29.12.07

ultimo post duemilasette

gran risultato rispetto agli anni scorsi: 2005 e 2006

1) cronosisma. kurt vonnegut **
2) hocus pocus. kurt vonnegut ***
3) i piccoli maestri. luigi meneghello *****
4) il dispatrio. luigi meneghello ***
5) fiori italiani. luigi meneghello ****
6) cuori e denari. giorgio ruffolo
7) lo specchio del diavolo. giorgio ruffolo
8) la versione di barney. morderai richler *****
9) una solitudine troppo rumorosa. bohumil hrabal ****
10) ho servito il re d’inghilterra. bohumil hrabal ***
11)
storia dell’economia. john kenneth galbraith
12) i segreti di parigi. corrado augias
13) i segreti di roma. corrado augias
14) la classe creativa spicca il volo. richard florida
15) lettere luterane. pierpaolo pasolini
16) scritti corsari. pierpaolo pasolini
17) le avventure di augie march. saul bellow *****
18) neve. maxence fermine *
19)
ghiaccio nove. kurt vonnegut ****
20) madre notte. kurt vonnegut *****
21) lisbona. fernardo pessoa
22)
un baule pieno di gente. antonio tabucchi
23) mi raccomando tutti vestiti bene. david sedaris *
24) l’italiano. sebastiano vassalli ***
25) lo scempio. toni iermano
26) una nuova vita. bernard malamud ***
27) un giorno questo dolore ti sarà utile. peter cameron ****
28) libera nos a malo. luigi meneghello *****
29) storia d’italia dal 1861 al 1997. denis mack smith
30) le sirene di titano. kurt vonnegut **
31) il lavoro culturale. luciano bianciardi ****
32) il grande tiratore. kurt vonnegut *****
33) siamo italiani. david bidussa
34) storia facile dell’economia dal medioevo ad oggi. carlo maria cipolla
35) viaggio in italia. guido piovene
36) la città. paolo perulli
37)
la vita agra. luciano bianciardi *****
38) la casta. sergio rizzo & gian antonio stella
39) irpiniagate. goffredo locatelli
40)
come parlare sporco e influenzare la gente. lenny bruce ***
41) la violenza invisibile. slavoj zizek
42)
storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino aglianico nel mondo. gaetano cappelli ***
43) il dono di humboldt. saul bellow ***
44) adulti con riserva. edmondo berselli
45) comica finale. kurt vonnegut **

25.12.07

quel gran popolo di zii

Zio john è un omaccione grande e grosso, di forza prodigiosa. Di lui conservo sempre l’immagine: baffi da crucco & camicione a fiori, col dobermann al guinzaglio. Col quale ruzzava, mangiava, parlava, dormiva. Poi, un giorno, il cane impazzì e cominciò a mordergli un paio di figli. Furono costretti a dividerli e da allora mio zio non fu più lo stesso. Si consolò con un pezzo di terra abbandonato che con pazienza recuperò all’agricoltura. Andavi a trovarlo, e riemergeva tra gli sterpi, i rovi, mezzo scorticato, nero di uno sporco impasto di sangue sudore e terra. Anno dopo anno spuntarono prima gli ortaggi, poi i frutti, infine crebbe la vite, di conseguenza il suo vino per cui si spertica in lodi infinite. Perché zio john è convinto di avere sempre ragione, o meglio, che ciò che lui faccia sia il meglio in circolazione. Effettivamente il suo entusiasmo è dirompente, la sua carica impetuosa; se investe una persona delle sue attenzioni è pronto persino all’estremo sacrificio. Zio john è nato e vissuto in libia fin quando gheddafi cacciò gli italiani. è un tipico esemplare di fascista rivoluzionario della prima ora, proletario, combattente, e delle regole di vita dell’epoca capitalista non ha mai saputo che farsene. crede che gli italiani siano un popolo di merda. È la mia maschera vitalistica.

Zio frank è un grassone con occhiali spessi, è uno di quelli che fuma poco ma è come se fumassero sempre. Lo vedo quattro, cinque volte l’anno, giusto le feste comandate e un paio di blitz domenicali, e per lo più lo pizzico che dorme. Dorme, mi dicono, perché stanco morto di lavoro. Zio frank è un imprenditore della città. è un uomo che si è costruito da solo. più precisamente: il padre ha avviato l’attività, il fratello l’ha mezza dissestata e lui, per ora, è quello rimasto in piedi. Quando non dorme mi chiama, storpiando il nome, come mi chiamava mio nonno o mi dice che uno come me gli tornerebbe comodo a lavoro. Ma strane alchimie familiari mi hanno sempre tenuto lontano dall’accarezzare quest’ipotesi. Zio frank tartaglia e si esprime con difficoltà. Se non è in abbiocco, si entusiasma per le pubblicità del suo marchio che straripano sulle tv locali. Ha vissuto per la sua fabbrichetta e i suoi figli, ma presumo che un po’ sia riuscito anche a godersela. Ma lui non è pago e rilancia di continuo. Nella sua ansia, tanto tipica in ogni ascesa imprenditoriale, c’è come l’assillo, il tormento che la vittoria non sia completa, che un arbitro vile fischi il fallo e gli porti via il giochino. crede che gli italiani siano un popolo di merda. è la mia maschera imprenditorial-afasica.

Zio micheal è uno smilzo atletico, sempre in bici. Bancario agronomo o viceversa è andato in pensione prima del tempo per trasformarsi in cicloamatore. Zucchetto nero in testa, percorre più di cento chilometri al giorno. Partecipa, quando può, anche alle gare. ma il suo carattere si riempie con il resto. Zio micheal è un grande interprete dell’italico dissenso, beppegrilleggia da una vita, decisamente da prima che beppe grillo cominciasse, la lista delle sue idiosincrasie è sterminata, il suo repertorio multiforme. Il suo spettacolo prevede sempre un tono di voce esasperatamente alto, invettive e turpiloqui, sapiente recupero di vecchi lemmi dialettali della bassa valle del sabato, scenico linguaggio del corpo. La politica e gli italici costumi sono il suo cruccio. Si professa anarchico e sparla di tutti i politici, berlusconi in primis. Non vota da quarant’anni ma dubito che sia vero. È un taccagno e si fa gran vanto di non dover nulla a questo stato sconsiderato. Però mette a frutto la sua esperienza lavorativa giocando in borsa. Guida un jaguar. Zio micheal recita a tavola il suo pezzo di provocazione. Ma sotto lo spesso cerone gli leggo una spessa scorza di solitudine. Crede che gli italiani siano un popolo di merda. È la mia maschera mattoide.

L’italia gran popolo!

18.12.07

manifesto degli antideclinisti. contro il new yorker e i dercoliani

stormi di inselvatichiti piccioni infestano la piazza senza mettere in pericolo il monumento equestre che non abbiamo. un trentenne barboso appiccica al portone manifestini da lui manoscritti, inchiostro blu, in cui invita gli inquilini a rivoltarsi contro l’inarrestabile riproduzione del “topo con le ali”. lamenta il dilagare dello Sporco, paventa l’imminenza della Malattia. nuove tecniche di sterminio sono disponibili al mercato, non più i punteruoli ai balconi, ma soluzioni chimiche, finali, rigorosamente selettive.
i primi passanti osservano beffardi l’uomo coraggioso che si è messo in opera, poi leggono irridenti le sue parole, la crociata contro la merda dei piccioni, subito la eleggono.
Tra di loro è un gran parlare, un gran (ri)dire, poi rimbeccarsi o formulare congetture.
il Sig. 1 ipotizza che il trentenne barboso abbia agito stanco delle lamentele della suocera.
il Sig. 2 ipotizza che il trentenne barboso abbia agito in vista del rinnovo della carica di amministratore del condominio.
il Sig. 3 ipotizza che il trentenne barboso abbia agito perché amico fraterno del rappresentante delle soluzioni chimiche antipiccione
il Sig. 4 ascolta ad orecchie spalancate ogn’ipotesi e di lì a poco riporterà tutto al trentenne barboso.
che così si persuaderà di essere circondato da vicini cani, contro cui battersi ad occhiate, maldicenze e scambio di (s)favori, come la chiusura anticipata dell’ascensore.
così i piccioni continuano a moltiplicarsi e quando atterrano sulla piazza, oramai vuota, formano geometrie curiose che gli uomini dietro le finestre scrutano irranciditi.

17.12.07

fotografia di un paese mezzo moderno

nel pagellone finale, avellino raggranella quattrocentoquattro punti che gli valgono l’ottantasettesimo posto in coabitazione dell’altra città montagnosa enna, e della vicina salerno. perdute dieci posizioni rispetto allo scorso anno, quando ne recuperò otto, dunque quasi pari e patta. dei sei indicatori che alimentano il pagellone, (ciascuno dei quali ha sei sottoindicatori) – tenore di vita, affari&lavoro, servizi ambientali&salute, ordine pubblico, popolazione, tempo libero - avellino è rispettivamente novantaseiesima, ottantunesima, ottantaduesima, ventunesima, ottantatreesima, novantaquattresima. si dirà: mica male rispetto alle altre città campane. peccato, per il sentire medio, che le classifiche sportive delle squadre cittadine non siano computate. per una possibile rivoluzione urbana il nostro benchmark sia l’irrealizzabile.



(prima che scoppi la rivoluzione sannita)

16.12.07

raucedine

alba di gelo prende alla gola
dal buio antro in basso fumi incompatibili
dopo i passi in tondo a vuoto
interrogo la mia nemesi
si tratta di un compenso
o di una punizione
per la dissipazione delle ore?
o forse perché mi sottraggo alle leggi correnti
di consumo pure consapevole
critico
ok, scappo al centro
mi compro una cravatta a righe
vado ad equilibrare
risparmi antisociali
ma per i silenzi non do la parola

10.12.07

la famigerata banda dei comestaibeneetumoltobenegraziedopodichéignorarsi

impoltigliati nel traffico egoisti sociali come noi finiscono per parlare/pensare di/al denaro. delle poche manciate di euro al mese che mancano per la felicità. in realtà faccio della sociologia. per quanto mi riguarda, mica corrisponde al vero. ritenevo fosse giunto il tempo di una pausa prolungata dal blog, ché il poco da dire rattrappisce la coscienza se di continuo espresso, val bene un estemporaneo scrivere di niente ma non sempre, altrimenti finisco per smarrire ogni riferimento contingente. mi ripromettevo di concludere le mille letture appese al chiodo. ritornare con un post chilometrico/chimerico sul piano strategico di una città immaginaria di nome Hirpinia, rete di “storie comuni” oramai esangui, ma l’individuazione della dimensione spazio-temporale di riferimento mi ha esautorato. logica vuole che una visione per un’area urbana depressa sia condivisa da più attori, ché l’epoca, si sa, è complessa assai. invece, mi ritrovo ritaglio umano, bolla d’aspirazione senza scopo né mordente, in tessuto sociale contrassegnato da deboli connessioni, smorte forme di aggregazione, inanimati simulacri dei processi di coesione che furono…