30.9.07

ascensorofobia

il volto di me
è il mistero di me
numero - bluvertigo

29.9.07

abbagli(anti). note lunari di un pendolo in carne e ossa

cos'è la bellezza per un cieco?
una volta stevie wonder e ray charles
si incontrarono e si dissero reciprocamente:
in fondo non siamo così sfortunati.
pensa se fossimo nati negri!
umberto eco, intervista al venerdì

chi dispone della migliore informazione nel minor tempo utile, è un uomo potente. chi ha la fortuna di accumulare la conoscenza, la più disparata, talvolta smarrendosi, altre ritrovandosi, magari diventa saggio. in ogni caso, son due eccellenze. senza nessuna diretta relazione colla pratica.

24.9.07

spallata al governo d'autunno: si ritorni all'urne

possiamo noi essere liberi da tutti i pericoli,
liberi dal dolore, liberi dalla povertà,
possiamo noi trovare la pace del cuore
e della mente
dai sutra del buddha recitati durante la protesta




qui, qui e qui

diario delle proteste

sulla fiaccolata di solidarietà organizzata dal Campidoglio, cui sono mancato per un pelo perché recluso al lavoro

firma appello "campagna birmania" su birmaniademocratica.org

23.9.07

io voto te tu voti me le idee seguon da sé

definite le candidature per l'assemblea costituente nazionale/regionale per il PD: in tutto, 50'ooo candidati per circa 7'ooo seggi. l'obiettivo è di spingere un milione di cittadini alle urne. basterebbero 20 preferenze per ciascuno di loro e il traguardo raggiunto. esempio di democrazia dabbàsso o di democrazia frantumata?

22.9.07

bloggers: disgraziati macchiati di pixels

che cazzo di dolore quando si torna alle quattro mura domestiche. ritrovi vecchi, matti, disperati. i tuoi difetti che non vuoi veder più rappresentati. almeno, non così macroscopicamente!

21.9.07

diario di un vagabondaggio

incedevo a passo lento di quando recupero assaporandola la libertà condizionata di travèt tutto sommato ancora giovine, e la garbatella mi ha portato alla piramide, la piramide a santa maria degli angeli e dei martiri, lì dove un corteo rosapugnista, a suon di jazz e nell'anniversario della breccia di porta pia, manifestava contro il concordato clericofascista, beati gli invitati alla cena del signore. extraterritorialità alla vicina feltrinelli in cui l'atripaldese sabino cassese, massimo amministrativista italiano, presentava la sua ultima fatica. avrei voluto esprimergli la mia gratitudine perché personalità come lui mi rendono orgoglioso della provenienza geografica e indicano da decenni un percorso di buona amministrazione che è l'unico percorribile per una buona politica, ma la timidezza e nugoli di discepoli me lo hanno impedito. tempo fa, nel bel mezzo di un'estate oziosa, avevo seriamente pensato di lanciare una provocazione confrontando le cose fatte e i titoli di sabino cassese e quelli del presunto genius loci. Poi, non so perché, ho desistito. Al cantiere metro B1 di via corvisieri, operai festeggiano col karaoke. Monti tiburtini è invasa da romeni, allegri. I romani da sette generazioni li trovi solo in cattività.

15.9.07

sul lavoro culturale

Eccoci qua, insomma, tutti e due ufficiali in congedo, con la guerra perduta e il paese distrutto. Per chi? Per cosa? Ci avevano allevati dunque per questo, per comandare cinquanta soldati, cinquanta contadini, e portarli a sparare contro altri cinquanta soldati, altri cinquanta contadini? Mi spiegava Marcello che son sempre i contadini – italiani, inglesi, russi, di tutte le parti del mondo – che fanno la guerra, e che son sempre ragazzi di vent’anni, studenti che non hanno ancora finito la scuola, che li portano a farsi ammazzare. Era toccato a nostro padre, nel quindici. Lui almeno era tornato con l’illusione di aver vinto la guerra, ma anche lui, a conti fatti, aveva inquadrato cinquanta contadini, contadini calabresi e veneti, e poi era tornato a casa senz’arte né parte, senza un lavoro, proprio così come i soldati erano tornati senza terra, per ritrovare lo stesso padrone di prima.
Quanti ce n’erano rimasti, allora come ora, di sottotenentini di vent’anni, in Cirenaica, in Russia, in Grecia? Tanti. Erano morti insieme ai loro soldati, ed erano morti senza riuscire nemmeno, prima, a capirsi con i loro soldati, perché i contadini non avevano studiato né la cultura fascista né la letteratura, né la storia, niente insomma. Erano analfabeti. Ragazzi di vent’anni come noi, ma lontani da noi in ogni momento, tranne che nella sorte delle marce, dei turni di vedetta, degli scontri di pattuglie. Solo le bombe dei mortai greci, o le catiusce dei russi, o i carri armati inglesi ci facevano uguali. Perché?
Perché c’era voluta la guerra a farci capire che esistono due Italie? Da una parte l’Italia dei contadini, quelli che lavorano, e poi fanno le guerre; e dall’altra l’Italia del signor generale, del vescovo, del federale. E noi cosa stiamo a farci? Dobbiamo scegliere, o di qua o di là. Noi abbiamo studiato, diceva Marcello, ma quel che abbiamo imparato non servirà a niente, se non ci aiuta a capire le ragioni dei contadini; se non ci aiuta ad evitare di doverceli portare dietro un’altra volta, domani, e morire insieme senza nemmeno esserci guardati in faccia, senza mai esserci capiti.
Per questo, in mezzo a noi che volevamo, come si è già spiegato, una cultura moderna e spregiudicata, Marcello insisteva a dire che niente è moderno e spregiudicato se non lascia davvero dietro di sé i pregiudizi e i residui di maggior peso, se non tiene conto di questa fondamentale esperienza dei giorni nostri, e che la cultura non ha senso se non aiuta a capire gli altri, a soccorrere gli altri, ad evitare il male.

da il Lavoro culturale, Luciano Bianciardi

Trasformatomi in capo ad una settimana in colletto bianco pendolare, già disfatto dalla fame e da una serie di contrapposte sensazioni (dopo)lavorative, giunto alla stazione tiburtina, nell’attesa dell’imbarco air, piombai in libreria uscendone impaziente di immergermi nella lettura de “il lavoro culturale” di bianciardi, autore la cui opera in passato avevo colpevolmente tralasciata. Salito a bordo del mezzo, mi ritrovai nuovamente nel salottino a quattro del primo piano, bill gates immancabile compagno di destra e di fronte due giovani viaggiatori che sulle prime, sommersi come erano dai quotidiani nazionali e dalle cronache locali, mi parvero studenti curiosi, svegli, d’altra parte di ariano. Incapaci di tacersi, continuarono a disquisire probabilmente sulla bontà del disegno della Creazione, ma io, per me, totalmente rapito dalla lettura dello smilzo volume feltrinelli, non distinsi nulla dei loro discorsi finché, forse in pausa stropiccio-occhi, forse illuminato dal passo precedente, sulla fratellanza che ispira, convintomi nell’intimo dell’importanza della comprensione reciproca per il futuro dell’umanità (il bridging capital di Putnam in altre formule organizzato, dopo tutto), mi occupai (linguaggio del corpo mai fu più esplicito) di decifrare le loro ciance. Ne ricavai con sorpresa che l’adesione della scena cui stavo assistendo col ragionamento bianciardiano stava divenendo attimo per attimo più calzante. I due, fratelli, avevano appena partecipato alla prova scritta che gli avrebbe consentito di ingrossare le fila del nostro Esercito volontario. Stavano ripercorrendo con stupefacente dovizia di particolari le risposte che avevano dato al test, le alternative che argutamente avevano considerato sballate. Per cui la triplice alleanza: con la Russia; il triangolo scaleno: quello con due angoli uguali; oslo: la capitale della svezia; l’ultima regina d’italia: margherita di savoia; mentre, per chiudere, supportarono l’insondabile teoria per cui è inutile cominciare ad imparare l’inglese, a vent’anni, partendo dalla traduzione se rimangono ignote le regole grammaticali, meglio darla vinta al Sapere questa battaglia. Ebbi l’ardire di chiedere come era andata, e il più saputo dei due mi rispose che avevano avuto gioco facile e ora restano solo le formalità mediche. Gli porsi i più sinceri dei miei auguri ma non riuscii a procedere nel mio esercizio di contaminazione. A quel punto imbracciai il mio Ipod come una bandiera bianca e mi convinsi che il lavoro culturale spesso è una condanna alla sofferenza. Nel frattempo, all’altezza del vesuviello di Nola, avvistai una navicella spaziale in fase d’atterraggio. Che accertino subito se portano con sé risposte o domande, pensai. Dell’evento i due futuri soldati nemmeno se ne avvidero.

13.9.07

eterodossie in terra d'utopia. pietralata d'annata

l'economista (o chi per lui) che escogitasse il sistema per cui la remunerazione degli investimenti sia inversamente proporzionale alla dotazione iniziale di capitali, sancirebbe, una volta per tutte, l'efficienza dei mercati.

11.9.07

back to eurome

ero più produttivo quando fissavo il cielo
e mi chiedevo il senso di così tante conoscenze
chi batte forsennatamente sui tasti del pc
(e finisce per mugulare inconsapevole)
mi ripete, aspetta e vedrai
aspetta e vedrai
il partner diventa il tuo superiore
oggetto di venerazione
intoccabile, distante
già questa distorsione di significato
la dice lunga sulla (de)qualifica
come si dice, il labirintico presente

6.9.07

disinnescare de mita ad uomo

ciriaco de mita, e le sue truppe cammellate a far da coro, continuano a ripetere che non ci si ritira dalla Politica per l'età (veneranda) perché sarebbe come dimettersi dall'Intelligenza (che permane). si noti come sia Politica che Intelligenza siano indicate in maiuscolo, forse solo perché in questo modo l'arma dialettica dei Nostri risulti meno spuntata. rendendo astratto, quasi evanescente il discorso politico e dunque irraggiungibile ai profani il suo intendimento, ritenendo sciamani i pochi eletti che sono in grado di interpretarlo si ammanta il dibattito di un'aura di misticismo, si colgono svariati elementi a sfondo religioso (mucchi di voti nel senso di manifestazione di fede-ltà) che esso più prosaicamente non ha. difatti, non si spinge nessuno alla lobotomia o al silenzio. esclusivamente si discute dell'opportunità di convogliare o meno il consenso del futuro partito democratico campano sulla carica di segretario regionale intorno ad una figura "nuova" (e quando sono ancora aperte discussioni sui principi ispiratori, sulla struttura, sulle funzioni del nuovo partito ben più interessanti per un padre fondatore come pure si giudica il Nostro). sulle prime ritenevamo inutile rilevare la sicumera con cui de mita si giudicava dotato di sicura intelligenza politica, (d'altra parte, non si nega a nessuno un esercizio di autovalutazione); s'aggiungeva inoltre il rispetto che si deve ad un vegliardo, parlamentare da mezzo secolo e con numerose esperienze al governo del paese sulle spalle. oggi, tuttavia, che per l'ennesima volta si ripete il tormentone, e le truppe cammellate si dirigono in massa a pontecagnano, ci preme registrare, ammettendo umilmente di essere forse inadeguati ascoltatori della Sapienza del Nostro) che la continua e cantilenante ripetizione dei medesimi concetti, da strumento di persuasione rischia di trasformarsi, in maniera controproducente per chi li espone, proprio nel primo sintomo di una incipiente perdita della capacità di discernimento, così tanto decantata.

3.9.07

là costa / locuste / lacoste / la casta

intorno, frizzante, un'aria di rivoluzione
tra il tagliate le tasse e il tagliate le teste