29.12.06

gerontoreality

di questo passo, saremo governati da politici costretti, dall'età, ad avere a cuore la propria salute piuttosto che quella del paese

28.12.06

modestia

non faccio per vantarmi ma oggi è una bellissima giornata.

gioacchino belli

25.12.06

via corvisieri, 54

vi entrai poppante, sapore di latte in bocca, spaurito, opportunamente scortato da padre premuroso, e mi parve di esser rinchiuso, prima del tempo, senza colpe, in una prigione per cui, paradosso, pagavo persino una pigione. due stanzette identiche, servizi minimi, spazi economizzati, di un bilocale claustrofobico, in una città immensa, verso un futuro enigmatico, a cui, in ogni caso, per non urtarlo, nemmeno chiedevo. primo coinquilino, omone di s.mango sul calore, ad un passo dalla laurea in economia, perennemente in casa, perennemente sul letto su cui, mangiava, beveva, leggeva, studiava, guardava la tv, fino a morir dal ridere, o a indignarsi, mentre attentati alle torri e successive guerre al terrore impazzavano per il mondo, e noi attoniti, nemmeno provavamo a ficcare il naso fuori dell'uscio. al massimo, si compravano lasagne già pronte quando i troppi piatti da lavare ci impedivano di cucinare. fino ad alzare la testa, perché la donna lasciata a casa s'insubordinava, a ragione?, fino a esiti disastrosi, ancora sulla pelle, e quelle mura a raccoglier singhiozzi col silenziatore e botte in testa di disperazione. alzare la testa fino a quella prima, indimenticabile, passeggiata nomentana- piazza del popolo, di sabato sera, a metter in moto la testa, affrontare di petto un ragionare sopito, eppoi di pennarello, stender giù pensieri, occultati in cartellina verde sopravvissuta a mille nascondigli. un primo anno vissuto meno pericolosamente non si può, in filo diretto (you&me) con te che poco dopo frantumasti ogni speranza, coll'estate che ci colava fra le gambe, ripetute cadute da calvari, bare fin troppo pesanti. dopodiché tornare a roma, cambiare il san.manghese con coinquilino adeguatamente selezionato e poi mai sostituito, fu leggero come respirare. come imparare a conoscere il quartiere. le maschere che lo popolano. il norcino, salumiere gentilissimo, dalle gag involontarie, e dai tic nascosti. il pizzaiolo uno, che prima romanaccio stretto poi, resosi conto della nostra provenienza, si trasforma in fuoriuscito napoletano, che storpia dialetti e cadenze e spera di tornare a napoli un'ultima volta e solo dopo morire. la pizzaiola numero due, meglio detta "'a vecchia", tartaruga dell'impacchettamento, e dei conti col resto, col cambio euro-lira, mentre file chilometriche scalciano dietro e lasciano il locale per disperazione. il pizzaiolo numero tre, il sardo, servile come pochi e corriere dello sport munito (e questo vi farà capire quante centinaia di pasti abbiamo coperto con una pizza da asporto). il giornalaio mario, che a chiedergli il sole 24 ore, ti induce ad acquistare allegati di mesi addietro, come se nulla fosse ma pure deve svuotare quella cazzo di edicola. il barista macedone di nome ales, guru immortale, e moglie italiana iperreale. il librario comunista, mezz'orbo, tradito dalla cina e chissà da quanti altri, che sempre teme la delazione altrui. e mill'altre facce di donne etiopi, vecchi fascisti, giovani immigrati e fruttivendoli stanziali di un mercatino che non c'è più per via dei lavori della metro. vado via ma tornerò. perché dai luoghi dell'anima non si parte, banale questa, ma il peggio deve ancora venire: un trasloco non fa primavera!

21.12.06

idioteque

vivo di commenti a chiamata
di vaniloqui convincenti
di supponenza incompresa
che faccio passare per autoironia
ci credi oppure no?

vivo di ricordi altrui
di soliloqui azzittiti
di scrollo-spalle teatrali
che faccio passare per sense of humour
ci credi oppure no?

sopravvivo di giorni a venire
di scritti dileggiati (al tuo cospetto)
di speranze future
che faccio passare per realismo
ci credi? oppure vattene!

20.12.06

tra due fuochi in una notte che si gela

scriverò tanto, mica bene, pertanto (che ultimamente utilizzo al posto del dunque, incluso com’è nel pacchetto “linguaggio tesi”) non è obbligatorio leggiate tutto. per venirvi incontro sottolineerò le parole chiave (key words) cosicché potrete quantomeno farvi un’idea di cosa si tratti. Scriverò tanto perché c’è tempo, e, nonostante sia in una posizione scomoda, in un eurostar che mi riporta a roma, dopo un paio di sponde in emilia, metà scrupolo metà piacere, nessuno accanto che mi scruti e dunque (lascio pertanto, per variare) vena libera. Nelle cuffie, giovanni allevi, pianista che non riesco a mandare giù, gli concedo l’ultima possibilità prima di scaricarlo, questa volta letteralmente, dall’ipod.

spagna ritorna, ottanta express ritarda, villa paganini passeggio canino, pioggia sottile, pensilina non ci bagna, leggermente fuorisede, come leggermente fuoritesta?, rubo penne, mangio rigatoni, imbrattare manifesti, vivi, divertiti & sii felice, pacco di fandonie, appartamentino delizioso: 22 mq, 800 €, intrattabili (pure i locatori), fiore in bocca farfallina, da come soffio vapore si direbbe che respiro con classe, mi son distratto un attimo…, le attenzioni che ti do, il calcolo delle intenzioni, il consenso, scema!, lavoro di ricerca o ricerca di lavoro, dopo fabio volo, passare a vonnegut come reimparare a leggere: detto per inciso, proprio non ce la faccio, sono arrivato alla traccia numero 5 di joy, jazzmatic, passo la mano, ciao giovanni, è stato bello (pure) non sintonizzarci!.. (passo a paolo conte: appunti di viaggio!).

aguzzando la vista in cerca di annunci immobiliari (cartacei), ad un passo dallo sfratto, li scovo in posti impensati. I miei preferiti sono affissi in ordine decrescente su: segnali stradali, tronchi d’albero, cassonetti della differenziata, e primo, non facilmente scalzabile, il banco del salumiere. Così, ora, ho imparato a riconoscere pure gli altri tipi di annunci. roma è letteralmente invasa, fateci caso (sempre se non avete meglio da fare), di annunci di ditte di traslochi, sgomberi o sgombri appiccicati sui cassonetti dell’immondizia mentre le saracinesche se le contendono i “saracinescari” o, più propriamente detti, “manutentori di serrande automatiche”. Una vera e propria guerra di annunci-adesivi colorati, tutti pressoché identici. Questo lo scrivo perché mi torna utile per il quello che voglio raccontarvi. Pure inadeepsleep è pubblicizzato come non mai. Non da me, però. Me ne sono accorto perché ultimamente su technorati recupero posizioni a velocità sorprendente e se continuassi così, tra cazzi e culi, insidierei grillobeppe. Succede che non-so-per-quale-diavoleria-viral-informatica molti dei miei post vengono spammati da blog neonati (sigh! per l’occasione) dagli indirizzi inequivocabili e talvolta felicemente evocativi*. Come guarire da siffatta notorietà malata? Chi ne sappia qualcosa, commenti. Lo faccia per l’onorabilità di… di… technorati!


ivan basso, depresso, ogni pomeriggio alle cinque, fissa la gente che passeggia, seduto su una panchina, nella piazza delle due torri, spacciandosi da manovale. Mentre io, spaccio tre pezzi da cinquanta euro visibilmente veri, però rifiutati dalla emittitrice automatica di biglietti alla stazione, come falsi al posto di polizia, ma non ci cascano, nemmeno loro come una volta. albert einstein, invece, si è reincarnato in capotreno gentile, annoiato dal quotidiano tran tran, ma in amore relativamente soddisfatto. Mentre io, relativizzo il mio annaspare a dispetto dell’altrui affondare!

Non ho un pubblico. Non mi somiglierebbe!


* per rendersi conto di quali blog fantasmagorici parlo, bisogna far i conti con le bizze di technorati che tre volte su quattro risponde così:
No links
Sorry!
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14.12.06

bellettristica: letteratura (narcisista) di poco conto

plano su un tappeto di foglie di platano, con cui, un tempo, mi nascondevo innalzando nuvole. Nella mia testa rimbomba un assurdo silenzio rallentato, mentre allento i cordoni della borsa e mi pago un taxi per guadagnarmi una sorpresa. Mi sfogo così ché gli “hai rotto il cazzo!” lasciano il tempo che trovano, i congiuntivi li ho lasciati a casa, la casa che distrae, rimanendone, a breve, privo. S.Lorenzo sarebbe l’ideale, giri l’angolo e sei tra la gente. Ma se potessi permettermi di acquistarne una, sarei disposto pure a trasferirmi a monterotondo, o a montefredane, ovunque mi dessero una anima meno ammaccata. Eppure, non si direbbe per come fischietto la mattina motivetti spensierati, ipod rilanciati, camminando borioso tra i pedoni tristi e i guardoni assonnati. Non si direbbe per come sfido il giorno con energia da tempo dimenticata, respiro godurioso, saltello gioioso. Non si direbbe se si tenesse conto solo del conto telefonate, dei consumi gratuiti, dei sorrisi stampati. Non si direbbe perché, in fondo non è: solo un momento giù, tocco il fondo, occhi spalancati, e ritorno su. Mi capita, nonostante tu non ci crederai, quando temo di non meritarti più. E, ancor più triste, non perché sei speciale, unica, adorabile, o cose così, ma perché sono io tanto comune, banale, disprezzabile. Il tuo commento non arriva. Il tuo mento è segnato. Il mio lamento è cortocircuitato. Ecce bombo, per chi ne capisce!

11.12.06

un anno dopo il post del primo anniversario (uno più uno uguale due)

2005: perché, solo dopo un mese dalla scoperta della blogosfera, ho aperto inadeepsleeep, non sapendo niente di niente. non avrei potuto restare lettore silente?...
2006: perché, solo dopo un anno e qualche mese dalla apertura di inadeepsleep, la blogosfera, per come la conoscevo io, è scomparsa, tra blog sepolti, moribondi e farneticanti, ed io, senza alcun desiderio di scovare novità?


2005: cosa sono i feed, gli rss e compagnia bella? che poi un’idea ce l’ho pure ma proprio non mi va di approfondire. sai quando l’ignoranza alligna…
2006: questa la ribadisco!


2005: come personalizzare il template, non riempiendolo di bannerini del cazzo, semplicemente, ora che è natale, come cambiare lo sfondo blu con il rosso?
2006: come elemosinare ai misteriosi templa(ta)ri la modifica del mio sfondo? Perché, pur avendone già uno in .gif, la conversione in html spaventa più dell’uomo nero?

2005: perché ho scritto almeno metà dei miei post? un giorno verranno riscoperti dalla critica come le commedie sexy della fenech?
2006: perché ho scritto almeno metà dei miei post? un giorno verranno riconosciuti dai lettori come le cose di me che scrivo?

2005: a cosa servono gli archivi?
2006: a cosa servono gli armadi?

2005: visto che ho riempito il blog di giochi di parole mal riusciti, di farneticazioni bell’e buone, una spruzzata di politica, pochissima musica&letteratura e niente sesso, in quale categoria è inseribile il blog, per forza in altro&varie?
2006: leggendomi, sapreste tentare un mio identikit* ?
*a questa, rispondano esclusivamente i lettori di lungo corso

2005: perché lo shinystat provoca dipendenza?
2006: perché lo shinystat induce catatonia?


2005: perché, prima che inserissi lo shinystat, erano passati di qui solo sventurati utenti di blogger.com da nonsodovequalepaese, cliccando sulla finestra ultimi post pubblicati e quante frazioni di secondo hanno impiegato per chiudere la pagina?
2006: perché un mio commentare per cento¢o blog, mille&mille post, solo con un punto, e l’aggiunta del solito indirizzo, che rimanderebbe al mio post più recente, semplicemente intitolato, “IL MIO PUNTO DI VISTA”, sarebbe guardato con sospetto?

2005: se è meglio blogger.com o splinder?
2006: se è meglio Jessica o Tatiana?

2005: perché, talvolta, un/a blogger, di un certo seguito, pubblica un finto post d’addio, riceve una vagonata di commenti imploranti il ritorno, che poi effettivamente viene tra le lacrime di giubilo dei lettori affezionati. Insomma non è mariomeroleggiante tutto questo?
2006: dài, non scherzare, veramente non torni più?


2005: che tipi di incontri, apparizioni, epifanie si possono avere ai blograduni…
2006: questa la ribadisco!

2005: se mai, un giorno, ad avellino&provincia si organizzerà un blograduno a cui io potrò mancare, qualora invitato, per un improvviso contrattempo?
2006: messo in pratica. Tra l’altro, tra noi anonimibloggeravellinesi, ultimamente ci si rassicura sul fatto che non siano previsti altri raduni a breve

2005: perché, generalmente, le blogstar sono trentenni di milano?
2006: perché le blogstar trentenni di milano hanno messo su persino una
casa editrice e pubblicano raccolte di post, o, pardon, romanzi di formazione, che, però, contano, inevitabilmente, lo stesso identico numero di pagine?… c’è un problema allo stabilimento di grafica di Pioltello?

2005: perché c’è chi posta rigorosamente da lunedì a venerdì, ad orario fisso, insomma perché esistono blogger con il cartellino?
2006: in questa non mi riconosco più.

2005: perché sono tanto poche le donne che mi leggono. forse che devo inserire una foto promozionale?
2006: perché, solo una foto promozionale avrebbe fatto decollare inadeepsleeep?…(certo, la foto di un altro!)

2005: o fare una campagna di commenti acquisti in tutti quei siti, tardo adolescenziali, in cui scrivono, sOnO mOLto CArinA e amo la MuSiKa?
2006: Perché la campagna suddetta non è riuscita?

2005: se, una volta entrato tra i primi mille di blogitalia e i primi trecentomila di technorati, devo considerare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto e di conseguenza licenziare maynardo e passare a milton…
2006: Perché persino i ghost writers sono tartassati dalla finanziaria?

2005: una volta per tutte, dove rispondere ad un commento, sul proprio o sull’altrui blog?
2006: perché i blogger di successo che eliminano i commenti con la scusa delle folle insultanti, non chiudono il blog e cominciano a scrivere sui muri di casa?

2005: se, quando e soprattutto a chi, tra quelli che mi sono accanto, dire dell’esistenza di inadeepsleep?
2006: se, quando e soprattutto a chi, tra quelli che mi sono accanto, non dire dell’esistenza di inadeepsleep?

2005: se la small verdana va bene come formato (lo chiedo in particolare a sury e abgely): non vorrei accecarvi…
2006: perché la mia stilografica perde inchiostro?


2005: vale la pena continuare?
2006: vale la pena ripetermi?

9.12.06

testa china

scusa, Signore,
se bussiamo alla porta
del tuo cuore...
siamo noi...
scusa Signore
se chiediamo
mendicanti dell'amore
un ristoro da te.

così la foglia quando è stanca
cade giù
ma poi la terra ha una vita
sempre in più
così la gente quando è stanca
vuole te
e tu Signore hai una vita
sempre in più
sempre in più

7.12.06

un buon compromesso

perché questi pensieri?
non è la solitudine
vago, dentro una possibile soluzione
forse l’ingratitudine
sofferta
prima di subirla
presente nei pensieri
il tuo sguardo spento
effetto dissolvimento

cosa m’aspetto?
un buon compromesso
tra
l’ognuno per sé
e
il tutti per me

perché questi pensieri?
non è la stupidaggine
svitato, per una inutile empatia
forse l’inettitudine
subita
prima di soffrirla
la tua voce sorda
tonalità tradimento

cosa m’aspetto?
un buon compromesso
tra
l’ognuno per sé
e
il tutti per me

un buon compromesso
tra
l’ognuno per sé
e
il tutti per me

5.12.06

il bloggeramante di nome john

Il mio amico mahmoud (ahmadinejad per i nemici) mi ha confessato che nei ritagli di tempo della sua estenuante attività politica segue le mie avventure di blogger e così si è appassionato a tutto ciò che gravita intorno alla blogosfera (ma, evidentemente, non ai tanto mediatizzati blog dem-iraniani che sono off-limits anche per lui e sui quali, nelle nostre conversazioni telefoniche, non faccio parola per non urtarlo). Ultimamente, mi ha invitato a lasciar perdere, una volta e per tutte, le mie infinite tresche amorose e mettere, finalmente, la testa apposto, in un’unica mossa: sposare una blogger. Senza giri di parole, mi ha spiegato che impelagarsi in prolungate ed incerte storie d’amore con donne “reali” dalla dubbia sensibilità e dalla sicura suscettibilità mi impedisce di affermare con pienezza le mie (indubbie, per lui) qualità. Perdersi in languorosi giochi di sguardi, svanire (e spesso, se occorre, svenire) per complicate tattiche di seduzione, persino il voltarsi continuamente ad ogni rumor di tacchi, condurre in contemporanea, a perenne rischio e pericolo, storie doppie e triple, mi distoglierebbe dal raggiungimento di qualsivoglia speranza di realizzazione personale. Puntare su una blogger, ha continuato, dopo una adeguata scrematura virtuale, che ovviamente terrebbe conto dei parametri soliti, tra cui, solo per citar quelli che terminano in “ezza”, abbiamo bellezza, compiutezza e sicurezza, minimizzerebbe i rischi di perdita di tempo e, giocando di mistero, frasi mozze, presenza fisica smaterializzata, corrispondenza d’amorosi sensi resa virtuale, avrebbe maggiori probabilità di successo. Al che ho ribadito a mahmoud come, attualmente, non mi possa lamentare e di come vada fiero di conquiste, mezzi apprezzamenti e promesse di futuri appuntamenti. Ma lui insiste, meglio una blogger. Comprenderebbe il tuo animo gentile, valorizzerebbe il tuo senso civile. Poi, a dir il vero, la conversazione s’è dovuta interrompere ché mahmoud aveva un’udienza al Consiglio per il discernimento ma, oramai, m’aveva infilato un pulcino nell’orecchio. E ora, penso e ripenso a come raccogliere informazioni utili (età, inclinazioni sessuali, misure-taglie-circonferenze, pensieri-opere&omissioni, indirizzi mail-messanger-postali di casa e casa al mare) sulle blogger che leggo da sempre. Poi, come il governo, chissà a gennaio, passerò alla fase due. Mi spenderò in commenti adulanti e chattate scintillanti. Quando il numero delle preferite si restringerà, passerò allo scambio epistolare spinto. Allo scambio foto e allo scambio (strumentale) di passioni letterarie. Infine, mi giocherò tutte le mie carte fino a quando l’eletta capitolerà, cotta d’amore. Allora, dovrò sposarla, con mahmoud testimone… ma, ora, non voglio correre troppo avanti, meglio di no.

p.s. se qualcuna volesse anticipare i miei passi, si faccia avanti!

4.12.06

dalla prima lettera di maynardo ai suoi ladri

Caro ladro,

nulla hai potuto sottrarre dalla mia umile stanzetta di fuorisede, né i libercoli, né le bottiglie vuote (a rendere), né le matite spuntate, né le sedie luigi XIV; hai lasciato qui finanche la “bicicletta archeologica”. così hai solo fatto confusione seminando paia di calzini sul pavimento polveroso. Mi spiace per te, mio caro ladro, ma per il momento offro poco e produco di meno e, ti avverto, che per forma, ora, sarò costretto a chiudere a chiave la porta. Qualora volessi coronare le tue sortite con un successo, devi tener pazienza, attendere le stagioni che verranno e, vedrai, saranno tue (parte del)le ricchezze di cui mi contornerò.



Per sempre io



maynardo

2.12.06

in bocca al lupo, crepa! storie intorno all'avellino calcio, dal 1990 ad oggi

1.Fu una stagione maledetta per il ruolo di portiere. Tra infortuni e prestazioni scadenti non riuscivamo ad individuare un titolare affidabile. Poi, per un colpo di fortuna al calcio mercato, credemmo di aver risolto i nostri problemi. Arrivò un ex-campione d’italia, stella del calcio sul viale del tramonto, sul nostro cammino già negli anni della serie A e più volte trafitto, come da quella imparabile punizione di ramon diaz, dopo la quale lui allarga le braccia, sconsolato. Arrivò claudio garella. Il partenio ribolliva d’attesa e quando uscì dal tunnel per il riscaldamento, un coro ritmato dei più anziani si alzò: “GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK”. Fui il primo bambino della curva nord ad esserne contagiato e di fantasia cominciai a volare assieme al portiere supereroe. Il campione orgoglioso alzò il suo sguardo verso lo spicchio della nord dove eravamo e ci salutò riconoscente. Poi, si attardò in ripetuti esercizi di riscaldamento mentre noi lo ammiravamo, estasiati. Un attimo dopo il fischio di inizio, alla prima palla che scivolava innocua verso le retrovie, il nostro coro si rianimò, ma Garellik, pur non toppando il rinvio, al tocco colla sfera, si contrasse innaturalmente e s’accasciò a terra. I più avvertiti subito riconobbero il principio di uno stiramento mentre il nostro coro divenne di incitamento (misto a derisione): “GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK, GA-GA-GARELLIK”. Durò solo pochi istanti, ma per sempre indelebili, la avventura in biancoverde del portierone supereroe di nome GARELLIK.

2.tra i bimbi dell’epoca l’intimazione “per chi tifi?” precedeva spesso il “come ti chiami?” e l’ammissione della propria fede calcistica riassumeva in sé una certa predisposizione di stare al mondo, di scegliere miti, amici, giochi e virtù. Per i bambini di provincia come noi, la scelta era complicata dal fatto che il “tempo-dell’avellino-in-serie-A” fosse ancora vicino e alcuni di noi, me compreso, avessero persino assistito (per lo più dormendo) a partite della massima serie. I più moderati, decidevano di avere due squadre, una per la serie A , e dunque le prime della classe, le solite juve, inter e milan, più raramente il Napoli (o il Piacenza), e in secondo ordine l’avellino. I puristi come me ne facevano una questione di principio e avendo scelto di soffrire per l’avellino, finivano per odiare sommamente i moderati e così preferivano persino i juventini più sfegatati, quantomeno coerenti. Le battaglie dialettiche tra i “politeisti” e noi “monoteisti” si protrassero per tutta l’infanzia e non condussero ad un compromesso. Ci indisponeva soprattutto come i politeisti salissero, indisturbati, sul carro del vincitore, nei rari momenti felici della squadra. Vedere tanti juventinavellinesi, interistavellinesi e milanistavellinesi allo stadio, gioire con noi, lo ammetto, un poco ci infastidiva. E nel momento dell’esultanza, avevamo persino imparato a distinguere chi abbracciare tra chi penava assieme a noi anche nei pomeriggi più noiosi, ad assistere ad “avellino-turris”.

3.ho seguito le partite da tutti i settori del partenio. dalla curva sud, tra gli ultras organizzati, megafono-muniti e talvolta a tutto interessati fuorché al gioco. mentre ai lati (destro e sinistro) della curva si esibivano personaggi memorabili, che ululavano ad ogni tocco avversario e si sgolavano in imprecazioni incomprensibili, nei rari momenti di silenzio, avvertibili pure in tribuna. Dai distinti, di nome ma non di fatto. Dalla terminio del professore di chimica e della tribuna stampa. Dalla montevergine del presidente, degli arraffoni e dei portoghesi maneggioni. Ma i veri tifosi dell’avellino si annidano nello spicchio destro della curva nord (quello che declina verso la montevergine). Lì potevi trovare intellettuali in pensione e operai in cassa integrazione, tutti accomunati dalla identica passione per il calcio. Lì potevi apprezzare la babele di cadenze di cui è fatto il dialetto irpino, riconoscere il pratolano, il solofrano, l’arianese, il baianese. Lì s’imbastivano infinite discussioni sulle scelte tattiche delle allenatore, sulle qualità tecniche dei calciatori, sulle prestazioni sessuali dei procuratori. Storie che si rinnovavano settimana dopo settimana fino a comporre una nuova stagione. Amici che si incontravano dopo anni. Anni che passavano e si diventava amici. Retrocessioni, spettacoli indecorosi, vittorie striminzite e sempre quel grido dopo un goal, o persino, quando in difficoltà, ad un calcio d’angolo, che saliva prepotente al petto dei tifosi: “LU-PI, LU-PI, LU-PI, U-I, U-I, U-I”.

4.del presidente sibilia si ricordano gag irresistibili come l’intenzione di acquistare il fuoriclasse “Amalgama” e infinite altre. Il vulcanico patron fece e disfece la squadra infinite volte, silurò tecnici, minacciò ritiri, esortò nuovi imprenditori locali a venirgli in soccorso. Noto per la sua vena spilorcia allestiva l’organico con pacchi di giocatori di seconda fascia che poi, prontamente rivendeva appena mostravano valore. Memorabile fu la sua disputa con il bomber luiso, cui aveva promesso un auto nuova al quindicesimo goal in campionato. Tanto che alla agognata segnatura, il toro di sora esultò sotto lo sguardo del commendatore simulando la conduzione di una spider. Si narra che sibilia in tribuna, imperturbabile, mormorò ai suoi: “sì, c’o cazz che t’accatto!”. Inconfondibile per la sua voce roca, ogni lunedì, nel suo studio, era sommerso dai microfoni dei giornalisti locali che accorrevano per le sue abituali dichiarazioni del dopo gara. Eternamente scontento, persino delle più larghe vittorie, imprecava in un dialetto strettissimo, contro l’inadeguatezza del lavoro dell’allenatore, le capacità dei suoi calciatori (cui era solito imputare capigliature bizzarre e condotte stravaganti), si lamentava dei sacrifici finanziari sopportati per gestire la società, perennemente attaccato al fumo delle sue sigarette. E, sua assoluta particolarità, si riferiva ai tesserati dell’u.s. avellino senza mai nominarli, dunque, autentico fiume in piena, conciava male, senza giochi di parole, i suoi giocatori, indicandoli semplicemente come, ò stoppér, ò centrattacco, ò sette, l’ala sinistra, ò centromediano, dopodiché toccava ai cronisti decriptare allorché lui prorompeva nel più geniale dei tormentoni: “io rico ‘na cosa e vuje ne riciti n’ata, io rico ‘na cosa e vuje ne riciti n’ata…”, sopraffatto dall’incomunicabilità.

5.e ci sarebbe l’intenzione di arrivare fino a undici, di questo undici per undici, e lasciarvi poi la sfilza di nomi, dei calciatori selezionati (dei campionati dal 1990 al 2006) tra cui potreste scegliere la vostra formazione preferita. ma il tempo corre. Avrei detto del male ultras che, ogni volta, mi corrode. Dei fattacci di avellino-napoli e quell’urlo subumano che seguì l’ingresso dei celerini dopo le devastazioni dei teppisti: mai come allora sono stato certo della mia animalità. Degli allenatori dimenticati, russo, aldo cerantola, morinini, bruno bolchi, ammazzalorso, geretto, sonzogni, il più grande, tale mancano che arrivò a campionato in corso, con dichiarazioni roboanti, da emulo di zeman (che pure avemmo), e si beccò tre sconfitte consecutive prima di lasciare la barca più alla deriva di come l’aveva trovata. Degli striscioni scomparsi: i rebels, i new bush, i green station, i musi duri fino a savignano biancoverde. Scriverei di omar scafuro, il capo cordata più sfrontato, con un progetto pluriennale stile-manchester utd, peccato non avesse i soldi, solo la faccia. dei calciatori stranieri più strabilianti, provinati e subito scartati. Di leandro, il sosia di ronaldo o di cabrera, il sosia di Gabriel omar batistuta. Di bembuana, lo sfortunato attaccante di colore dai quattro goal e dai ventisette legni colpiti, all’incontrario sarebbe andato di filato in nazionale. Delle polemiche sterili delle trasmissioni del lunedì con opinionisti dai maglioni discutibili e dall’eloquio claudicante, unico diversivo la telefonata del tifoso di monteforte. Scriverei e scriverei ma non mi pagano e devo andare. Sempre e comunque, forza lupi e forza avellino: the yellow submarine!


Portieri
1
Claudio Garella (’90-’91)
Marco Landucci (’94-’95)
Carmine Amato (’90-’92)
Andrea Armellini (’01-’02)
Giordano Negretti (’92-’94)
Domenico Cecere (’02-?)
Luigi Sassanelli (’97-’00)
Gianni Marco Sansonetti (’00-’01)
Pasquale Visconti (’92-’93 ; ‘98/’00)
Salvatore Soviero (’97-’98)
Stefano Visi (’95-’96
terzino destro
2
luca bocchino (94-95; 96-98)
davide de filippis (97-99)
ruggero radice (96-97)
rocco de marco (91-95)
paolo cozzi (95-96)
gennaro sardo (03-04)
antonio sconziano (92-93)
fabrizio boccaccini (01-02)
gaetano vastola (02-05)
emilio abeni (97-99)
francesco carbone (00-01)
terzino sinistro
3
antonio carannante (94-95)
emiliano maddè (99-00)
massimo de martis (98-00)
vincenzo silvestri (00-02)
domenico colletto (91-92; 95-96)
vincenzo moretti (95-96; 03-?)
igor bertoncelli (98-99)
vittorio tosto (95-96)
fabio di sauro (02-03)
giovanni fasce (97-98)
andrea quaresmini (99-01)
Libero
6
Francesco Nocera (‘94-‘96)
stefano trinchera (‘98-‘00)
Alessandro Turone (‘96-‘97)
Massimo Piscedda (‘90-‘92)
giovanni bucaro (‘00-‘03)
simone paolo puleo (‘00-?)
Giuseppe Fornaciari (‘94-‘96)
giovanni ignoffo (‘00-‘03)
andrea masiello (‘05-‘06)
leo criaco (‘04-‘06)
Francesco bellucci (‘95-‘96)

Stopper
4
Roberto Miggiano (90-93)
Giuseppe di meo (97-99)
Gianluca Franchini (90-92)
Carmelo Parpiglia (90-92)
Riccardo corallo (00-02)
Roberto Carannante (92-95)
matteo contini (03-04)
Aniello Parisi (91-94)
Alessio d’andrea (03-?)
Gaetano calàcampana (00 -01)
tiziano carnevali (03-04)

Mediano
5
Serge Aristide Mhinseia diè (01-03)
Costanzo Celestini (90-92)
Marco Andreotti (99-00)
Antonio Marasco (91-96)
Vincenzo Riccio (92-94; 04-?)
daniele cinelli (00-04)
Massimiliano pisciotta (00-03)
Augusto Gentilini (90-92)
Dario Levanto (91-93)
Michele melonascina (97-98)
Emiliano de iuliis (94-97)

Regista
8
Giuseppe anaclerio (97-99)
Lorenzo Battaglia (90-92)
Francesco Fonte (90-95)
Fabrizio fioretti (94-96)
aldo dolcetti (98-99)
Fabio Pecchia (91-93)
giovanni stroppa (03-04)
angelo Alessio (97-98)
ivan tisci (03-04)
Roberto de zerbi (00-01)
Gaetano caridi (00-01)

ala destra

7

ivano della morte (95-96)

fabio carsetti (92-94)

michele fini (01-02)

antonio rizzolo (98-99)

marco capparella (02-04)

antonio bitetti (97-99)

fabio lupo (94-95)

giovanni rosamilia (01-02)

mirko pagliarini (98-99)

ronaldo vanin (04-04)

davide tedoldi (01-02)

ala sinistra

11

giuseppe castiglione (95-98)

carmine esposito (94-96)

emanuele matzuzzi (97-98)

fabrizio catelli (92-93)

salvatore marra (02-039

francesco millesi (03-06)

enrico maria amore (98-99)

giuseppe morfù (02-03)

maurizio rizzioli (99-00)

marco lo pinto (96-97)

fabio voltattorni (90-91; 92-93)


mezza punta
10
eddy keve bembuana (01-02)
antonio criniti (95-96; 97-98)
Salvatore Bertuccelli (91-94)
andrea cecchini (96-98)
Giuseppe mascara (00-01)
fabio moscelli (99-00)
walter piccioni (94-95; 98-00)
Fiorenzo D’ainzara (96-97)
nassim mendil (00-01)
pasquale minuti (94-95)
Alessio bifini (01-02)

Centrattacco
9
Enio Bonaldi (91-92)
Salvatore Fresta (92-95; 96-97; 01-02)
Massimiliano fanesi (97-99)
Raffaele Biancolino (03-?)
stefano ghirardello (04-05)
Pasquale Luiso (96-96)
fabrizio provitali (94-95)
luigi molino (02-03)
paolo zirafa (98-00)
firmino elia (97-98)
jonathan vidallé (00-01)

1.12.06

quanti finali... ma da quali esordi?

l'improvvisa riapparizione di sciupatiello padre e sciupatiello figlio (ingigantitosi ulteriormente in questi pochi anni) alle poste di atripalda e cioè dei vecchi gestori tuttofare del red hot, riporta ai tempi che furono del pub triste (nei pressi del tribunale), buono per le serate fallimentari, che attraeva clienti bizzosi, per via della serie di lampadine fulminate. fino alla sua inevitabile chiusura. alla nostra separazione. fino, insomma, a tante altre cose.


l'inavvertita sparizione del laptop, dimenticato sul bus air, in un giorno troppo intenso da farne lettera, diviene presto caccia a tesoro, con telefonate di piacere invece che piacere di telefonare, intimazioni e altolà, amministratori, autisti, figlie e scioperi. magari, accendendolo, mi hanno trafugato il segreto del blog, oppure è l'ennesimo gioco di paranoia: non tutti hanno tempo per scherzare con pulcinella.


il momento buono per scrivere è quando si è incerti se ciò che si ricorda sia realmente accaduto o è solo frutto dell'immaginazione. gianni clerici

30.11.06

la situazione rimane in evoluzione

Perché
ma perché questa notte
ha le ore più lunghe
che non passano mai
Ma perché ogni minuto
dura un'eternità
Quando il sole tornerà
e nel sole io verrò da te
un altro uomo troverai in me
e che non può più fare a meno di te
Quando il sole tornerà
e nel sole io verrò da te
amore amore corri incontro a me
e la notte non verrà mai più
Albano - Nel sole
la
mia
spocc
hia all
o specch
io, tratti a
spicchi, pulir
e il bagno per r
egalo, pugni a vuo
to, jeb, montante, d
i retto, il fantasma è
k.o., io no, o almeno cr
edo; gli amici di luis sono
catecumenali o drogati?, le am
iche da momart sono stakanoviste
, troveranno lavoro perché pronte s
chiave, passare davanti al momart mi
schianta, l'aperitivlocale, ben abbardato,
mi provoca orticaria, ma, una volta acclima
tatomi, una fame pazzesca. studiacchio, distr
aggo, oggetto di studio, sono distratto, prepara
to alla sfida, lancio il guanto lontano, accecato da
un insolito sole autunnale lo perdo in volo, stramazza
al suolo, tonfo. perdo, spento, spengo i cavi, quasi m'acca
scio,la faccia di cazzo rispunta, i conforti di contrabbando ri
suonano fessi, le amiche di comodo evaporano in un attimo, la
crime finte risalgono alle palpebre dei fortunati, sbarro gli occhi
platealmente, ogni gesto è misurato, tranne il colpo al cuore, la fi
tta, la disfatta, l'auto-sfottò che precede lo sfratto dall'affitto. allora,
chiuso con gli esami, tornare, finalmente, a casa, dai genitori accoglien
ti, senza medaglie e destino, amministrare il quotidiano di nuovo con len
tezza. e, invece, deciso a rimanere, nella città della non-finanza, degli aggi
ustamenti, capitale dell'eterno compromesso, delle messe, nere e bianche, de
lle morti civili e delle vite gentili, del ponte lanciani, e di papa luciani. il barista
polacco mi ospiterebbe anche a casa sua, ora mi fa da emissario nel mondo d
ei lucratori di case, appostati da finti custodi del palazzaccio fascista. e mi
prepara un caffè a vetro, regalandomi il vetro, un bicchierino da liquore,
cosa non si fa pur di recuperare un cliente affezionato? se mi trasfe
rissi perderei pure il norcino sorcino, il buongiorno della vecchia
pizzaiola, il fotografo meshato, il bar cuba, l'alterigia della
giornalaia, l'arancione del conad, la bandiera del libano,
forse persino la mia vecchia bicicletta del '64, inadat
ta ai lunghi spostamenti e ai quarti piani. e attimi
storici. balla, balla ballerina. persiane abbassa
te e i pezzi di gigione urlati, divani divelti, li
brerie pericolanti, mura così candide. rimar
rei nella capitalia, dall'amministratore
che mi perseguita, se ne facessi un f
eticcio, invece dimenticherò. dime
nticherò posterina e i suoi avver
timenti incrociati, gli sguardi af
filati, mai ricambiati, mosso d
a un contegno fuso a sdegn
o. dimenticherò: "fa carrie
ra chi riesce a stare nei
posti dove si prendon
o le decisioni". e il
mio azzardo sul p
ubblico-privato.
dimenticherò
i giochi di n
ash, e il t
uo odios
o sarca
smo
al
tuo
posto
avrei fat
to peggio, p
erché sono cat
tivo e pecco spe
di hybris ma guari
rò. dimenticherò i co
mpagni di scuola finiti
in banca, e quelli lambiti
dalla galera. sopporterò i po
chi che si guadagneranno le cr
onache. poi non so, perché ci sar
ò ma ancora non ci sono. la vita può
cambiare in un momento, ti fa paura e
anche se quel momento è stato, ieri, indi
viduato, sulla base di oscuri pensieri, che re
stano il mio segreto più intimo, so pure che è
cambiata in meglio, per come mi guadagno ogni
respiro. non si può entrare ed uscire nel cuore altr
ui come in un saloon, già detta da chissà chi, comple
tamente introiettata, oramai. ci sarà legna per un
nuovo inizio. ci saranno mansioni e nuovi compiti.
e la convinzione che il verbo amare all'imperfetto
è privo di significato!
ottanta: la gallina canta
canta la gallina, canta il gallo
ecco mussolini
che monta a cavallo
canta il gallo, canta la gallina
sicuro che ad ogni notte
segua una mattina
settanta - P.G.R.

17.11.06

obituary parte due per maynardo (dopo merola, friedman). precisazione per gli "i.n.a.d.e.e.p.s.l.e.e.p."

Ci lascia - ma già da decenni aveva un posto garantito nel ristretto novero dei giganti del secolo (lo scorso, però) - l’economista americano milton friedman, premio nobel nel 1976, padre dei monetaristi, dei chicago-boys, liberisti e libertari, e su tutto, anti-maynardiani. Una diatriba intellettuale epocale per la scienza economica per la quale il compromesso della IS-LM non accontentò nessuno dei contendenti (né accontentò il nostro prof. di macroeconomia, ma possiamo riconoscere che in quel caso è merito delle nostre, balbettanti, spiegazioni). Naturalmente, noi parteggiamo con gli “opposite” (e, sia chiaro in giro, solo in queste occasioni speciali ci azzardiamo ad utilizzare il plurale maiestatis) ma ci piace ricordare il fiero capofila della scuola avversa, con le parole dell’ultimo sopravvissuto (lui è dei nostri), paul samuelson: “per il solo fatto che lo dica friedman non vuol dire che sia sbagliato!”
maynardo

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

riguardo a questo:

...se, una volta entrato tra i primi mille di blogitalia
e i primi trecentomila di technorati,
devo considerare il bicchiere
mezzo pieno o mezzo vuoto
e di conseguenza licenziare maynardo
e passare a milton…

Naturalmente, un anno fa, le prospettive di inadeepsleep apparivano decisamente più rosee delle attuali, laddove, ora, è svanita la passione e mezzo- svelato l’arcano. L’ingresso tra i trecentomila di technorati e i mille di blogitalia non solo non si è verificato ma, appena sfiorato, come una molla traditrice, ci ha sparato lontano ogni fievole faro di interesse (che suona malissimo ma è voluto). L’alter-ego Maynardo, egli stesso senza contorni, più volte ha mostrato segni, plateali, di cedimento, arrivando persino, poche settimane fa, a invocare le dimissioni, da cui la chiusura per brutto di fine ottobre. Tuttavia, noi (qui non è un plurale maiestatis; sono i dodici componenti del comitato i.n.a.d.e.e.p.s.l.e.e.p. - dall’iniziale dei nostri nomi di battesimo, poiché era difficile scegliere un nome che trovasse d'accordo tutti, tra l’altro siamo in numero pari, ma questa è un’altra storia - a parlarvi in qualità di veri tenutari del blog), confermiamo la nostra piena e incondizionata fiducia nell’opera del redattore maynardo, pure nelle difficili contingenze e neghiamo di aver mai fatto pressione per pubblicare le frasi succitate. In ogni caso teniamo a precisare che Milton è fuori delle nostre possibilità economiche.

comitato i.n.a.d.e.e.p.s.l.e.e.p.

14.11.06

mode e mutamenti e conversioni

Settimana storta, quella appena trascorsa. Comincia col fallimento del mio primo speed date; sapete quegli appuntamenti al buio, organizzati per single incalliti, in locali svuotati, che durano una manciata di minuti? giusto il tempo di un “ciao, come va?”, che già si (s)cambia, tanto da essere certi di non aver fatto brutta impressione così da guadagnarci in autostima. Il problema è il mio certificato da “single”. All’ingresso, un energumeno della security capisce che è contraffatto (effettivamente lo è: da mario, per la precisione) e mi butta, senza complimenti, fuori.

Giorni dopo, entusiasta dell’ultima moda tra noi giovani- universitari- romani- precari: il book-crossing, esco col mio bel libro, semi- nuovo, le correzioni di franzen, appena terminato, sottobraccio e fiducioso lo appongo sulla panchina, novanta gradi est, di piazza bologna, lato vasca senza fontana. Mi allontano, sicuro che un omologo, giovane- universitario- romano- precario, alla vista di quel dono insperato, corra di filato a casa, spulci nella sua risicata libreria (altrimenti, che razza di precario è?), scelga il libro da barattare e lo sistemi, diligente, sulla medesima panchina, come da “moda”, d’altronde. Dopo due ore, allora, ritorno alla mia panchina, gonfio di curiosità e… del libro quel poco che rimane è stato visibilmente devastato dalla furia distruttrice di un cane parecchio dentato.

Per non dire del car sharing. Che mi è costato l’ennesimo incidente. Dacché mi nasce il sospetto che non sia tagliato per la modernità. Che sia meglio, come diceva ieri giovanni lindo ferretti da ferrara, ritirarsi in un borgo appenninico. A cavalcare a pelo il proprio animale, sopraggiungere sul crinale un attimo prima dell’alba. Scontrare il sole (che poi è come dire, la creazione, giusto?) e stupirsene. Vivere della Parola. Che, col tempo, (ti) muta!

non sudo ma m’innamoro,
non mastico chewing gum,
non vado a panama,
non faccio il lord!

c.c.c.p., riadattati

12.11.06

disgraziatissima serata...

addio, re della sceneggiata, arte o pseudotale, migliore interprete dello spirito di una città che tutto mette in scena, fingendo la poesia, raggirando il dolore, irridendo il prossimo, soprattutto se più disgraziato. prosaica truffa mirata per i narcisi, impareggiabile spettacolo per i semplici, dai vicoli di camorra ai sperduti focolari di zappatori analfabeti, finanche oltreoceano. migliaia e migliaia gustavano i tuoi film, accorrevano ad un tuo concerto, voce di un orgoglio altrimenti dimenticato, di una comunanza quotidianamente bistrattata. eppure non rappresentavi nulla di eccelso, nulla di gratificante, di rassicurante. ti seguivano perché esibivi un sentimento comune a tutti loro, sempre con la stessa faccia, sempre con le stesse parole: l’enorme sofferenza di appartenere, in qualche modo, vicini e lontani, con o senza i titoli, a napoli, tanto è vero che quando cantavi sembrava sempre che potessi scoppiare a piangere da un momento all’altro. sopraffatto da un amore incontenibile, dunque incapace di agire. con te, scompaia, in questa città (che non è la mia ma della quale, tuttavia, sono inzuppato), l’indulgenza verso la prevaricazione, l’accondiscendenza alla legge del “è sempre stato così”; scompaiano le lacrime d’ordinanza, persino le emozioni gratuite, e si sfidi la realtà, scorticati, senza il dovere di una eterna, e a lungo andare noiosa, messinscena!

7.11.06

spaghetti di soia

Nell’amore vince chi fugge. Ma se fuggono entrambi, chi cronometra? Il quesito precipita come un masso sui tornanti verso l’irrigidimento sentimentale; mi blocca, allora con lo stesso mi balocco, poi si sbriciola in un momento: hai ragione tu! in ogni caso, sono già in retromarcia. ci si vede fra trent’anni. indosserò un tight blu e una convinzione in più.

I libri da esposizione ikea sono veri, si sfogliano come pagine che frusciano, sono in svedese, ma i titoli si ripetono ossessivamente, al che la domanda è legittima: siamo sicuri che la classifica best sellers in svezia non sia tarocca? Dopodiché non ho nulla da dichiarare sulla mia (seconda) esperienza al mega-mobilificio, a parte una: ho imparato ad apprezzare il salmone. Ma pure gli spaghetti di soia del cinese non scherzano.

Javi che è di Siviglia crede che Francesco de gregori sia come jovanotti. Non ho voglia di dilungarmi sulle affinità/divergenze, non ne posseggo i titoli. Come spiegargli, poi, che il caffè conad non rappresenta il meglio dell’italica produzione, che Vasco Rossi non è detto piaccia a tutti, che il mio non è un dialetto ma una cadenza, che il papa è in tv ma non nelle case, che la spagna mi è sempre stata sul cazzo.

Oggi pomeriggio, il sapore della mia matita era insoddisfacente, il colore delle monografie deprimente, il contenuto degli articoli altalenante, allora ho creduto fosse giunto il momento di mettersi in proprio e ho buttato giù l’incipit della tesi. Gli applausi finti scrosciavano dagli artoparlanti della biblioteca. Evidentemente, il momento era parecchio atteso.

5.11.06

specchio, specchio delle mie trame

A guardare con occhi distaccati (ma è possibile?) l'Italia di oggi viene in mente uno specchio rotto. Tanti specchi rotti e ridotti in frammenti che riflettono, ciascuno, un'immagine parziale e deformata della società. Un effetto di rifrazione.
In quella molteplicità di immagini si specchia una moltitudine di gruppi sociali grandi e piccoli; nei frammenti di minime dimensioni si specchiano singoli individui. Ciascun - gruppi e individui - guarda se stesso e se ne compiace, ma non c'è la visione di insieme. Si parla molto spesso di identità condivisa, di valori e di obiettivi condivisi, senza comprendere che la condivisione è diventata impossibile. Ci vorrebbe uno specchio unico per avere un'identità collettiva unica, ma è proprio questo che manca. Come è potuto accadere? E quando è accaduto?
(digressione storica: calata di Carlo VIII, Guicciardini, l'annessione piemontese voluta da Cavour tra cattolici coi portoni chiusi e listati a lutto, massoni miscredenti, contadiname, galantuomini, latifondisti, piccola borghesia degli impieghi, mafia, camorra. Poi, fascismo e nuova rottura dello specchio: 8 settembre 1943)...
Non è tuttavia di queste varie rotture che qui vogliamo parlare, non è questa la realtà di oggi anche se molti retaggi, positivi e negativi, confluiscono in essa. Faccio soltanto osservare che le rotture del passato furono provocate e gestite da gruppi egemoni in una società povera di risorse e in grave ritardo sull'evoluzione delle altre nazioni europee.
Noi qui vogliamo parlare di quanto è avvenuto in una società sostanzialmente opulenta o quanto meno abbiente, nella quale l'identità è andata in pezzi in assenza di gruppi che avessero una visione chiara del bene comune, diversa da una concezione puramente mercantile.
Quando il denaro diventa il valore esclusivo e insieme ad esso il potere che procura denaro; quando il sentimento morale si riduce ad una maschera o addirittura ad un ipocrita luogo comune, allora l'identità condivisa va in pezzi, le corporazioni si disputano le risorse, ciascuno difende il suo e cerca cupidamente di appropriarsi dell'altrui, tutti comunque cospirano contro il bene comune e l'interesse generale con tanto più vigore quanto meno l'interesse generale e il bene comune sono percepiti come realtà e come obiettivi individuabili e condivisibili. Questo è ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi sgomenti.
Si dà la colpa di quanto accade ai politici. In particolare al governo. È diventato un tiro al piccione, uno sport condiviso - questo sì - e un gioco di società. Ma la colpa non è del governo né dei politici: quando le redini del cavallo sono rotte la colpa non è del fantino...
Il vero ammalato è infatti proprio quella società civile che si propone in teoria come medico terapeuta. Guardate: gli impiegati dello Stato sono odiati e sbeffeggiati dai lavoratori di tutti gli altri settori; i titolari di partite Iva odiano e sono odiati dai lavoratori dipendenti; le piccole e piccolissime imprese detestano la politica ed anche la stessa Confindustria che li rappresenta, ma chiedono d'interloquire dopo aver gridato che l'interlocutore non è credibile; i giornalisti sono ritenuti responsabili di tutti i fraintendimenti di quanto viene detto pubblicamente e anche questo è diventato un gioco di società. Le banche sono guardate con rancoroso sospetto dagli imprenditori. Perfino la camorra non ha più un'immagine univoca e condivisa di se stessa: si è spezzato lo specchio anche lì, nel cuore della criminalità; i piccoli camorristi si sono messi in proprio, ciascuno ha recinto e blindato il proprio territorio, le sparatorie si ripetono ogni giorno.
Per fortuna non tutto è nero pece. Ci sono aspetti positivi, alcuni addirittura di eccellenza, in questo paese...Non mancano risorse d'intelligenza, di moralità, di capacità organizzativa, anzi questo paese ne è ricco. Manca la fraternità italiana. Il rispetto reciproco. L'esempio proveniente dall'alto. Credo poco a chi spera e propugna che l'esempio venga dal basso e si propaghi. Non è così. Non è mai stato così. L'esempio capace di diffondersi e di configurare una comunità è sempre venuto dall'alto, dalla classe dirigente nel senso ampio del termine. Spetta alla classe dirigente fornire i modelli, i progetti, il canone...Il governo è composto da una settantina di persone e da tre o quattromila collaboratori a vario titolo. Troppi, ma pochissimi rispetto alla classe dirigente nel suo complesso, che si compone di tre-quattro milioni di persone, più o meno il 10 per cento della comunità nazionale. È da lì che può venire la rigenerazione del paese o la sua caduta nell'anarchia.
Lo specchio si è rotto. Occorre ricostruirlo. Oppure retrocederemo ad un "volgo che nome non ha".

Fratelli d'Italia, lo specchio s'è rotto
di EUGENIO SCALFARI



3.11.06

soliloquio triestino

Talvolta perdo il senso delle cose che mi sono intorno. Disorientamento. Mi lasciano memorie. così tocca ripartire daccapo. Naturalmente, sono sempre io che riprendo. Un io che va e un altro che s’impone. S’assomigliano come fratelli. Si odiano come fratelli. Sragionano come figli. I colori d’autunno rinforzano lo straniamento. Meglio scappare da qui o da se stessi? Questione di eterni inseguimenti. Intanto, incidenti. Il F.S.R.V.D.P.*, il pedale del freno troppo spesso tamburellato, impatto un muro. L’auto sembra intatta ma il volante va per conto suo, come nelle giostre. Si riprenderà

Cimici verdi infestano questa casa, al confronto le mosche sanno restare silenziose; si vede che hanno qualche deposito provviste, qui intorno. Io, invece, faccio il pieno di paranoie, ordinate in uno scaffale, sempre fornito. Giorni fa, ad esempio, temevo che un altoparlante diffondesse in strada l’audio di un promo porno. Corsi alla finestra ma riscontrai più pollai che pollari. Strazianti ammazzamenti. Regolamenti di conto. Piazze di spaccio. Clan, ‘ndrine, sgualdrine, nigeriane, per lo più. Abbasso le persiane.

Ultimamente, leggo il Foglio, che è disponibile gratuitamente in pdf, dopo le quattordici. Mentre dal barbiere ho scoperto che l’indipendente, da queste parti, non è un quotidiano ma un’associazione ricreativa. Mi piacerebbe scrivere un pezzo su Ottavio Giordano, il mio intervistatore-al-mercato-settimanale preferito ma dovrei prima visionare decine di VHS. Occorre, dunque, che prima rimpolpi la mia collezione, per la quale vi chiedo aiuto a tutti voi. Non disprezzo nemmeno Felice D’Aliasi, Carmine Losco, Fiore Carullo, Cinzia Puopolo, Antonio Di Nunno, Pierluigi Melillo, Nicola Elia, Egidio Foletto, Anna Guerriero, Michelangelo Varrecchia d’annata, oltre, naturalmente, ad ogni minuto su nastro del Direttore Barisano. Disponibile anche a scambi e duplicazioni. Max serietà. No perditempo.

Che tra l’altro, ho scoperto che i nostri, O.Giordano e C.Losco, prestavano le loro voci a radio colombo, una delle prime esperienze di radio libera, in terra irpina. I jingles della radio sono fantastici. I motivi per cui è stata chiusa, incomprensibili. Peccato. Non mi perdo in lacrime, non avendola mai ascoltata. Se qualcuno fosse pronto a riprendere il discorso, potremmo discuterne. La concorrenza di radio punto nuovo, studio elle, radio arc rete 101 non spaventa. Quella di radio magic & magic 2, stimolerebbe. Serata ruvida contro serata liscio.

Napoli non è il far west. Mancano i cavalli!


* il fondo stradale reso viscido dalla pioggia

28.10.06

chiuso per brutto

27.10.06

allude, elude, (poi, di nuovo) delude

milano:

alienazione da baraccone,

economia sullo sciacquone,

zanzariere negli alveari,

bande larghe invece dei focolari,

i-pod smisurati sapientemente maneggiati,

cinturoni griffati ben assestati,

e dietro culi con perizomi che salgono, prepotentemente, lungo spine dorsali,

ducati roboanti da strapaese,

in bicicletta persino col parapioggia,

altrimenti, le calate in metro,

smarrimenti da centro commerciale,

bibliotecari scorbutici,

per accessi centellinati,

pagine di monografie svolazzanti,

smercio di curriculum,

via toniolo senza i ragazzi,

dipartimenti senza ricercatori,

giardini zen alla campari,

un “martina” dolce accampa-scuse

salumi a montenapoleone,

vinicio capossela alla stazione,

“l’anteprima del corriere della sera è una boiata pazzesca”,

letizia irraggiungibile,

realizzazione viscida,

specchio caino,

meglio romolo&remo?,

meridionalismo alle colonne di san Lorenzo,

tram festaiolo non accoglie a bordo,

navigli prosciugati,

interisti snocciolano statistiche nell’M1,

svacco o smacco all’accademia di brera?,

palazzo marino sputa rudolph giuliani,

mentre a piazza duomo un commissario grassone inietta terrore,

san sempliciana tiene fuori i concertisti,

mentre un numero 7 milan-vestito corre spensierato,

nobildonne al parco sputtanano la pampanini in quanto ritoccata,

chi legge “chi” come fosse wittgenstein,

nino d’angelo in filodiffusione in stazione,

le mille gru rosso luccicanti per i grattacieli a venire di rogoredo,

di nuovo (ri)partenza!

22.10.06

enigmistica

smanacci a chi, probabilmente, spaccia,
c’è un gioco di parole,
non una distanza,
dietro i miei discorsi,
e forse un’idiosincrasia
per i gusti a metà come i miei,
i locali semivuoti,
i bicchieri macchiati,
i gesti solo accennati.
un tempo provavo repulsione per chi,
come nei documentari della national geographic,
si batte per la femmina.
la mia utopia prevedeva:
amore libero,
sentimenti da dividere,
sorrisi gratuiti.
ora, quasi lo stesso,
sebbene credi meno
a “revolution”,
palingenesi,
catarsi,
conversioni sulla via di damasco.
dunque,
i ritmi della mia logica,
ancorché confusi,
tengono botta,
si piegano nella lotta,
dialettica.
non odiarmi se non fino in fondo.
non negare altrimenti mi tocca ridere di scherno.
non cambiare prima che t’abbia conosciuto in largo.
abbracciami senza sostegno.
scrivo il tuo nome sul vetro appannato quest’autunno.
scampo la grafomania.
torna la stilografica.
domani corro a milano.
per non smettere di unire i punti della figura.
scommetto vien fuori la vita.

21.10.06

pomeriggi così

la mia bocca - moltheni*

*in automatico, parte l'età migliore. ma basta un colpo di mouse!

18.10.06

amenità

è una crasi: esistenzialé oh oh!

16.10.06

fiscal dilemma

o prodi o frodi!

13.10.06

buonismo (a corrente alterna)

mi alzo al mattino
con una nuova illusione,
prendo il 109
per la rivoluzione,
e sono soddisfatto
un poco saggio, un poco matto
penso che fra vent'anni
finiranno i miei affanni

e io ci sto, rino gaetano


ultimamente, sfodero sorrisi disarmanti, gentili non saprei, in genere, non trovo piacevole inquadrarmi. a piazza santa emerenziana, il picchetto d’azione giovani m’irrita enormemente. accolgo il volantino senza sbuffi. leggo i loro diciotto no consecutivi e dico sì all’accartocciamento successivo, neo-con-vinto. sono attratto dall'odore delle librerie; sono distrutto dalla chimica delle distillerie; sono stordito dalla soffocante concitazione delle ferro-tramvie. se tutti dessimo seguito al nostro proposito di non tornare giù, qui, non sarebbero disponibili piste per ognuno. allora, anche i vaffanculo reciproci si svaluterebbero. la testata subita dalla corea, al mondiale del ’66, fu ben dolorosa dell’attuale, e di quella di zizou, benché sia incline a non dar peso alla cosa. non scrivo liriche in aula studio ché l’atmosfera mi comprime, ma c’è chi vi riesce e magari sfonda, anche me, però, ché non s’è mai visto esaudito il sogno di uno già arrivato. largo agli affamati. ai sostenuti. agli scienziati. invece, il mio professore non conosce una acca del mio argomento di tesi. lo afferma con orgoglio spaventevole. ho carta bianca. retorica stanca. teoria che sfianca. sono alla disperata ricerca di un maestro che sia convinto di non esserlo. sono alla costante ricerca di un altro io che mi sfugge. ma che credo sia qui intorno!

richiesta d'aiuto: avrei un file gif (o jpeg?) da trasformare in html (sarebbe il nuovo template), chi può aiutarmi??? controra sei esonerata, grazie comunque!!!

9.10.06

econommiato

Le mattonelle arancioni, quattro esagoni oblunghi che imprigionano regolarmente un quadrato, formano una figura per niente fantasia, che resiste al tempo della mia vecchia casa. Lustri fa, componevano un campo da calcio immaginario che mi serviva per un subbuteo povero, figurine panini invece di omini di plastica, pallina di stagnola, porte di carta ed estremi difensori che difendevano la rete con un ripiego di carta opportunamente congegnato. Non era raro assistere ai cinque a quattro mentre gli zero a zero puntualmente preannunciavano il sopraggiungere della noia, il momento di cambiare aria. L’appartamento ora è locato al peggio offerente, per via di una innata incuria per gli affari, tipica della mia famiglia e che ci tiene a debita distanza dall’accumulazione. In ogni caso, non trovo giusto che i frutti rivenienti da un appartamento dignitoso di provincia non ripaghino il fitto di una stanzetta uso studente della capitale. Non intravedo l’opera di alcuna mano invisibile nel progressivo alleggerimento del mio portafogli. Gradirei smarcarmi dal mercato, oziando nel monopolio, offrendomi di ospitare, come già dicevo, un inceneritore nel mio giardino. Mi accollerei pure la gestione, niente catenacci, full-time garantito; sottrarrei ai miei vicini l’argomento delle esternalità negative, remunerandoli opportunamente, al margine dei loro costi, testando la validità dell’ennesimo postulato di teoria economica. Oppure, abbatterei questi due capannoni che deprimono lo spazio urbano; lascerei metri per una piazza, dotata di monumento astruso, incomprensibile ai contemporanei, amatissimo dai posteri; sostengo l’utilità delle decisioni collettive persino sulle minuzie, ché il colore del palazzo di fronte mi riguarda oltremodo mentre democraticamente tralascio di impicciarmi del privato nell’intimità imbarazzata di un ascensore. contagiato, come è evidente, da un irrefrenabile desiderio di fare, di far cambiare, altro che lasciar fare, lasciar passare…passerà!?!