12.12.09

cinque anni di inadeepsleep

sveglia è da molto che non scrivo seriamente, e pure se forse non ho mai cominciato, ricordo un tempo in cui ero decisamente entusiasta del mio passatempo. per l’occasione, cinque anni di questo blog, tornato, con discrezione, all’anonimato dei suoi esordi, sento la necessità di chiarire qualcosa riguardo a quanto vi ho via via raccolto: rapidi calembour, ritratti distratti, sfoghi amari, bestemmie al vento, pretenziosa bellettristica. nel frattempo, i blog si sono affermati, i loro contenuti, almeno in italia, piantati. le reti informatiche segnano le nostre vite, sconvolgono il nostro paesaggio psichico. in un sonno profondo continuiamo a vagare ma sogniamo ripetutamente di aprire gli occhi e di ritrovare un mondo migliore.

rispetto il problema centrale della modernità occidentale è che l’uomo non rispetta il prossimo per quello che di esso non comprende. ognuno si è rinchiuso in in un bozzolo parecchio spesso di egomania. nella vita pubblica prorompe rovinosamente il privato: un continuo, talvolta scabroso, mostrare se stessi; inguardabili narcisisti, forgiati nel culto della personalità, dei modelli rilanciati dal cinema, dalla pubblicità. un miscuglio perverso tra innovazione tecnologica e trasformazione antropologica. erodiamo lo spazio pubblico mentre aumenta il sospetto per gli attori superstiti, quelli che cambiano registro per il gusto di farlo, coloro che improvvisano per sottrarre terreno all’artificio. e proviamo paura dei diversi, quelli che si ostinano a rimanere poveri, stranieri, derelitti, sgradevoli, alienati. affetti da una grave forma di conformismo, anticamera del razzismo, che è, nel paese reale, il riflesso più fedele della crisi politica che stiamo attraversando.

berlusconi precisamente un lustro fa: silvio berlusconi e i suoi scherani tentano l’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario, al secolo legge castelli: avrebbe modificato le regole di composizione del csm, separato le carriere dei magistrati inquirenti da quelle dei giudicanti. dopo poche ore, il tribunale di milano nel processo sme prescrive l’accusa di corruzione in atti giudiziari formulata contro il presidente del consiglio dei ministri, concedendogli le attenuanti generiche. a palermo, il suo sodale, onorevole marcello dell’utri, accusato del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, osserva sgomento la giuria del tribunale di primo grado entrare in camera di consiglio: sarà giudicato colpevole e condannato a nove anni di carcere, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a due anni di libertà vigilata. dopo cinque anni, non s’è mossa foglia, solo il clima s’è aggravato. siamo ostaggi politici della parte deteriore del paese e la nostra opposizione è nelle facce che portiamo.


talento in italia, si sa, si fa spreco quotidiano del talento: drappelli di giovani con l’occhio vispo s’incolonnano ai check in degli aeroporti nazionali pur di salire sul primo volo low cost che salpi le alpi. ché l’estero offre le vere occasioni, le favolose opportunità, i rapporti civili, le strade pulite, i divertimenti, le donne (non) illibate. è che in patria, oramai è assodato, gli uomini puri di cuore, e non solo quelli, raramente raggiungono la felicità senza scendere a compromesso. si sprecano dunque inviti alla resa, dunque a partire, rilanciati da élites decrepite che però non gettano il guanto, fioccano lettere ai giornali di ricercatori oltreoceano che dopo aver lesinato per anni finanziamenti per il loro progetti hanno abbandonato sdegnati il belpaese e non lo rimpiangono. ovunque s’ingrossa il risentimento contro la mala gestione, la piccineria intellettuale, la scarsa lungimiranza del palazzo che ignora dove va il mondo, che pensa a se stesso, alla lunghezza del processo, allo stato di crisi della seconda repubblica, ai ricatti incrociati, allo sputtanamento generale, al mercimonio sessuale. per motivi speculari, ovunque si continua a pensare esclusivamente a se stessi.


roma quindici anni fa era una giostra all’eur assieme ad uno dei figli della terra dell’osso che non aveva speranze di invertire la tradizione di famiglia. allo scoppiare della guerra al terrorismo alqaedista, la mia famiglia quella tradizione credeva di invertirla definitivamente e mi mandò qui a studiare. al capezzale di mio nonno, che moriva lentissimamente, raccolsi una benedizione che è l’unico legame con i lari familiari. trovatomi in un ambiente non mio, nell’ardore, nel colore, nelle idee, nell’educazione ero poco più che adolescente in mezzo a tante cose da imparare. credevo si dovesse abolire la primina, evitare di perdere l’accento, i capelli, le residue convinzioni. non ero pronto a usare rispetto e devo essere stato un ignobile essere che sprigionava un insopportabile alone di diffidenza. non so se ho sprecato gli anni migliori ma quella roma era, per motivi diversi, infetta quanto me e non avrei potuto scendervi a patti.


napoliavellino l’età globale si caratterizza per la feroce competizione tra megacittà per attrarre le migliori risorse finanziarie e umane. come decenni fa, comprese la grande urbanista canadese jane jacobs è la diversità delle strutture economiche e sociali a rappresentare il motore della crescita e dell’innovazione. nessuno stratagemma consentirà ad avellino di separare il proprio destino da quello della regione che la ospita e del magnete urbano in cui gravita. gravato da un inarrestabile processo di deindustrializzazione, sfiancato dalla prepotenza della criminalità organizzata, segnata dall’inaffidabilità della classe politica, con un ciclo economico dominato dalla speculazione edilizia, dal saccheggio del territorio. raccogliere la sfida significa costruire una visione di un percorso possibile di rigenerazione, di sviluppo, da perseguire insieme. anche con quelli che ascoltano gigi d’alessio.


un tipico discorso di un dirigente locale del partito democratico il profondo rinnovamento dello scenario politico nazionale innescato dalla rivoluzione veltroniana ci sprona a raggiungere una sincera vocazione unitaria, la cui urgenza diviene pressante per il mandato raccolto dal popolo delle primarie. tuttavia, siamo consci di dover superare una serie di tensioni interne nate dai dissensi espressi dai soliti soloni della politica, in ordine alla rappresentanza in consiglio dei franceschiniani, probabilmente fuorviati da pratiche di potere sorpassate, per non dire demitiane, contro le quali noi ci siamo sempre aspramente battuti. noi non sbatteremo la porta a nessuno. emerge la volontà di esprimere un consenso su una figura al di sopra delle parti. non la imporremo con la forza per evitare gli errori e gli orrori della vecchia dirigenza. crediamo nella possibilità di un dialogo per ritrovare le ragioni dello stare insieme. sempreché riusciamo ad essere adeguatamente rappresentati nei direttivi, nelle assemblee, nelle commissioni, nelle sottocommissioni, negli organi, nei comitati, nei consorzi, nei ciddià, negli ato, nelle associazioni, nei conservatori, nei teatri, nei musei, negli stadi, nei cimiteri…


stretto di barba il fiume sabato corre gonfio d’acqua e stracci bianchi penzolano dai rami spogli, lasciandosi indietro la provincia di avellino, ruderi di acquedotti romani, strade ferrate deserte. uno strapiombo sulla sinistra nasconde alcuni paesi morenti: petruro, chianche, torrioni. sulla fauce di fronte domina ceppaloni e la scura colorazione della vegetazione che tinge le rocce agghiaccerebbe gli spiriti più indomiti. è un luogo magico e tragico insieme: sfondo dei sabba delle janare medievali, prim’ancora della massima umiliazione subita dall’esercito di roma. eppure non c’è mitologia che impreziosisca la desolazione di questa sera. il cartello arrugginisce e automobili guidate da fantasmi zigzagano tra le ombre e i cani randagi. pochi chilometri avanti archeologia industriale e bolla vinicola: lo strazio del sottosviluppo che strangola le ultime tracce di comunità. sento che in questi luoghi restano intrappolate le radici della nostra vigliacca abdicazione al futuro.

4.12.09

cosa è circo mediatico e cosa no(stra)

immediatamente prima, durante e subito dopo la deposizione del pentito spatuzza al processo di appello contro dell'utri, per concorso esterno in associazione mafiosa, hanno dichiarato (alle agenzie) dell'utri stesso ("io non conosco nessuno"), berlusconi ("è folle quello di cui mi accusano"), bonaiuti ("la mafia attacca il governo perché il governo è contro la mafia"), gasparri ("spatuzza refuso della parola spazzatura"), castelli ("su spatuzza la magistratura si gioca la credibilità"), stefania craxi ("vicenda diabolica"), boniver ("fantasia malata"), prestigiacomo ("ritengono attendibile un pluriassassino"), soprattutto capezzone ("sono indignato che una bestia che ha sciolto un bambino nell'acido improvvisamente ha una crisi di coscienza e dopo quindici anni sostiene che nel gennaio '94 ha sentito alcuni mafiosi dire che chi ha canale 5, aveva in mano il paese quando berlusconi doveva ancora scendere in politica. e su ciò è stata montata un'inchiesta e un circo mediatico che sputtana il paese")

30.11.09

noi non ce ne andremo

'fanculo ai vecchi che prima hanno rovinato questo paese
e poi ci consigliano, paternamente, di lasciarlo

29.11.09

muji life

la gravità dei quesiti che un uomo si pone
non ne fa un uomo importante

27.11.09

pancia a terra

nel paese della mafia
mafia batte mafia

26.11.09

autunno caldo

il lavoro o appaga o affama

25.11.09

buffet

al giorno d'oggi, quando entri in quello
che un tempo era un semplice ristorante
sei costretto a chiederti: come funziona?

24.11.09

web 2.0

puoi contare il doppio
finisci dimezzato

18.11.09

morandi

piazza piena
urne vuote

16.11.09

via del governo vecchio

fare i giovani costa
il pianto di un'altra epoca

13.11.09

le ragioni del territorio

sono l'espressione dell'intera regione campania e quindi mantengo la mia candidatura che è ancora più forte di prima dopo quello che è successo. gli ho spiegato (a berlusconi ndr) le ragioni del territorio. non possono essere i procuratori a decidere l'evoluzione democratica. sulla mia candidatura c'è un largo consenso. quindi non faccio un passo indietro.
nicola cosentino, sottosegretario al ministero dell'economia e delle finanze, candidato in pectore del pdl alla regione campania


il territorio campano scempiato, mutilato, cementificato, dissanguato, disossato, intombato di veleni, poiché la sua voce, i terremoti, i bradisismi, le alluvioni, le frane, le attività vulcaniche, viene continuamente ignorata dagli uomini che ospita, chiede di non essere più strumentalizzato dalle forze politiche, regionali e non, e declina ogni responsabilità per futuri disastri

11.11.09

villa borghese postprandiale

ragionare di libertà degli ultras con il capo
che non è tempo di discutere in pubblico
di forme più diffuse di schiavitù individuali

9.11.09

grigio fuori chicago

lo stato d'ansia di questa città si misura dalla marcia in più in cui
si muovono i tergicristalli quando piove forte

5.11.09

il crollo dei super bonus aziendali

uomini e topi arrischiano la propria salute per un pezzo di formaggio
capannelli in corridoio commentano le oscure decisioni del management
l’autoironia scaccia la crisi, l’invidia le è indifferente
mai come ora…, guarda, nessuno fa niente
vedo i segnali per uscirne, io sì che, io che meglio di altri…
la crescita professionale, l'accumulo delle esperienze
investire nel capitale umano nella capitale disumana
noi che non licenziamo
dopodiché concedeteci la licenza di annientarvi
le orbite rapite dallo schermo del pc
(sul quale)
fogli elettronici raffazzonati colgono i possibili andamenti del salario
duemiladieci, duemilaundici, duemiladodici,
analisi delle ricadute fiscali, il potere d’acquisto
la conclusione del processo di valutazione offre un suggerimento
impara a chiuderti a riccio e a fottere il prossimo

29.10.09

mammavellino

negli anni novanta io me ne andai,
come oggi i ragazzi vanno in cina,
vanno via, anch’io me ne andai nauseato,
stanco da questa avellino del dopo sisma,
io allora a vent’anni, mi trovavo di fronte a questa situazione,
e andai via da questa avellino anni novanta.

e me andavo da quella avellino addormentata,
da quella avellino pettegola, conformista, democristiana,
quella avellino del ci conosciamo tutti, del “a chi appartene?”,
quella avellino delle pizzerie, delle vinerie, dei salettabacchi, dei fruttivendoli,
quella avellino delle nocelle, delle castagne, del musso, delle pizze co l’ereva, senza l’ereva,
delle mozzarelle di bufala, delle coccetelle,

me andavo da quella avellino degli ambulanti, dei parcheggiatori,
dei mercati, dei mercatoni, degli imbrogli, delle approssimazioni,
degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali,
dei pagamenti che non vengono effettuati, dei fallimenti,
quella avellino dei maestri elementari, degli impiegati comunali, provinciali, dell’alto calore
quella avellino dove le domande erano sempre già chiuse,
dove ci voleva ‘na botta, la Raccomandazione

me andavo da quella avellino isola felice dalla camorra,
del riciclaggio, della monnezza, del traffico,
quella avellino della variante e della bonatti, della ricostruzione mai terminata,
delle case fuori sito, in cattivo stato,
quella avellino dei politici, dei medici, dei primari, dei lupi, dei licantropi

me andavo da quella avellino delle ville in collina,
la avellino di piazza garibaldi, di via piave, di borgo ferrovia,
quella moderna, quella rurale, quella di giorno, quella di notte,
quella asfittica, la avellino dei platani, con il cancro, senza cancro,
l’avellino di parco abate, della bottega, del calcio come droga
l’avellino di noi con loro,
l’avellino eterno democristiana di de mita

me andavo da quella avellino che non ci invidiava nessuno,
l’avellino città giardino, del santuario di montevergine, della collina della terra, del victor hugo,
del castello, del teatro, del carcere, della caserma, del macello di avellino,
quella avellino che piove sempre, estate e inverno,
quella avellino ch’è meglio di napoli

me andavo da quella avellino dove la gente si rinchiudeva nelle case,
quella avellino fetente e impiegatizia, delle pippe cerebrali,
dei sullo, di de vito, di gargani, di bianco, di mancino, di d’ercole, del sindaco di nunno,
quell’avellino periferia di napoli

me andavo da quella avellino della banca popolare d’avellino alla collina dei liguorini,
di …chi cazzo ne so, del corso vittorio emanuele, di via francesco tedesco, di via nappi,
quella avellino che “a tieni na sigaretta?”, “a tieni mille lire…pe no paio e cazettini?”,
quella avellino della legge del partenio, delle luminarie al ferragosto,
quella avellino dove le fontane di piazza libertà non hanno mai bagnato nessuno,
me n’andavo da quella avellino di merda!

mamma avellino! addio.

20.10.09

sociologia spicciola

la tomaia della sneaker destra, da tempo raggrinzita, inizia a squarciarsi all’attaccatura della gomma. finiranno nei cassonetti per vestiti usati saccheggiati da romaneschi armati di spuntone. noi siamo quelli che temono di non poter rimpiazzare il solito modello di scarpe. quelli che rimpiangono i voli sky europe durante i quali ci tormentiamo con la cintura di sicurezza ben stretta. alle feste popolari ci apriamo a fatica tra la folla che spensierata tracanna e sta lì per vedere altra gente tracannare mentre artisti di strada sono scoraggiati dai sussulti di attenzione che riescono a strappare. noi siamo quelli che amiamo ritornare per parlare male pur di non mettere in discussione il nostro discutibile modo di stare insieme da soli. che poi è un modo di non far mai niente e quando qualcosa, senza dare a vedere. noi siamo quelli in difficoltà in questo torno di tempo italiano, in definitiva persone che osservano in un posto in cui tutti desiderano essere osservati.

13.10.09

le ragioni dell'intestino

di continuo ghermiti dai marosi della menzogna più spudorata, temiamo di perdere definitivamente il senno, la capacità di riconoscere il giusto dal cattivo, il gusto di ragionare nel paese che perciò è già dittatura. scomodi in situazioni che nella normalità non avrebbero dovuto essere, in discorsi che non ci sarebbero stati, in incontri che non sarebbero avvenuti. con un disfattismo che colora solo i nostri scritti, tra l’altro rarefatti come i pensieri, perché in pubblico ostentiamo disimpegno, perché il pubblico non è sempre adatto e quando lo è magari distratto da certi recenti e penosi contorcimenti dell’io. soffriamo poi perché siamo consapevoli che lo strazio di questi mesi non produce rivoluzioni perché alcune sofferenze sono soltanto esteriori.


p.s. è probabile che il tono dei miei post non cambi fino al giorno della caduta del regime di B.

28.9.09

rue de rivoli

siamo un rivolo ininterrotto di sudore ma dentro secchi come certi deserti, in attesa di qualsiasi bus che ci conduca un pezzo di strada più in là, nello spazio pubblico che nessuno condivide, da cui nessuno s’aspetta frutto. siamo ripetitivi come gli aneddoti di pippo baudo, sociopatici in lenta riabilitazione, curati e curatori, smarrite storie e connessioni, morali della favola e pronte soluzioni. oppressi dall’inverno civile che non è una stagione, ma un quarto di secolo, il nostro, dapprincipio fino ad oggi, ad eccezione di alcune puntate di big. cui resistiamo serrandoci e così serrando ogni alternativa di resistenza. egolatri senza maestri. schiavi dell’epoca senza i mezzi adeguati per esserci, figuriamoci i fini. siamo in un cul de sac e la scrittura e i pensieri battono sempre sullo stesso argomento, non troviamo fuga, rimane la foga.

23.9.09

il dovuto

fra cinquant'anni chi di noi si sarà opposto non sarà ricordato come eroe

20.9.09

sguardo periferico

stracci polverosi sbattuti con furia alla finestra da massaie tristi talvolta si trasformano in uccelli in volo. una pattuglia dei granatieri subisce l’agguato di una realtà disordinata. l’unico allarme qui è la prova di un sistema antifurto. in mezzo a scampoli di agro romano, quando dai libero sfogo all’immaginazione. un’estate incivile dopo una primavera da brividi preannuncia un autunno barbaro. gli opponiamo uno gelido silenzio emotivo, una indefettibile renitenza al consumo, uno sprezzo di tutte le mode, un tragicomico rifiuto del denaro (tragicomico per la posizione che abbiamo o che dovremmo desiderare), che nell’evo berlusconiano ci paiono la minima forma di conservazione morale. in altri tempo, forse, avremmo parlato. in altri tempi, non ci saremmo fottuti, così presto, mezzo cervello.

19.7.09

dissoluzioni

per rilanciare il blog, forse muoio

16.7.09

il picco della produzione

la svestizione del flexmanager è parecchio lenta, rilassate le membra, disperde le tossine di ipercompetitività e mentre accatasta i colletti bianchi appiccicosi sulla montagnola di panni sporchi pensa a come l’indomani affronterà il lavoro che ha lasciato inevaso, che non è poi la fine del mondo se anche quest’anno non verrà la promozione, l’aumento, che viaggia in taxi ogni tanto e discute quotidianamente con gente che lo prende tutti i giorni, che dal vetro del taxi ha visto il colosseo, un barbiere che tosava le aiuole, le cupole indorate, un bambino affamato davanti l’edificio della FAO, un ex gondoliere bulgaro dall’andatura sbilenca. si crede certo, come quel tale, che l’intelligenza sia vicina ai testicoli, e se sei pelato, o a rischio di diventarlo, tanto meglio

15.7.09

la cometa sul forte

pick up militari rientrano alla base dalla ronda di (fuori) quartiere e chiazze di luce emergono dagli antri delle case in cui sono rinchiusi innumerevoli esseri umani. ai balconi, pochi coraggiosi scialano per un alito di fresco. immancabili, da lontano, giungono spari artificiali, chiacchiere, miagolii, il fruscio del traffico che scorre. il messaggio è tutto, in una sovrapproduzione di senso. in sua assenza, ci si danna l'anima per molto meno.

14.7.09

dar es salaam

non scrivo più perché dal cassetto sono scomparse le biro adatte, quelle con l'inchiostro a gel, capirlo è costato mille incomprensioni con cartolai annoiati. i miei occhi acquosi bramano le vacanze, i tetti di parigi, un asso nella manica. sguscio via dall'ufficio senza più guizzi, quasi atomo. tanta è la strada da fare. non mi iscrivo più al partito democratico: vado in africa!

9.7.09

rationality isn’t enough

“Who is man? Is he a rational animal? If he is, then the goals can ultimately be achieved. If he is not, then there is little point in making the effort. All the evidence of history suggests that man is indeed a rational animal but with a near infinite capacity for folly. His history seems largely a halting, but persistent, effort to raise his reason above his animality. He draws blueprints for utopia, but never quite gets it built. In the end he plugs away obstinately with the only building material really ever at hand: his own part-comic, part-tragic, part-cussed, but part-glorious nature.”

Robert Strange McNamara (June 9, 1916 – July 6, 2009): qui, qui & qui

7.7.09

l'osso e la colpa

scarno, dall’osso dell’appennino da cui discendono le mie genti, strappate a brandelli, alcuni brandelli ancora attaccati, manca il gusto a sorprendermi né mi sorprende troppo il gusto altrui, arrivo a capire che è una questione di culture, sfumature, ma è la mia che mi sfugge, non si lascia narrare, perché ciò che in essa si trasmette sono i silenzi, impenetrabili, non in tutto simili. mi pare d’intuire che in alcuni, quelli ispirati, ricerchiamo la pace con la terra che attraverso gli uomini non ci riesce di scovare, momenti densi in cui sentiamo come un’intesa intima con il paesaggio attorno, che infatti mai smettiamo di scrutare, perché lo troviamo ogni volta diverso da come lo ricordavamo mentre spesso ci annoiano i volti delle persone perché li troviamo uguali a mille altri, nei tic, negli zigomi, nell’ovale, somiglianze che i vicini stentano ad ammettere. così fatichiamo ad accomodarci nel mondo per come è diventato, fluido, rapido, pavido. che spalanca infinite opportunità di incontro cui presentare ruoli contraddittori. la diagnosi della nostra malattia, della nostra generazione di passaggio, è sintetizzabile nell’illusione di poter cambiare il mondo, vorticosamente assieme ad esso, senza essere disposti a concedergli neanche un millimetro.

29.6.09

goffi spunti goffmaniani

il mio nascondiglio mi sottrae solamente alle feste patronali, alla morbosità dei legami viscerali. la libertà è altro, nello spazio pubblico che evapora. invece delle parole, ho centotre videoclip da condividere. il suono del pianoforte del piano di sopra, unica meraviglia. una rete è a maglie larghe, larghissime in un tipo di società che emargina i meriti di alcune solitudini.

17.6.09

quintiliani

l'esistenza della stazione quintiliani sulla linea b della metropolitana di roma spiega meglio di ogn'altro luogo (comune) il perché l'italia non è (ancora) un paese civile

14.6.09

la questione umorale

anzitutto la conta dei voti. al comune di avellino, settecentododici (712) candidati sugli ottocento (800) totali hanno raccolto alle amministrative di sabato e domenica scorsi, meno di cento preferenze, il gruzzolo di voti minimo per aspirare ad un posto da consigliere. ben quattrocentotrentratre (433) candidati hanno raccolto meno di quindici (15) preferenze, il consenso che si può metter insieme grazie ad un nucleo familiare numeroso ed una schiera minima di amici. gli ottantotto (88) candidati che hanno superato le cento (100) preferenze hanno complessivamente ottenuto ventimilanovecentosettanta (20.970) preferenze, i restanti settecentododici (712) solo dodicimilacinquecentosessantatre (12.463). la sconsiderata polverizzazione del voto, d’altra parte determinata dalle scelte delle forze politiche in sede di presentazione delle liste, ha punito particolarmente gli schieramenti del sindaco galasso e del centro sinistra alternativo di gengaro. premia l’azzardo di festa e la corsa solitaria di micera. l’accozzaglia di nomi e di anime diverse di cui si compone il centro destra cittadino guadagna una percentuale rilevante, soprattutto grazie a buoni risultati personali. non allo stesso modo si può dire del risultato conseguito dal candidato a sindaco, preziosi, probabilmente per la distanza con cui lo percepisce l’elettorato. ad ogni modo, il quadro che ne vien fuori è desolante. abbandonato ogni proposito di rinnovamento, non solo negli uomini ma pure nelle idee, le forze politiche cittadine si contorcono pietosamente su scelte passate scellerate, su rancori personali inestinguibili, su battaglie di potere (bassoliniani vs tutti ???, i bassoliniani, ripeto!) antidiluviane che fanno presagire future sventure, qualunque sia l’esito del ballottaggio. in aggiunta, abbiamo ora la controprova che le divisioni dell’elettorato sono il sintomo di una immaturità politica tale da rendere impraticabile ogni tentativo di change, anche solo delle coscienze. di questo passo avellino duemilaventi (2.020) non verrà prima di avellino duemilaquaranta (2.040)

31.5.09

sputtanati e puttanieri

i recenti accadimenti della vita spiegano come certi tipi poco italiani possano affogare la propria solitudine nella maniacalità lavorativa. dopodiché bisognerebbe disporre anche di un lavoro dignitoso, di tracce di comunità cui offrirne i frutti. il dolore come forma d’ozio alla fin fine stanca. e il paesaggio morale, mortale. il mio incedere rallenta al ritmo del battito del cuore, rotondo asseconda la strada polverosa, l’informe spazio che mi circonda accresce l’ignoranza, un cruccio che mi affonda, interdizione che mi sfianca. di lato, di fianco, di fronte, un anziano ansioso che conclude male il suo parcheggio, un tossicomane col cane, adipose teenager cultrici di amici. in fin dei conti, quando va bene, la borgata è solo un’autostrada urbana la cui misura di civiltà è garantita dall’autobus che ti porta via. per la prima volta, lo provo nella direzione contraria. dopo aver superato una serpentina di strada, che costeggia l’aniene, e sulla quale si affacciano palazzine fuori quota e osterie da strapaese, dalla nomentana si giunge a montesacro. uno dei pochi quartieri popolari di roma dignitosi, ultima tappa del sessanta notturno cantato da rino gaetano. i muri sono tappezzati di manifesti elettorali, la cui visibilità non dura un’ora. il loro spessore raggiunge svariati centimetri e si incurvano ai margini sotto il loro stesso peso. feriscono passanti distratti, assistiti da ambulanze che correndo tagliano la strada ai passanti. nei dintorni della mia vecchia università nulla è cambiato. resiste la patina di conformismo e inconcludenza. trovo la mia casa preferita, al civico trenta di via degli appennini, falsamente decrepita come sempre, le finestre sono spalancate, sul davanzale una bottiglia di vetro, oltre a quello che vedo non immagino. a piazza caprera, la supremazia dei giovani con il casco di capelli a nasconder la fronte e delle giovani filiformi è scossa dall’apertura di un ristorante gestito da cinesi. al giulio cesare, una felpa carhartt intrecciata al cancello commemora pateticamente chissà quale vittima della strada. gli incentivi per l’acquisto di biciclette sono esauriti dopo aver mandato in tilt il sito del ministero mentre un russo si afferma al giro d’italia, dei russi sfilano l'opel alla fiat. in libreria non riesco a trovare quattro dei cinque titoli che cerco. in compenso ho due cravatte sottili in più. le sacrifico ad un lavoro dequalificante probabilmente per l’eccessiva confidenza che abbiamo di poter cambiare le cose. stante così le cose, il dover esser non sarà. e lo strambo paese in cui siamo nati e cresciuti, che siamo inadatti a lasciare, dai poteri forti piccoli piccoli, dall’ancora più stravaganti regole di vita civile, dalle èlites politiche sputtanate e puttaniere, finirà per uccidere quelli come noi più facilmente che altri.

24.5.09

invocazioni

a gabriella bianchi
giornalista blogger
licenziata in tronco

ai provinciali che stonano, alle scritture che spiegano, alle vite che non si piegano, alle verità che vorremmo, alla passione per le parole, ai mulinelli delle nostre illusioni, alle speranze di futuro, alle porte sbattute in faccia giorno dopo giorno rimandate, alle occasioni mancate, alla giustizia che la nostra terra non conosce così che la mota aumenta e sommerge scheletri armati di cemento edificati a maggior gloria della stessa gente.

19.5.09

why dino preziosi is unfit to lead avellino

storicamente, uno dei problemi più caratteristici del capitalismo italiano è l’ossessione del controllo azionario. da un certo punto in poi, l’obiettivo prioritario degli imprenditori italiani sembra essere la conservazione ad ogni costo del controllo proprietario sulle aziende che hanno fondato e magari imposto sul mercato. a favore dei propri eredi. la maggior parte delle aziende che si quotano in borsa, cedono quote di minoranza e comunque evitano di ricorrere al mercato dei capitali se non all'interno di dolorosi programmi di ristrutturazione, pur di non diluire la quota di controllo. non a caso, spesso si definisce il nostro sistema economico, bancocentrico. ovvero eccessivamente dipendente dal credito delle banche, poco dai capitali dei prenditori di rischio. nei paesi in cui esiste un mercato dei capitali sviluppato, invece, arriva sempre un momento della vita dell’azienda in cui i potenziali vantaggi della crescita superano i benefici privati del controllo. e la famiglia lascia il posto al management. dunque, ricapitolando: in italia, più che altrove, sono alti i benefici privati del controllo. essi conferiscono agli imprenditori che ne godono, prestigio, visibilità, potere. ne soffrono la dimensione, la competitività delle imprese, il livello degli investimenti, la selezione del merito di chi le dirige, le aspettative dei portatori di interesse, dipendenti e clienti, primi tra tutti.

tuttavia, quasi la metà del prodotto interno lordo italiano è targato pubblica amministrazione. non solo amministrazioni centrali e locali ma anche aziende da queste direttamente controllate (le ex municipalizzate, per esempio) che, nello specifico, lavorano adoperando tecniche gestionali del tutto similari a quelle in uso presso le aziende private. tuttavia anche le aziende pubbliche italiane non brillano affatto per l’efficienza e per la qualità dei servizi garantiti all’utenza. in questo caso, invece che dalle banche, dipendono eccessivamente dalla politica, poco invece dalle politiche pubbliche delle quali dovrebbero farsi strumento. in maniera speculare a quanto accade nel “capitalismo all’italiana”, i benefici politici del controllo superano i potenziali vantaggi della crescita delle aziende pubbliche: ne risente la loro capacità di aprirsi alla concorrenza. in base alle regole dello spoils system, il top management delle aziende pubbliche è nominato direttamente dall'ente pubblico che ne detiene il controllo: in sostanza, è espressione delle forze politiche che appoggiano l'esecutivo. se non sono sbalzati fuori da avverse contingenze elettorali, i manager pubblici ne guadagnano in prestigio, visibilità, potere. possono giungere a candidarsi per le forze politiche cui, d’altra parte, legittimamente appartengono, senza però prima dimettersi dall’incarico. si assiste, dunque, all’esorbitare, nello spazio pubblico, di una saldatura di potere a scapito, più direttamente, dell'efficiente gestione di pubblici servizi, in definitiva, della qualità della democrazia.

17.5.09

uomo marginale

The marginal man...is one whom fate has condemned to live in two societies and in two, not merely different but antagonistic cultures....his mind is the crucible in which two different and refractory cultures may be said to melt and, either wholly or in part, fuse.

Robert E. Park



al connazionale in visita in capitali europee piace essere ritratto alla fermata dell’autobus, che in patria raramente gli capita di utilizzare, in mezzo ad un gruppo etnicamente composito, donne in chador colorati, rubizzi uomini bianchi in panama bianco e compagnia bella. forse riconosce, a pelle, i segni solo esteriori di una politica di integrazione che in patria è duro individuare e che comunque non è interessato a documentare. al suo ritorno a casa accende stancamente la tivvù. ha un moto di raccapriccio al fluire delle solite notizie. spegne l’elettrodomestico a scatola quando il telegiornale comicia a trattare dei respingimenti al largo del mar di sicilia. lontano duecentocinquanta chilometri, in quel momento, sua nonna, ottantanovenne, paralitica, è imboccata da una donna di mezz’età: viene da kiev ed è senza regolare permesso di soggiorno.

più spesso, in patria, gli capita di incontrare, sulla passerella di cemento che conduce alla stazione, finto progressiste che indossano pantaloni alla zuava mentre da dietro la staccionata il circolo dei pensionati rilancia lamentosi stornelli in romanesco. da lontano sembrano il richiamo alla preghiera di un muezzin; da vicino, riconosce l’inconfondibile voce di lando fiorini. nulla di strambo al confronto della musica techno proveniente venerdì notte dal forte pietralata, ultradecennale sede della caserma dei brigadieri di sardegna, vanto del nostro esercito. la stessa caserma, alle otto di ogni mattina, invece, puntuale, rimanda l’inno di goffredo mameli, giovane patriota morto per difendere la repubblica romana del 1849, eroe del nostro risorgimento. il busto suo e di altri uomini valorosi, in fila sul granicolo, all’ombra della gigantesca statua di garibaldi, è consumato dal tempo e da sporadici scalpellini. al momento, non sono previsti restauri.

il parcheggio al parchetto feronia non si farà. i diversi comitati di quartiere, riunitisi in un supercomitato, si mobilitano affinché lo spazio verde, circa 75 ettari, non sia sacrificato sul braciere della speculazione. ogni due giorni, alcuni volontari, che stazionano stabilmente all’ingresso del parco, tagliano l’erba spelacchiata. azioni ulteriori di guerrilla gardening non sono in programma e, a prima vista, l’area appare piuttosto dimessa. tutti i pali della luce di via dei durantini sono tappezzati di comunicati che convocano riunioni di emergenza e di trafiletti dell’edizione romana di la repubblica che riportano i propositi guerreschi dei promotori. forte critica viene espressa contro uno dei comitati, dissenziente, che appoggerebbe gli interessi dei costruttori, ovvero l’esecuzione del piano regolatore generale. di fatto, il resto del quartiere è un ammasso informe di palazzine, villette, rimesse d'auto, e pompe di benzina con una densità pari al texas, nel tempo è stato edificato favorendo lo stesso tipo di interessi speculativi. al tempo i comitati ancora non esistevano. i litigi erano, in ogni caso, frequenti.

12.5.09

art. 3, comma 2 Cost.

è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

11.5.09

tutti i nomi

l’inverno del nostro scontento
non vede non sente dimentica presto
aspettiamo giorni di sole calendari di primule e viole
viene bufera balorda primavera
ciò che ci pare profondo è increspatura
certifichiamo radice una fluorescenza in superficie

noto una qualcerta difficoltà difficoltà nel procedere
cronaca del 2009 - P.g.r.




mani unite, la fenice, per ritrovare la rotta, io amo domicella, insieme per candida, vivere castelvetere, patto di libertà per forino, nuovi orizzonti per forino, uniti per forino, progetto comune per bonito, uniti per sanmango, mattone pace progresso ricostruzione, democrazia e progresso per melito, insieme per melito, il girasole insieme per il futuro, alternativa per s.angelo, continuità e rinnovamento, insieme per sturno, il quadrifoglio – uniti per rotondi, rotondi viva, uniti per vallesaccarda, liberamente – insieme per unire, liberi, noi per tufo, alleanza democratica, torrioni futura, torre, zungoli futura, i normanni, futuro insieme venticano, insieme con lealtà per venticano, vivi il futuro, progetto per andretta, l’aquilone, il ponte, centro sinistra santa paolina, fatti non parole, insieme per una nuova montoro, patto per taurasi, montoro democratica moderna, alternativa democratica, i democratici, per morra, morra nel cuore, uniti per castello, camminiamo insieme, insieme per torella – il mulino, nuova alleanza torellese, torella libera, noi per montoro e raffaele d’amato sindaco, uniti nel progresso, montoro nel cuore, parolise prima di tutto, parolise la nostra forza, insieme per il futuro, cassano democrazia libertà, insieme per villanova, quadrifoglio – rinnovamento e continuità, il sole luce e progresso, uniti per san sossio, chiusano nel cuore, impegno per chiusano, contrada nel cuore, contrada futura, trasparenza e progresso per carife, io sto con carife, per un nuovo futuro – libertà e rinascita, libera carife, lo stemma pro cesinali, pdl – udc capussela, l’aquilone, per sant’andrea

i candidati alla carica di sindaco nei cinquantaquattro comuni chiamati alle urne, sono centoventisette, di cui solo nove sono donne, uno solo ha meno di trent’anni: si chiama palatucci francesco, ne ha ventidue e capeggia la lista di forza nuova a montella, l’unico comune in cui saranno sei i raggruppamenti a contendersi la carica più alta. il più vecchio è il settantunenne luigi mainolfi a rotondi. solo sei sono nati fuori regione, uno in provincia di sondrio, tre in svizzera, uno rispettivamente, in germania, in francia, in venezuela. uno di loro è il nipote ribelle di de mita. l’ultima sua sortita risale a decenni fa: è stata ampliamente vendicata pure pubblicamente: i panni sporchi si lavano in famiglia!

insieme per cambiare lista civica, partito comunista rifondazione, la civetta, patto per mirabella, il carro di mirabella, concreti liberi forti per grottaminarda città, grotta nel cuore, uniti e solidali per il progresso, uniti per bisaccia, civica arcobaleno, di pietro italia dei valori, vento di centro, comunisti italiani rifondazione, pd partito democratico, di pietro italia dei valori, comunisti italiani rifondazione, casini unione di centro, avellino futura, democratici per avellino, uniti per avellino, il popolo della libertà berlusconi per preziosi, uniti per avellino, giovani ambiente territorio uniti per cambiare, riscopriamo avellino, ariano in movimento sinistra democratica, partito democratico, mpa movimento per le autonomie campania, partito socialista, liberi e forti per l’autonomia, insieme per ariano, il popolo delle libertà berlusconi, l’orologio autonomia e libertà, popolari per ariano, pensionati per l’irpinia, udeur popolari, centro sinistra alternativo gengaro sindaco, bilancia, uniti per montefusco, nuovo psi, insieme per savignano, savignano unita cambiare si può si deve, partito socialista, movimento di centro per avellino, il cambiamento per montecalvo la campania, unione popolare monte calvo, de gregorio italiani nel mondo, tempo di cambiare, l’aquilone, alleanza di centro pionati, la destra, insieme per santa lucia, pd partito democratico, allenza democratica, liberamente con frongillo, la sinistra che unisce, orizzonti nuovi, unione popolare nusco, unione di centro, il sole insieme per il domani, cambia salza, lo scarparo uniti per non dimenticare, montella avanguardista, alternativa riformista, il patto, centro destra per montella, montella libera, rondine sul tramonto – uniti per trevico, il campanile – uniti per trevico, il dialogo, per vallata, uniti per grottolella, il popolo per grottolella

ad avellino non s’è mai volato seriamente, gente piegata sulla terra, ad eccezione di umberto nobile, pionere dell’aeronautica italiana, il primo che provò l’attraversamento in dirigibile del polo nord, ne seguirono lunghe dispute e speciali di piero angela; ad eccezione del raduno annuale dei mongolfieristi nella piana di volturara irpina e di un tale fasulo luigi, emigrante in svizzera, che a bordo di un piccolo aereo da turismo si schiantò, poco dopo l’altra catastrofe di inizio secolo, contro il pirellone in milano, causando due morti, oltre la sua, e una settantina di feriti. chi da queste parti più prosaicamente rimase a terra, trovandosi un giorno a dover fronteggiare le ostiche regole della patronimica di aziende di pubblici servizi, con genio ribatezzò l’usurata azienda di trasporti regionale (la mitica G.R.T.I.), in autoservizi irpini (A.IR.). di certo, la scarsa qualità dei servizi garantiti all’utenza non consentiva svolazzi retorici. eppure, grossi investimenti nel rinnovo della flotta, commissionati alla irisbus di flumeri, l’aumento esponenziale dei flussi di traffico verso roma e napoli, dunque dei ricavi nelle tratte a maggior margine, e il ritorno di immagine derivante dalla sponsorizzazione della vincente scandone basket, hanno trasformato, agli occhi dei indigeni, uno dei tanti carrozzoni parapubblici, e nel caso specifico la dizione s’addice a pennello, in esempio di buona gestione ed il direttore generale, dino preziosi, in acclamato benefattore. ora, dino preziosi, senza che siano argomento di discussione le sue possibili dimissioni da una carica pubblica quanto l’altra cui si propone, è il capolista della lista civica, vento di centro, a favore del candidato sindaco, massimo preziosi, già eletto sindaco trentaquattro anni fa. ironia vuole che il vento spiri da destra a sinistra o viceversa, dall’alto in basso o viceversa, ma non s’è mai visto un vento che spinga quanto si oppone alla sua, non la discutiamo, incredibile forza, proprio al centro. è uno dei paradossi politici che ravviva il lento trascorrere del tempo in questa sperduta provincia dell’impero.

estratto: Preziosi sindaco D’Ercole Giovanni Battista Nicola Addivinola Alfonso Capossela Flaviano Chiocchi Giuseppe Ciarimboli Luigi Coppola Teodoro Cucciniello Toni D’Argenio Arianna De Benedetto Teresa Della Sala Luisa De Sio Antonio Ferri Claudia Govetosa D. Sabino Guarino Leandro Iandoli Modestino Maria Iannaccone Antonio Iannaccone Maurizio Loschiavo Antonio Lucadamo Romeo Marinella Antonio Meola Romualdo Montanile Carmine Mordente Alfonso Nazzaro Alessandro Passaro Massimo Petracca Claudio Petruzziello Antonio Picardi Angela Pierni Marino Rotondi Raffaella Sacco Fausto Sbrescia Vincenzo Scala Sebastiano Silvestri Adelchi Sorece Orazio Telaro Patrizia Tolino Ennio Valentino Emilio Zeccardo Luigi Ambrosone Gerardo Andreottola Vito Barbaro Anna Barbarisi Mario Bergamasco Gerardo Boccieri Stefano Cerullo Ernesto Cetta Raffaello Cinquarla Ivan Cipriani Raffaele Cucciniello Antonio De Cicco Elvira De Luca Resia

DelGiudiceAmato EspositoAntonio FasolinoGaetano FerraiuoloGiulio FuscoAntonio GrecoCarmine IannacconeLazzaro Iannaccone SergioImbimbo FaustoLandi AngeloMarino CarmineMelillo Carmine Oliviero DjanaPalatucci I.SaraPicariello VincenzoPiscitelli VincenzoPreziosi LuciaIrene RosielloAngelino Sarno AntonioScibelli MicheleScozzese ValeriaSperduto AnnaStingo AnnaTirri FeliceBiagioTomeo VittorioVarallo GiovanniZaccaria C.Augusto AmbrosoneEnza AcerraSonia BasagniCarlo BilottaGerardo BrunoMario CardilloCarmine ClementeDaniela CodellaRoberto CorradoEnea CuccinielloMariangela Del GrossoLello De VitoVittorioDiFranza RobertoDiGreziaFrancesco DiNardoBruno ErcolinoLuigi FilippuzziLuigi Fontana MassimilianoFreda PinoGenovese CarmineGiacobbe GerardoIandolo LucaIannarone NicolaIannuzzi Enrica Ieppariello AntoniellaLimone CiroLimpido Diego Marinella RobertinoMatarazzo Pasquale Melchionne RitaPalumbo MimmoPergola RenatoPericolo LinoPerillo Rosanna Petrosino RaffaeleReale Angelo RennaErminia RescignoEugenio SpinaAntonio TortorielloF. Saverio PreziosiDino AldorasiAngelina Barbarello MarioBilotta MarziaBoccia FrancescoCapone RitaCapossela AttilioCaso ErsiliaCastellano FrancescoCicalese

le belle liste di una volta si decidevano in sezioni nebbiose di partito, spesso locali affittati per l’occasione elettorale, poi subito dismessi, al di là dei risultati, per perenni difficoltà finanziarie, e accanto ai nomi e le età, era necessario indicare la professione. i liberali avevano sempre tra di loro un imprenditore, i repubblicani un professore di storia, il partito socialista, un artigiano, un operaio, un disoccupato. poiché erano categorie sociali non sempre considerate durante l’azione amministrativa del politico locale, poteva essere un problema rintracciare, nelle ultime ore, magari dopo dolorose rinunce, le figure che mancavano. dopo la caduta del muro e la rivoluzione arcorese, è venuta la società civile, e ai bui vicoli di garage, s’è preferito il contest televisivo, poi il sito internet, infine il twitter. oppure messaggi subliminali: appunto il bus air, in cui sono, per l’ennesima traversata, il cui passaggio è salutato dalla vedova col barboncino, da una matta alla finestra che sventola un cuscino. così i quotidiani pubblicano lenzuolate di nomi: ottocento per il comune, migliaia per le provinciali più le comunali. nessun commento se non che le liste outsider abbondano di giovani e di stimati professionisti come se soltanto questo fosse il risultato loro riservato. che quando il gioco si fa duro, non è tempo per i ragazzi, tanto meno per chi prova a filosofare. tanto più che tale privilegio è consentito solo al capo tribù. ad ogni modo, i più spulciano con attenzione gli elenchi e ritrovano con impercettibili increspature del volto, zii, cognati e vecchi rivali in amore. ben più impenetrabile e al contempo indiscutibile, il percorso mentale che li porterà ad esprimere la preferenza per ennio tolino o per un qualsiasi sabino imbimbo.

VirgilioCignarelliAmeliaColarussoValentinaConteRosaliaD’AliasiFeliceDeGuglielmoFabrizioDelGiudiceMarcoDellaPiaLucaDeVitoCarmineDiNennaGiovanniDiVitoGianclaudioFattorelloTanoFestaMaddalenaFestaModestinoFinelliFrancescoGiordanoCarmineIannacconeCiroIorioRolandoMaccarioRinoMarzullosergiMatetichStefanNoviaL.OresteNovielloRossanaPastenaGiulioPecoraroVincenzoPetruzzielloAngelinaSanseverinoUmbertoFianoAndreaSichinolfiMilkoTinoArmidaVitaleTommasoGengarosindacoPetrozzielloAntonioAbrateNicolaBuonavitaDarioCamerlangoEmilianoCaputoLuigiCarifanoMariaRosariaColuccinoAnnaCoppolaMartinoCrescitelliCarloD’ArgenioCostantinoD’EmilioFabrizioDeFeoBrunoDeFilippisRobertoDell’AnnoIvanDellaPiaKatiaFamosoAnnalisaFerraraAnielloFestaBettyFredaLuigiGalassoDomenicoGuarinoCarmineGuerrieroMarioImbimboFrancescoLalloCarloLerroDarioManzoEmanueleMarzanoMariaMatarazzoGabrieleMauroCostantinoPetrozzielloLuciaAnnaProcaccinoMicheleQuaresimaGiuseppeQuispeWenddyDyanaRosapaneAntoniaSalduttiVittorioSantorelliFrancescoSarubbiGiovanniSerinoCiroVassalloGenerosoVitaglianoCaterina.

3.5.09

cronaca montana

...nato tra i morti, sui monti vivo sui monti, tra i morti...

28.4.09

perché se io posso cambiare...



esclusivamente tuttologi

24.4.09

jurassic park


de mita candida, per l'intero centrodestra cittadino, massimo preziosi, già sindaco dal 1975 al 1980

23.4.09

diverbi in metrò

l'unica valida terapia di massa
per sconfiggere la generale psicopatia
resta la democrazia

20.4.09

i conservatori

mille possibilità si affacciano in un habitus già segnato, sotto un cielo opaco di una primavera mai sbocciata, dalla biro del grafomane stilla un groviglio di linee frenetiche, sbilanciate emotivamente sulla città degli apparati, nel senso che manca spazio per i single, per i timidi, dove non esistono programmi plausibili da proporre, non esistono istituzioni credibili nelle quali attuarli, responsabilità degli uomini di limitata volontà, non è un pessimismo di maniera, è la maniera con cui siamo stati generati, parti di una generazione destabilizzata da un’emigrazione, da una modernizzazione, da una deviazione antropologica mai governate, poco discusse, distratti dalle beghe di contorno, dalla calate strane, dalle utilitarie fiammanti sulle autostrade soleggiate, dagli esecutivi transitori, dalle correnti di partito, dai tuareg metropolitani, dai bassi napoletani, dalle architetture moderniste, da certe idee progressiste

7.4.09

19:48

leggevo del precursore sismico
ed è venuta la seconda scossa
mi sono attrezzato per scappare in fretta
leggo meneghello

keynes e dopo keynes

solo per dire che negli ultimi tempi, tempi di crisi nera, la risorgenza planetaria di ciò che è comunemente ritenuto il nucleo di pensiero dell’economista britannico, john maynardo keynes, cui dobbiamo non solo l’eteronimo ma anche la certezza di non aver, a suo tempo, fallito corso di studi, ci causa un fastidioso effetto spiazzamento, di misura non inferiore a quello causato agli investimenti privati dall’applicazione delle politiche fiscali del nostro, così come obiettato dai suoi facinorosi avversari teorici, i monetaristi. il che ci ha impedito di cannonare i liberomercatisti di ieri, d’un tratto convertitisi in statolatri, sulla via del licenziamento senza bonus. e lo impediva, per onestà di pensiero, la ricetta fornita per uscire dalla crisi che, ci pare, non può prescindere da un ripensamento complessivo degli equilibri monetari mondiali, col dollaro, e non un paniere di monete, valuta mondiale di riserva, con la banca nazionale cinese a finanziare il persistente deficit della bilancia dei pagamenti statunitense, e con esso gli eccessi economici, energetici, e poco estetici del loro status, ora prossimo alla liquidazione, di unica superpotenza planetaria. dopodiché, john maynardo keynes deve il suo fascino ad una serie di elementi oggettivi – la teoria generale è probabilmente l’opera più influente della storia del pensiero economico dopo la ricchezza delle nazioni di adam smith – e di contorno - bloomsburiano , omosessuale, collezionista d’opere d’arte e di manoscritti antichi, appassionato di balletti russi (e con una ballerina finì per sposarsi) – che però si intrecciano al ruolo pubblico da lui rivestito al ministero del tesoro britannico, durante e dopo la prima guerra mondiale – fino alla conferenza di pace di parigi – durante la seconda guerra mondiale – fino al culmine degli accordi di bretton woods, oggi largamente citati. comprese come il dominio dell’impero britannico fosse giunto al tramonto e pretese di costruire la nuova architettura dell’ordine mondiale. alla sua scomparsa, le sue idee furono prima annacquate, dunque clamorosamente snaturate. dopo sessanta anni, poco male. il nuovo salvatore del mondo non può essere keynes. non può non avere la stessa lunghezza di veduta di keynes.

6.4.09

3:33

il nostro satellite è in orbita,
trasmette le melodie dell'immortale inno rivoluzionario
alla gloria di Kim Jong Il
radio Pyongyang

quando la terra si gratta
per acquietarla
piantiamo dei fiori

31.3.09

occhi di pesce

abbiamo sospettato che sguardi distratti alla finestra
fossero trafitture mortali
così ci siamo chiusi in casa
ma non ci venivano sguardi uguali

26.3.09

writing

scrittore è chi si sente claustrofobico nelle parole degli altri
david grossman, a che tempo che fa, puntata speciale su roberto saviano

25.3.09

minutaglie

grande avellino
salvati da chi ti vuol salvare

22.3.09

vecchie, stupide note

attaccati come mosche
alle sorti di questa città
non per il riparo che essa ci offre
ma perché quieta un senso d'estraneità
che altrove non proveremmo
...

18.3.09

attacchi virali

hanno detto che io e mia moglie compriamo immobili alle aste giudiziarie e non è vero. hanno detto che ho ricevuto in regalo degli appartamenti da alcuni imprenditori e non è vero. hanno detto che ho fatto ristrutturare via verdi, in quanto proprietario di un locale nella zona, e non è vero. hanno detto che la finanza ha effettuato una perquisizione a casa mia e non è vero. infine, ciliegina sulla torta, hanno detto che ho acquistato una farmacia in nero e, ovviamente, non è vero... un’operazione analoga fu effettuata cinque anni fa contro di nunno e, questa volta, si sta tentando di alzare il tiro..."


giuseppe galasso, sindaco di avellino, qui e qui



...e smettetela di litigare!!!


p.s. le primarie per il candidato alla Provincia e al Comune di Avellino della coalizione dei volenterosi (Pd + chi ci sta del ex centrosinistra) si terranno, forse, il 4 aprile

post politica?

17.3.09

randagismi

sulle sponde sacre dell'almone
d'un tratto mi fu chiaro quanto difficile sia invertire l'italia
(mentre poco di lato, parvez musharraf
addestrava la sua turba di cani randagi)

11.3.09

plebisciti (con o senza primarie): 15 anni e più di storia irpina

l'insegna è attaccata alla ringhiera, ben visibile dalla strada: 'democrazia cristiana, comitato provinciale di avellino' . l'appartamento, al primo piano di un palazzetto di via tagliamento, nel centro della città, è lo stesso di tante battaglie. all' interno, nei corridoi e nelle stanze, campeggiano vistosi manifesti elettorali con il volto sorridente di ciriaco de mita. a voler dar credito ai segni esterni, qui non è cambiato nulla, il partito popolare è solo una sigla sulla carta. dei grandi cambiamenti nazionali sembra giunto solo l' eco: questo resta il terreno, il feudo dell' ex segretario della dc. e, per mettere le cose in chiaro e sgombrare il campo da ogni dubbio, qui hanno organizzato le primarie per le candidature, iniziativa unica in italia. si voterà probabilmente domenica 13 febbraio, per decidere chi sarà della partita. ma, più concretamente, per tributare un plebiscito di consensi a de mita, in risposta a chi lo invita da roma a mettersi da parte.l'iniziativa delle primarie è di enzo de luca, 45 anni, professore di geometria alle superiori, segretario provinciale del partito, eletto a giugno scorso e confermato il 18 dicembre all' assemblea costituente irpina. un demitiano di ferro. "non è - spiega polemicamente - la solita messinscena di cui spesso siamo stati accusati. non abbiamo voluto organizzare tutto per aiutare de mita dopo gli ultimi, incredibili attacchi che ha ricevuto. la decisione era stata presa dall'assemblea a dicembre scorso, io sto semplicemente eseguendo un mandato che ho ricevuto". la coincidenza temporale? secondo de luca, "per effetto di questo accavallarsi di date e di circostanze, verrà fuori il vero orgoglio di irpini e di appartenenti al partito". "vogliamo - si chiede - far fuori de mita? da qui non potranno non arrivare che consensi a tutta forza. e, poi: le candidature non possono essere decise sulle pagine dei giornali; noi abbiamo scelto un sistema democratico. l'unico legittimo".

di antonello velardi, da la repubblica del 2 febbraio 1994

le elezioni primarie, di coalizione (nel centrosinistra) o di partito (il pd) rischiano di rimanere solo un'ipotesi destinata ad accantonarsi definitivamente con il passare dei giorni, se non delle ore. il partito democratico sta valutando con concretezza la strada di designazione diretta dei candidati per il comune capoluogo e per la provincia di avellino. non s'esclude che, a stretto giro, arrivi una decisione definitiva in tal senso… insomma, le primarie - senza coalizione - finirebbero per risolversi in un «referendum interno» al partito democratico sui candidati, con il rischio di riaprire vecchie ferite dopo la ritrovata pace. un referendum sugli uscenti, giuseppe galasso e alberta de simone. la dirigenza di via tagliamento vuole ripartire dalla loro esperienza, anche se non mancano malumori. e, infatti, già circolano i nomi di possibili altri candidati come loro avversari. entrambi esponenti di spicco del pd. si parla di donato pennetta, assessore a piazza del popolo, e di gerardo adiglietti, vicesegretario provinciale. il primo sfiderebbe galasso, il secondo la de simone. confronti che si risolverebbero senza dubbio in una faida interna, in un partito già in difficoltà dopo le recenti batoste elettorali e l’addio di veltroni. e c’è da considerare che, con il passare dei giorni, diventa sempre più difficile l’organizzazione efficiente di un test come le primarie che deve garantire imparzialità. insomma, l’esito della conferenza programmatica rappresenterà, nel bene o nel male, un bivio per il partito democratico al fine di chiudere la partita delle alleanze. nel corso della due giorni di dibattito gli appelli all'unità sono stati numerosi: dagli esponenti istituzionali, ai sindacati, ai rappresentanti politici. a cominciare dal senatore enzo de luca.

di gianluca galasso, da il mattino dell'11 marzo 2009

gli autisti di metro e bus hanno in mano la nazione

i passanti che rincorrono per un centinaio di metri l’autobus che li ha superati e riescono a raggiungerlo alla fermata successiva, stremati, salendo dalla porta posteriore, lanciano sempre, con voce flebile, un grazie all’autista, che ovviamente non può sentirli ma forse immagina.

9.3.09

eterogenesi dei fini

svanisce la città sfuma il traffico
sfuma
s'impone la poesia: s'alza la luna e
sale
decolla
campestre – cccp fedeli alla linea




un senso di estraneità emana dalla trama delle strade
possente radicamento alla linea delle montagne
tracciare un cerchio alla città
poi inoculare libertà nella legge della pelle

3.3.09

a bagnoli si mangia il tartufo

per continuare sulla falsariga di ieri, mi sovviene che pochi mesi fa, lessi, e probabilmente mal interpretai, su un quotidiano locale, forse il corriere dell'irpinia, una sapida intervista all’assessore p.i.u. europa (sic!), l’ing. anna gimigliano, la quale rilanciava l’idea di una nuova destinazione d’uso per la caserma berardi, tuttora attiva nel centro città, un'idea, teneva a precisare, non sua ma dell’eminenza nicola mancino. l'area potrebbe essere trasformata, affermava l'assessore, in un paio d'anni, attraverso la realizzazione di un polo culturale, o di un centro direzionale (proposta che ritorna in città, in vista anche della compilazione dei programmi per le prossime amministrative, si legga anche il blogger gaetanoamato). ovviamente, il progetto sarebbe fuori dal programma e dai finanziamenti p.i.u. europa. per continuare sulla falsariga di ieri, e al netto della diversa rilevanza degli interessi, degli impatti e degli attori in campo, il proposito di riqualificazione potrebbe assurgere a bagnoli nostrana.

2.3.09

fiori di pesco

secondo la ben nota teoria della dipendenza, un centro economico, politico, culturale influenza, positivamente, ma più frequentemente negativamente, la sua periferia. la rigida applicazione dei confini geografici alla lettura dei fenomeni sociali può impedirne la comprensione. il concetto è alla base dei lavori storiografici di fernand braudel, della world system theory di immanuel wallerstein, degli ultimissimi discorsi con alcuni miei interlocutori sulla relazione avellino-napoli, ovvero sulla area metronapolitana, i cui esiti sono provvisori, come la fioritura dei fiori di pesco.

28.2.09

il dott. lombroso cesare mai si curò di curare i deficit di attenzione

un cedimento del mio pensare, legato forse all’opera sotterranea di un deficit d’attenzione, mi fa augurare che finalmente uno studioso serio si occupi delle fisiognomiche dei tipi alla benito mussolini, alla vasco rossi, del loro stupefacente ascendente verso le masse nazionali. il prodotto interno lordo, americano e non, crolla inesorabilmente lungo i primissimi trimestri della nostra conquistata vita adulta, un giorno saranno evocati nelle aule universitarie, dissestate e non, dei corsi di economia. e nemmeno consolano le evidenze degli indicatori nazionali di felicità, da buona parte degli economisti eterodossi, il vero misuratore del benessere della gente, a guardare certe facce, a rovistare tra certi umori. una crisi globale richiede misure globali, prima che bancarotte sovrane attizzino angosce difficilmente calmierabili. per restare a noi, l’europa, alla politica monetaria comune affiancare la fiscale, rafforzare gli investimenti comunitari per lo sviluppo, cooperazione invece di protezionismo, possibile soltanto con il rafforzamento delle istituzioni rappresentative, parlamento in testa, e quanto vi siamo lontani… chi potremmo mai invitare a discutere di argomenti del genere in vista dell’appuntamento adatto, le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo? è del tutto evidente che un numero consistente delle intelligenze nostrane sia oscenamente distratto da scelte di agenda setting. allora, continueremo a dannarci l’anima per le spinte autoritarie di un politico tanto inconsistente quanto ferrato in materia, dal dilemma capitale della tenuta di consensi del partito democratico, ché un suo cedimento si ripercuoterebbe prima sugli equilibri congressuali, dopodiché sulle prossime amministrative, poi sulle regionali, poi sulle politiche, per ritornare sulle prossime amministrative. il coinquilino ascolta i pezzi del festival: luca era gay. il paese, reale. il suo futuro, meno meno.

27.2.09

sorPassi

uscire fuori
da un lungo isolamento
e sentire la pressione tra la terra e il cielo
e poi guardarsi intorno
come la prima volta
e scoprire che non c'è nessun motivo
per vedersi da lontano
parlare con un altro sconosciuto
proiettare nei suoi occhi le risposte
e trovare le risposte che non hai
e ridere di gioia e di malinconia
e poi andare via.

e poi andare via soli
in un'altra direzione
legati ancora per un tratto da una scia di commozione
andare via
da sempre
e chissà se sarà vero
che ritornerai
se ritornerai.

uscire fuori – riccardo sinigallia



una settimana fa un furfante mi ha fregato lo zaino che mi accompagnava durante i miei giri. al suo interno, tra le altre cose, una storia del camminare, che proprio non riuscivo a terminare. la polizia stradale ha ritenuto il caso di scarsa o nessuna rilevanza. stasera, per un tempo che mi è sembrato lunghissimo, ho lavato i miei piedi, li ho accarezzati. la pelle sotto le dita è scorticata, segnata. per un momento ho creduto che fintanto mi sosterrà un malanno leggero come questo, la mia andatura instabile conserverà ancora la possibilità di un sorpasso.

9.2.09

liscio festival

certe notti, in auto a passeggio, sintonizzarsi su radio magic due, ai 105.20 megahertz ad avellino e dintorni, quando è in onda liscio festival, può rivelarsi un’esperienza onirica. forse l’effetto straniante è dovuto al recupero inconscio di uno spezzone radiofonico che registrò involontariamente il sonoro drammatico di una tragedia locale, poi divenuta gravida di conseguenze per l’intero paese. esiste un baratro tra l’elementarità delle esecuzioni proposte e l’immanità della sciagura che, per un mal funzionante meccanismo della coscienza, pare possa nuovamente scaturire solamente dal suono di quelle note. la rievocazione di quell’avvenimento, dei suoi esiti politici, economici, paesaggistici, mentre scorrono le strade, i paesaggi (sulle colline paesi sfiniti avvertono la propria (r)esistenza con pulsanti luci arancioni), si contrappone al ricordo di certe feste estive di paese, alle quali partecipavano allegri campanari, per l’evento calati a valle. danzavano com’esagitati al suono d’organettisti di chiara fama, ogni anno annunciati come campioni del mondo o d’italia, ma poco più che parenti, e l’evento della serata era l’esibizione del fenomeno decenne, spettacolare agli occhi ingenui della folla, perché le dimensioni dello strumento oltrepassavano la sua prevedibile capacità di tenerlo in mano. e il drappello di zie intorno, occhi pieni di lacrime&gioia, spingevano perché anche noi imbracciassimo una fisarmonica. orgogliosamente, scuotevamo la testa, convinti di un futuro maggiormente consono allo spirito del tempo. ora, che lo speaker ossessivamente ribadisce liscio festival, radio magic due e alla mazurka succede la polka, al valzer un arrangiamento con accenti country, continuiamo ad avere un rapporto problematico con lo spirito del tempo.