29.3.06

fegato, fegato spappolato

non studio non lavoro non guardo la TV
non vado al cinema non faccio sport
io sto bene io sto male io non so
cosa fare non ho arte non ho parte
non ho niente da insegnare
è una questione di qualità
o una formalità
non ricordo più bene, una formalità


CCCP - Io sto bene


come sono bravo a mantenere le distanze io nessuno mai. di parole pescate a casaccio mi sono creduto appagato, intanto disperdevo energie, tempo e desideri. accanto i compagni di una vita, sempre diversi, sempre uguali, quelli che non si fanno mai domande, per paura di cadere, che io soppeso di sottecchi, per capire dove possano arrivare, con il nulla da offrire, nulla più di quanto gli offra io. né calore, né colore, né ardore. al massimo autoironia. destino contadino, sparato in altra epoca, e dunque fuori posto, sfasato, ferito, sfinito, (sfigato). mi rintano in me stesso dove non ci sono più tesori da scovare. esco fuori dal mio corpo e non mi va di lavorare. abbracci mai leali, sguardi mai animali, baci mai sicuri. c’è chi dubita di me, come se da un momento all’altro potessi davvero impazzire. talvolta anch’io m’abbandono all’autocommiserazione (non si direbbe, eh?). poi ne scrivo: è terapeutico. la crisi e il ritorno. risuonano le campane del riscatto, la pace con me stesso, le mille correzioni prescritte, un sorriso in più da regalare, poi di nuovo scoramento a scoprirmi sempre uguale. quanto ci piace essere problematici e senza problemi?!? nessun passato pesante, nessun presente opprimente, solo un domani evanescente da non risolversi a far niente

28.3.06

scansiamo i luoghi comuni

il caimano di moretti non è un film su berlusconi!

27.3.06

alé andrea, alé italia

... quanto mi mancano le telecronache di coppa davis!

25.3.06

attese

non vedo l'ora di barrare il mio simbolo sulla scheda con la bomboletta spray... altro che voto elettronico!

24.3.06

precarietà

un amico torna straziato d’amore. lo consolo a modo mio e la cosa mi scuote dall’intontimento. mi chiede cosa stia leggendo. gli rispondo. poi gli consiglio il libro che, paradossalmente, a suo tempo, lenì le mie pene. per un attimo dimentico del fatto che, allora, lui era invaghito della stessa donna, la mia. malgrado tutto io ne sono uscito. devastata l’immagine di lei. ricucito il rapporto con lui. d’impeto acquista il libro. promette di leggerlo subito. è evidente che c’è un filo che lega tutto, un significato da decifrare. che un’intera vita si può rappresentare in quattro scene. figurarsi un amore. che contagia!

22.3.06

numerologia

è il post numero 200 per blogger.com, il 195esimo per l'ISTAT, il 250esimo per il Governo, il 139esimo per la Commissione Europea... per me di "post veri" ce ne sono una manciata!

21.3.06

piazza mincio

e c'è un tempo per vendere
e un tempo per amare
e c'è uno stile di vita
e un certo modo di non sembrare
quando la notte scende
e il buio diventa brina
e uomini ed animali cambiano zona
lucciole sulla Salaria e zoccole in via Frattina
e tutto si consuma e tutto si combina
per le strade di Roma


Per le strade di Roma, Francesco De Gregori


se non fosse per queste strade, scoperte quotidiane, in cui m'aggiro sorpreso, sarei già su una nuvola

20.3.06

previdente

per meglio maneggiare la prossima scheda elettorale mi sono iscritto ad un corso di origami

19.3.06

tedio domenicale

in domeniche come questa non puoi che preparare valigie, serrare saracinesche e fuggire lontano

18.3.06

il mio barbiere

Il mio barbiere è un gradasso di paese come ce ne sono a decine, nel paese dei compromessi fatti pur di recedere dalle promesse. Il mio barbiere ha un’anima, rovinata da cento disgrazie, uno che la vita l’ha presa di faccia o che la vita ha preso di faccia lui. Il mio barbiere, a cinque anni, s’è sparato mentre giocava con la pistola del nonno. Sopravvissuto per miracolo, ha una pancia enorme per gli interventi che l’hanno ricucito. Il mio barbiere ha la quarta elementare perché gli piaceva “far commedia” ma sa far di conto, non ha bisogno di calcolatrici. Il mio barbiere impara il mestiere e va a lavorare a Torino dove il salone è magnifico, i signori sono ben vestiti, la paga è buona e lui, presto, primeggia. Il mio barbiere, a Torino, va a donne e scopre cos’è la vita, altro che qui. Il mio barbiere, però, poco dopo ritorna a casa per stare accanto alla madre malata e si mette in proprio. Il mio barbiere si sposa. Il mio barbiere ha la prima figlia ancora traumatizzata per le scosse del terremoto dell’80. Il mio barbiere ha la seconda figlia che ha fatto le medie con me, ma lui non lo sa. La seconda figlia del barbiere scappa di casa a sedici anni e rimane incinta. Il mio barbiere perde la moglie due anni fa. Il mio barbiere, intanto, s'era fatto un’amante, di molto più giovane, e subito va a convivere con lei. Fra qualche mese il mio barbiere si risposa. Otto mesi fa, la seconda figlia del barbiere viene lasciata dal compagno, è senza lavoro e mediamente disperata. Teme di perdere il bambino che ora ha sei anni. Il mio barbiere, ultimamente, ha il salone sempre vuoto. Il mio barbiere, unico caso nella sua categoria, mi racconta tutto questo con sguardo fiero e pacchi di dignità mentre sgrano gli occhi allo specchio, da me non vuole sapere nulla. Il mio barbiere mi smuove ogni volta. È mio fratello ma non per questo ho idea di come aiutarlo!

14.3.06

indecisi duelli

se proprio siete indecisi per chi votare ed il confronto di stasera ha finito per confondervi, rispondete alle domande del questionario di quelli di openpolis, potrebbe aiutarvi!

per quanto mi riguarda dovrei essere vicino alle posizioni di "Italia dei Valori" (?), "Pdci" (?) e "DS" (!), bah, se lo dicono loro...


però a pensarci, io indeciso non sono e, in ogni caso, il confronto di stasera, a occhio, è stato stravinto da prodi, per quello che vale. bislacco berlusca che tenti di ribaltare la verità con spudoratezza... cala il sipario!

12.3.06

buoni auspici per martedì (il compagno b. abbandona studi televisivi innervosito)

L.A.: "Guarda lei dice che io non sono... non sono molto pratica di economia ma centoduemila posti di lavoro..."
Compagno B.: "Lei adesso mi lascia parlare... lei adesso... lei adesso...lei adesso mi fa la cortesia di lasciarmi rispondere (L.A.: sì, sì, la faccio finire di parlare) se no mi alzo e me ne vado, chiaro?...lei mi ha fatto una domanda ed io esigo che lei mi faccia rispondere!"
L.A.: "Presidente.... Presidente, ritiri quello che ha detto. Che lei si alza e se ne vada è una cosa che Lei non può dire. Ritiri!"
Compagno B.: "Allora, io mi alzo e se ne vado (sic!) e questo resterà come una macchia nella sua carriera professionale."
L.A.: "perpiacere."
Compagno B.: "allora, per quale motivo lo sviluppo italiano è stato..."
L.A.: Presidente, ritiri intanto il discorso sul "mi alzo e me ne vado"
Compagno B.: "Io mi alzo e me ne vado se lei non mi lascia rispondere"
L.A.: "Presidente, non lo faccia. Sbaglia lei, non sbaglio io."
Compagno B.: "Lei non può dire a me quello che faccio."
L.A.: "Neanche lei per me."
Compagno B.: "Io non decido per lei. Lei non decide per me."
L.A.: "Ci sono delle regole nel mondo giornalistico."
Compagno B.: "Allora, innanzitutto in Italia abbiamo avuto..."
L.A.: "La prego di non dire che se ne va perché non è quello il punto..."
Compagno B.: "Allora, io posso dire quello che voglio e lei non mi può negare che io dica quello che voglio..."
L.A.: "...ma non può dettare le regole..."
Compagno B.: "Questo, vede, dimostra che lei è di sinistra, lei pensa di decidere anche per gli altri mentre io sono un liberale e decido solo per me stesso"
L.A.: "...no, no, no, guardi lei non è abituato ad avere colloqui coi giornalisti!"
Compagno B.: "Va bene!... Arrivederla, signora. Se lei non mi fa parlare... Complimenti!"
L.A.: "Arrivederci!"
Compagno B.: "Lei ha illustrato bene come si comporta una persona che ha pregiudizi e sta a sinistra."
L.A.: "Benissimo... mi dispiace... ma dispiace..."
Compagno B.: "Le posso dire una cosa? Deve avere vergogna per come si è comportata!"
L.A.: "...lei non sa trattare... lei non sa trattare coi giornalista, Presidente."
Compagno B.: "Arrivederla!"
Allontanandosi, il clou
Compagno B.: Arrivederci... Vi ringrazio... La RAI è controllata da me?!?... Benissimo!... Andiamo!... Arrivederci, Signori... VI LASCIO DIVERTIRE TRA DI VOI!!!!!!

11.3.06

francofilia non-economica (vale a dire, e senza che vi sia alcun nesso diretto, il contrario del patriottismo economico). p.s. prova lettura inconscio

maynardo è in sciopero (en grève) sostenendo (pur da lontano) le ragioni degli studenti francesi contro la legge sul primo impiego (il cpe) che ha provocato numerose proteste in tutto il paese (ancora la francia), tra cui l’occupazione della sorbona, ieri notte sgomberata dalla polizia con l'uso della forza (sempre censurabile). per maggiori informazioni si legga qui e qui.

post scriptum: inconsciamente, maynardo così si vendica dei due gendarmi che gli vietarono la visita, almeno del cortile, della sorbona. visita di cui rimane l'innocua foto in basso, scattata all'ingresso opposto a quello cui facevano guardia i gendarmi. ingresso sbarrato, pure questo. perché, a dirla tutta, sull'affaire enel-suez, francofilo come sono, in un primo momento non avrei avuto nulla da ridire. poi, a mente fredda, europeista come sono, un po' di fastidio l'ho avvertito. insomma, se fossi entrato alla sorbona, la mia francofilia avrebbe dato un colpo mortale al mio europeismo (si era, allora, poco dopo il no francese alla costituzione europea), e invece...


fabbrica di non sense

questo pomeriggio, primo incontro con l'ikea. m'ha battuto due a zero, rifilandomi una lampada ed un bidone (per la carta straccia). ma sono incontri che si decidono sui centottanta minuti. anche se per spuntarla, dovrei riportare tutto indietro e aggiungerci, che so, questa sedia biancoverde, mezza sbrindellata, poco nordica... ai rigori sono imbattibili!

8.3.06

viaggio elettorale, parte terza - I SIMBOLI ELETTORALI

SOTTOTITOLO: I PROBLEMI DI IMPAGINAZIONE SONO VOLUTI FINO AD UN CERTO PUNTO MA NON CE NE SCUSIAMO!




Centocinquantadue i simboli che hanno superato l'esame del Ministero dell'Interno e che dunque sono ammessi, almeno in una circoscrizione, alle politiche del 2006. Trenta, invece, sono quelli selezionati da inadeepsleep in base a criteri più o meno oggettivi, forse criticabili quali la grafica, il messaggio, la persuasività. Alla fine, dopo lunghi ripensamenti, la spunta "Il Giustiziere d'Italia" di Armando Piano Del Balzo, a cui speriamo di dedicare uno dei prossimi approfondimenti. Ecco la classifica





30esima posizione) No TAV - Difendiamo il futuro










29esima posizione) Pensioni&Lavoro








28esima posizione) Orgoglio Piemonte








27esima posizione) Servire l'Italia







26esima posizione) Valle Camonica Provincia







25esima posizione) Destra Antagonista









24esima posizione) Movimento Disoccupati&Precari




23esima posizione) Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista





22esima posizione) Fronte Nazionale Sicilia Indipendente







21esima posizione) Movimento Maschio 100%






20esima posizione) Fascismo e Libertà*
*opportunamente censurato, ma allora perché ammetterlo?
sarà argomento del prossimo post






19esima posizione) Sodalizio Nazionale Scudocrociato





18esima posizione) Alleanza Monarchica







17esima posizione) Sud Libero









16esima posizione) Partito degli Emigrati








15esima posizione) Movimento Democratici "Liberi e Forti"






14esima posizione) Movimento Sociale Cristiano



13esima posizione) No Euro








12esima posizione) L.I.R.A. (Libertà, Indipendenza, Rispetto, Amore)






11esima posizione) Partito Donne d'Europa







Decima posizione) Stella&Corona





Nona posizione) Lista Civica "Io Non Voto"








Ottava posizione) No ai PACS







Settima posizione) Tango Bond - Risparmio tutelato





Sesta posizione) Altra Moneta Utopia Concreta



Quinta posizione) Leali - Lealtà e Coerenza Politica

Quarta posizione) Partito
Internettiano






Terza Posizione) Sacro Romano Impero Liberale







Seconda Posizione) Movimento Giovani Poeti d'Azione





Prima Posizione) Il Giustiziere D'Italia (Armando Piano Del Balzo)

6.3.06

PUBBLICITA'

Dicembre: aprii inadeepsleep, perché avevo letto di una blogstar sul “venerdì”, perché l’archivio del mio telefonino era pieno zeppo di frasi sconnesse, pensieri accidentati… in cerca d’autore.

Gennaio, febbraio, marzo: vagai circospetto per la blogosfera. M’imbattei in post stralunati, template "darkettoni", foto di corpi scheletrici, musichette da pop band, xké e xò in abbondanza, blogstar col seguito catechizzato o punzecchiati con la solita tiritera del “da-quando-hai-visibilità-non-scrivi-più-come-una-volta”

Aprile-maggio-giugno: scoprii, con sommo giubilo, ed effetti destabilizzanti (forse irreversibili) per la mia psiche, il perfetto ingranaggio del linkaggio, reciproco o meno, del counter (shinystat, per me), da dove vieni tu che mi leggi?, e, ovviamente, la prima legge del blogger in cerca di fama, mai completamente digerita, commenta a più non posso, in ogni dove.

Luglio-agosto-settembre: constatai lo svuotamento della blogosfera nei mesi estivi, buono per sperimentare post doppiamente illeggibili. Compresi il modo di postare fotografie e me ne meravigliai. Intanto, altrove, cominciavano a postare dei video, e stupidamente mi rassicurò il fatto che avrei potuto fare lo stesso anch’io… c’era solo da aspettare

Ottobre-novembre-dicembre: provai, sporadicamente, a (de)scrivere avellino, che fino ad allora, mi aveva affascinato la regola del “niente-spazio-né-tempo”, e vennero fuori post lunghi, insomma ci presi la mano, forse perché mi ricordai di quella celebre battuta, perché leggere se puoi scrivere!

Gennaio-febbraio: consolidai il convincimento che sarebbe stato complicato svincolarsi dalla blogosfera, allontanarsene per riprendere in mano realtà più tangibili; come un magnete, ella mi richiamava a sé, non che io le offrissi molto, anzi, per esser onesti, le sono io debitore di letture insospettabili su/di personaggi da fiaba.

Marzo: approdo, con il tradizionale piede di piombo, ma con la speranza che possa diventare autentico spazio libero, luogo di confronto leale e schietto di idee&aspirazioni, cultura e degno disimpegno, al primo blog collettivo di avellino&provincia,
VOCIFERO.NET. il “piede di piombo” tocca il mio anonimato, unico blogger a partecipare senza nome, cognome e volto. Però, si sa, che sono quasi ventitreenne, studente fuorisede e incostante. Mi perdonino i compagni di viaggio, per adesso non mi svelo, non ne vedo la necessità, ma prima o poi si vedrà!

Dunque, piccolo spazio pubblicità: Accorrete numerosi, e se irpini, partecipate con i vostri scritti a
VOCIFERO.NET, il primo blog-collettivo di avellino&provincia.

p.s. lo so, come messaggio pubblicitario fa cagare, ma tant’è!

2.3.06

sgorbi letterari o letterali?

Non so quanti stiano seguendo la querelle baricco VS critici, di cui già ieri. Oggi "La Repubblica" riporta la risposta di Ferroni, che trovate qui, e se davvero v’appassiona la polemica, leggete qua. Per la cronaca io sono con baricco, perché io sono sempre con chi lancia il sasso nello stagno, mai con i stagnanti né con i bagnanti, da quanto manco da una spiaggia?, fermo restando che il “sasso baricco”, per me, resta (quasi) indigeribile. Nel frattempo aspettiamo la replica di Citati.

ecco, questo vuol dire esser blogger: Imbastire discussioni (non solo letterarie) o rinfocolarle, naturalmente parteciparvi. Tutt’al più approfittarne, per incontri. In questo, apprezzo molto anonimoimbustato, che intrattiene amabilmente decine&decine di giovani donne, non sia mai… giusto per esercitarmi nella gomitata-a-tradimento, di cui si rammarica baricco, con cui, tra l’altro, sono d’accordo, eppoi è una (vera) gomitata? Tutto il resto, diaristica d’accatto e sgorbi letterari, non sopravviveranno, sebbene possano avere momentaneo successo.

Ovviamente non sopravviverà il materiale di questo blog. Talvolta penso sia diventato puro esercizio di stile. Senza stile, è chiaro. Senza dubbio, libero. Senza pubblico, meglio (?). O forse, fra qualche mese, finirà, opportunamente stampato su carta, come mill’altre cianfrusaglie, in una scatola che conservo sotto il mio letto. Insieme al ciondolo di una caccia al tesoro millenovecentonovantatre, valentina ti chiamavi, e alle tue lettere da innamorata, carta rosa&inchiostro blu…

p.s. da domani, giuro, continuo il mio viaggio elettorale, certo successo, e, dunque, resterò in silenzio, per un po’!

1.3.06

Intermezzo - (anch'io) ho diritto a una vera stroncatura

QUESTO è un articolo che non dovrei scrivere. Lo so. Me lo dico da me. E lo scrivo. Dunque. La scorsa settimana, su queste pagine, esce un articolo di Pietro Citati. Racconta quanto lo ha deliziato mettersi davanti al televisore e vedere i pattinatori-ballerini delle Olimpiadi. Lo deliziava a tal punto - scrive - che "dimenticavo tutto: le noie, le mediocrità, gli errori della mia vita; dimenticavo perfino "l'Iliade" di Baricco, e la vasta e incomprensibile ottusità dei volti di Roberto Calderoli e di Alfonso Pecoraro Scanio". Io ero lì, innocente, che mi leggevo con piacere l'esercizio di stile sull'argomento del giorno e, trac, mi arriva la coltellata. Va be', dico. E, giusto per mite rivalsa, lascio l'articolo e vado a leggermi l'Audisio.
Qualche giorno dopo, però, vedo sull'Unità un lungo articolo di Giulio Ferroni sull'ultimo libro di Vassalli. Bene, mi dico. Perché mi interessa sapere cosa fa Vassalli. Malauguratamente, alcuni dei racconti che ha scritto sono sul rapporto tra gli uomini e l'automobile.
Mentre leggevo la recensione sentivo che finivamo pericolosamente in area "Questa storia" (il mio ultimo romanzo, che parla anche di automobili). Con lo stato d'animo dell'agnello a Pasqua vado avanti temendo il peggio. E infatti, puntuale, quel che mi aspettavo arriva. Al termine di una lunghissima frase in cui si tessono (credo giustamente) elogi a Vassalli, arriva una bella parentesi. Neanche una frase, giusto una parentesi. Dice così: "Che distanza abissale dalla stucchevole e ammiccante epica automobilistica dell'ultimo Baricco!". E voilà. Con tanto di punto esclamativo.
Ora, nessuno è tenuto a saperlo, ma Citati e Ferroni sono, per il loro curriculum e per altre ragioni per me più imperscrutabili, due dei più alti e autorevoli critici letterari del nostro paese. Sono due mandarini della nostra cultura. Per la cronaca, Citati non ha mai recensito la mia "Iliade", e Ferroni non ha mai recensito "Questa storia". Il loro alto contributo critico sui miei due ultimi libri è racchiuso nelle due frasette che avete appena letto, seminate a infarcire articoli che non hanno niente a che vedere con me.
È un modo di fare che conosco bene, e che è piuttosto diffuso, tra i mandarini. Si aggirano nel salotto letterario, incantando il loro uditorio con la raffinatezza delle loro chiacchiere, e poi, con un'aria un po' infastidita, lasciano cadere lì che lo champagne che stanno bevendo sa di piedi. Risatine complici dell'uditorio, deliziato. Io sarei lo champagne.
Potrei dire che non me ne frega niente. Ma non è vero. Mi ferisce poco la gomitata assestata a tradimento, ma mi offende molto il fatto che sia tutto ciò di cui sono capaci. Mi sorprende il loro sistematico sottrarsi al confronto aperto. La critica è il loro mestiere, santo iddio, che la facciano. Cosa sono queste battutine trasversali messe lì per raccogliere l'applauso ottuso dei fedelissimi? Vi fa schifo che uno adatti l'Iliade per una lettura pubblica e lo faccia in quel modo? Forse è il caso di dirlo in maniera un po' più argomentata e profonda, chissà che ci scappi una riflessione utile sul nostro rapporto con il passato, chissà che non vi balugini l'idea che una nuova civiltà sta arrivando, in cui l'uso del passato non avrà niente a che fare con il vostro collezionismo raffinato e inutile.
E se trovate così stucchevole un libro che centinaia di migliaia di italiani si affrettano a leggere, e decine di paesi nel mondo si prendono la briga di tradurre, forse è il caso di darsi da fare per spiegare a tutta questa massa di fessi che si stanno sbagliando, e che la letteratura è un'altra cosa, e che a forza di dare ascolto a gente come me si finirà tutti in un mondo di illetterati dominati dal cinema e dalla televisione, un mondo in cui intelligenze come quelle di Citati e Ferroni faranno fatica a trovare uno stipendio per campare.
Si dirà che è un diritto dei critici scegliersi i libri di cui scrivere. E che anche il silenzio è un giudizio. E' vero. Ma non è completamente vero. Lo so che per persone intelligenti e colte come Citati e Ferroni i miei libri stanno alla letteratura come il fast-food alla cucina francese, o come la pornografia all'erotismo. Per usare una frase di Vonnegut che mi fa sempre tanto ridere, mi sa che per loro i miei libri, nel loro piccolo, stanno facendo alla letteratura quello che l'Unione Sovietica ha fatto alla democrazia (non si riferiva a me, Vonnegut, che purtroppo non sa nemmeno che esisto).
Ma quale arroganza intellettuale può indurre a pensare che non sia utile capire una degenerazione del genere, e magari spiegarla a chi non ha gli strumenti per comprenderla? Come si fa a non intuire che magari i miei libri sono poca cosa, ma lì i lettori ci trovano qualcosa che allude a un'idea differente di libro, di narrazione scritta, di emozione della lettura? Perché non provate a pensare che esattamente quello - una nuova, sgradevole, discutibile idea di piacere letterario - è il virus che è già in circolo nel sistema sanguigno dei lettori, e che magari molta gente avrebbe bisogno da voi che gli spiegaste cos'è questo impensabile che sta arrivando, e questa apparente apocalisse che li sta seducendo?
Non sarà per caso che la riflessione nel campo aperto del futuro vi impaurisce, e che preferite raccogliere consensi declinando da maestri mappe di un vecchio mondo che ormai conosciamo a memoria, rifiutandovi di prendere atto che altri mondi sono stati scoperti, e la gente già ci sta vivendo? Se quei mondi vi fanno ribrezzo, e la migrazione massiccia verso di loro vi scandalizza, non sarebbe esattamente vostro degnissimo compito il dirlo? Ma dirlo con l'intelligenza e la sapienza che la gente vi riconosce, non con quelle battutine, please.
Per quello che ne capisco, i miei libri saranno presto dimenticati, e andrà già bene se rimarrà qualche memoria di loro per i film che ci avranno girato su. Così va il mondo. E comunque, lo so, i grandi scrittori, oggi, sono altri. Ma ho abbastanza libri e lettori alle spalle per poter pretendere dalla critica la semplice osservanza di comportamenti civili. Lo dico nel modo più semplice e mite possibile: o avete il coraggio e la capacità di occuparvi seriamente dei miei libri o lasciateli perdere e tacete. Le battute da applauso non fanno fare una bella figura a me, ma neanche a voi. Ecco fatto. Quel che avevo da dire l'ho detto.
Adesso vi dico cosa avrei dovuto fare, secondo il galateo perverso del mio mondo, invece che scrivere questo articolo. Avrei dovuto stare zitto (magari distraendomi un po' ripassando il mio estratto conto, come sempre mi suggerisce, in occasioni come queste, qualche giovane scrittore meno fortunato di me), e lasciar passare un po' di tempo. Poi un giorno, magari facendo un reportage su, che ne so, il Kansas, staccare lì una frasetta tipo "questi rettilinei nella pianura, interminabili e pallosi come un articolo di Citati". Il mio pubblico avrebbe gradito. Poi, un mesetto dopo, che so, andavo a vedere la finale di baseball negli Stati Uniti, e avrei sicuramente trovato il modo di chiosare, in margine, che lì si beve solo birra analcolica, "triste e inutile come una recensione di Ferroni". Risatine compiacenti. Pari e patta. E' così che si fa da noi. Pensate che animali siamo, noi intellettuali, e che raffinata lotta per la vita affrontiamo ogni giorno nella dorata giungla delle lettere...
Purtroppo però non è andata così. Il fatto è che l'altro giorno ho visto il film su Truman Capote. Si impara sempre qualcosa spiando i veri grandi. Lui in quel film è così orrendo, spregevole, sbagliato, megalomane, imprudente, indifendibile. Mi ha ricordato una cosa, che talvolta insegno perfino a scuola, e che però mi ostino a dimenticare. Che il nostro mestiere è, innanzitutto, un fatto di passione, cieca, maleducata, aggressiva e vergognosa. Posa su una autostima delirante, e su un'incondizionata prevalenza del talento sulla ragionevolezza e sulle belle maniere. Se perdi quella prossimità al nocciolo sporco del tuo gesto, hai perso tutto. Scriverai solo cosette buone per una recensione di Ferroni (no, scherzo, davvero, è uno scherzo). Scriverai solo cosette che non faranno male a nessuno.
Insomma è tutta colpa di quel film su Truman Capote. D'improvviso mi è sembrato così falso starmene lì, come una bella statuina, a prendere sberle dal primo che passa. E' una cosa che non c'entra niente col mestiere che è il mio. Vedi, se me ne stavo a casa a vedere Lazio-Roma, oggi eravamo tutti più sereni e tranquilli. E penosi, of course.


di Alessandro Baricco, da "Repubblica" di oggi