28.12.05

rumore bianco

stamattina pensiero morte mi ha prima lambito poi atterrito irretito umore nero (o bianco) è sgorgato a fiotti dalla testa forata sfiorita sfinita di lutti e funerali prove generali che qui intorno non è morto mai nessuno e a meno che muoia prima io moriranno prima loro

25.12.05

natale con i miei: come dare alle fiamme presepi

a tavola con mezzi sconosciuti che mi squadrano di sottecchi. mi tocco il naso e le orecchie. taglio l’imbarazzo a fette. verso il vino e per un impercettibile tremolio della mano, che mi porto dietro fin da piccolo, tre gocce cascano sulla tovaglia, rosse, belle grosse. nessuno lo fa notare. ma continuano a guardarmi di sottecchi. ‘fanculo ai vecchi.

e domande strariciclate. roma? È ancora lì! da quanto sei tornato? da qualche giorno! quando partirai? fra qualche giorno! ti manca molto (per finire l'università, non roma)? un po’! londra o marte, la prossima tappa? me ne esco, con un ipocrita, sì, oggi l’italia non è che offra molte prospettive. ma intanto firmerei subito per un lavoraccio sicuro e sottopagato (da impiegato, magari di concetto) al comune di roccabascerana. ambizione vade retro!

finalmente mi scrollo di dosso parentela varia ed esco. respiro. uno sbuffo di vapore. due. tre. silenzio insolito. noto, allora, con piacere che quest’anno non facciamo invidia a baghdad. fino a quando un cecchino, appostato chissà dove, lancia un paio di cipolle a qualche metro da me, boati, sbando e mi vien voglia di rispondergli con un colpo di kalashnikov dritto in fronte. perché non sono violento. è autodifesa.

in mezzo ai ggiovani. auguri a destra e a manca. gente a cui non ho dedicato un minuto nei tre anni che ci precedono. sorriso a metà e smack schioccante.

X: sei ad ingegneria?
io, consapevole: no, fabio!
X, risentito: guarda che mi chiamo claudio
io: cazzo, devo scappare. scusa mario!


ad alcuni offro solo il profilo. nell’imbarazzo del primo passo, siamoancoraamicioppureno?, perdo forse l’ultima occasione per chiarirci le idee. e vanno via. senza i miei auguri. cazzo! più in là, la sede provinciale della banca d’Italia ha una finestra illuminata alle tre di notte. e la cosa mi inquieta. tanto.

e una sequela di sms dalle persone più disparate. con le formule d’auguri più disperate. mi limito a rispondere con una stringatezza d’altri tempi, persino uno scarnificato, “auguri!”. che la pace sia con te. pure se scanso messe&sacramenti, processioni&bambinelli, oramai ridotto a laico laido.

tanto che, più empio non ce n'è, un mini-presepio, male poggiato sulla mensola del caminetto della nonna, rovina a terra e si frantuma in mille pezzi. prima bruciamo la capanna di legno. poi con l’indice ed il medio mi diverto ad imitare maradona con la testa della madonna. fino a scaraventarla nella brace più ardente. solo il bambinello, ancora intero, è messo in salvo. abbiamo l’approvazione della devota di famiglia. confidiamo ancora nel paradiso.

p.s. nulla sui regali e su babbo natale, sarebbe troppo. mentre sgomento m’accorgo che natale non è finito. dunque auguri!

24.12.05

alla larga dal letargo

"mi metterei a dormire!" sopire l'ansia. e morirne. giustizia inadeepsleep e scorie familiare e ristrettezze mentali. non c'è tempo per reagire se il torpore mette sotto scacco pure il dolore. rianimo vitalità sonnacchiosa e mi scelgo prima che mi scelgano. per riallineare gli obiettivi del sogno con quelli del giorno. (meglio ribadirlo!)

22.12.05

freddo si dissolverà

19.12.05

lazzarone

ero morto. caduto come un sacco, mezzo svenuto, vista annebbiata, testa che girava, fischi alle orecchie, freddo dappertutto, sudore alla fronte, sbiancato, mi dicono. e nemmeno il tempo per scorrere tutta la vita davanti agli occhi, altroché. poi mi hanno steso sul letto. acqua e zucchero, mi dicono. tenevo gli occhi sbarrati per paura di chiuderli. e un valzer di ipotesi. devo rifare le analisi del sangue. le ultime mi davano un ematocrito al 53%, peggio del pantani di madonna di campiglio. eccesso di globuli rossi. comunque niente di grave. sì, ero morto. ma roba di cinque minuti!

18.12.05

passate letture riaffiorano

L'uomo non vive soltanto la sua vita personale come individuo, ma - cosciente o incosciente - anche quella della sua epoca e dei suoi contemporanei, e qualora dovesse considerare dati in modo assoluto e ovvio i fondamenti generali e obiettivi della sua esistenza ed essere altrettanto lontano dall'idea di volerli criticare quanto lo era in realtà il buon Castorp, è pur sempre possibile che egli senta vagamente compromesso dai loro difetti il proprio benessere morale. Il singolo può avere di mira parecchi fini, mete, speranze, previsioni, donde attinge l'impulso ad elevate fatiche e attività; se il suo ambiente impersonale, se l'epoca stessa, nonostante l'operosità interiore, è in fondo priva di speranze e prospettive, se furtivamente gli si rivela disperata, vana, disorientata e al quesito formulato, coscientemente o no, ma pur sempre formulato, di un ultimo significato, ultrapersonale, assoluto, di ogni fatica e attività, oppone un vacuo silenzio, ecco che proprio nel caso di uomini dabbene sarà quasi inevitabile un'azione paralizzante di questo stato di cose, la quale, passando attraverso il senso morale psichico, finisce con l'estendersi addirittura alla parte fisica e organica dell'individuo. Per aver voglia di svolgere un'attività notevole che sorpassi la misura di ciò che è soltanto imposto, senza che l'epoca sappia dare una risposta sufficiente alla domanda "a quale fine?", occorre o una solitudine e intimità morale che si trova di rado ed è di natura eroica o una ben robusta vitalità. Né questo né quello era il caso di Castorp, sicché si dovrà pur dire che era mediocre, sia pure in un senso molto onorevole.

Thomas Mann, La Montagna Incantata

ultimamente assomiglio di più a me stesso

faccio tanti di quelli errori che all'esame di coscienza, spesso, preferisco stare zitto!

16.12.05

notizie false...con attenuanti

fazio mi è simpatico. perché ha dodici figlie di nome maria. perché ha occhiali giganti da saldatore. perché quando parla non si capisce. perché è cattolico come nemmeno oltre tevere. perché quel palazzone a via nazionale è triste e lui deve lavorarci. perché credeva di giocare a risiko, ma con regole tutte sue ed è stato scoperto. perché magari aspirava ad entrare in politica, tanto ci entrano tutti prima o poi e l’hanno bloccato. perché è amico di politici di secondo livello e di banchieri di bassa levatura. perché va a francoforte e gli altri banchieri centrali lo trattano male. perché tremonti lo tratta male. perché deve andarsene da un pezzo e non se ne va. perché, in fondo, quando tutto è contro un personaggio, sono mosso a pietà. perché sono sicuro che in quella fatidica mezzanotte, mentre dava in anticipo buone nuove all’amico lodigiano, non s'aspettava certo come ringraziamento un bacio in fronte e seppure non visto, si fece rosso rosso...senza nulla da dire!

14.12.05

quelli che...ripubblicano

Quelli che scrivono sui blog perché hanno i figli da mantenere oh yes!
Quelli che di mestiere selezionano i blogger con l’età dei figli oh yes !
Quelli che poi pubblicano i blog oh yes!
Quelli che quando c’è la salute c’è tutto oh yes!
Quelli che perdono la salute e ritrovano la fede oh yes!
Quelli che vanno a messa solo a Natale e pregano in playback oh yes!
Quelli che ai funerali sanno quando è il momento giusto per le condoglianze oh yes!
Quelli che al momento giusto ti farò vedere oh yes!
Quelli che quando mi incazzo oh yes!
Quelli che al giorno d’oggi, nella situazione attuale, alla luce di oh yes!
Quelli che non spengono la luce quando escono di casa per paura dei ladri oh yes!
Quelli che mille lire un euro oh yes!
Quelli che l’inflazione è colpa delle massaie oh yes!
Quelli che prima al supermarket ora al discount oh yes!
Quelli che nelle grandi città tutto costa di più oh yes!
Quelli che nelle piccole città non c’è nulla da fare oh yes!
Quelli che nelle città medie non sentono l’importanza del contendere oh yes! oh yes!
Quelli che il lavoro al sud non si trova oh yes!
Quelli che si rifiutano di emigrare perché questa è la mia terra oh yes!
Quelli che al sud si licenziano oh yes! Oh yes!
Quelli che è tutta colpa della mafia oh yes!
Quelli che la mafia forse esiste ma la Sicilia è bella oh yes!
Quelli che la mafia non ci risulta oh yes! oh yes!
Quelli che non leggono libri per paura di diventare ciechi oh yes!
Quelli che non leggono i libri ma poi li recensiscono oh yes!
Quelli che leggono in metropolitana oh yes! oh yes!
Quelli che la metro è affollata oh yes!
Quelli che i bus sono affollati oh yes!
Quelli che il traffico è aumentato oh yes!
Quelli che poi camminano a piedi oh yes! oh yes! oh yes!
Quelli che non seguono la politica oh yes!
Quelli che la politica non li segue oh yes!
Quelli che votano scheda bianca per non sporcare oh yes!
Quelli che votano a destra per paura degli islamici oh yes!
Quelli che votano a destra perché Berlusconi sparla bene oh yes!
Quelli che votano a destra perché Fini a differenza di Berlusconi è un politico oh yes!
Quelli che vomitano oh yes!
Quelli che i politici sono tutti uguali oh yes!
Quelli che ai comizi sono i primi a far partire l’applauso oh yes!
Quelli che la sinistra non ha un leader oh yes!
Quelli che organizzano la marcia per la guerra oh yes!
Quelli che berlusconi vende fumo oh yes!
Quelli che fumano quando berlusconi vende oh yes!
Quelli che berlusconi lo sopportano loro malgrado, da vicepremier* oh yes!
Quelli che le toghe rosse per via della boccassini oh yes!
Quelli che i magistrati sono psicologicamente deviati oh yes!
Quelli che riformano la giustizia per raddrizzare (psicologicamente) i magistrati oh yes!
Quelli che buttiglione è un filosofo oh yes!
Quelli che sono onesti fino ad un certo punto oh yes!
Quelli che mi raccomando oh yes!
Quelli che gira voce che oh yes!
Quelli che non ci volevo credere neanche io oh yes!
Quelli che tengono alla tv oh yes!
Quelli che tengono al Milan oh yes!
Quelli che non tengono il vino oh yes!
Quelli che detengono il potere solo nel salotto tv guardando il Milan oh yes!
Quelli che mia moglie non è mai in casa oh yes!
Quelli che mio marito non vuole uscire mai di casa oh yes!
Quelli che poi litigano sull’uscio di casa oh yes!
Quelli che hanno tre cellulari, tre schede telefoniche e tre amici oh yes,
Quelli che temono il cellulare perché hanno qualcosa da nascondere oh yes
Quelli che l’auto è il mio unico lusso oh yes!
Quelli che l’auto non l’uso più oh yes!
Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale oh yes!
Quelli che la morte l’hanno vista con gli occhi oh yes!
Quelli che con una dormita passa tutto anche il cancro oh yes!
Quelli che ma te l'ho raccontato di quando oh yes!
Quelli che ma non ci vediamo mai oh yes!
Quelli che magari stesse con me quella oh yes!
Quelli che tipo…tipo…tipo…oh yes!
Quelli che non si divertono mai neanche quando ridono oh yes!
Quelli che al cinema sbuffano continuamente oh yes!
Quelli che al cinema commentano il film col megafono oh yes!
Quelli che dopo il cinema criticano il film pari pari al quotidiano del giorno prima oh yes!
Quelli che non vogliono terminare il liceo perché è il periodo più bello oh yes!
Quelli che non vogliono terminare l’università perché è il periodo più bello oh yes!
Quelli che non vogliono compiere 30 anni perché capiscono che sta per terminare il periodo più bello oh yes!
Quelli che non badano più all’estetica oh yes!
Quelli che quando perde l’Inter ed il Milan dicono che in fondo era una partita di calcio poi tornano a casa e picchiano i figli o yes!
Quelli che non c’erano oh yes!
Quelli che non ci risultano oh yes!
Quelli che non esultano oh yes!…
Quelli lì…

*il post è del 17 dicembre 2004. Ci si riferiva alla posizione di Follini.

12.12.05

quello che non ho capito in un anno di blog

perché, solo dopo un mese dalla scoperta della blogosfera, ho aperto inadeepsleeep, non sapendo niente di niente. non avrei potuto restare lettore silente?...

cosa sono i feed, gli rss e compagnia bella. che poi un’idea ce l’ho pure ma proprio non mi va di approfondire. sai quando l’ignoranza alligna…

come personalizzare il template, non riempiendolo di bannerini del cazzo, semplimente, ora che è natale, come cambiare lo sfondo blu con il rosso...

perché ho scritto almeno metà dei miei post… e se un giorno verranno riscoperti dalla critica come le commedie sexy della fenech...

a cosa servono gli archivi…

visto che ho riempito il blog di giochi di parole mal riusciti, di farneticazioni bell’e buone, una spruzzata di politica, pochissima musica&letteratura e niente sesso, in quale categoria è inseribile il blog, per forza in altro&varie…

perché lo shinystat provoca dipendenza…

perché, prima che inserissi lo shinystat, erano passati di qui solo sventurati utenti di blogger.com da nonsodovequalepaese, cliccando sulla finestra ultimi post pubblicati e quante frazioni di secondo hanno impiegato per chiudere la pagina…

se è meglio blogger.com o splinder…

perché, talvolta, un/a blogger, di un certo seguito, pubblica un finto post d’addio, riceve una vagonata di commenti imploranti il ritorno, che poi effettivamente viene tra le lacrime di giubilo dei lettori affezionati. Insomma non è mariomeroleggiante tutto questo?

che tipi di incontri, apparizioni, epifanie si possono avere ai blograduni…

se mai, un giorno, ad avellino&provincia si organizzerà un blograduno a cui io potrò mancare, qualora invitato, per un improvviso contrattempo…

perché, generalmente, le blogstar sono trentenni di milano…

perché c’è chi posta rigorosamente da lunedì a venerdì, ad orario fisso, insomma perché esistono blogger con il cartellino…

perché sono tanto poche le donne che mi leggono. forse che devo inserire una foto promozionale?

o fare una campagna di commenti acquisti in tutti quei siti, tardo adolescenziali, in cui scrivono, sOnO mOLto CArinA e amo la MuSiKa….

se, una volta entrato tra i primi mille di blogitalia e i primi trecentomila di technorati, devo considerare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto e di conseguenza licenziare maynardo e passare a milton…

una volta per tutte, dove rispondere ad un commento, sul proprio o sull’altrui blog…

se, quando e soprattutto a chi, tra quelli che mi sono accanto, dire dell’esistenza di inadeepsleep...

se la small verdina va bene come formato (lo chiedo in particolare a sury e abgely): non vorrei accecarvi…

se vale la pena continuare…

10.12.05

( )

quanto tempo e ancora ci rimane per aggiustare le cose che scricchiolano e disturbano la testa più che il movimento? così tanto da meravigliarsene e poi meravigliarsi della propria medietà. né genio né tonto, se la butti sull’intelligenza. né vincitore né sconfitto, almeno per adesso. conservatore quasi in tutto, tranne in politica. a sorprendersi della libertà che abbiamo e di cui spesso non sappiamo che farcene. oppure saperne così tanto sul da farsi, che questo diventa, per contrappasso, la nostra prima schiavitù. e dunque uomo medio costretto a mediare. forse c’è che non sono bravo a speculare. perché altrimenti sarei stato altrove. forse

8.12.05

sbornia

lacrimo per il conato soltanto. non per i sorrisi che non ti ho regalato. sarebbe paradossale. mi manca l’idea che ho di te e allora ne approfitto per far niente. in giorni sospesi come luci di natale spente. donne che fuggono. amici che impazziscono. ore che implodono. io che mi ritrovo solo per perdermi più velocemente. e parole che vengono senza raccapezzarcisi. nemmeno queste...

6.12.05

revisionismo storico

non fare di tutta l'erba un soviet!

4.12.05

l'Alpe d'Huez

mi fa male la coscia destra. come uno strappo. ma non accenno ad uno sforzo fisico da almeno un paio di settimane. come è possibile? acciacchi dell’età. ventiduenne già prossimo al ritiro. ora che avrei dovuto passare al professionismo. io che sognavo di diventare un passista scalatore. certo, i primi anni da gregario non li avrei evitati. però mi sarei fatto vedere in qualche corsa minore. le prime fughe. dei piazzamenti. qualche vittoria, alla settimana Coppi&Bartali, magari. la partecipazione al giro, per farmi le ossa. raggiungere Milano e trovarla splendida. seppure da novantaseiesimo in classifica generale. le classiche. alla sanremo avrei attaccato sul poggio; alle fiandre, sul muro del grammont; a san sebastian sull’alto de jaizkibel. a ventisette/ventoanni avrei curato la classifica generale per l’ultima squadra italiana del pro-tour, alla corsa delle corse. e lì, la grande occasione. sull’alpe d’huez. a metà corsa, resto attardato per una foratura. con l’aiuto di tre compagni, e grazie alla scia delle ammiraglie, riprendo il gruppo proprio all’imbocco della salita, a le bourg d’oisans. i primi due chilometri sono micidiali. subito al 10%. risalgo in gruppo e tengo la ruota di chi ha la ruota della maglia gialla. il gruppo è scremato dai tre miei uomini, che tirano a tutta per sette/ottocento metri, poi si piantano di colpo, mi fanno un accenno col capo, nemmeno la forza di dirmi, coraggio! hanno fatto un lavoro splendido. devo attaccare anche per loro. il gruppo è ora ridotto a sette unità. tocca a me. do le prime stilettate di pedale giusto per saggiare le gambe agli avversari. per due volte mi risponde il secondo della classifica generale. la maglia gialla sembra in difficoltà. s’accoda con ritardo. la sua pedalata è legnosa però il suo volto resta impassibile. gli altri quattro del gruppo oramai sono staccati. le rampe salgono di nuovo al 9/10%. sto bene. è la mia occasione. vado forte in salita perché così accorcio la fatica. e scatto di nuovo. una fucilata. in duecento metri ne guadagno cinquanta sui due. non mi volto più. mi alzo sui pedali e rilancio. la folla m’incita, ma non la sento. i tornanti si susseguono ma non fanno male. la moto dell’organizzazione mi segnala sulla lavagnetta di un vantaggio che cresce. dietro l’ombra della mia ammiraglia. ho già più di un minuto. all’ultimo chilometro, capisco che è fatta. la strada per un po’ spiana. è un’impresa. e mi viene da piangere come un bambino ma tengo duro e stringo i denti. sprinto per la classifica generale. sul traguardo alzo le braccia. batto le mani. esulto con lo sponsor bene in vista…e poi non ce la faccio più. scoppio a piangere come un bambino.


1.12.05

technorati, così com'è, non funziona!

mentre rassettavo nel mio blog, in vista del compleanno...

ho deciso autoritativamente che lo stesso possa supportare (e sopportare) solo diciotto link, nove donne e nove uomini, per le pari opportunità: diamo l’esempio. ora detta così può sembrare una vaccata e magari lo è. ma lasciate che mi spieghi, poi lascio a voi. il numero chiuso ha un senso perché un blog che ha troppi link, semplicemente, è come se non ne avesse alcuno. che poi, a cosa serve la lista di link? ad orientarsi. può aiutare il nuovo lettore se rimanda a blogger più o meno affini, più o meno limitrofi. in ogni caso non si è mai veramente vicini a tanti blogger. a meno che si bari o peggio si finga. e se in un blog c’è una lista infinita di link, non si è minimamente incentivati ad aprirne alcuno. insomma una ventina di link possono bastare. poi ci sarà chi ne riesce a gestire di più, chi di meno. sì, dico gestire. linkare equivale ad assumersi una responsabilità. sulla bontà di una scrittura? non so. forse è il mio criterio (è il mio davvero?). ma ognuno ha i suoi criteri. la finto poetessa linka altri finti poeti, ma pure suo cugino perché così gli va. lo sparacazzate, cento altri sparacazzate ma pure un paio di lolite dodicenni che magari lo arrapano. ognuno può fare quello che gli pare, sia ben chiaro. quello che è insopportabile è che in giro ci siano link a sbafo, che il blogger non ricorda perché...o ancora meglio di cui il blogger non sa una cippa, che non frequenta. oppure dei link morti, clicchi e vien fuori una pagina che emana un odore di marcio. qui ci vogliono regole certe. il numero chiuso ci semplifica il compito. una volta che un nuovo blog possegga i requisiti per entrare a far parte della ristretta lista, uno dei linkati deve lasciargli il posto. naturalmente a lasciare il posto è il blog ritenuto, al momento, meno interessante (chi può dirlo, un giorno potrà recuperare il suo posto al sole). che poi un blog magari t’appassiona per mesi interi, lo leggi con avidità, commenti pure con regolarità. poi però tutto svanisce, ci passi di rado, non finisci nemmeno di leggere gli ultimi post. mantieni il link soltanto per una sorta di gratitudine per il tempo che fu. no, non si fa così. non ha logica. taglia i ponti. per essere coerente si dovrebbe linkare all’archivio di quel blog, non alla home page di oggi che è diventata tanto insulsa*. voglio dire che è opportuno tenere sotto controllo i blog linkati. una sorta di valutazione reciproca ma che sia dinamica. chi linka dovrebbe essere un lettore abituale del linkato. bene, se guadagni un link non è obbligatorio contraccambiare. almeno fino a che non si è convinti che il blog del linkatore possa scalzare uno dei tuoi. e ancora, se si ritiene che nessuno merita di entrare, ma un blog linkato non dà più garanzie (o peggio ancora è morente), si è obbligati ad estrometterlo e dare un'occhiata in giro per aggiungerne uno.
dimostrazione pratica:
tra gli uomini tengo:
volso
chinaski 77
i ragazzi di via toniolo
contro karma
allerta
artatamente
tre metri sopra al cielo
nick cohen

butto via
Settore ed Enthusia

linko burakudream

tra le donne tengo:
catartika
underbreath
i provinciali
irisnera
claretti
sury
gupi gupi
sprammanoia (è donna?)

butto via
erba

linko rosadirabbia
è una vaccata?
*le home page dei blog dianzi esclusi non sono, in ogni caso, insulse. altre e varie sono le ragioni di tali sofferte estromissioni.

29.11.05

plagio verdena

mi illudi distratta
e crei ciò che vorrei
tu sei ovunque
e io dovrei reagire per te
tu giuri e fingi
poi neghi e scappi
tu sei ovunque
ovunque
ma io vorrei reagire
tu stringimi colpevole
e sarò ciò che vorrai
tu sei ovunque
ovunque
ma io saprò reagire (per me)

28.11.05

i provinciali

le città hanno fatto celebre l'italia, ma ciò che la tiene assieme è la provincia, la cui ambizione è andare in qualche modo, politico o mondano o televisivo, a roma per raggiungere il desiderio forte di scapparne.
giorgio bocca

26.11.05

c'è che c'è

c’è che avrei voglia di gridare VAFFANCULO ma che sia rigenerante, un esorcismo, che dopo tutto si trasformi in oro

c’è che dal post sul terremoto mi sarei aspettato reazioni unanimi ma non ne sono venute nemmeno di discordi e la cosa che mi irrita è che abbia delle aspettative

c’è che sono solitario questo weekend e ne approfitto per studiare, magari come un tempo, con la paura di aver disimparato, ma non ci si può lamentare dello studio, non è mai un obbligo

c’è che dove studio io, l’ambizione sfonda i cervelli e sforna mostruosità: io ho fatto, io ho detto, io ho letto, io ho viaggiato, io, io, io, io………un noi nemmeno a pagarlo

c’è che non riesco a parlarti più, non so nemmeno io perché, forse per abituarmi alla tua prossima assenza, forse per rendere più lieve la tua presenza, per convincermi che ti sopravvivo, nonostante tutto

c’è che però ti voglio bene e sono quasi felice di aver sragionato per te se solo non fossi sicuro che avrei potuto sragionare molto meglio

c’è che anch’io ora ho il messanger, avrei resistito ad oltranza, non è questione di essere refrattari alle innovazioni, è che non ho tanta voglia di comunicare, punto: qui piove, da te?

c’è che se avessi avuto una buona memoria, sarei già impazzito, così era scritto sul giornale, per fortuna già non ricordo

c’è che finché rimani passivo puoi conservare la consapevolezza dell’estensione della verità, ma non appena diventi attivo ti ritrovi in qualche modo, se non proprio a violare una convenzione, almeno a sconvolgere la prospettiva delle cose.

c’è che quest’ultima non è mia e si vede

c’è che fra un po’ questo blog compie un anno, dovrò inventarmi qualcosa, festeggiare con i miei quattro lettori, stabilire il post da ripubblicare, il conto da pagare, il sonno da recuperare...la data in cui chiudere

25.11.05

second best


A 73 anni, Pat Morita, meglio noto come Kesuke Miyagi, il saggio istruttore di Karate Kid, ci ha lasciati. Ciao Pat, un'intera generazione ti piange!

21.11.05

noi dei palazzi, loro dei prefabbricati

quando ero piccolo il mio orizzonte era fatto di un paio di palazzacci identici al mio, una superstrada che li cingeva e decine di prefabbricati post terremoto, verdi acqua e dal tetto di lamiera. erano addossati l’uno all’altro confusamente. solo uno stradone con i dossi a dividerli. stracolmi di gente. pieni di bambini come me. io credevo di vivere più che decentemente allora. io ero uno dei palazzi. avevo solo un fratello. mai avrei pensato che dopo un tot di anni sarei cresciuto, trasformato nella persona che sono, abbandonato quel quartiere e soprattutto che al posto di quei prefabbricati potesse nascere il parco più cementato d’italia.

non c’ero ancora il 23 novembre 1980. sono venuto fuori una manciata di anni dopo. ma durante tutta la mia infanzia, il fantasma del terremoto girava eccome. nei racconti della gente. nelle crepe dei muri. nelle macerie delle case. nella paura che tutto si potesse ripetere. saremmo stati più preparati ora? a correre a perdifiato. a salvare la pelle. ci bastava essere nel novero dei sopravvissuti anche questa volta. questione di epicentro. se balli tu, allora ballo anch’io.

e ogni volta si diceva: “se il nostro palazzo ha resistito al terremoto dell’80 è di buona tempra. non può tradirci. salvo la catastrofe totale. ma la catastrofe totale non scampa nessuno. allora perché sopravvivere?” insomma discorsi agghiaccianti, se uno ci pensa. come se il cataclisma avesse indurito i cuori tanto che ognuno pensasse alla sua come una solitaria guerra contro il terremoto e escogitasse dei sistemi su come scamparla. sia chiaro: non è andata così. è che un bambino come me, non poteva che esorcizzare la tragedia, personificare il pericolo, tradurre il tutto in un grande gioco ad eliminazione.

tieni sempre i piedi ben poggiati a terra che in un attimo puoi sentire un fragore venire dal centro del mondo, un’occhiata al lampadario: si muove. anche i muri ballano. tutto viene giù. non toccare la tv. è solo tempo di scappare. non gridare. non serve. chi abita al primo piano, come mia zia, alla comodità di poter fuggire velocemente unisce lo svantaggio di poter essere sepolta da ben cinque piani di macerie. al sesto piano, conviene restare immobili, magari salire sul tetto, almeno governi la caduta. che mente bacata. noi siamo al terzo piano, dunque la nostra strategia deve tenere conto dell’intensità della scossa. per i terremotati dei prefabbricati è più facile, non gli può cadere nulla addosso. si salveranno questa volta. fai come se fossero già eliminati dal gioco.

che poi la circostanza per la quale eravamo ancora in gioco, non garantiva sul nostro benessere né sul decoro del nostro condominio. benché vi abitassero, per la maggior parte, coppie appena sposate, pochissime erano le donne che lavoravano, ancora di meno i laureati. ma ogni famiglia bene o male portava a casa almeno uno stipendio. non sprizzavamo di salute, ma si mangiava sempre. nei prefabbricati si mangiava quasi sempre e di malaticci disoccupati ce n'erano, eccome.

sotto i nostri palazzi, cunicoli bui e maleodoranti facevano da garage. si prega di non orinare sulla saracinesca, rischio marcescenza, mica per l’igiene. alcuni dei garage, i più lontani dalla strada, non erano nemmeno terminati. Il vulcanico costruttore era caduto in disgrazia e nessuno non se lo aspettava. in quei quadrati non rifiniti, parcheggiava chi non poteva permettersi un box tutto suo né l’auto nuova. allora ripiegava su un buon usato. e non l’ ho mai capito ma il buon usato che girava nei miei paraggi era sempre targato cn (cuneo).

dunque non vivevamo nel lusso, ma nei prefabbricati? ci sarò entrato dentro un paio di volte in tutto ad accompagnare mia madre e cosa volete che vi dica, sarà pure banale, ma cazzo era tutto decisamente angusto. quaranta/cinquanta metri per nuclei familiari spesso molto numerosi. per conquistare un po’ di spazio, si tiravano su delle mini verande, ma non è che si risolvesse molto. di pomeriggio masse di bambini bighellonavano per strada così era naturale che si formassero delle bande di pupi.

anche noi (dei palazzi) avevamo una banda. dai sei anni in su, prima solo in estate, poi praticamente tutto l’anno, col nostro inseparabile super santos, scendevamo in strada e giocavamo fino a tardi. eravamo in sette/otto, di cui due più che grassi, due più che magri, insomma poco adatti allo scontro fisico e per la verità un tantinello pavidi, d’altra parte poco più in là giravano sciami di coetanei agguerriti. fin quando i prefabbricati rimasero una casbah popolosa ed inespugnabile, era impensabile per noi oltrepassare il confine immaginario. anzi dovevamo difenderci da pericolose azioni intimidatorie delle bande avversarie (quelle dei bambini-prefabbricati), che, se volevano, s’abbattevano come un ciclone sul nostro campetto, requisivano il pallone, devastavano le porte, schiaffeggiavano il malcapitato di turno, e fuggivano via. era impossibile reagire. era meglio non reagire. a meno che non volessi anticiparli e nasconderti nei cunicoli bui e maleodoranti.

ma venne il tempo del primo sgombero. le nuove case popolari erano finalmente pronte. le prime famiglie iniziavano a traslocare e cominciava la demolizione dei prefabbricati. restavano enormi spazi vuoti. buoni per una partita di calcetto. magari di riconciliazione. in realtà ora che avevano perso parte degli uomini, il nostro coraggio si rianimava. eravamo pronti per una sfida ad armi pari che avrebbe sancito, senza dubbio, chi fosse il migliore. certo il clima, per noi ospiti (seppure a 80 metri da casa), non fu dei più accoglienti. cori ostili, sputi simulati, sottili violenze psicologiche in un campo persino regolare, per noi abituati a giocare in un rombo. insomma venne una sconfitta sonora. I prefabbricati ancora una volta si mostravano più forti dei palazzi.

e non fu un caso. le partitelle, per niente amichevoli, si ripeterono con esiti finanche più disastrosi. nel frattempo lo sgombero proseguiva e presto non ci fu che un solo prefabbricato. oramai eravamo i padroni di tutta l’area. non che ce lo fossimo meritati, era la storia accidenti che così aveva voluto. scorrazzavamo felici per lunghi sopralluoghi tra le macerie dei prefabbricati e raccoglievamo bretelle di plastica con cui costruivamo piste per le macchinine, finalmente fieri della nostra “palazzitudine”. ignari che di lì a poco il tempo avrebbe spazzato via quella fragile vittoria: l’adolescenza, le prime ragazze, i litigi, i due più grassi dimagriti, i due più che smilzi appesantiti. nessuno voleva più giocare a pallone e la paura del terremoto d'un tratto come svanita.

volutamente ho omesso cosa è stato il terremoto per l’irpinia, la macchina dei soccorsi, la solidarietà dell’italia e del mondo, la ricostruzione, i suoi scempi, i suoi miracoli. ma non avrei saputo dire molto. quello che so è come il terremoto è entrato prepotentemente nella mia infanzia, come ci sono entrati i prefabbricati. e la lezione che ne ho tratto. che sarò sempre un privilegiato. uno dei palazzi. che un posto dignitoso dove vivere, bene o male, lo troverà sempre. in ogni caso, se possibile, dio ci scampi un altro terremoto.
se volete saperne di più, cliccate qui!

18.11.05

a mezzanotte, cenerentoleggio

bruma. luna piena. e tu, ora, bruna. annaspo per i tuoi occhi. di là qualcuno grida il mio nome. la ignoro. meglio evitarla. mi faccio spazio tra la folla solo per scorgerti. che bell’attrazione che sei. mi sforzo di trovare ragioni pur di lasciarti in pasto agli sguardi altrui. a stento ne rabbercio una. così ti saluto con la manina dietro il vetro semi appannato. il tuo sorriso inebriato mi risponde. mi volto di scatto. mi dileguo. e che male. ai piedi. tolgo le scarpe e le lascio sulla scalinata. che dire, aspetto che me li riporti indietro. tanto mio fratello porta il 49!

15.11.05

via da roma

un giorno me ne andai come oggi i ragazzi vanno in india. me ne andavo da quella roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella roma delle pizzerie, delle latterie, dei "sali e tabacchi", degli "erbaggi e frutta", quella roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle... me ne andavo da quella roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione... me ne andavo da quella roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della circolare destra, della circolare sinistra, del vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti... me ne andavo da quella roma degli attici con la vista, la roma di piazza bologna, dei parioli, di via veneto, di via gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza esedra, la roma fascista di piacentini... me ne andavo da quella roma che ci invidiano tutti, la roma caput mundi, del colosseo, dei fori Imperiali, di piazza venezia, dell’altare della patria, dell'università di roma, quella roma sempre con il sole – estate e inverno – quella roma che è meglio di milano... me ne andavo da quella roma dove la gente pisciava per le strade, quella roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella roma dei ricchi bottegai: quella roma dei gucci, dei ianetti, dei ventrella, dei bulgari, dei schostal, delle sorelle adamoli, di carmignani, di avenia, quella roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella roma del "core de roma"... me ne andavo da quella roma del monte di pietà, della banca commerciale italiana, di campo de’ fiori, di piazza navona, di piazza farnese, quella roma dei "che c’hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella roma del coni, del concorso ippico, quella roma del foro che portava e porta ancora il nome di mussolini, me ne andavo da quella roma di merda! mamma roma: addio!
Remo Remotti

la verità non è ferma

mi muovo con circospezione, non che l'ambiente sia nuovo ma mi pare di leggere le cose in maniera diversa. non vorrei che si accorgessero che lentamente sto cambiando. ed il bello della trasformazione sta nel fatto che più sei consapevole dell'imminente cambio di guardia, più rassicuri gli altri, e te stesso per primo, dell'immutabilità delle tue opinioni. le gridi ai quattro venti. con la convinzione dell'uomo valigia. chi non cambia mai idea viene distaccato dalla verità.

12.11.05

indiani metropolitani

rivolta corre sul web. guerriglia urbana contro esclusione sociale. sarkozy presidente? ma mi feccia il piacere! on va bruler panama. e la renault 4 parcheggiata. il governo risponde con il coprifuoco. vieta gli assembramenti in centro. insomma un gigantesco gioco di ruolo. che parigi val bene una sommossa!

10.11.05

avanti

avrei bisogno di qualcuno che mi spieghi come il mondo è arrivato fino ad oggi e dove mi sono ficcato io

7.11.05

mmmh...

no, non mi viene niente

5.11.05

maynardo e le storie grottesche

lentamente ci stiamo trasformando tutti in servi della glebalizzazione

3.11.05

senza né capo né coda

a dieta per un chilo di noia in meno e un etto di entusiasmo in più e amore quanto ne vuoi, non dovrebbe essere difficile superare le secche di oggi: i buoni sentimenti o propositi di domani. vomito ué e ià con voluttà. sonorità campane. ricevo in cambio sguardi ostili e meno spesso un ahò. sei napoletano? sì (ma non lo sono, vallo a spiegare). emigrante? no, io un lavoro ce l’avevo. sono venuto fuori per viaggia’, per conosce’. troisi accompagna le nostre rivendicazioni linguistiche. per il resto si fa da soli. mentre inseguo pensiero in sentiero accidentato, buio, senza fiato. abbaglianti lontani a frotte si schiantano sulla mia retina. ci sono persone nelle auto. con i sorrisi. con gli affanni. gli oppongo un cuore asciutto pure dell’ultima lacrima. e la linea dell’alta velocità ferma. attende il taglio del nastro, berluprodi sorridente alla selva di telecamere e flash, uno stivale più vicino all’europa. sì, ma sempre uno stivale, bucato. un tempo si scriveva ideologico e io non avrei nemmeno imparato a farlo. oggi si scrive contaminato e io fingo di farlo. a chi dire grazie? intanto il pulman va. ascolto kid a. how to disappear completely? chiudendo gli occhi e stringendo i pugni. rapida carrellata di tutti i volti che hai creduto di conoscere. che siano benedetti. e via dove non sei più.

1.11.05

duecentoquindici avvenimenti

ero oppresso da una sfilza di ricorrenze. ventisei luglio duemiladue - trenta ottobre duemilacinque. avevo segnato, sulla rubrica telefonica, le date clou di una esistenza in decollo. dopo il nostro disastro. peraltro un tuo sos è venuto proprio ieri. magari ci incontriamo di nuovo. o forse no. non saprei come spiegarti tutto questo. e non solo. la zavorra. l'assuefazione. la volontà sotto scacco. la redenzione!
giuro è il mio ultimo post simil-depresso!

30.10.05

inadeepsleep

alle volte ‘sta città ha il sapore di un anestetico!

29.10.05

panni sporchi

tappo occlude i pensieri che pure desiderano uscire dalla testa. ingorgo da collo di bottiglia, più in là la strada è libera, credimi. il ponte obbliga a ritornare giù, quanto i panni sporchi ammucchiati nella busta conad. in bilico come certi personaggi d'autore, ma con minor spessore, vaglio attentamente le strategie future. pianifico senza know how. d'altronde qualcosa non va in un studente che non studia, in un finto blogger che non scrive, in un amico che non si confida, in un amante che non ama.

27.10.05

scritto male

parla! dici quello che hai da dire. è l’unico modo che hai per portare il mondo dalla tua. il modo che hai. Il mondo che ancora non hai. cazzo c’ho? un cazzo da dire. per anni solo parole scivolose che mai ho gestito. discorsi velleitari mai compiuti. anni in cui non è che si dicesse molto. come avrei potuto ben razzolare? dimmi tu. tu che peschi le risposte dalla sacca che porti a tracolla. tu che presti orecchie a chi te ne fa richiesta. sempre ossequiente. mai sopra le righe. nel 2027 ci manderemo gli auguri per natale? sorrideremo degli ingrippi di oggi? avremo finalmente qualcosa di sensato da dire? parla!

devo lustrare il mio nome. parto dalla m di maynardo.

25.10.05

bipolaristi, altroché!

non esistono più le mezze stagioni
perché per la "gente" è una noia
distinguere l'autunno dall'inverno
e la primavera dall'estate!

23.10.05

per fare il blogger

occorre documentarsi,
cimentarsi,
commentarsi (l'un l'altro),
cementarsi (come intarsi?)

e

NON SCRIVERE MAI UN POST COME QUESTO!

20.10.05

parabola ad uso e consumo personale

crispino partì per il mare, sotto un'acqua furiosa. camminò per chilometri e negli occhi aveva lei. lei ed il mare. dietro una curva scorse la spiaggia, grigia e solitaria. finalmente si fermò, cadde in ginocchio, fradicio di pioggia, con le gambe che gli dolevano e bisbiglio: "ti amo!". il mare continuava con il suo moto. ma la pioggia cessò di cadere.

19.10.05

l'amore pensato

uscire fuori da qui dove tutto scivola addosso senza imparare. per l'ispirazione serve angoscia colante. colla che tiene insieme i pezzi. sfiancati da prove non necessarie, da esami inutili, cosa resta? il tuo sguardo ignaro e la mia lacrima abortita. il bacio mai dato. l'amore pensato.

17.10.05

4'299'277

mancavo solo io...

16.10.05

primarie

a un minuto dalla sveglia, mi getto in strada a caccia di un giornale. e tu non sei qui. e tu non chiami. e tu chissà dove diavolo sei infognata. l’aria fresca mi rinfranca e ogni passo è una trovata. scontata. più cani che padroni, miracolo della domenica mattina e coppie di anziani che s’affrettano, un tempo si sarebbe detto per la messa, ma oggi niente è più sicuro. ruini affonda! il giornale sputa notizie ingombranti. follini si autosfratta dall’UDC, ingrato pierferdi e ci resta quel “qualcuno pensa che berlusconi sia il candidato migliore. io no.” scagliato in faccia al re visibilmente disorientato, sul punto di cadere. noi, invece, pensiamo che il re sia ineleggibile. a prescindere. il virus dei polli sbarca in europa. la pollimonite colpisce i più deboli, bambini ed anziani. no alla ressa alle farmacie. il vaccino che in ogni caso non ti salva basta per tutti. in iraq si vota la costituzione. solo quattro i morti per gli attacchi della guerriglia. contro i quaranta delle scorse elezioni. evidentemente esportiamo contabilità imputridita oltre la democrazia. e intanto tu non ci sei. tu non telefoni ancora. e tu chissà dove sei ingabbiata. nel giorno delle primarie. per una sfortunata concorrenza di eventi, diserto il seggio e me ne duole, non sai quanto. così faccio il gioco del re. e i miei oppositori-interni salgono sull’aventino a fare cagnara. purtroppo da studentello fuori sede, ho dimenticato di cambiare lista elettorale. ma costringo parenti prossimi a non mancare. per contrappasso passerò la notte ad attendere le prime proiezioni (ci saranno mai? sì, ci sono sempre!). una conta più delle altre. la partecipazione. un milione e dispari: vaticinio o solo speranza? e tu, domani, ci sarai? e tu quando mai mi hai cercato? e tu, se davvero inguaiata, ci sarà un motivo! che mi ero proposto nella notte insonne (e per questo folle) di districare, una buona volta, la matassa. buttare giù il muro di afasia. afasia. afasia. però avrei bisogno di fare affidamento sulle orecchie degli interlocutori, più che sul loro buon cuore. e nella mia capacità di annientare questa voce che talvolta prorompe da dentro, forte e chiara, senza risposta e che chiede: cosa voglio?…cosa voglio?…io voglio…

14.10.05

cinque minuti nella tua testa

e improvvisamente mi sono fermato
a pensare quante esistenze sto perdendo
se davvero, in questo tempo, una sola ci è data

11.10.05

avellino come un'altra...o quasi!

provo a scrivere della mia città. chissà se poi esiste davvero? se è solo nella mia testa ed in quella dei miei non illustri concittadini. premessa necessaria: abito ad un paesino a qualche chilometro di distanza ma come non dirsi avellinese? dopodiché se quello che viene è soltanto una noiosa sequela di cazzate, dipende da me, mica dal fatto che non sono un autoctono.

città terremotata ma fu la provincia a piangere i morti. e pure le etichette ingialliscono col tempo. resta il corso principale – groviera, un palazzo mancante ogni quattro, a non disperdere la memoria, oramai venticinquennale. e sparsi prefabbricati pesanti. amianto a cena. per celare gli scempi della ricostruzione, occasione gettata al vento, o quasi, di sicuro si vive in case meno traballanti. montevergine continua a proteggere la nostra isola felice. eppure infiltrazioni camorristiche sono evidenti, racket e attività commerciali aperte con denari di dubbia provenienza. in ogni caso sarebbe falso affermare che la città sforni nidiate di malavitosi, mancano i presupposti. spiantati, sì, a bizzeffe, ma d’altronde, cresciuti con queste prospettive, come potrebbe essere altrimenti? e poi, forse, è così pure a nuoro o a taranto, e mica ne fanno una questione di campanile. realtà di provincia profonda!

la politica avellinese è al contempo più facile e più difficile da spiegare rispetto al quadro nazionale. più facile perché non esistono gli sconquassi di una coalizione: il centrodestra. solo qualche volenteroso a reggere le insegne sul campo di battaglia, in nome di un ipotetico principio di alternanza democratica; per il resto personaggi privi di spessore, incapaci di sovvertire un sistema di potere auto-perpetuantesi. più difficile perché non esiste un vero centro-sinistra. esistono De Mita (ex presidente del Consiglio) e Mancino (ex presidente del Senato) e subalterni contro Opposizione al governo. e sottolineo le ex cariche dei due, perché, qui, il discorso politico è talmente antidiluviano che la contrapposizione ex DC-ex PCI è attualissima come il rimpianto e la deferenza per il tempo che fu. i DS starnazzanti si battono contro lo strapotere dei popolari, lampante in tutti i palazzi di governo, enti pubblici, televisioni e giornali. ma criticare il “vecchio” con gli stessi dirigenti di venti anni fa deprime. e tutto il gioco politico si riduce alle crisi minacciate dai consiglieri/assessori DS al comune, guidato da un Margherita, e alle imminenti dimissioni degli assessori Margherita alla provincia, governata dalla De Simone, DS. guardiamo avanti!

e l’immondizia che s’ammassa ai bordi delle strade, quando l’emergenza si fa grossa. quando tutti cominciano ad alzare la voce, caro bassolino, non ti voto più! interi paesi in rivolta dietro la fascia tricolore del sindaco, ché nessuno vuole discariche, né CdR, né termovalorizzatori a fare scempio delle bellezze naturalistiche. e quando queste non ci sono, a devastare i campi di patate. i nostri rifiuti costretti ad emigrare in germania, come i nostri zii. e vedrai che non torneranno! intanto differenziamo quel poco che basta a uniformare la coscienza mentre un poco più in là le ecocamorre contano i milioni, che, loro sì, sanno come riciclare. eppure, lo sento, è questo l’affare su cui puntare. finanziatemi, che ci punto!

il traffico peggiora quando c’è la pioggia e tutti si trasformano in guidatori stanchi, in guidatori funky, fanculo a tutti quanti. specie ad avellino, con tre vie, cinquantamila abitanti e centomila auto. fondo stradale dissestato e segnaletica orizzontale oramai svanita. ma i lavori di rifacimento si rinviano oltre, ché se chiudi una strada, scoppia il ’48. auto in doppia e in tripla fila e vigili urbani che multano i pedoni distratti. però, non quelli che per una strana abitudine attraversano sempre seguendo una linea obliqua, mai sulle strisce zebra, e resistono in strada, con arditi slalom tra le auto-paletti, anche per trenta, quaranta metri, indecisi sul marciapiede da attraccare. corsia preferenziale per gli autobus, trasformata in corsia di sorpasso, non importa quale sia il senso di marcia. indiani sioux ingaggiati dall’amministrazione comunale per educare gli automobilisti all’utilizzo delle frecce bidirezionali. nuova autostazione pronta ma inagibile per pastoie burocratiche, i vandali ne approfittano. insomma un macello. come la piazza!

e l’eterna questione dei palloni da calcio sgonfi o peggio bucati. costringono giovani numeri 10 a calibrare con maestria il tiro e a perdere tempo prezioso quando la palla s’incaglia sotto le 127. il tabaccaio che ci vendeva tre o quattro supersantos al giorno, alla modica cifra di £ 3'500, ora sverna in Brasile, e mai ci consigliò di spostarsi dal filo spinato. saracinesche che fanno da porta, sbang! quando è gol, e traversa immaginaria, variabile a seconda dell’altezza del portiere di turno. vincere, tre contro tre, trentasette a trentacinque, sedici gol e dieci assist, ti faceva sentire il nuovo anastopoulus. poi consolare gli avversari, dicendogli che l’avevano persa a centrocampo, era fair play. chi diventerà mai un campione, quello con la maglia taroccata dell’inter e le scarpette da tennis, o il chiattone dalla tecnica fina?

lo stadio partenio ha la sua legge. da ultimo ripetutamente violata. da scorribande avversarie. ultras che si difendono dalle diffide e criticano decreti. tifosi veri confidano nella cura colomba e in una pasqua tranquilla. palazzetto dello sport semivuoto, in cui la seria a di basket si alterna al saggio di ballo latino americano della scuola di Castellammare. e di fronte una piscina in costruzione, non olimpionica, forse nemmeno semi olimpionica, per il giustificato timore di fare qualcosa di lungimirante. campo coni, atletica in centro città, meeting annuale senza sponsor e per il resto jogging per gli appassionati o solo soprappeso. scuola tennis gestite dal figlioccio di galgani, affarista e da anni lontano dai campi. meglio il sosia di jim courier.

clima ostile incentiva attività ricreative al coperto. piove e le palestre spuntano come funghi. un’intera generazione prende confidenza con presse e bilancieri. misura il carico. puntella il fisico. e nello sforzo più estremo soffia via un pizzico d’anima. ci siamo passati anche noi, per carità, né ci placa passare per bacchettoni. è che fingersi ipersportivi, restando fermi, è un controsenso!

7.10.05

outsiderismi

oggi mi sento un outsider...come scalfarotto!

5.10.05

segreteria

sono momentaneamente assente. lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.

silenzio.

silenzio.

silenzio.

beep!

2.10.05

impressioni d'ottobre

impressioni d'ottobre. sfogo su carta una certa gioia di vivere. e di scrivere. che, forse, viene dalle prime ore del giorno quando, in dormiveglia, scorrono nella mia mente post verbosi e immaginifici, mentre i post prandiali come questo, nascono loffi e destinati all'oblio. ma più che gioia di vivere, è fiducia nel giorno che verrà, fino ad ora oscurato da uno spesso strato di diffidenza, in cui siamo forgiati sin da bambini. il mondo è pieno zeppo di brutture e di bruti che le compiono, d'accordo; indignarsi, spesso, è d'obbligo, ma resistere alla vita è una forma di protesta folle!

30.9.05

vite parallele


nasce (con problemi di visualizzazione) la nuova rubrica di inadeepsleep (che ideona!). si chiama vite parallele!

Luigi Crespi, sondaggista VS Micheal Moore, regista

29.9.05

piccoli calvari quotidiani

mi convinci a risorgere ma dalla croce scendo da solo. errori su correzioni. passi, doppi passi, contrappassi. condanno a morte la mia confusione. che al patibolo non si presenta, dietro certificato medico. non c'è verso, chi mi cerca s'avvita e torna indietro. gli mando saluti autentici e cartoline autografate. da oggi vorrò fare meglio ogni piccola cosa e fugare la nebbia che mi tiene sospeso. non è questione di tre giorni...

27.9.05

postrazio

conosci te stesso. e poi il mondo. sapienza greca male (e tardi) attecchisce qui dove si è. non hai esperienza, dici tu. discorso banale e generalizzante, dico io. diciamo e diciamo, insomma. ruotiamo come le statuine dell’orologio; il sole c’illumina, ma c’irrigidiamo irrimediabilmente. che poi, dei due, m’irrigidisco più io. entro in catatonia. lascio a spasso i pensieri. e giù con la logica degli “avrei dovuto” e degli “avrei voluto”. e digrigno i denti. e i nervi ballano. e il sangue ribolle. ma non desisto. perché sei l’incontro più prezioso dopo quello che ho fatto con me stesso. figurati!

26.9.05

cadute di stile

quando perderò i capelli non mi attaccherò a niente

25.9.05

sicurezza personale

sono più i giorni in cui sopravvivo che quelli in cui muoio!

20.9.05

aforisma (?) mancato (!)

c'è chi cambia casa per studiare e chi cambia studi per vivere.
preferisco i secondi!

18.9.05

pomeriggio bianco

tigri di zanzare, vigliacche come nessuno, succhiano quel che resta di vitale. curvo sulla mia distonia distolgo lo sguardo dalla loro ingordigia. e le parole che non so dire deridono l'uomo che sono, taglieggiano l'uomo che non so essere. che spaventato va a nascondersi in un cantuccio in attesa di pomeriggi migliori. ciò per dire, che domenica del cazzo!

13.9.05

calembour...mica tanto!

d'un tratto, evaporata. il tempo di perdersi di vista un attimo che già ci si è persi per sempre. e nel frattempo attracco nel mio vecchio porto, bevo nel mio vecchio bar, senza pensarvi. perché, andandomene, ho pure sbattuto la porta sul muso a due miei parenti, a due miei amici, a due miei cani. ho un brutto carattere. importa?

10.9.05

soffoco tra la gente che pure amo

luciano non ci sarò e non solo perchè musicalmente mi sei indifferente. sono i concerti che letteralmente mi soffocano. come pure le megafeste di compleanno, le disco-balere, le spiagge d'agosto, le sagre di paese, le messe, i comizi, le assemblee, le processioni, i cortei, le partite allo stadio, le file postali e non, i centri commerciali (comunque), le code autostradali, gli ingorghi cittadini, le riunioni condominiali, i cessi pubblici, la metro in piedi, i musei di massa, i cinema multisala, i fast food dove s'ingrassa. insomma qualsiasi assembramento umano mi procura una noia fisica fin da bambino. m'opprime la calca. quindi (e questo è diretto a voi) la prossima volta che ci si incontra, non buttatevi addosso!

7.9.05

i bimbetti del quartierino

sono cresciuto con un supergiovane menefreghista, un autista solitario, un attore logorroico, un artista dialettale, un militante apolitico, uno scaricapacchi omofobico, uno studente ansiogeno, un informatico triste, un artigiano fighetto, uno scienzato credulone, un bancario raccomandato, un operaio scorbutico, un nevrotico pasticcione, un violinista depresso....

6.9.05

diversa accezione

settembre scontra con la realtà. fuori dalla favola dai risvolti amari. fuggo nella città che da tempo mi sfugge. e scelte che non saranno decisive ma magari, per via dell'eterogenesi dei fini, indicheranno la strada. non viene mai il dubbio che se ne percorre comunque una ed una soltanto, a dispetto delle rivoluzioni domestiche di ciascuno? per certi versi è l'insoluto problema della predestinazione. nel frattempo mi consolo con la grazia del tuo amore possibile.

3.9.05

il costo dell'innovazione

si aggiungano pure successivamente tante diligenze quante si vogliano, non si otterrà mai una ferrovia!

Joseph Alais Schumpeter

2.9.05

'a legge dò cuzzetto

deriva esistenziale deriva da chissà cosa. l’unica certezza è il sicuro attaccamento al tormento. al groviglio. al rovello. allo struggimento. alla macerazione senza causa. senza margine. declino dell’occidente o forte contusione alla zona occipitale? dopo il taglio dei capelli, “ ‘a legge dò cuzzetto è implacabile! ”

1.9.05

senza titolo

per risollevare le sorti di questo blog scalcagnato e pressoché privo di contenuti sono indeciso tra forme di incentivazione economica e le foto porno. strategie markettare impongono di lasciare commenti in ogni dove, arguti e magari accattivanti. ma raramente io accattivo, né mi piace una promotion d’accatto. di primo acchitto la blogosfera m’incuriosì. vagai per post di stralunati, in un tempo in cui mi cingevo di uomini-squadra. per i quali è fondamentale il risultato, il loro, non lo spogliatoio. intanto non sapevo che ruolo avere. perché se scegli un ruolo, rischi di non cambiarlo più. fingevo di essere fuori ruolo. insomma temporeggiavo. mi nascondevo tra le righe non sense di inadeepsleep e nel frattempo mi riappropriavo delle mille (e cangianti) espressioni del mio volto.

primo settembre: piove!

se ora vivessi, non scriverei!

lo shinystat è per gli stolti, dunque lo sono!

quando smetterò questi abiti, partirà un applauso pre-registrato!

postare presunte frasi ad effetto, con l’insopportabile spazio di un rigo, convengo, fa cagare!

30.8.05

sagrifizio

speriamo che quello di berlusconi sia un sacrificio come dio comanda!

29.8.05

visioni

se andiamo avanti così, fra qualche anno sulle spiagge campane i bambini costruiranno di nascosto, invece del solito castello, un termovalorizzatore!

27.8.05

post litigio

sorrido. come allo specchio quando piango. il fascino del contrasto. suggestione infantile. ok, proseguo!

26.8.05

sottoscritto

le teorie che parlano di un mondo interamente buono o totalmente cattivo gli sembrano sciocche. di coloro che credono in un mondo interamente buono dice che non comprendono la perversità. quanto ai pessimisti la domanda che rivolge loro è: "tutto qui, ciò che vedono tali persone?". per lui il mondo è buono e cattivo, e perciò né buono, né cattivo. dare un giudizio è, per i sostenitori così dell'una come dell'altra teoria, una soddisfazione di per sé. mentre per lui il giudizio viene dopo la meraviglia, lo studio degli uomini, lucidi e obnubilati, gelosi, ambiziosi, buoni, soggetti alla tentazione, curiosi, ognuno nel suo tempo e con le sue abitudini e i suoi motivi, e con l'impronta della stranezza nel mondo. in un certo senso, tutto è buono, perché esiste. o, buono o no, esiste, è ineffabile e per questa ragione meraviglioso.

Saul Bellow, L'uomo in bilico

25.8.05

slealtà

sto dietro alla mia ossessione come un segugio distratto. ne perdo le tracce. ritorna insieme alle altre ossessioni ed io a correre smarrito. avremmo pure potuto risolvere da soli!

24.8.05

scoloro...

perché non voglio scambiare un'oncia di anima
con un chilo di prestigio sociale!

20.8.05

da destra a sinistra

Ho bisogno di svuotarmi:

Pino Rauti. E l’ingegnere di provincia che lo sostiene. Adriano Tilgher. Roberto Fiore. Forza Nuova, Alternativa Sociale, Destra Nazionale, i neofascisti , i nostalgici, quelli che attaccano AN da destra, quelli che attaccano i manifesti neri neri a Piazza Bologna, tutti quelli che barrano i simboli su cui campeggia una fiamma. Ovviamente Alessandra Mussolini. E i Mussolini, in genere. E perfino la Sofia Loren (che è la sorella della mamma, che ha sposato il figlio di Benito, che…). E la memoria di Almirante. E la moglie, donna Assunta, che pontifica in romanesco. Alleanza Nazionale. E le correnti. Destra sociale. E i vice di Fini che malignano al bar. Gianfranco Fini. Le svolte di Fini. Gli incarichi di Fini. Le incazzature di Fini. Maurizio Gasparri e la sua imitazione. Ignazio La Russa. Altero Matteoli. Francesco Storace che perde e diventa ministro. Mirco Tremaglia, ministro repubblichino. Giovanni Alemanno. Urso, Buontempo detto “er Pecora”, Landolfi, Gustavo Selva, la Santanché ed il Billionaire, Italo Bocchino, Alfredo Mantovano. La lega Nord. Umberto Bossi ed il culto di Bossi. La Padania come entità geografica. La Padania come giornale. Il suo direttore delirante. Il tg nord raccapricciante. La radio Padana farneticante. I raduni di Pontida. Lo svilimento del verde. Le camice verdi. I fazzoletti verdi. Il Dio Po. Il rito dell’ampolla alla sorgente. Le parole d’ordine: secessione, federalismo, romaladrona, chi fa andare avanti il Paese?, il sud assistenzialista, le riforme. Roberto Calderoli, lo sparacazzate. L’Ing. Castelli, ministro di Grazia e Giustizia. Bobo Maroni. Pagliarini. Il capogruppo Cé. Borghezio, la xenofobia, l’islamofobia. Libero e Vittorio Feltri. Oriana Fallaci. SILVIO BERLUSCONI (che merita puntata a parte). Gianni Letta. Forza Italia. Il partito azienda. Il partito che non c’é. Il partito delle convention. L’inno di Forza Italia. Il simbolo di Forza Italia. Gli azzurri. La retorica della “discesa in campo”. La fine del 1993. Il 1994. Tutte le annate successive fino ad oggi. Marcello Dell’Utri. Cesare Previti. Gli avvocati di Previti. Gli avvocati di Dell’Utri. Gli avvocati di Berlusconi. Ovvero i parlamentari di Forza Italia. Nicola Ghedini. Carlo Taormina. Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Schifani ed il riporto che non c’è più. L’indimenticabile On.Vito. L’ossequiente Bondi. L’Avv. Biondi, che ora perde tempo a difendere il Genoa. La Prestigiacomo, con annessa presunta liason con Fini. Martusciello. Urbani&Sgarbi. Tajani. Scajola. Beppe Pisanu, Frattini, Letiziona Moratti. Il filosofo popperiano, Marcello Pera. Il Presidente della Regione Lombardia e CL. Il giornalista Jannuzzi. Il Foglio di Giuliano Ferrara. Il Giornale e Maurizio Belpietro. L’UDC. PierFerdinando Casini, futuribile premier. Lo charme di Casini. La moderazione di Casini. Marco Follini. I distinguo di Follini, i silenzi di Follini, i ripensamenti di Follini. Il teo-con Bottiglione. Il costituente D’Onofrio. Bruno Tabacci e le sue bordate. Volonté , non l’attore. Il presenzialismo di Carlo Giovanardi. Totò Cuffaro e i siciliano. Raffaele Lombardo e gli autonomisti. I voti di Baccini. Il partito unico e la casa dei moderati. La nuova Dc e tutti quelli che la evocano. Gianfranco Rotondi. Paolo Cirino Pomicino. I relitti post DC. Francesco Cossiga. Giulio Andreotti. Mino Martinazzoli. Il Partito Repubblicano a destra. La Malfa. Il partito socialista a destra (?). Gianni De Michelis. Bobo Craxi. Chi oscilla tra un polo e l’altro. Chi non è fuori dai schemi. I radicali. Marco Pannella. Gli scioperi della fame di Pannella. La mole di Pannella. Emma Bonino. Daniele Capezzone. Luca Coscioni. Radio Radicale. Clemente Mastella e la politica del “che mi dai?”. L’UDEUR, di cui stranamente non mi viene nessun altro esponente. Ceppaloni e Telese Terme. La Margherita e i suoi petali. La Margherita: democrazia e libertà. La Margherita sola al proporzionale. La Margherita che dice no alla Fed. Ma sì alla Gad. Francesco Rutelli, che già ha perso. Rutelli e la cicoria. Rutelli e la Palombelli. Rutelli ed il suo cipiglio. Franco Marini che fa e disfà. Ciriaco De Mita che fa e disfà solo qua. Nicola Mancino. Pierluigi Castagnetti. Arturo Parisi, Willer Bordon e i prodiani della Margherita. I diellini. Enrico Letta, il giovane. Beppe Fioroni. I due Bianco. Dario Franceschini. Rosi Bindi. Tiziano Treu. Franco Lusetti. Enzo Carra. Naturalmente Romano Prodi. Il professore. Il pulman del Professore. La Fabbrica del Programma del Professore. Lo staff del Professore. Bologna e il Professore. Le Primarie del Professore. I diktat del Professore. L’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Il cerchiobottismo di Di Pietro. I Repubblicani Italiani della Sbarbati. Lo Sdi di Enrico Boselli e Villetti. L’avversione per i “processi pubblici”dello SDI. I Democratici di Sinistra. Il Correntone o sinistra DS. La transizione PCI-PDS-DS. I padri nobili dei DS. Botteghe Oscure ed il Botteghino. Il direttivo DS. Piero Fassino. La probità di Fassino. La magrezza di Fassino. Fassino fordista. Fassino e Torino. Massimo D’Alema. I baffi di D’Alema. Le barche di D’Alema. La supponenza di D’Alema. La stucchevole moderazione di D’Alema. Il doppiogiochismo di D’Alema. Il D’Alema della Bicamerale e il D’Alema del ’98. Walter Veltroni. Il kennedismo di Veltroni. L’Unità di Veltroni. Il cinema di Veltroni. I libri di Veltroni. L’Africa di Veltroni. Roma e Veltroni. Luciano Violante. Il giustizialismo di Violante. Le tranvate di Violante. Gavino Angius. Fabio Mussi. Mussi, amico di D’Alema a Pisa. Giorgio Napoletano. Franco Bassanini. Salvi. Livia Turco. Morando. Vannino Chiti. Marco Minniti. Ranieri. La speranza Cofferati. Cofferati e i tre milioni al Circo Massimo. Cofferati, sindaco di Bologna. Le regioni rosse. Emilia Paranoica. I girotondini. Paul Ginsborg, Pardi. Flores D’Arcais e Micromega. Santoro e gli epurati di Sofia. Lilli Gruber. L’Unità. Le feste dell’Unità. Le cooperative rosse. Unipol, Consorte e tutto l’ambaradan. Il posizionamento di Achille Occhetto. I Verdi. Il Sole che ride. Pecoraro Scanio. Paolo Cento. Gli ex portavoce ora defilati, Manconi, e la donna di cui non mi viene il nome. Le battaglie ambientaliste. Il PDCI di Cossutta. E della figlia di Cossutta. Diliberto. I calci di Katia Bellillo. Il castrismo di Rizzo. Rifondazione Comunista. Fausto Bertinotti. Il portaocchiali di Bertinotti. I salotti buoni di Bertinotti. La parlata di Bertinotti. La svolta non violenta di Bertinotti. I movimenti e Bertinotti. Porto Alegre e la mondializzazione. L’Avv. Pisapia. Nichi Vendola. L’omosessualità di Vendola. Chi, nel partito, vuol togliere di mezzo Bertinotti. I no global. Agnoletto. Luca Casarini e Caruso. Lo sfondamento della zona rossa e le guerre mediatiche. Gli autonomi. ….eccetera, eccetera, eccetera

“IL TASSO DI DEMOCRAZIA E’ DIRETTAMENTE PROPORZIONALE ALLE RISORSE UMANE DISPONIBILI”

parigi

19.8.05

credo in un solo dio...

giovani israeliani, irretiti da rabbini intransigenti, difendono i territori.
giovani cattolici accolgono festanti b16 e cantano e pregano.
giovani islamici studiano il corano mentre giovani imam incitano all'odio.
dio è morto.
ma il culto dei morti, evidentemente, è inestirpabile!

17.8.05

silenzio

...questo era l'uomo: il più fermamente nichilista e il più tranquillamente disperato, che avrebbe posto la letteratura al di sopra di tutto se non avesse pensato che esisteva qualcosa al di sopra della scrittura: il silenzio!

promesse

infiltrati ritardano il ritiro dai territori occupati. estremisti religiosi sognano il grande Israele, la terra promessa dal dio delle scritture… a me, a voce, lo stesso dio (?) ha promesso un trilocale al testaccio, non ci scommetterei, pure se vuoto!

14.8.05

perchè postare una canzone allenta la tensione

Ho calcolato col pallottoliere
tutte le ansie che in un giorno
riempiono il bicchiere fino all’orlo
ma poi la bocca le beve, chissà
Quale aiuto potrei ricevere a notte fonda
telefonando a un numero verde?
Parlarne con l’estraneo a cosa serve
se ascoltarmi non sa…

L’ampiezza di un ombrello non è proporzionale
alla grandezza di certe gocce, che piegherebbero
un tergicristallo prima di arrendersi alla sorte

Il sonnifero entra in funzione fra le sei e mezza e le nove,
mi addormento pensando alle code in autogrill
Gli occhiali non mi servono più per vedere
ma per piacere a tutti gli altri
Per questo che non erano lì sul comodino
ma dentro al cestino dei panni sporchi

L’ampiezza di un ombrello non è proporzionale
alla grandezza di queste gocce,
che sbandano nel vento parallele,
come due barche col mare forte

Cigolando su vecchie altalene
volo via a gambe distese
Il colore del cielo è turchese
e in teoria conforme alla CEE
Va di moda la carta carbone
negli hotel dove rubo il sapone

Cigolando su vecchie altalene
volo via a gambe distese
Il colore del cielo è turchese
e in teoria conforme alla CEE

Ho saldato le multe sospese
luce e gas bollette comprese
Il narcotico dallo al leone
casomai volasse il tendone

Cigolando su vecchie altalene
volo via a gambe distesea
nche un calcio nel culo va bene

purchè sia conforme alla CEE



Samuele Bersani, Conforme alla CEE

12.8.05

pax agostana

in disparte nella blogofera di chi ha cose da dire, e in quella di chi, pur senza argomenti, sparla a gran voce, raccolgo riflessioni sparse, spendo una retorica d'antan, volutamente urticante, difendo la mia fortezza bastiani, ai margini del deserto, unknown blogger, straniero nella comunità di provetti internauti, vomito parole a caso perchè intuisco, a debito di precedenti intuizioni, che, in fondo, è questa l'essenza del mezzo o di un'epoca.

10.8.05

marketing

far fuori un europeo è prendere due piccioni con una fava, sopprimere allo stesso tempo un oppressore ed un oppresso: restano un uomo morto ed un uomo libero.

Jean Paul Sartre

29.7.05

goccia di sudore

e giù la voglia di scrivere un post gioioso. in un blog ultimamente accasciato. che se arrestano l’attentatore islamico di londra a roma, mica male, vuol dire che aveva cambiato idea e dove redimersi se non nella città santa. che se il governatore della banca d’italia riceve telefonate notturne un tantinello affettuose dal banchiere raider, mica male, i rapporti distesi rendono meno gravoso il controllo e danno una mano all’economia nazionale. che se il berlusca assicura la sua ricanditura a premier, mica male, può essere che per una volta si vince a mani basse. che se per un giorno ci sono quaranta gradi, mica male, è l’estate che accampa i suoi diritti e noi allegri possiamo pure offrirle qualche goccia di sudore!

27.7.05

parto

prima o poi parto. che è tempo di recidere questo cordone ombelicale!

23.7.05

meglio pelè o maradona?

uno scatto in salita di pantani vale più di 77 tour targati armstrong. in ogni caso, chapeaux!

21.7.05

viandante

ma forse non c'è niente da capire!

19.7.05

citazioni maynardiane

"Nel lungo andare saremo tutti morti"


Parlando della forma più cruda della teoria quantitativa della moneta come valida solo a lungo termine egli osserva: "Ma questo lungo andare è una guida ingannatrice negli affari correnti. Nel lungo andare saremo tutti morti. Gli economisti si attribuiscono un compito troppo facile e troppo inutile se, in momenti tempestosi, possono dirci soltanto che, quando l'uragano sarà lontano, l'oceano tornerà tranquillo."

Al banchetto in suo onore per il ritiro dalla direzione della Royal Economic Society, 1945

"Vi porgo il saluto della Royal Economic Society, dell'economia e degli econisti che sono i depositari non della civiltà, ma della possibilità della civiltà.

e soprattutto...

"Il rischio nell'adottare la scelta apparentemente più audace è generalmente inferiore al rischio dell'inazione"
Tutte le citazioni sono riprese da "Vita di John M. Keynes" di Harrod (1951)