la voglia di fuggire

11.4.10

brindisi di montagna

ad edmondo berselli

rompicapo:
un paese spezzato
il cuore lo rappezza?

6.4.10

politica della personalità e politica delle idee

a sinistra c'è ancora chi imputa a walter veltroni, con un'argomentazione di tipo personalistico, la scelta, sbagliata, di anteporre le personalità (pantheon democratico) all'identità/ ideologia/ idee quando il centrosinistra con il trattino affogava le resistenti ragioni identitarie/ ideologiche/ ideali nella continua rissa tra le mille segreterie di partito. in realtà, dunque, tutto è cambiato per nulla cambiare: abbiamo definitivamente liquidato le personalità e le mille segreterie di partito; ciò che manca resta la proposta di una rinnovata identità/ ideologia/ idea(le).

5.4.10

il malepasso

e la cappa di nuvole grigie sospendeva ogni attesa di resurrezione, fra di noi si battagliava aspramente in nome di un paese che i più di noi stentavano a sentire proprio, a nulla serviva camminare sulla nuda terra scalzi, oppure rievocarne le passate grandezze, la verità è che ne venivamo di continuo sbalzati fuori, e, tuttavia, quanto di opprimente c'era restandoci aggrappati acquistava una sua luce soffusa allontanandosi, non perché i posti cui arriviamo siano ostili alla nostra integrazione ma perché ci siamo portati dietro una ferita infetta, un conto aperto con il passato, che è un passaggio di consegne tra generazioni incompiuto, allo stesso tempo tragico e immaturo.

1.4.10

senza i fatti

se rovisto nello scatolone disordinato dei ricordi, aiutato dal blog diario, negli ultimi aprile ritrovo solo disillusioni elettorali, possibili rivoluzioni civili trafitte sul nascere, dal popolaccio grullo che non capisce e che forse solo non si pone il problema ché la metà di esso o resta a casa o, nell’urna, è mosso da altre sfere (emotive). molto probabilmente sono io a non capire poiché il mio campione di osservazione è composto da amici delle elementari che figliano imperturbabili, chiusi nel quartiere popolare che mai hanno lasciato e amici delle superiori, emigrati oltre cortina, che si pongono come obiettivo una crescita personale infinita, scossi perché ancora non producono 740 all’altezza delle proprie incertezze. l’opinione che hanno del berlusconismo e dei suoi effetti non li divide di più della scelta che inconsciamente hanno compiuto, o stanno compiendo, riguardo la disponibilità ad accettare il nuovo modello di produzione, globale. nei fatti, chi rimane e chi si muove, secondo traiettorie che prescindono dai luoghi, da ogni legame con ciò che c’era prima, ignari di ciò che sarà. semplifico di molto il discorso se affermo che il problema nazionale non è berlusconi ma la modernità; quando mancano gli anticorpi necessari per affrontare la modernità, rischi di beccarti un’influenza di populismo illiberale, così sarà ricordato il ventennio 1990-2010. e hai voglia a sforzarsi di rintracciare le ragioni nei mali persistenti della penisola, controriformato senza riforma, con una amministrazione debole, una borghesia pavida, la massa codina, e via dicendo. sarebbe un tollerabile difetto vivere in un paese incapace di interrogare la sua lunghissima storia. quando qui invece, si aggiunge la grave responsabilità di non sapere sfidare il presente.

30.3.10

chi d'immagine perisce

escono da palazzo santa lucia, i cinque consiglieri irpini eletti nel 2005: mario sena (margherita), luigi gesù anzalone (ds), angelo giusto (ex comunista), franco d’ercole (an), roberto castelluccio (fi).

entrano a palazzo santa lucia, i nuovi cinque consiglieri: antonia ruggiero (poligrafica ruggiero), pietro foglia (consorzio asi), sergio nappi (villa rubra), ettore zecchino (zecchino d’oro), rosetta d’amelio (air da bere).

24.3.10

les peureux anarchistes

a piazza san giovanni è gioco forza questione di inquadrature. ad ogni modo, all’appello della piazza del governo ha risposto il tele-elettore mediano, piuttosto anziano. il quale s’entusiasma più per lo stacchetto musicale di demo morselli che per i formulari ad uso deficienti proposti dal presidente. tengo a precisare che la mia non è una constatazione peregrina, per partito preso, costruita sulla base di una veloce lettura dei giornali quanto esperienza diretta: ero in piazza. vittima di un attentato tesomi dalla mia indole di flâneur. dunque, è inutile accapigliarsi sul numero dei manifestanti poiché, esclusi i presenti per ragioni di servizio, era in piazza anche chi non manifestava affatto. dopotutto, è banale ricordare che, persino alle funeste adunate del duce, a piazza venezia, accorressero anche incolpevoli passanti. calamitati, pur sempre, da uno dei crocevia principali della città. di fatto muti, l’effetto ovazione tramandato dai filmati d’epoca era gonfiato dall’istituto luce. la storia, grande o minima che sia, giusto o sbagliato che sia, non riserva alcuna pietà per queste anonime figure di passaggio.

p.s. non perché debba difendere qualsivoglia onorabilità, tuttavia, giusto per scrupolo diaristico, preciso di aver rapidamente abbandonato la piazza al minuto numero quindici del discorso del presidente allorché il nostro ha invitato la platea ad applaudire calorosamente il capo della protezione civile, guido bertolaso, non solo per i notori servigi resi alla nazione ma anche perché si trattava del giorno del suo compleanno.

20.3.10

il delirio di bugs bunny

conosco la strada
non dove mi porti

18.3.10

contrappunto

ho letto che in italia un libro di poesie
non arriva a vendere mille copie.
e che ci sarebbero trenta milioni di italiani
che si dilettano con i versi.
è poesia?
no, sono diari.
la gente scrive andando a capo
e crede sia poesia.
la poesia è uno dei mezzi per conoscere,
conoscersi e far conoscere.
i greci usavano il verbo poiein, fare spirituale.
il gran numero di presunti poeti di oggi
è il segnale di un bisogno:
trovare strumenti per esternare
diversi da quelli che offre il quotidiano.
dall'altra parte è un segno di vanità.


franco loi, intervistato da francesco erbani, la repubblica 18 marzo 2010

17.3.10

la freddezza di porta pia

uno straccio creativo che sollevi amore
uno smacco emotivo in spacco lavorativo
villa borghese già c'era nella vita che c'era
pasticci grafici per supportare decisioni che non vengono
oggetto di continui lamenti per aumenti che mai saranno
diminuisce coesione, avvampa l'incomprensione
individuo il problema nell'individuo
il totalitarismo prossimo brucerà i cretini
i disinformati, gli onesti, i solitari
nel frattempo, la statua del bersagliere
desisterà definitivamente dall'intento
irretita dalla freddezza di porta pia