22.9.10

sfoglie di cipolla

l’amministratore delegato di unicredit, alessandro profumo, è stato sfiduciato ieri sera dal consiglio d’amministrazione della banca, riunitosi in seduta straordinaria. vana l’ultima resistenza del banchiere che, secondo le ricostruzioni dei quotidiani, pare abbia dichiarato, sono scomodo perché non faccio parte del sistema. l’unico voto contrario è della consigliera lucrezia reichlin, economista della london business school e figlia di alfredo reichlin, partigiano e dirigente del pci. alfredo reichlin ha poi aderito al partito democratico e nel duemilaotto diviene il presidente della commissione per la stesura del manifesto dei valori del nuovo partito. la commissione era composta da cento membri, la diffusione del documento non pare aver superato di molto tale soglia critica. in passato, alessandro profumo è stato più volte accostato ad ambienti politici di centro - sinistra. ha votato alle primarie del 2005 e del 2007. nella seconda occasione, la moglie, sabina ratti, si è candidata, al fianco di rosy bindi, all’assemblea nazionale del partito: i delegati eletti furono 2.858. sabina ratti fu tra i cento membri della commissione per la stesura del manifesto dei valori, presieduta da alfredo reichlin. oggi, il giorno dopo la sua destituzione, goffredo de marchis su repubblica suggerisce che alessandro profumo ha il profilo adatto per recitare la parte di “papa straniero” del partito democratico, invocato nei giorni scorsi dal documento dell’ex leader walter veltroni (e firmato da 75 deputati e senatori della minoranza del partito di “areadem”). il documento è stato redatto in una fase di forte fibrillazioni interne ed è seguito al documento dei “giovani turchi” (leggi, quarantenni dalemiani che rigettano il pd veltroniano), a dichiarazioni trancianti sulla linea ufficiale del partito dei “piombini” (leggi, renzi e civati) e al lancio di un’imbarazzante campagna pubblicitaria in cui il segretario del partito, bersani, spazientito, invita tutti a rimboccarsi le maniche. al riguardo, sempre goffredo de marchis ha scritto di rischio balcanizzazione per il partito. secondo wikipedia, con balcanizzazione s’intende una situazione interna instabile e condizionata da continue disgregazioni e problemi che causano la rottura dello stato in più regioni o statuti autonomi. nei secoli scorsi, l’indebolimento delle strutture statali allettava un gran numero di potenziali invasori. la globalizzazione ha portato via con sé questo rischio ma ha accresciuto quello dell’invasione dei capitali stranieri. il «pomo della discordia» che ha fatto esplodere i conflitti interni in unicredit, è l'ascesa nel capitale della banca del fondo sovrano e della banca centrale libica, divenuti in breve tempo i primi azionisti della banca con il 7,58% complessivo. operazione che ha contrariato gli altri azionisti di peso, in particolare le fondazioni bancarie, cariverona, caritorino, carimonte, sulle quali, in particolare sulla prima, è forte l’influenza della lega nord. circa tre settimane fa, la guida della rivoluzione libica muammar gheddafi, giunto in italia in visita ufficiale, è stato accolto con i massimi onori dal presidente del consiglio.

17.9.10

mai fidarsi

9.9.10

l'uovo a una dimensione

è svaporato presto il gusto di raccontare, giorno dopo giorno, il poco che accade. il tutto è dovuto, forse, ad un’emotività bizzosa, spaurita nel bel mezzo del freddo artico del web. su cui si trascorre tempo sottratto al dissodamento sistematico dei cuori. d’altra parte senza si è tagliati fuori dal flusso d’informazioni, dalla pioggia di immagini sui fumogeni che colpiscono i leader sindacali; senza, esci fuori e trovi il deserto urbano, inframezzato da oasi il cui accesso è riservato agli uomini col fiore in bocca.

7.9.10

squilibrato

dietro le parole dette c’è un grosso rumore
che torna utile se vuoi subito smentirle
rispondere sinceramente a domande profonde
cosa ci faccio qui?
(cosa farei altrove?)
la situazione politica è squilibrata
una parte del paese è immobile, dimentica
l’altra straparla, straripa
simbolo ne è il corpo del leader più influente
che non si quieterà prima di capitolare

3.9.10

avellino - rocchetta sant'antonio

gerardo iannaccone era un ferroviere
viveva a castelvetere giù sul calore
buona educazione di spirito cristiano
ed un locomotore sotto mano
di buona famiglia giovane e sposato
negli occhi si leggeva: molto complessato
faceva quel mestiere forse per l'amore
di viaggiare sul locomotore
seppure complessato il cuore gli piangeva
quando la sua gente andarsene vedeva
perché la gente scappa ancora non capiva
dall'alto della sua locomotiva
la gente che abbandona spesso il suo paesello
lasciando la sua falce in cambio di un martello
ricorda nei suoi occhi nel suo cuore errante
il misero guadagno di un bracciante
una tarda sera parte da montefalcione
doveva andare a rocchetta e dopo ritornare
pensa di non partire oppure senza fretta
di lasciare il treno a montemiletto
svela il suo grande piano all'altro macchinista
buono come lui ma meno utopista
parla delle città di genti emigrate
a varese oppure a vimercate
e l'altro macchinista capì il suo compagno
felice e soddisfatto del proprio guadagno
e con le parole cercava di calmarlo
fu una mano ad addormentarlo

versione di agapito malteni il ferroviere, rino gaetano

2.9.10

bureau veritas

il manager flessibile confida
nella tua autonomia
nel tuo desiderio di aprire una strada
ma se ti allontanerai non verrà a riprenderti
se ti perderai, l’avrai perduto
ti ha dotato di tutti gli strumenti
della chiave
del sapere contemporaneo
tranne il suo
impenetrabile
come il suo cuore
che riposa nell’armadietto
assieme alle chiavi dell’auto
e una vecchia bottiglia di bourbon

1.9.10

teledurazzo

antonio monda: il romanzo è stato dichiarato ripetutamente morto.
jonathan franzen: sarei felice di vedere gli scrittori parlare del mondo in cui viviamo, invece di rifugiarsi nell'adolescenza o in questioni marginali. penso a quanto fosse eccitante in tal senso saul bellow.
intervista a jonathan franzen, la repubblica di oggi


il mondo di oggi è tempo recuperato per l’assurdo cui prima non si pensava perché impegnati a dover campare. però non ovunque è così, un antropologo ravviserebbe in un’argomentazione del genere dell’eurocentrismo. a durazzo, pover’uomini si sbracciano per vendere un mezzo chilo di olive ma sorridono di più del barista tornato scuro dalle vacanze passate a malindi. un consiglio surreale sarebbe scambiarsi vite spesso, ma è lo stesso giochino di certe programmazioni discutibili di mtv. il segreto dunque, ad averne uno e volerlo dispensare in giro, è di spiazzare il benessere, messaggio che i più, in particolare i giovani del belpaese, non accolgono perché ritengono vivere in un terribile periodo di crisi, in cui si chiudono gli spiragli di futuro. sensazione approfondita dall’evidenza, non imputabile come anti-berlusconismo, di vivere nell’unico paese al mondo in cui l’uomo di gran lunga più ricco concentra su di sé il potere politico e mediatico, in un’epoca che è impasto di consumismo e immagine. un conflitto di interessi con la modernità che nessuno vuole affrontare. al massimo, si va torna a votare.