29.12.07

ultimo post duemilasette

gran risultato rispetto agli anni scorsi: 2005 e 2006

1) cronosisma. kurt vonnegut **
2) hocus pocus. kurt vonnegut ***
3) i piccoli maestri. luigi meneghello *****
4) il dispatrio. luigi meneghello ***
5) fiori italiani. luigi meneghello ****
6) cuori e denari. giorgio ruffolo
7) lo specchio del diavolo. giorgio ruffolo
8) la versione di barney. morderai richler *****
9) una solitudine troppo rumorosa. bohumil hrabal ****
10) ho servito il re d’inghilterra. bohumil hrabal ***
11)
storia dell’economia. john kenneth galbraith
12) i segreti di parigi. corrado augias
13) i segreti di roma. corrado augias
14) la classe creativa spicca il volo. richard florida
15) lettere luterane. pierpaolo pasolini
16) scritti corsari. pierpaolo pasolini
17) le avventure di augie march. saul bellow *****
18) neve. maxence fermine *
19)
ghiaccio nove. kurt vonnegut ****
20) madre notte. kurt vonnegut *****
21) lisbona. fernardo pessoa
22)
un baule pieno di gente. antonio tabucchi
23) mi raccomando tutti vestiti bene. david sedaris *
24) l’italiano. sebastiano vassalli ***
25) lo scempio. toni iermano
26) una nuova vita. bernard malamud ***
27) un giorno questo dolore ti sarà utile. peter cameron ****
28) libera nos a malo. luigi meneghello *****
29) storia d’italia dal 1861 al 1997. denis mack smith
30) le sirene di titano. kurt vonnegut **
31) il lavoro culturale. luciano bianciardi ****
32) il grande tiratore. kurt vonnegut *****
33) siamo italiani. david bidussa
34) storia facile dell’economia dal medioevo ad oggi. carlo maria cipolla
35) viaggio in italia. guido piovene
36) la città. paolo perulli
37)
la vita agra. luciano bianciardi *****
38) la casta. sergio rizzo & gian antonio stella
39) irpiniagate. goffredo locatelli
40)
come parlare sporco e influenzare la gente. lenny bruce ***
41) la violenza invisibile. slavoj zizek
42)
storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino aglianico nel mondo. gaetano cappelli ***
43) il dono di humboldt. saul bellow ***
44) adulti con riserva. edmondo berselli
45) comica finale. kurt vonnegut **

25.12.07

quel gran popolo di zii

Zio john è un omaccione grande e grosso, di forza prodigiosa. Di lui conservo sempre l’immagine: baffi da crucco & camicione a fiori, col dobermann al guinzaglio. Col quale ruzzava, mangiava, parlava, dormiva. Poi, un giorno, il cane impazzì e cominciò a mordergli un paio di figli. Furono costretti a dividerli e da allora mio zio non fu più lo stesso. Si consolò con un pezzo di terra abbandonato che con pazienza recuperò all’agricoltura. Andavi a trovarlo, e riemergeva tra gli sterpi, i rovi, mezzo scorticato, nero di uno sporco impasto di sangue sudore e terra. Anno dopo anno spuntarono prima gli ortaggi, poi i frutti, infine crebbe la vite, di conseguenza il suo vino per cui si spertica in lodi infinite. Perché zio john è convinto di avere sempre ragione, o meglio, che ciò che lui faccia sia il meglio in circolazione. Effettivamente il suo entusiasmo è dirompente, la sua carica impetuosa; se investe una persona delle sue attenzioni è pronto persino all’estremo sacrificio. Zio john è nato e vissuto in libia fin quando gheddafi cacciò gli italiani. è un tipico esemplare di fascista rivoluzionario della prima ora, proletario, combattente, e delle regole di vita dell’epoca capitalista non ha mai saputo che farsene. crede che gli italiani siano un popolo di merda. È la mia maschera vitalistica.

Zio frank è un grassone con occhiali spessi, è uno di quelli che fuma poco ma è come se fumassero sempre. Lo vedo quattro, cinque volte l’anno, giusto le feste comandate e un paio di blitz domenicali, e per lo più lo pizzico che dorme. Dorme, mi dicono, perché stanco morto di lavoro. Zio frank è un imprenditore della città. è un uomo che si è costruito da solo. più precisamente: il padre ha avviato l’attività, il fratello l’ha mezza dissestata e lui, per ora, è quello rimasto in piedi. Quando non dorme mi chiama, storpiando il nome, come mi chiamava mio nonno o mi dice che uno come me gli tornerebbe comodo a lavoro. Ma strane alchimie familiari mi hanno sempre tenuto lontano dall’accarezzare quest’ipotesi. Zio frank tartaglia e si esprime con difficoltà. Se non è in abbiocco, si entusiasma per le pubblicità del suo marchio che straripano sulle tv locali. Ha vissuto per la sua fabbrichetta e i suoi figli, ma presumo che un po’ sia riuscito anche a godersela. Ma lui non è pago e rilancia di continuo. Nella sua ansia, tanto tipica in ogni ascesa imprenditoriale, c’è come l’assillo, il tormento che la vittoria non sia completa, che un arbitro vile fischi il fallo e gli porti via il giochino. crede che gli italiani siano un popolo di merda. è la mia maschera imprenditorial-afasica.

Zio micheal è uno smilzo atletico, sempre in bici. Bancario agronomo o viceversa è andato in pensione prima del tempo per trasformarsi in cicloamatore. Zucchetto nero in testa, percorre più di cento chilometri al giorno. Partecipa, quando può, anche alle gare. ma il suo carattere si riempie con il resto. Zio micheal è un grande interprete dell’italico dissenso, beppegrilleggia da una vita, decisamente da prima che beppe grillo cominciasse, la lista delle sue idiosincrasie è sterminata, il suo repertorio multiforme. Il suo spettacolo prevede sempre un tono di voce esasperatamente alto, invettive e turpiloqui, sapiente recupero di vecchi lemmi dialettali della bassa valle del sabato, scenico linguaggio del corpo. La politica e gli italici costumi sono il suo cruccio. Si professa anarchico e sparla di tutti i politici, berlusconi in primis. Non vota da quarant’anni ma dubito che sia vero. È un taccagno e si fa gran vanto di non dover nulla a questo stato sconsiderato. Però mette a frutto la sua esperienza lavorativa giocando in borsa. Guida un jaguar. Zio micheal recita a tavola il suo pezzo di provocazione. Ma sotto lo spesso cerone gli leggo una spessa scorza di solitudine. Crede che gli italiani siano un popolo di merda. È la mia maschera mattoide.

L’italia gran popolo!

18.12.07

manifesto degli antideclinisti. contro il new yorker e i dercoliani

stormi di inselvatichiti piccioni infestano la piazza senza mettere in pericolo il monumento equestre che non abbiamo. un trentenne barboso appiccica al portone manifestini da lui manoscritti, inchiostro blu, in cui invita gli inquilini a rivoltarsi contro l’inarrestabile riproduzione del “topo con le ali”. lamenta il dilagare dello Sporco, paventa l’imminenza della Malattia. nuove tecniche di sterminio sono disponibili al mercato, non più i punteruoli ai balconi, ma soluzioni chimiche, finali, rigorosamente selettive.
i primi passanti osservano beffardi l’uomo coraggioso che si è messo in opera, poi leggono irridenti le sue parole, la crociata contro la merda dei piccioni, subito la eleggono.
Tra di loro è un gran parlare, un gran (ri)dire, poi rimbeccarsi o formulare congetture.
il Sig. 1 ipotizza che il trentenne barboso abbia agito stanco delle lamentele della suocera.
il Sig. 2 ipotizza che il trentenne barboso abbia agito in vista del rinnovo della carica di amministratore del condominio.
il Sig. 3 ipotizza che il trentenne barboso abbia agito perché amico fraterno del rappresentante delle soluzioni chimiche antipiccione
il Sig. 4 ascolta ad orecchie spalancate ogn’ipotesi e di lì a poco riporterà tutto al trentenne barboso.
che così si persuaderà di essere circondato da vicini cani, contro cui battersi ad occhiate, maldicenze e scambio di (s)favori, come la chiusura anticipata dell’ascensore.
così i piccioni continuano a moltiplicarsi e quando atterrano sulla piazza, oramai vuota, formano geometrie curiose che gli uomini dietro le finestre scrutano irranciditi.

17.12.07

fotografia di un paese mezzo moderno

nel pagellone finale, avellino raggranella quattrocentoquattro punti che gli valgono l’ottantasettesimo posto in coabitazione dell’altra città montagnosa enna, e della vicina salerno. perdute dieci posizioni rispetto allo scorso anno, quando ne recuperò otto, dunque quasi pari e patta. dei sei indicatori che alimentano il pagellone, (ciascuno dei quali ha sei sottoindicatori) – tenore di vita, affari&lavoro, servizi ambientali&salute, ordine pubblico, popolazione, tempo libero - avellino è rispettivamente novantaseiesima, ottantunesima, ottantaduesima, ventunesima, ottantatreesima, novantaquattresima. si dirà: mica male rispetto alle altre città campane. peccato, per il sentire medio, che le classifiche sportive delle squadre cittadine non siano computate. per una possibile rivoluzione urbana il nostro benchmark sia l’irrealizzabile.



(prima che scoppi la rivoluzione sannita)

16.12.07

raucedine

alba di gelo prende alla gola
dal buio antro in basso fumi incompatibili
dopo i passi in tondo a vuoto
interrogo la mia nemesi
si tratta di un compenso
o di una punizione
per la dissipazione delle ore?
o forse perché mi sottraggo alle leggi correnti
di consumo pure consapevole
critico
ok, scappo al centro
mi compro una cravatta a righe
vado ad equilibrare
risparmi antisociali
ma per i silenzi non do la parola

10.12.07

la famigerata banda dei comestaibeneetumoltobenegraziedopodichéignorarsi

impoltigliati nel traffico egoisti sociali come noi finiscono per parlare/pensare di/al denaro. delle poche manciate di euro al mese che mancano per la felicità. in realtà faccio della sociologia. per quanto mi riguarda, mica corrisponde al vero. ritenevo fosse giunto il tempo di una pausa prolungata dal blog, ché il poco da dire rattrappisce la coscienza se di continuo espresso, val bene un estemporaneo scrivere di niente ma non sempre, altrimenti finisco per smarrire ogni riferimento contingente. mi ripromettevo di concludere le mille letture appese al chiodo. ritornare con un post chilometrico/chimerico sul piano strategico di una città immaginaria di nome Hirpinia, rete di “storie comuni” oramai esangui, ma l’individuazione della dimensione spazio-temporale di riferimento mi ha esautorato. logica vuole che una visione per un’area urbana depressa sia condivisa da più attori, ché l’epoca, si sa, è complessa assai. invece, mi ritrovo ritaglio umano, bolla d’aspirazione senza scopo né mordente, in tessuto sociale contrassegnato da deboli connessioni, smorte forme di aggregazione, inanimati simulacri dei processi di coesione che furono…

30.11.07


28.11.07

scartabellare mappe cognitive

portami oltre il vedere
dalla parte del clamore
che fanno le cose inanimate
quando l'uomo è voltato
ecco la mia vita di lavoro
e di antipatica sapienza
te la cedo volentieri
non fa proprio per me
io preferisco così
io preferisco così
io preferisco così
...
preferisco così, max gazzé


fugo dilemmi contrattuali, mi assumono o mi mettono in fuga?, ma almeno ne guadagno in mimica, finalmente decontratta, dopodiché al lavoro si tratta di mappare i bacini idrografici della penisola, così ne approfitto, in una finestra a margine, per tracciare su google map una linea orizzontale che dia un'interpretazione eterodossa dello sviluppo urbanistico di avellino, c'è che se la mansione affidatami non mi diverte, trovo sempre modi per occuparmi in quello che so fare meglio, aprire cantieri che poi è indifferente se li chiudi o meno, non a caso sono un keynesiano

27.11.07

ora sì che è giunta l'ora della riscossione

andare camminare lavorare,
andare a spada tratta, banda di timidi,
di incoscienti, di indebitati, di disperati.
niente scoramenti, andiamo, andiamo a lavorare,
andare camminare lavorare,
il vino contro il petrolio,
grande vittoria, grande vittoria, grandissima vittoria.
andare camminare lavorare,
il meridione rugge, il nord non ha salite,
niente paura, di qua c'è la discesa,
andare camminare lavorare,
rapide fughe rapide fughe rapide fughe

andare camminare lavorare – piero ciampi



un sonno ristoratore a digiuno fortifica. all’appuntamento all’enoteca col superiore spendo di necessità sorrisi caimani. garbatella è giallorossa, prima, forse, era pericolosa, un tassinaro non voleva accompagnarci il mio barbiere, tanti anni fa, ora no, ora è cool. petrucciani in sottofondo. più in là, uscito sfiancato dal palazzo di cristallo, oramai deserto, barcollo, l’aria è statica, i sbuffi di vapore dalla mia bocca rendono l’atmosfera onirica. sotto il porticato di una chiesa, giovani poveri si preparano per la notte. in metro, c’è chi ride sguaiata, chi rimpiange il futuro, io, per me, m’accontenterei di dormire. disteso su un cellophane. teso sul vuoto. ma non un vuoto qualsiasi. pietralata m’accoglie discreta, sono le undici, a casa tutti rinchiusi, in un monastero sarebbe diverso? o in una pensione primonovecentesca? almeno la padrona di casa sarebbe deliziosamente indiscreta, ficcanaso, il rumore delle sue stoviglie mi terrebbe sveglio, mentre qui, c’è tanto silenzio da trasformarsi in un fischio. una bottiglia di birra mezza piena cade, col suo contenuto, in una scarpa. il wireless è imballato. caduta senza rete. mancano persino i bicchieri di carta. la catasta di piatti&pentole non lascia spazio al rubinetto. la tv lancia la sigla di chiusura del tg1, cambio d’immagine, la sigla d’apertura di porta a porta, l’argomento del giorno riguarda i savoia e la loro richiesta di risarcimento all’italia. spengo. la mia vita surreale rilanciata alla tivvù sotto altre forme. vivo nel posto giusto. vado a dormire prima che le certezze svaniscano.

25.11.07

bodysnatchers

it is the 21st century
it is the 21st century
you can fight like a dog
and they brought me to my knees...

bodysnatchers - radiohead

non mi fermo più a scrutare il volto della gente, sì, lo studio della mimica ultimamente mi lascia indifferente. a pensarci bene è la cosa peggiore mi sia capitata da quando ho cominciato a lavorare. insieme ad una leggera assuefazione alla caffeina. senza la quale oramai m’addormento in piedi ad orari prima improponibili. assente in parte lo stress. per quello ci sono quarant’anni di tempo. la stazione tiburtina di domenica esala odori forti, i “soggiogati ai forzati seigiornipersei” si godono la giornata di libertà. che colore tenue ha questa libertà! tale e quale alla mia. stretta in una morsa da nuvole quasi bruxellesi. tu viaggi da bologna coll’intercity plus 507 proveniente da torino e diretto a reggio calabria. il vagone è il numero otto. mi siedo ad aspettarti. una spagnola mi chiede dove si obliterano i biglietti. mi alzo in automatico, smanacciando per mostrarle come nei paraggi non veda macchinette gialle. poi scompare. un trentenne si siede al mio fianco e comincia a parlare al telefono, col vivavoce, colla ragazza. un secondo trentenne mi chiede spazio e si siede all'altro mio fianco cominciando a fumare. mucchi di famiglie napoletane, allargate, carichi di valigie e imprecazioni, mi scorrono davanti. l’altoparlante metallico annuncia che il treno corre con cinque minuti di ritardo. aggiungere meno a meno. una donna rugosa attraversa i binari, furtiva. parte il regionale per pescara. sopraggiungi tu. il vagone otto casca proprio davanti la mia panchina. ma la porta è l’altra. avanzi incerta. incapaci come siamo a ricreare il pathos. ti stringo. deperisci come avanza l’amore. giochiamo alle voci da bambini. resta. no, sali tu! l’orologio sulle nostre teste scatta implacabile ad ogni secondo con uno strappo che impercettibilmente sembra lo faccia oscillare all'indietro. magari fosse così. il capotreno fischia. risali soltanto tu. dietro i vetri oscurati la tua sagoma si fa indistinta. il treno, i binari, i muri della stazione, il cielo partono in orizzontale. una coppia all'imbocco della scala mobile m'ostruisce la strada. mi sentono arrivare e mi fanno passare. li supero in progressione. io scappo. sull'aventino.

22.11.07

19.11.07

mostri

nasce il popolo delle libertà
dal predellino di un'auto blu
via i parrucconi per i trapianti
fermi una firma al gazebo
patetica eterogenesi dei fini
di una decade di ombra
da sant'angelo dei lombardi
sarebbe troppa grazia
se di mezzo c'è questo
in ogni caso, auguri!

15.11.07

autoironia di un samaritano metropolitano

c’è una vecchia storiella che racconta di un operaio sospettato di rubare:
ogni sera, quando lascia la fabbrica, la carriola che spinge davanti a sé
subisce un’accurata ispezione.
i guardiani non trovano niente.
è sempre vuota.
alla fine la verità viene fuori:
ciò che l’operaio ruba sono le carriole…

Slavoj Zizek, incipit de La violenza Invisibile


affastello sul comodino volumi, anche smilzi per carità, di cui leggo soltanto le prime pagine, o altrimenti, tutti d’un fiato, eccetto le ultime dieci, per un vezzo che costa caro solo alla statistica anobii, ma lascia un senso di sospensione, un lampo di sregolatezza nell’ingranaggio di minutaggi nel quale si è trasformata la mia vita.

a volte, sui mezzi pubblici, penso di essere un ammutinato; succede quando sfondo con rapidi movimenti il muro di diffidenza,
l’atteggiamento blasé che sbianca gli animi delle megalopoli: cedo il posto alla vecchina, lascio il reggimano alla ragazza, fornisco indicazioni stradali ai rumeni dai capelli di cenere e dalle mani nodose. d’un tratto una donna di mezz’eta, scalpitante già in partenza, erompe in imprecazioni da vignetta col teschio, soltanto per un rallentamento del traffico causa lavori, rompendo un incanto: l’umanità di un buono è in fretta oscurata dall’intolleranza di un nevrotico. colpa dei tempi o sua soltanto?

14.11.07

chesterton

la sorpresa è la sola riflessione possibile

13.11.07

senza risposta

di quando pensi che invece di metterti in rete avresti potuto imparare a lavorare la maglia

1.11.07

bernabucciana

metro b, roma

viaggiatore: ahò, mayna', che fai 'sto uichend?
maynardo: ncazzo!

31.10.07

reti&sbarre

Ciao Renato senz’altro non ti ricorderai di me son passati molti anni ma sono quel volontario che ti ha portato dal carcere al palazzo di giustizia e che abbiamo fatto 2 chiacchiere niente d’eccezionale ma mi son fatto 2 risate per la tua allegria poi quando hai detto al questurino di girarti dalla parte opposta così avresti aperto la porta scorrevole per poter guadagnare la libertà ma era solo una battuta la tua non avresti fatto 2 metri,fuori c’era l’esarcito che aspettava una tua mossa per farti saltare il cervello hahahaha dai la metto sul ridere che è meglio.Io ho vissyto la mia infanzia a QUARTO OGGIARO che tu ben conosci e la COMASINA ho conosciuto molti tuoi amici come il WLADY,GEGE’,WUAPPETTO,LO SMILZO ecc. non sò se te li ricorderai ma io me li ricordo sì ora molta gente non cè più perchè la loro strada si è fermata o per colpa di un colpo di pistola oppure chiusi in un carcere come te,ma posso dirti che questa gente ti adoravano come un dio,per loro eri un’esempio (sbagliato x me)di liberta e trasgressione di quei tempi,sapere che ora con l’avvento della tecnologia sia del pc o telefonini tu sarai meno isolato spero che questo sia un’inizio anche solo leggendoti di un’amicizia,caro RENE’resisti vedrai che prima o poi uscirai da lì con le tue gambe e nò disteso come molti vorrebbero vedere hai resistito tutto questo tempo sì sempre positivo come lo sei sempre ti faccio solo un’in bocca al lupo ciao da SNOOPY
commento rilasciato sul blog di vallanzasca

cutolo ha avuto un figlio; vallanzasca ha aperto un blog

28.10.07

prega al rialto

uscito stracco dalla settimana consulenziale numero sette, alla maniera di trinità ho legato la mia branda all’ultimo vagone del convoglio metro verso rebibbia. più che intorpidito dal solleone battente, solo un gran mal di testa da impegni senza sosta né tanto frutto. a parte il tempo di un pasto primo-secondo alla “dea di roma”, perfino pres’in giro perché gran mangione, perché accantono l’idea di un semplice toast, della palestra fuori mano, di una gita lato tribordo a largo del golfo di gaeta. i tributaristi, gente senza scrupoli, razza italica per eccellenza, luogo comune li vuole amici degli evasori o evasori loro per primi. noialtri alla loro caccia, ci arrangiamo a modo nostro, siamo convinti della bontà del fine, scettici sul buon esito dell’azione. mentre fuori l’ufficio, un licenziato perugino inscena una protesta surreale, rumorosa, doverosa, contro quell’arraffastipendi dell’amministratore delegato, cui piace il mare, lo yacht, il potere. il nostro staff team group 24hsu24 di brain stormin’ alloggia, sotto chiave, il duplicato nelle mani della donna delle pulizie, al seminterrato, scenografia da obitorio, macchina senza caffè, caffè senza macchia. nel week end mi riprendo, prendo in mano letture, relazioni, contatti, vite. nel week end ricostituisco il senso del mio andare. il week end è stato. il treno è ripartito

24.10.07

scelte di vita ad un capolinea

un pensionato osserva sbigottito giovani donne in tuta sfogliare voracemente l'ultima uscita di muscle&fitness

22.10.07

programmi della sera

riprese sembianze civili stento a ritrovare il senso sociale, il tempo non mi sembra passare ed è perché lo dissipo con amore, esploro, anche dal satellite, pietralata, borgata pasoliniana, violenta perché senza centro, sette casette da sette lire tra palazzoni antisociali, muri perimetrali abnormali, spruzzi di immigrazione irregolare in mezzo a soldataglia regolarissima, fondo stradale rialzato, un casino altimetrico infiltrato dal teverone, scassi d’auto, discount, scontri culturali, ristoranti sguarniti, sgarri&sgherri, duecentoundici ritarda ancora, mentre il freddo si intensifica, i baveri provano a nascondere orecchie gelate, ma non piove, né nevica, solo le luci dei palazzi si comunicano segnali di distensione, quando germogliano tanti apparecchi televisivi quante sono le teste è inevitabile si generi il caso umano, quello seduto di spalle, parrucca rosso, voce metallica, lo sguardo di compatimento del conduttore non serve, lui abita a monti, e di sera va a teatro!

20.10.07

riforma delle procedure di bilancio: per obiettivi

la finanziaria, in palese contrasto col comma 3° dell'art. 81 della Costituzione, allega al bilancio (di cui mai si discute) nuove entrate e nuove spese. gli emendamenti alla finanziaria sono dunque variazioni di variazioni che logica vuole si elidano a vicenda. naturalmente non è così, ma sarebbe tanto meglio!

18.10.07

codici di geometria esistenziale

stormi di storni si stagliano su un tramonto romano
afferrarne il senso
perdersi

16.10.07

lo spoglio e la profezia

la proclamazione degli eletti alla costituente del PD campano si terrà, per forza di causa maggiore, a cuma

13.10.07

il pd. perché. l'inno

la politica (non) è (più)
la ginnastica delle mie idee
è forse strano a dirsi
ma il mio pensiero unico sei tu!

niccolò fabi – la politica

sono italiano da più di cinquant’anni e
mi sono fatto l’idea che fra potere e società
non ci sia differenza alcuna di calibro etico.
elettori che considerano la furbizia una virtù
eleggeranno politici che sono il loro specchio fedele.
il qualunquismo è esattamente questo:
individuare nel Palazzo
un comodo e vistoso capro espiatorio.

michele serra – “la repubblica”

la verità è che, dove tutti sono responsabili,
ciascuno è responsabile per la parte che gli spetta,
in proporzione della sua capacità a fare il bene o fare il male
che ha realmente fatto o che non ha cercato di impedire.
un contadino sardo è anche lui responsabile per la sua quarantacinquemilionesima parte
di quanto avviene in Italia.

gaetano salvemini




1. L’arte politica riesce ad incidere realmente sulla vita delle persone quando nel bel mezzo di trasformazioni socio-economiche, spesso indipendenti dalla sua azione, cerca di orientarle, di incanalarle secondo percorsi alternativi sulla scelta dei quali dovrebbe esercitarsi il dibattito delle forze politiche. Esempio: posto che sia ineluttabile, in un prossimo futuro, se non già oggi, una società multirazziale, inutile che il partito x – conservatore continui a esaltare l’armonia sociale del superato Stato nazione, il partito y – progressista abbozzare l’elogio delle virtù delle “culture altre”; piuttosto affrontassero il problema di quale pacchetto di politiche di integrazione offrire. Nonostante sembri una distinzione sottile, il più grosso difetto della politica (italiana) è che si limita alla tessitura dell’ovvio, il futuro non le interessa né l’analisi dell’impatto che le sue decisioni possono avere sul Paese. Naturalmente il mio ragionamento presuppone un paio di postulati. Uno: la politica non è il motore immobile della realtà, se pure è piuttosto vorace in questo paese resta uno degli attori in campo di un sistema; tra l’altro se debole, come è oggi, la sua azione è influenzata da forze economiche, lobbystiche, criminali. Due: la politica solo quando è liberata dallo sfinimento delle polemiche da bar, può diventare ragionamento previsivo, quand’è di buona levatura, persino profetico: prefigura la realtà che sta arrivando e s’ingegna a trovare modi per cui il bene pubblico sia accresciuto, il male minimizzato. La politica dunque, come dovrebbe essere, sta sempre sulla frontiera della battaglia intellettuale (per le idee nuove), e tra le forme di conoscenza è la più nobile perché le comprende tutte.

2. Eppure è tutto marcio. Un lamento continuo. Prodalzheimer, Mastellaereo, Pecoraro con i consulenti (per niente) al verde, Padoaschioppa dalle tasse bellissime alla chiamata against-bamboccio. L’ondata di antipolitica recentemente rilanciata dai media ha scatenato una fibrillazione popolare senza precedenti e i discorsi nella metro hanno raggiunto picchi di violenza verbale inauditi. Come se, tra l’altro, tutto fosse imputabile ai rom e a roma. A proposito di grillo occorre fare un salto di qualità. Benché è fisiologico credere che in un paese come l’italia tutto sia causa del ceto politico, è utile ricordare che tra il Palazzo e la collettività esiste un corposo soggetto intermedio, che raccoglie le direttive (in leggi) dall’esecutivo e gli dà sostanza, sottoforma di servizi (dei quali si lamenterebbe l’inefficienza). Ebbene l’amministrazione pubblica occupa qualche milione di persone e entrarvi a farne parte è il desiderio nascosto di molti (compreso il mio). Ci si lamenti, dunque, anche del fatto che abbiamo una amministrazione scadente, incapace, scarsamente proattiva. Certo, i meccanismi di cooptazione dei dirigenti l’invadenza della politica, le cordate, le clientele. Oltre al Palazzo (al singolare), esistono dunque una moltitudine di Palazzi (quelli della p.a.), all’interno dei quali (non solo in quelli, sia chiaro) vivacchia una umanità della più varia specie, da cui ogni cittadino ha il diritto di chiedere il resoconto, quando non soddisfatto, perché la responsabilità è sempre di uno, né di Dio né di nessuno.

3. Finora non si è ancora nominato il PD, la ragione per cui il post nasce. Dico subito che domani andrò, entusiasticamente, a votarlo. Ci sono mille ragioni per criticarne i primi passi. Inutile, ad esempio, eleggere il segretario, prim’ancora che l’assemblea costituente abbia deciso quale contenitore di idee, di riferimenti culturali, semplicemente quale tipo di struttura, andrà a dirigere. Inutili assemblee così pletoriche. Ma rimane il senso di sfida, di speranza. Un partito post ideologico, aperto, a rete, come è diventata la società. Voterò per la Bindi, per nessuna particolare ragione se non fosse che ha tenuto in piedi una competizione nata morta per contingenze governative. Poi il filosofo Mazzarella, perché il resto dei candidati è proiezione di una vecchia politica che avrebbe fatto bene a ritirarsi, e che trasforma, da queste parti, la battaglia per il nuovo partito, nell’ennesima battaglia di retroguardia.


ARCADE FIRE - WAKE UP

2.10.07

candidati assemblea costituente regionale (?) per il PD, campania 2, collegio 11

ASSEMBLEA REGIONALE (disponibili 13 seggi)

CAMPANIA DEMOCRATICA per TINO IANNUZZI

1) Enza Ambrosone, capogruppo margherita comune di avellino
2) Ettore Iacovacci, guardalinee
3) Vanda Grassi, sindaco di montefalcione
4) Michele Iannicelli, presidente alto calore servizi s.p.a.
5) Vera Trasente, vicesindaco montefredane
6) Alberico Villani, sindaco di altavilla irpina
7) Rita Petruzziello, rappresentante sindacale uil
8) Guido d'Avanzo, capogruppo margherita comune di avellino (staffetta)
9) Maria Cerullo, referente sinistra giovanile per firme referendum
10) Sergio Barbaro, non questo, capogruppo ds comune di avellino
11) Olimpia Rusolo, fondatrice circolo "CHIESA&POLITICA"
12) Massimiliano Carullo, vicesindaco mercogliano
13) Enza Preziosi, responsabile Cpo Uil

I RIFORMISTI CORAGGIOSI per SANDRO DE FRANCISCIS
1) Andrea Forgione, promotore apd
2) Antonietta Calvano, responsabile URP ?
3) Giuseppe Trunfio, assessore villamaina
4) Mario di Rienzo, volto nuovo ?
5) Angela Storti, nessun risultato
6) Amedeo d'Amato, autore di documento sulla Democrazia
7) Antonietta d'Agostino, nessun risultato
8) Angelo Oliveto, signore
9) Claudia Donatiello, coraggiosa

un Nuovo Inizio per la Campania per Salvatore Piccolo
1) Coppola Rosa, poetessa?
2) Aliberti Vittorio, risultati dubbi
3) Cioffi Raffaella, uil??
4) Fasolino Aniello, consigliere comunale di sarno?
5) Gaeta Giovanna, architetto
6) Aliberti Filiberto, iscritto al club juventus doc - alessandro del piero
7) Maratea Franca, zero risultati
8) Coppola Alessandro Santolo, zero risultati
9) Bergamo Maria, risultati dubbi

I DEMOCRATICI per EUGENIO MAZZARELLA
1) Francesco Todisco, assessore comune di avellino
2) Rosanna Rebulla, esperta pari opportunità
3) Luca Iandolo, consigliere comune avellino
4) Vincenza Falasca, volto nuovo ?
5) Michele Palladino, consigliere comunale avellino
6) Lucia Bardesiato, collaboratrice per la redazione rapporto fillea cgil
7) Mario dello Russo, delegato UILTuCS
8) Esterina di Meo, autrice della tesi di laurea: "il soggetto. la persona"
9) Guglielmo Greco, volto nuovo ?
10) Rosa Macchione, volto nuovo ?
11) Roberto Lettieri, ?
12) Ester di Cillo, zero risultati
13) Giovanni Vesce, medico chirurgo ?

1.10.07

continua - assemblea nazionale

I RIFORMISTI CORAGGIOSI per Walter Veltroni, blog di riferimento

1) Franco Maselli, ex presidente della provincia, promotore di
democraticamente insieme
2) Rita Caronia,
volto nuovo
3) Giuseppe di Iorio, da ultime verifiche, responsabile interno Comune di Montemiletto
4) Michela Stoccuto, zero risultati
5) Alfonso Iacobucci,
geometra premiato

Con Veltroni, AMBIENTE, INNOVAZIONE, LAVORO

1) Wanda Dovetto, zero risultati
2) Antonio Di Pietro, milioni di risultati ma sull'omonimo
3) Daniela Barbieri, blogger ?
4) Luigi Frusciante,
professore universitario
5) Antonella Rocco, cantante?
6) Francesco Miccichè,
regista?



I DEMOCRATICI per Enrico Letta
1) Raffaello De Stefano,
ex presidente alto calore avellino
2) Rita Maio,
dirigente scolastico against tunnel
3) Angelo Spica,
consigliere comunale avellino
4) Rosanna Rebulla, ex assessore comune avellino,
esperta pari opportunità
5) Pasquale de Guglielmo,
geometra webmaster
6) Filomena Montanile, prof. associato scienze della formazione università di salerno

DEMOCRATICI DAVVERO per Rosy Bindi
1) Rosa Martino,
direttore A.S.L.
2) Domenico Tucci, professore
3) Annunziata Lombardi, professoressa
4) Luca Cecere,
avvocato
5) Giuliana Luongo,
dipendente A.S.L.
6) Massimo Balzano, giovane avvocato

collegio numero 11, campania 2, avellino, liste pd, politica&web, foglio di lavoro aperto

chi è per il pd, fra un paio di settimane (il fatidico 14 ottobre) sarà chiamato ad esprimere la propria preferenza per l'elezione dell'assemblea costituente (nazionale e regionale). noialtri, si vota nella circoscrizione campania 2, al collegio numero 11, avellino. nonostante non si possa far di più (leggere alla voce partecipazione), un benché minimo contributo lo si vuole fornire. ecco, dunque, di seguito un elenco dei nominativi dei candidati, colle informazioni (talvolta stringate) che si è riusciti a ricavare con una semplice ricerca su google. ovviamente, può essere questa l'occasione per tutti gli interessati per aggiungere i contenuti che desiderano, di descrivere il pd che sognano. oppure di rimanere silenziosi

ASSEMBLEA NAZIONALE (6 posti disponibili)

CAMPANIA DEMOCRATICA per Walter Veltroni
1)Vincenzo De Luca,
assessore regionale lavori pubblici
2)Fiorella De Vizia,
volto nuovo (?)
3)Giuseppe Galasso, sindaco di avellino
4)Angelina Aldorasi, dirigente scolastico liceo classico europe P.Colletta
5)Mario Matarazzo, dirigente scolastico scuola media
6)Antonella Ciarcia, consigliere comunale venticano, volto nuovo

30.9.07

ascensorofobia

il volto di me
è il mistero di me
numero - bluvertigo

29.9.07

abbagli(anti). note lunari di un pendolo in carne e ossa

cos'è la bellezza per un cieco?
una volta stevie wonder e ray charles
si incontrarono e si dissero reciprocamente:
in fondo non siamo così sfortunati.
pensa se fossimo nati negri!
umberto eco, intervista al venerdì

chi dispone della migliore informazione nel minor tempo utile, è un uomo potente. chi ha la fortuna di accumulare la conoscenza, la più disparata, talvolta smarrendosi, altre ritrovandosi, magari diventa saggio. in ogni caso, son due eccellenze. senza nessuna diretta relazione colla pratica.

24.9.07

spallata al governo d'autunno: si ritorni all'urne

possiamo noi essere liberi da tutti i pericoli,
liberi dal dolore, liberi dalla povertà,
possiamo noi trovare la pace del cuore
e della mente
dai sutra del buddha recitati durante la protesta




qui, qui e qui

diario delle proteste

sulla fiaccolata di solidarietà organizzata dal Campidoglio, cui sono mancato per un pelo perché recluso al lavoro

firma appello "campagna birmania" su birmaniademocratica.org

23.9.07

io voto te tu voti me le idee seguon da sé

definite le candidature per l'assemblea costituente nazionale/regionale per il PD: in tutto, 50'ooo candidati per circa 7'ooo seggi. l'obiettivo è di spingere un milione di cittadini alle urne. basterebbero 20 preferenze per ciascuno di loro e il traguardo raggiunto. esempio di democrazia dabbàsso o di democrazia frantumata?

22.9.07

bloggers: disgraziati macchiati di pixels

che cazzo di dolore quando si torna alle quattro mura domestiche. ritrovi vecchi, matti, disperati. i tuoi difetti che non vuoi veder più rappresentati. almeno, non così macroscopicamente!

21.9.07

diario di un vagabondaggio

incedevo a passo lento di quando recupero assaporandola la libertà condizionata di travèt tutto sommato ancora giovine, e la garbatella mi ha portato alla piramide, la piramide a santa maria degli angeli e dei martiri, lì dove un corteo rosapugnista, a suon di jazz e nell'anniversario della breccia di porta pia, manifestava contro il concordato clericofascista, beati gli invitati alla cena del signore. extraterritorialità alla vicina feltrinelli in cui l'atripaldese sabino cassese, massimo amministrativista italiano, presentava la sua ultima fatica. avrei voluto esprimergli la mia gratitudine perché personalità come lui mi rendono orgoglioso della provenienza geografica e indicano da decenni un percorso di buona amministrazione che è l'unico percorribile per una buona politica, ma la timidezza e nugoli di discepoli me lo hanno impedito. tempo fa, nel bel mezzo di un'estate oziosa, avevo seriamente pensato di lanciare una provocazione confrontando le cose fatte e i titoli di sabino cassese e quelli del presunto genius loci. Poi, non so perché, ho desistito. Al cantiere metro B1 di via corvisieri, operai festeggiano col karaoke. Monti tiburtini è invasa da romeni, allegri. I romani da sette generazioni li trovi solo in cattività.

15.9.07

sul lavoro culturale

Eccoci qua, insomma, tutti e due ufficiali in congedo, con la guerra perduta e il paese distrutto. Per chi? Per cosa? Ci avevano allevati dunque per questo, per comandare cinquanta soldati, cinquanta contadini, e portarli a sparare contro altri cinquanta soldati, altri cinquanta contadini? Mi spiegava Marcello che son sempre i contadini – italiani, inglesi, russi, di tutte le parti del mondo – che fanno la guerra, e che son sempre ragazzi di vent’anni, studenti che non hanno ancora finito la scuola, che li portano a farsi ammazzare. Era toccato a nostro padre, nel quindici. Lui almeno era tornato con l’illusione di aver vinto la guerra, ma anche lui, a conti fatti, aveva inquadrato cinquanta contadini, contadini calabresi e veneti, e poi era tornato a casa senz’arte né parte, senza un lavoro, proprio così come i soldati erano tornati senza terra, per ritrovare lo stesso padrone di prima.
Quanti ce n’erano rimasti, allora come ora, di sottotenentini di vent’anni, in Cirenaica, in Russia, in Grecia? Tanti. Erano morti insieme ai loro soldati, ed erano morti senza riuscire nemmeno, prima, a capirsi con i loro soldati, perché i contadini non avevano studiato né la cultura fascista né la letteratura, né la storia, niente insomma. Erano analfabeti. Ragazzi di vent’anni come noi, ma lontani da noi in ogni momento, tranne che nella sorte delle marce, dei turni di vedetta, degli scontri di pattuglie. Solo le bombe dei mortai greci, o le catiusce dei russi, o i carri armati inglesi ci facevano uguali. Perché?
Perché c’era voluta la guerra a farci capire che esistono due Italie? Da una parte l’Italia dei contadini, quelli che lavorano, e poi fanno le guerre; e dall’altra l’Italia del signor generale, del vescovo, del federale. E noi cosa stiamo a farci? Dobbiamo scegliere, o di qua o di là. Noi abbiamo studiato, diceva Marcello, ma quel che abbiamo imparato non servirà a niente, se non ci aiuta a capire le ragioni dei contadini; se non ci aiuta ad evitare di doverceli portare dietro un’altra volta, domani, e morire insieme senza nemmeno esserci guardati in faccia, senza mai esserci capiti.
Per questo, in mezzo a noi che volevamo, come si è già spiegato, una cultura moderna e spregiudicata, Marcello insisteva a dire che niente è moderno e spregiudicato se non lascia davvero dietro di sé i pregiudizi e i residui di maggior peso, se non tiene conto di questa fondamentale esperienza dei giorni nostri, e che la cultura non ha senso se non aiuta a capire gli altri, a soccorrere gli altri, ad evitare il male.

da il Lavoro culturale, Luciano Bianciardi

Trasformatomi in capo ad una settimana in colletto bianco pendolare, già disfatto dalla fame e da una serie di contrapposte sensazioni (dopo)lavorative, giunto alla stazione tiburtina, nell’attesa dell’imbarco air, piombai in libreria uscendone impaziente di immergermi nella lettura de “il lavoro culturale” di bianciardi, autore la cui opera in passato avevo colpevolmente tralasciata. Salito a bordo del mezzo, mi ritrovai nuovamente nel salottino a quattro del primo piano, bill gates immancabile compagno di destra e di fronte due giovani viaggiatori che sulle prime, sommersi come erano dai quotidiani nazionali e dalle cronache locali, mi parvero studenti curiosi, svegli, d’altra parte di ariano. Incapaci di tacersi, continuarono a disquisire probabilmente sulla bontà del disegno della Creazione, ma io, per me, totalmente rapito dalla lettura dello smilzo volume feltrinelli, non distinsi nulla dei loro discorsi finché, forse in pausa stropiccio-occhi, forse illuminato dal passo precedente, sulla fratellanza che ispira, convintomi nell’intimo dell’importanza della comprensione reciproca per il futuro dell’umanità (il bridging capital di Putnam in altre formule organizzato, dopo tutto), mi occupai (linguaggio del corpo mai fu più esplicito) di decifrare le loro ciance. Ne ricavai con sorpresa che l’adesione della scena cui stavo assistendo col ragionamento bianciardiano stava divenendo attimo per attimo più calzante. I due, fratelli, avevano appena partecipato alla prova scritta che gli avrebbe consentito di ingrossare le fila del nostro Esercito volontario. Stavano ripercorrendo con stupefacente dovizia di particolari le risposte che avevano dato al test, le alternative che argutamente avevano considerato sballate. Per cui la triplice alleanza: con la Russia; il triangolo scaleno: quello con due angoli uguali; oslo: la capitale della svezia; l’ultima regina d’italia: margherita di savoia; mentre, per chiudere, supportarono l’insondabile teoria per cui è inutile cominciare ad imparare l’inglese, a vent’anni, partendo dalla traduzione se rimangono ignote le regole grammaticali, meglio darla vinta al Sapere questa battaglia. Ebbi l’ardire di chiedere come era andata, e il più saputo dei due mi rispose che avevano avuto gioco facile e ora restano solo le formalità mediche. Gli porsi i più sinceri dei miei auguri ma non riuscii a procedere nel mio esercizio di contaminazione. A quel punto imbracciai il mio Ipod come una bandiera bianca e mi convinsi che il lavoro culturale spesso è una condanna alla sofferenza. Nel frattempo, all’altezza del vesuviello di Nola, avvistai una navicella spaziale in fase d’atterraggio. Che accertino subito se portano con sé risposte o domande, pensai. Dell’evento i due futuri soldati nemmeno se ne avvidero.

13.9.07

eterodossie in terra d'utopia. pietralata d'annata

l'economista (o chi per lui) che escogitasse il sistema per cui la remunerazione degli investimenti sia inversamente proporzionale alla dotazione iniziale di capitali, sancirebbe, una volta per tutte, l'efficienza dei mercati.

11.9.07

back to eurome

ero più produttivo quando fissavo il cielo
e mi chiedevo il senso di così tante conoscenze
chi batte forsennatamente sui tasti del pc
(e finisce per mugulare inconsapevole)
mi ripete, aspetta e vedrai
aspetta e vedrai
il partner diventa il tuo superiore
oggetto di venerazione
intoccabile, distante
già questa distorsione di significato
la dice lunga sulla (de)qualifica
come si dice, il labirintico presente

6.9.07

disinnescare de mita ad uomo

ciriaco de mita, e le sue truppe cammellate a far da coro, continuano a ripetere che non ci si ritira dalla Politica per l'età (veneranda) perché sarebbe come dimettersi dall'Intelligenza (che permane). si noti come sia Politica che Intelligenza siano indicate in maiuscolo, forse solo perché in questo modo l'arma dialettica dei Nostri risulti meno spuntata. rendendo astratto, quasi evanescente il discorso politico e dunque irraggiungibile ai profani il suo intendimento, ritenendo sciamani i pochi eletti che sono in grado di interpretarlo si ammanta il dibattito di un'aura di misticismo, si colgono svariati elementi a sfondo religioso (mucchi di voti nel senso di manifestazione di fede-ltà) che esso più prosaicamente non ha. difatti, non si spinge nessuno alla lobotomia o al silenzio. esclusivamente si discute dell'opportunità di convogliare o meno il consenso del futuro partito democratico campano sulla carica di segretario regionale intorno ad una figura "nuova" (e quando sono ancora aperte discussioni sui principi ispiratori, sulla struttura, sulle funzioni del nuovo partito ben più interessanti per un padre fondatore come pure si giudica il Nostro). sulle prime ritenevamo inutile rilevare la sicumera con cui de mita si giudicava dotato di sicura intelligenza politica, (d'altra parte, non si nega a nessuno un esercizio di autovalutazione); s'aggiungeva inoltre il rispetto che si deve ad un vegliardo, parlamentare da mezzo secolo e con numerose esperienze al governo del paese sulle spalle. oggi, tuttavia, che per l'ennesima volta si ripete il tormentone, e le truppe cammellate si dirigono in massa a pontecagnano, ci preme registrare, ammettendo umilmente di essere forse inadeguati ascoltatori della Sapienza del Nostro) che la continua e cantilenante ripetizione dei medesimi concetti, da strumento di persuasione rischia di trasformarsi, in maniera controproducente per chi li espone, proprio nel primo sintomo di una incipiente perdita della capacità di discernimento, così tanto decantata.

3.9.07

là costa / locuste / lacoste / la casta

intorno, frizzante, un'aria di rivoluzione
tra il tagliate le tasse e il tagliate le teste

31.8.07

avellino nell'età dei metalli

prima di riprendere cogli impegni autunnali (proprio ieri sul corso pedonalizzato lustrato piovevano dal cielo le prime foglie di platano) ha provocato sensazione l'allarme lanciato dalla rivista National Geographic secondo cui potrebbe essere imminente una ripresa di attività del vesuvio. con effetti catastrofici come tremilasettecentoottantaanni fa, quando, in piena età del bronzo, l'eruzione portò alla completa distruzione di avellino. ora, riuscite ad immaginare come fosse e dunque cosa si sia perso di avellino a seguito di quella eruzione? Ad ogni modo, quasi certamente, la pronta ricostruzione delle abitazioni non fu seguita da un nugolo di polemiche.

29.8.07

scritto sulla tolleranza che spenga diffidenza

Un giorno, mentre erano assieme sul treno che porta da Cambridge a Londra, “Sraffa fece un gesto, familiare ai napoletani, e indicante qualcosa di simile a disgusto o disprezzo, consistente nello sfiorare la parte inferiore del mento con un rapido movimento verso l’esterno delle punte delle dita di una mano”. Tale gesto può trovare un significato solo nel contesto in cui viene effettuato; non può quindi accordarsi con l’idea di Wittgenstein per cui ogni proposizione deve trovare un posto preciso nell’ordine assiomatico del linguaggio razionale, indipendentemente dal contesto in cui, volta per volta viene usata.
In seguito a questa critica, nelle Ricerche filosofiche Wittgenstein elabora una nuova teoria del linguaggio e dei rapporti fra il linguaggio e il mondo che esso descrive. Non esiste un solo tipo di linguaggio, dice Wittgenstein, ma “innumerevoli: innumerevoli tipi differenti di impiego di tutto ciò che chiamiamo “segni”, “parole”, “proposizioni”.

da La ricchezza delle idee. Alessandro Roncaglia


Un diffuso senso di sfinimento si spande prima che mi prenda il desiderio di buttare giù qualcosa. Forse mi lascio convincere, o istupidire, dal solito motto “ora o mai più”, come se poi scrivere fosse dominare l’attimo che viene, e non, come leggevo da qualche parte, essere da esso posseduto, e tutto per via dell’infinitesimo ma decisivo istante che trascorre tra il momento in cui compiamo una azione e quello in cui ne diventiamo consapevoli. Ed effettivamente qui arriva prima la scrittura e poi il pensiero. Intanto si succedono giornate in cui i benefici della socialità si contrappongono ai danni permanenti di passati isolamenti, come ricorda la vita agra dell’intellettuale di monteforte, che così quando incontra per strada chi immagina possa ascoltarlo, si lancia in infinite divagazioni, perifrasi, continue citazioni che spaventano l’interlocutore fino a costringere quest’ultimo alla fuga. Probabilmente avremmo dovuto meglio vigilare sulle sue idiosincrasie, su come metteva assieme i pomeriggi. Condivideremo, se non oggi domani, il suo fallimento. Ciò che rovina questa terra, a tratti confusa, a tratti disperata, è l’atavica diffidenza della sua gente. Gli avi ci hanno tramandato un inarrivabile gusto nel diffondere maldicenze sul vicino di cortile e una ostinata incapacità a comprendere le sue ragioni. Le due deficienze combinate sottraggono ampi spazi di discussione, di socialità, di solidarietà. Ora poi che il mondo stesso è diventato il cortile di casa, per quanto si sono accorciate le distanze, (lì dove potenzialmente sono mescolabili le differenze), questa diffidenza è il peggior passaporto del nostro carattere. Chi, qui come altrove, si sforza, ad ogni modo, di preservare l’identità dimentica troppo spesso che questa è composta anche di tratti oscuri, sorpassati, inadeguati ad un ideale felice di umanità. Il progresso civile sfida continuamente le vecchie credenze, dei tenaci conservatorismi; le sue battaglie si giocano certo su temi contingenti, ma la sua conquista finale è la completa liberazione dell’uomo. Chi può dare una mano?

27.8.07

copia, incolla & scopiazza

vivo in un posto in cui tutto quello che accade
sembra accadere per caso.
una strada attraversa il paese.
il paese è quella strada.
nessuno ha scelto di vivere qui
ma c'è qualcosa che ci trattiene.
perché anche se non c'è amore
a volte c'è qualcos'altro

da qui - massimo volume

ci abbiamo provato e abbiamo creduto di farcela
malgrado le gru, le rovine,
le facce di manovali in cannottiere chiazzate
ci abbiamo provato e abbiamo creduto di farcela
e abbiamo camminato incontro a tramonti muti
che si ha il pudore di guardare
e abbiamo dimenticato i nostri corpi inadeguati
sperduti abbiamo riso
montevergine resta immobile e senza neve
montevergine resta immobile e senza neve
montevergine resta immobile e senza neve
sullo sfondo

adattamento di ravenna, massimo volume

24.8.07

via federico cassitto, economista

il poeta è un fingitore
finge così completamente
che arriva a fingere che è piacere
il piacere che davvero sente

Fernando Pessoa, riadattato


le stagioni portano con sé ribaltamenti di predisposizioni, rivoluzioni nell'indole, aggiunta inaspettata di caratteri e anche peggio. nel mezzo di continui cortocircuiti di esperienze: reali, virtuali, oniriche. il sottoscritto, lo scimunito in carrozza (quest’ultima degnamente rappresentata dall’utilitaria cigolante quindicenne) che quasi provocava un crash di inaudite proporzioni a montefalcione, si riabilita a ritmo delle ripetute discese a valle a caccia di cibo, giornali, eventi paranormali, durante l’assenza benedetta dei genitori. ventate di ottimismo oltremodo refrigeranti a dispetto delle temperature da eterno mezzogiorno lo illudono di un domani finalmente degno (se ci mette impegno), o quantomeno non fosco a prescindere. dopo tutto, ultimamente, è capace di attraversare al buio ampi passaggi complicati, resistere impassibile dinanzi l’assalto di noie assillanti, affrontare senza contraccolpi lunghe giornate di non amore. roghi nei pensieri non si propagano per l’asciutto di ampie zone di ignoranza, dove inutile fatica sarebbe il rimboschimento forzato. cosicché si prendono le decisioni che servono. futuro non si traduce illusione. e parigi varrebbe bene non solo una messa ma un intero mese di Passione.

21.8.07

pallottole sul campo coni (ispirano)

noi, un domani, si pensa di rilevare il capanno di lamiera in riva al fiume, oggi garage, riadattarlo in locale alla moda (cosa non impossibile perché qui i locali notturni appena dopo l'inaugurazione si avvantaggiano dell'effetto novità e son sempre pieni zeppi di gente, sarà che non accade mai nulla), riempirlo di oggettistica vintage, tenerlo in piedi con un pilastro "tour eiffel" e un pilastro "statua della libertà", un'amaca che li unisce, un orso bruno che vi dorme beato, paesaggi naif alle pareti oppure ritratti in b/n, moltheni in un angolo che suona ispirato, la terrazza sul greto del fiume ripulito, illuminato, che spande intorno aria immune, boccali che si alzano, vociare frenetico, via vai di idee, coscienze in transito, e lo chiameremo SABATO.

17.8.07

la fame che avevamo

ciascuno ha i suoi muri emotivi da erigere
i suoi muri emotivi da abbattere
così, d'un tratto, s'impone la socialità
un luogosano mette a nuovo
le luminarie a cupolone certo aiutano
e al centro sondo la tempra altrui
intanto le borse crollano
picocuapio emana odori amari
massimo coppola cincischia di filosofia
sandra grifagna scruta come per turbare
looketto è a un passo dalla Caduta
mr.federici ha messo su pancia e un ideale di benessere
intanto le banche centrali iniettano liquidità
jonny greenwood s'arrangia a nuovo
qualcuno mi costruirebbe un tavolo da ping pong
vittorio veneto mi trova malaticcio
il fratello mi trova etico
la coppia contorta si concede agli sguardi
intanto la Fiducia viene a mancare
immacolata coriandoli sorride divertendosi
il tifoso incallito si preoccupa dell'organico
gianni erre blesa sfugge quando può
metallari ciccioni e metallari segaligni fanno corpo
goran petto s'infatua solo delle quattordicenni
intanto gli analisti non sanno che pesce pigliare
alda quando gli sbrillucicano gli occhi dove vuole arrivare?
chi si nasconde dietro il business del "musso"?
perché scrivi che non mi vuoi bene?
federico zampaglione verrebbe ad avellino ad abitare
nel qual caso mi trasferirei a piazza mincio
intanto il PIL rallenta
le case non si pagano
gli uomini evadono
gli alberi respirano

14.8.07

spara juri spara

la vita è un po’ così
una certezza che scivola
di mano

il destino di un vip – samuele bersani

saltabeccando per feste di piazza
pare che una bionda poderosa ci insegua
fingendo distrazione
ha stivaloni bianchi e phard abbondante
(il phard abbonda sulla maschera delle biondone)
lo spettacolo di stasera dà le spalle alla stazione
(da cui i viaggiatori sono estromessi
e pure i treni mal sopportati)
e si rivolge alla chiesa di san francesco, borgo (?) ferrovia
accogliamo i dispersi/disperati più nel chiuso del sagrato
che alla luce della piazza
ché poi la gente sai che deduce, sai che racconta
otto chioschi di co.co.pro. ben riforniti vendono birra asciutta
tenuta fredda con lastroni di ghiaccio in bacinelle azzurre
l’abilità nella contrattazione spunta sconti sostanziosi
(necessario interloquire in dialetto stretto)
da un gruppo di individui si stacca una giovane donna in sorriso
mi viene incontro ma è oscurata dalla luci della ribalta
la riconosco solo quando è ad un palmo
quando tutto è già cambiato
e i colori intorno si sfaldano
ci disperdiamo e ci ricomponiamo secondo percorsi dei più vari
e le sorelle a spasso ci preannunciano con largo anticipo
lo spettacolo (di samuele bersani) comincia alle 21e42
ché il cronometraggio è la mania recente
il mostro del precariato alla media francesco tedesco
l’eloquio ironico del cantautore spezza il ritmo del concerto
ma piano piano convince il pubblico,
qui afflitto da secoli di diffidenza,
a partecipare da par suo
BATTETE LE MANI! INSOMMA FATE QUEL CHE VOLETE!
ci sta bene la seconda
…quello che vogliamo
racconta che nessuno lo ha riconosciuto nel pomeriggio in città, girovago
forse non sa che qui si usa solo la caccia all’assessore
sì, è quello del diluvio universale, del pezzo della pausini,
delle tettine di quand’ero giovane
internet crea dipendenza
l’umiltà è meglio
studio aperto cattiva (informazione)
chiude acclamato
meritato
la bolsa karaoketa c’infogna col confronto con michelezarrillo
atterriamo sui platani malati di vita
sciami di parcabatine sfilano tra giovani rampanti di periferia
soltanto i matrimoni misti potranno risollevare avellino
quando nasceranno finalmente dei bimbi a colori

(il concerto è terminato alle 23e22)

13.8.07

ferragosto in città




daft punk, around the world

6.8.07

il giovane e il mare (back to 2002)

Le mani stringevano nervosamente in un pugno cumuli di sabbia che dunque ricadevano su se stessi, perdendosi, indistinti, nel mare di sabbia sottostante che si stagliava di lì a pochi metri sul mare azzurro spuma. E, a sua volta, il mare azzurro spuma, le cui onde ritmicamente sbattevano sulla battigia, si infrangeva, sulla linea dell’orizzonte, nell’azzurro pallido del tramonto. Da dove viene questa spossatezza dell’anima? Questo dolore continuo per il velo che si frappone tra l’esperienza e la comprensione delle cose? Che diavolo di importanza può avere la mia interazione col prossimo quando non distratto, inautentico, inopportuno, inane come me ma con giustifica? Posso conoscere solo le mie ragioni, forse nemmeno tutte. A mia discolpa c’è che nemmeno oso infiocchettarle in un discorso logico che pesi torti e ragioni, d’altra parte, proprio questo atteggiamento di chiusura per gli interlocutori rappresenta il massimo affronto. Per quanto mi riguarda esistono l’incomunicabilità delle parole e l’evidenza dei gesti. Ed è per questo che sono arrivato qui, al mare, a ritirare il mio pacco di umiliazione, perché il momento era propizio, il tempo di uno schiaffo in faccia, del reset traumatico da cui ripartire. Del resto sui fili del telefono già si leggeva, a chiare lettere, la fine. Nulla da spiegare, non riesco ad ascoltarti, è una lingua divenuta improvvisamente sconosciuta alle mie orecchie la tua. Io sono venuto soltanto a vedere: il corpo esanime del nostro amore, in putrefazione altroché. Forse perché non avevo ancora conosciuto la morte di persona e devo dire che l’evento in sé impressiona in modo tale da render molli i sensi, vanifica ogni reazione. Ho visto il tuo volto mutare d’espressione, deformarsi, imbruttirsi in un ghigno animalesco. Ho visto le tue bugie prender forma sulle tue labbra come bolle di sapone. Ho visto i miei passi perdere di consistenza, i miei discorsi di lucidità, i miei pianti di scorrevolezza. Nel frattempo nuvole di parole continuavano ad addensarsi sulle nostre teste, dal loro umore scaturivano momentanei riavvicinamenti, collere violentissime. Poi, persino le parole hanno cominciato a diminuire in frequenza, col tempo s’ingrossavano i silenzi, i sordi risentimenti. Ora gli occhi gonfi fissavano quella distesa immensa di acqua che incontrava un pezzo di costa qualunque. È tutto inutile, la Natura non collabora, a volte è persino meno espressiva degli uomini. Da lì ho rotto per sempre con quella donna. Ho rotto per sempre con il mare!

3.8.07

le proposte culturali dei GIOVANI per AVELLINO 2008

(perché non si creda che qui si critica ma non si propone), ecco di seguito un insieme di proposte, giovani& creative che, il prossimo agosto, ravvivano l'asfittico panorama culturale cittadino:

1) l'ECOTUNNEL: un lungo serpentone colorato che attraversi una delle arterie principali della città, in cui esporre oggettistica di design e moda ricavata dai rifiuti. Giovani creativi utilizzando scarti industriali realizzano, per lo più artigianalmente, prodotti piacevoli, finanche "alla moda" come
borse , vestiti o oggetti di arredo. L'ecodesign è divenuto, in breve tempo, la frontiera alla quale anche molte aziende del settore oggi puntano. Per saperne di più, qui;



2) Drive In Cupo di mezza estate: lì dove decine di giovani coppiette ogni sera si scambiano dolci effusioni, nell'ampio parcheggio dello stadio Partenio, proiezione trisettimanale di films, la cui visione, data una certa disposizione delle auto, è possibile da bordo, senza di fatto che sia intralciato lo scambio d'affetto di cui sopra;



3) MUSICASTELLO: programma di musica classica, jazz, rock, pop, a giorni o settimane alterne, nell'unica arena della città, piazza castello, antistante il teatro Gesualdo (possibili anche rappresentazioni teatrali all'aperto) nonché prossimo al Conservatorio Cimarosa;



4) AVELVINO IN BORGO: la festa del Vino, autentica ricchezza dell'Irpinia, che lustri a festa e riconnetta al tessuto urbano il centro storico, i suoi vicoli: ché paradossalmente tra musica popolare, balli, degustazioni enogastronomiche e tanto vino locale, a qualcuno possa tornare la memoria;

5) CHI RIDE FOTTE A CHI CHIAGNE: gigantografie in bianco e nero attaccate sui muri scrostati delle periferie dimenticate dei volti dei suoi abitanti, ritratti disperati, perplessi, depressi, di fianco gli amministratori, i politici, i potenti, naturalmente sorridenti, superbi, solari. Esempio di street art, alla maniera di quanto ha realizzato un giovane creativo francese nella striscia di gaza. L'effetto, vi assicuro, è dirompente!

2.8.07

libere considerazioni dopo partecipazione alla fronda

Ho ritrovato ad Avellino esemplari perfetti di un certo tipo di intellettuale del Sud, intelligente, pessimista, che contempla se stesso e i suoi malanni come un capitolo della storia.
Guido Piovene, Viaggio in Italia

Nel minuscolo cortile di Palazzo Greco, ieri sera, si è discusso, dinanzi ad un pubblico minuto ma attento, del Viaggio Elettorale di De Sanctis, appena ripubblicato dalla locale casa editrice Mephite. Relatori il giornalista di Repubblica Napoli, Marco Lombardi, il “paesologo”, Franco Arminio, e l’ispiratore del ciclo di incontri agostani in Via Duomo di “La città visibile. Movimento di alternativa civile” (questo era il primo appuntamento) nonché curatore del libro, Prof. Toni Iermano. Poche note di ragguaglio sul testo: nel freddo gennaio del 1875, il Professor Francesco De Sanctis, già ministro della Pubblica Istruzione nei primi governi unitari di Cavour e Ricasoli e autore della celebre storia della letteratura italiana (del 1870), attraversa il collegio di Lacedonia, la sua terra (era nato a Morra) per raccogliere il consenso attorno alla sua candidatura al Parlamento. Sarà l’occasione per descrivere le condizioni di arretratezza materiale e civile che incontra sulla sua strada e che, proprio in quegli anni, ispireranno le analisi dei meridionalisti. Il testo è ancora attuale? A parere di Marco Lombardi (cui tocca l’introduzione dell’incontro e le lodi di rito), nonostante siano mutate molte delle condizioni ambientali del tempo, rimane un “divario civile” da colmare (poi, a dir il vero, si perde quando illustra le sue ultime “odissee politiche”). Per Franco Arminio, addirittura, sarebbe necessario invitare (o costringere, addirittura) i politici locali (ma non solo) a leggere un’ora di De Sanctis al giorno, perché applicando, oggi, solo un rigo di quello che lui scriveva (centotrentadue anni fa) si otterrebbe grande beneficio. Poi si lamenta (da ipocondriaco?) della scarsa attenzione che la stampa tributa a questi eventi (ma ora ci sono i bloggers); invoca di fermarsi tutti, di riaprire una “questione De Sanctis”, un “dibattito pubblico”, reading e “rivoluzioni toponomastiche”, ché è una vergogna che lui abiti in Via Caravaggio n.1 e non in Via De Sanctis, per dire. Iermano, per finire, parte dalla ricostruzione delle sue, oramai storiche, dimissioni dalla carica di assessore alla cultura nella città capoluogo (rivela come quella fatidica sera fu in grado, per la prima volta di raggiungere casa, a piedi, senza il solito codazzo di fastidiosi questuanti, e fu un’autentica Liberazione), per concludere sui mali della politica locale, ignorante, codina, trasformista, barbara che ritiene Grandi Opere non quelle letterarie (alla De Sanctis) ma piuttosto quelle cementizie, potenzialmente portatrici di nuova distruzione morale. Insomma, c’è poco da stare allegri. Non mancano gl’intellettuali, quello che manca è lo spirito costruttivo, la convinzione, pur se dissimulata, che si possa, alla fine (del tunnel), trasformare lo stato delle cose, il “siamo solo noi” compiaciuto e improduttivo, la considerazione, profondamente errata, di cominciare la rivoluzione redimendo la testa dell’Idra di Lerna (che, guarda caso, fa capo sempre al panzer di Nusco) e solo di seguito impegnandosi a dare un’interpretazione della società attuale (dei Giovani), da cui si dimostra (forse) l’insopportabile inclinazione a vivere una sorta di complesso di inferiorità nei confronti della politique politicienne, quando si fa politica, come rappresenta la signora del pubblico che interviene (non per porre domande sul libro) ma perché rotta dall’eterno interrogativo che tormenta gli autoctoni (resto o vado via?), coi gesti quotidiani, dal condominio, dal come si sorbisce il cappuccino, al bar sotto casa (il finale è enfatico).