28.9.09

rue de rivoli

siamo un rivolo ininterrotto di sudore ma dentro secchi come certi deserti, in attesa di qualsiasi bus che ci conduca un pezzo di strada più in là, nello spazio pubblico che nessuno condivide, da cui nessuno s’aspetta frutto. siamo ripetitivi come gli aneddoti di pippo baudo, sociopatici in lenta riabilitazione, curati e curatori, smarrite storie e connessioni, morali della favola e pronte soluzioni. oppressi dall’inverno civile che non è una stagione, ma un quarto di secolo, il nostro, dapprincipio fino ad oggi, ad eccezione di alcune puntate di big. cui resistiamo serrandoci e così serrando ogni alternativa di resistenza. egolatri senza maestri. schiavi dell’epoca senza i mezzi adeguati per esserci, figuriamoci i fini. siamo in un cul de sac e la scrittura e i pensieri battono sempre sullo stesso argomento, non troviamo fuga, rimane la foga.

23.9.09

il dovuto

fra cinquant'anni chi di noi si sarà opposto non sarà ricordato come eroe

20.9.09

sguardo periferico

stracci polverosi sbattuti con furia alla finestra da massaie tristi talvolta si trasformano in uccelli in volo. una pattuglia dei granatieri subisce l’agguato di una realtà disordinata. l’unico allarme qui è la prova di un sistema antifurto. in mezzo a scampoli di agro romano, quando dai libero sfogo all’immaginazione. un’estate incivile dopo una primavera da brividi preannuncia un autunno barbaro. gli opponiamo uno gelido silenzio emotivo, una indefettibile renitenza al consumo, uno sprezzo di tutte le mode, un tragicomico rifiuto del denaro (tragicomico per la posizione che abbiamo o che dovremmo desiderare), che nell’evo berlusconiano ci paiono la minima forma di conservazione morale. in altri tempo, forse, avremmo parlato. in altri tempi, non ci saremmo fottuti, così presto, mezzo cervello.