30.6.07
29.6.07
discorso ai nuovi italiani
Il Presidente dell'Anpi, Massimo Rendina, in un telegramma, così ha espresso il suo apprezzamento per le parole di W:
CI IMPEGNIAMO SOSTEGNO TUA PROGETTUALITA' RIVOLTA BENE COMUNE
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28.6.07
eventi paranormali
Da:
A:
maynardo@libero.it
ho bisogno del gelatino
26/06/07 19:18
ciao ascolta a mia figlia piace ti piace il gelatino..dove e come posso scaricarla visto che dal mio programma di musica non ci riesco
e tutto, credo, per questo vecchio post sulla mitica coppia. Come aiutare il nostro amico?
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26.6.07
il sosia di nino manfredi aveva un hobby: le radio
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24.6.07
spicciati
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20.6.07
qui come lì
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19.6.07
a (ri)leggere i quotidiani
Scopiazzatura di pagina del romanzo di Saramago, L’anno della Morte di Ricardo Reis
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18.6.07
rebus (a progetto)
l'avellino è in serie b, a termine di una partita sofferta, quasi mal giocata, e decisa da un gol capolavoro di un giovane panchinaro che, durante tutta la stagione, s'era distinto per il poco che ha combinato. poi il pitone mannaro ed evacuofelice hanno timbrato la festa. questo già lo sapete. volevo solo confessare che io ho festeggiato, ingannevole, con la sciarpa, biancoverde, dello sporting lisbona: a futura memoria!
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6.6.07
3.6.07
corsi di recupero
scoprire le proprie "insufficienze a distanza"- dato per certo che il divario, nel breve torno di tempo che ci separa dai nostri anni scolastici, non sia mutato - offre la medesima sensazione del ritorno di un'eco fragorosa che riporta un insulto, per di più statisticamente dimostrato, alla nostra intelligenza e addossa un'ombra indelebile sui nostri stentati risultati scolastici. tuttavia, invece di reagire scompostamente e mostrare, con orgoglio, quel che, bene o male, sappiamo, preferiremmo di gran lunga, e da meridionali, sostenere, magari con profitto, lezioni di recupero serale nei licei del nord che volenterosamente volessero ospitarci.
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29.5.07
al duck sindaco
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28.5.07
23.5.07
un post per te
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21.5.07
il buon governo come utopia
Per cronache più minute e meglio avvertite, si legga qua e qua
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15.5.07
harry e i fratelli
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11.5.07
Per non morire da...
da Le avventure di Augie March – Saul Bellow
La fototessera digitale, altrimenti detta badge, che, consentendomi di superare il posto di guardia degli uscieri in armi, mi permette di entrare, immune, nel campus universitario, ha una seconda funzione, sconosciuta ai più, benché utilissima, o quantomeno lo è stata per la “mia educazione”. Durante la sessione di esami, quando altrove la tensione scalfisce la tranquillità degli studenti, per chi non se la sente di affrontare l’incertezza del confronto col cattedratico di turno, la nostra benemerita istituzione accademica offre pacchetti vantaggiosi, 3 (esami)x 2, e via dicendo, a seconda delle ambizioni di media e di carriera, a seconda della generosità di ciascuno. È proprio il codice a dieci cifre del badge, che opportunamente digitato sul touch-screen del sottoscala che offre l’accesso al famigerato caveaux, dove un uomo della segreteria, impeccabilmente vestito, conclude la transazione, consultando tariffari e aggiornando registri. Il giorno dopo, l’esame vero e proprio passa via liscio, il professore firma il libretto ligio, tu esci fuori e sorridi al vento. Peccato per chi biasima solo perché ne resta fuori!
Un’aula smisurata così non l’avevo mai vista. Forse perché non si trattava di un’aula. Eravamo ad uno dei padiglioni della fiera di roma: migliaia di banchi, matite, teste. Tre giorni dopo l’undici settembre, affrontavamo, smilzi, il test d’ingresso per l’università. Il numero chiuso impediva all’intera massa frignante di entrarvi a mani basse e a mani basse prendere. Da parte mia, tormento (o tormentone dei primi mesi): tentativo abborracciato di scansare nullafacenza certa, risucchiato com’ero dai doveri di un futuro da qualcosa. Ma poi, e prevedibilmente, il “tanto per provare” bastò. Certo per un pelo. Perché a metà prova, pensai m’avanzasse tempo per guardarmi intorno e godermi quel dannato lavorio di sospetti brocchi, fieri di arrivare. E nel rimanere indietro, ritrovavo il gusto di metter in sospensione un’adesione mai accreditata. Dei minuti finali ce ne tolsero tre, ché la voce già malferma del rettore ci chiamò al silenzio per le vittime del disastro delle torri. Dacché io riflettei che il continuare a scrivere non m’impediva di rispettare quella richiesta. Pochi secondi e un paio di attendenti si avventarono contro la mia persona e per poco non ne fui cacciato, da subito. Pochi giorni e i caccia americani cominciarono i bombardamenti sull’afghanistan. Pochi giorni e si chiuse una, breve, stagione di speranza.
Innanzi al portone sbarrato della sala colonne, all’interno della quale, solerte, la commissione d’esame decide la mia sorte, emetto sudore copiosamente, mi mangio le labbra nervosamente. Sono stato il primo della giornata ad essere chiamato dentro. Non volevano neppure che leggessi le mie sporche slides. Il mio relatore m’ha subito intimato di arrivare alle conclusioni del lavoro. Poi, poiché m’attardavo a recuperare il discorso, sapientemente preparato, mi ha assestato una domanda sulla contabilità nazionale, di cui tardo a comprendere la potenziale portata. Ma nonostante i miei voli pindarici, approvavano entusiasti, si davano di gomito, fossi capitato in un manicomio? Fuori, riprendo alla memoria quello che è successo, mentre intorno, i pochi sopraggiunti, mi incitano, mi rassicurano, mi detergono la fronte. Un uomo, tarchiato e col pizzetto, tirato in lucido e dal pesante accento siciliano, mi si para davanti e mi chiede di dipingergli la scena. Gli sbiascico due parole, poi, evidentemente, visto che non ne ho più, mi presenta la referenza, è il padre di w.g., mica cazzi. Avrei dovuto essere più gentile. Ma il tempo è poco. Si aprono i battenti. Gli uomini in toga sono lì ad attendermi. Gli uomini in toga sono tutti in piedi. ‘Fanculo a tutti!
Senza personaggi così, la teoria secondo la quale, tutto sommato, la mia università, a livello faunistico, non si differenzi molto dalle altre, perderebbe il suo peso specifico. C’è da obiettare che gran parte dei “personaggi così”, a tempo debito, si sono ritirati, si sono insabbiati, al meglio, si sono lasciati sfilare, oberati da esami, a loro detta, insostenibili. I primi due che conobbi, per esempio, in una mattina di ottobre, vecchia un secolo oramai: il palermitano indolente che soffriva di saudade e, forse, abbandonò l’idea di studiare già prima di salire. Con cui elaborammo sapidi scherzi verbali, durante le lezioni infinite del primo anno, in aule gremite e, dunque, con obiettivi mobili in abbondanza. E a.p., casco di capelli, primi anni novanta, di anzio, tifosissimo della roma, e di una puntualità che lasciava intendere un desiderio di non deludere le attese. O ancora, l’ascolano filosofo, con lunga coda di cavallo, con cui conversavamo, tra il colto ed il ridicolo, nel parchetto, di come tutto lì intorno ci stesse riducendo come in una batteria per polli. Di lì a poco sparì. In una batteria per polli la sorte peggiore spetta al pollo soppresso o al pollo riprogrammato?
Sino al giorno, in cui, smarritomi per una storia d’amore andata a male, capii l’importanza di calibrare bene i miei passi e sostituii una mia vecchia teoria - per la quale era inutile conservare, nella rubrica telefonica, i numeri di coloro che ritenevo avrei perso facilmente lungo la strada – con una nuova, ancora non accantonata, in cui mi sarei tappato il naso e sarei stato più attento alle pubbliche relazioni. Tanto da finire, da osservatore, a gozzovigliare ad una tipica festicciola (universitaria) del giovedì, dall’altra parte del tevere, assediato dalla gioventù che di giorno, accuratamente, evitavo, e prendere il mio look come un’attenuante. Oppure al cinema d’essai, di domenica, accanto alla chiesa - da cui, dopo la funzione del pomeriggio, defluiscono sciami di giovani benpensanti e illibati – a godersi pellicole armene, ultime a cannes, di bianco immacolato e silenzio rimbombante. Poi, chiudere la serata con un passito, col giornale del giorno dopo, che ti annerisce i polpastrelli e appaga il tuo bisogno di informazione, forse già prima di leggerlo. Il giorno successivo, lo stesso giornale, nell’aula otto, avrebbe scatenato il solito dibattito sul “giornalismo schierato”, sull’italietta della malora.
I commenti successivi:
◙ Sei stato un po’ arrogante col professore, se mi permetti, l.
◙ Io non posso chiedere niente a te, tu niente a me, l.
◙ Non vedi l’ora che finisce tutto, eh? Da vero anti-social!, f.
◙ Ubriacati, sbracati, impazzisci, r.
◙ Mi devo un po’ riprendere dalla giornata, a.
◙ Ora non ci vedremo mai più, vero? M.
◙ Lo sai che sei un grande? Prendi per culo e parli in faccia, f.
◙ Fai finta di essere affettuoso, m.
◙ Ora ho capito perché tuo fratello ha sempre preso le mazzate, p.
◙ Grande!, g.
◙ Se verrai a trovarmi, tortellini, f.
◙ Ho sbagliato numero. Comunque, auguri!, a.
◙ Ovviamente, con il massimo?, g.
◙ Non sono venuto ché si è rotta la centralina dell’auto, q.
◙ Vado via ché devo mandare una mail al professore, s.
◙ Stai tornando (magro) come una volta, g.
◙ Ti conviene rimanere qui; fai una vita diversa, no?, s.
◙ Ora raccogli tutte le occasioni: lavorolavoro!, m.
◙ Ora, sei passato di status, l.
◙ Bell’ambasciatore!, f.
Niente è stato uguale all’ultimo anno universitario. Tra mensa, aule studio, biblioteca, per la prima volta mi sono sentito parte del tran tran quotidiano, quasi fossi uno studente normalizzato. Proprio quando gli esami erano finiti, o quantomeno si cercava ogni genere di giustificazione per cercare il modo di non accelerare, senza esser mazzolati finanziariamente dalla scure che si abbatte sui fuoricorso. Ci siamo riusciti. Eppure, è finita. Ci teneva stretti il timore di perdere la parte più preziosa della nostra giovinezza. Sbagliavamo. Difficile abolire il tempo per i rimpianti ma, almeno, non bisognerebbe programmarlo con largo anticipo. Ora, col culo scoperto, cercheremo di non deluderci, di non soffrire troppo per i successi annunciati di chi, finora nostro simile, ne anellerà di sostanziosi, e a catena, ma svendendosi anima e corpo. Saremo ancora in cerca dei maestri di vita, che la nostra università, pure a pagarla oro, o forse proprio per questo, non è stata in grado di offrirci. Cercheremo di scoprire chi siamo, e se l’imprinting universitario si rivelerà una falla o una arma. In ogni caso, dovremmo ringraziare per sempre, le maschere che hanno allietato le nostre lunghe giornate: l’usciere rauco e l’usciere capellone, il vigilantes capo e il vigilantes scemo, il professore in bermuda e il professore balbuziente, la bibliotecaria assillante e la bibliotecaria ammiccante, infine, posterina, per l’ispirazione.
Ore nove e un quarto: preciso come uno svizzero. A sei giorni dalla discussione, devo presentare il lavoro, rilegato, al professore sgusciante. Prima, vado a prelevare il suo assistente, che, fedelmente, o finto tale, mi ha seguito in questi mesi, e che arriva, in ritardo, già trafelato. È bell’in tiro. Non vorrei che, come l’altra volta, fosse, in presenza del professore, più a disagio di me, fino a biascicare le frasi, a dimenticare l’essenziale. Mi offre subito un caffè, mentre sputa fango sulle amministrazioni regionali. Poi, prendiamo di corsa un taxi a via delle province. Dobbiamo raggiungere il Professore, che ha un consiglio di amministrazione al quartiere Parioli. L’assistente comincia ad armeggiare col contenuto della sua borsa, in cerca di un foglietto su cui ha appuntato la scaletta della mia tesi e altre informazioni preliminari da presentare al cospetto del Professore. Comincia a sudare. Di buona volontà, gli dico che potremmo riscrivere il tutto e, tremolante per gli scossoni dell’andatura, stilo l’elenco. Nel frattempo, il taxista, intruppatosi nel traffico, chiede la strada ad un rom, di turno al semaforo. Ne ottiene una scrollata di spalle dispiaciuta. Fortunosamente arrivati a destinazione, si fa ironia sui prezzi degli attici in zona. Dopodiché con manovra repentina, l’assistente mi lascia giù ad aspettare, perché non è il caso, perché non ce n’è bisogno. Finisco per passeggiare nervosamente, superando vecchiette smancerose con cani e giovani uomini impettiti. L’assistente scende dopo cinquanta minuti, colla battuta pronta: “trovato qualche appartamentino interessante?”. Scende pure con una fame dannata, si sbafa tre tramezzini in pochi secondi, poi si conversa di letteratura, di egitto e di Lisbona, di kharma personale e di vino locale. Scopro che ha una manciata di cognati. Entra nel tram e paga il biglietto. Io glielo timbro ma proseguo nella corsa da portoghese. Se salisse il controllore, mi pagherebbe la multa? Dalle parti di villa torlonia, mi lascia ripetere il discorsetto, e, conveniamo, che l’affanno si compensi coll’emozione del giorno a venire. Lo convinco, ma credo basti poco. Di nuovo, sotto casa sua, mi strattona con presa da basket player u.s.a., e mi incita, “spaccagli il culo, a questi, vecchi, rincoglioniti ed eterni!”. C’avrei provato, non m’hanno dato nemmeno il tempo. Si accomodi, grazie!
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27.4.07
23.4.07
lo zoo della speranza
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20.4.07
difetto di parole
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17.4.07
con quali parole cominciano i cinque romanzi della tua vita?
J.D. Salinger - Il giovane Holden
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16.4.07
moleskine
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12.4.07
così va la vita
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10.4.07
il CA(pa)LDO alla testa
* OGNI RIFERIMENTO A PERSONE O COSE è PURAMENTE CASUALE
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8.4.07
fontigliano
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il circolo di chi non ha molto da dire ma, quantomeno, pensa ad alta voce
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1.4.07
ripescaggi
TETRIS
abito in una casa di collina
e userò la macchina tre volte al mese…
… vivere più a sud
per trovare la mia stella
e i cieli e i mari
prima dov’ero
Giubbe rosse, Franco Battiato
Uso la macchina tre volte al mese: di ritorno da roma, scaldo i motori della piccola utilitaria e scendo giù in città. Senza utilità immediata, come una passeggiata. E sulla strada trovo insegne nuove, asfalto a pezzi, rotatorie in fiore. Una volta giunto a piazza libertà, svolto a destra per il corso. Schivo pedoni danzanti mentre furgoni bloccano la corsia degli autobus. Mi superano a destra, mi superano a sinistra, strombazzano per un nonnulla, ed è un allegro tran tran. Conto settantatre auto in doppia fila, una persino in tripla. Uomini in casacca arancione formano lobby dialettale contro i parcometri, nessuno ha pensato di trasformarli in ausiliari del traffico (?), primi agguerriti rivali dei parcheggiatori folli. Mentre scappo via, un’immagine si fa viva: se i vigili, o chi per essi, potessero accatastare questa sfilza di auto in uno dei tanti spazi lasciato a marcire in questo corso groviera?!? Otto, dieci piani di auto a frecce lampeggianti, attrazione autentica per gli sparuti visitatori, e non solo, monito perenne per i parcheggiatori folli, botta d’autoironia… e un buco in più coperto.
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28.3.07
26.3.07
diliberto dal billionaire
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23.3.07
luogo comune
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22.3.07
avevo voglia di scrivere: m'è passata!
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20.3.07
l'ossessione dei numeri
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19.3.07
segni inequivocabili dell'imminente fine del mondo
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12.3.07
pulizie pasquali
don eustachio, sacerdote della parrocchia di santa maria dei canadesi, ieri pomeriggio, ha bussato alla nostra porta. accompagnato dal chierichetto, dodicenne, sebastiano, stava compiendo il tradizionale giro quaresimale di benedizione. così maneggiava ispirato il suo aspersorio, irrigando d'acqua santa il nostro ambiente . ma una volta arrivato in cucina, s’è imbattuto in cumuli d’immondizia, in refoli di polvere. resosi conto dell’inutilità di quattro gocce, dico quattro, ha diluito il contenuto del suo secchiello nel mocho vileda di colore rosso, s’è rimboccato le maniche, e c’ha dato di straccio, aiutato dal fedele sebastiano. dopo un’oretta il nostro appartamentino era tirato a lucido come dio comanda!
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le ultime parole...
maynardo ha detto...
...ora vado nella pagina dei modelli e combino un casino!
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6.3.07
filosofo de 'sto cazzo
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5.3.07
w l'italia!
mr. google, how are you? fine thanks, very fine! intanto, però mi escludi dalle tue liste. cosa diavolo ho fatto per meritarmelo? guarda che qui, prima di poco fa, arrivavano persone da ogni angolo del mondo, grazie alla tua mediazione magica. digitavano sulla barra della tua home page minimal, che so, mariobarisanofotte, e il mio indirizzo risultava primo fra i primi. così erano convogliati su inadeepsleep, fior fior di lettori ignari e ora, invece, solo bari. dunque, possiamo, mr. google, da gentiluomini quali siamo, arrivare ad un compromesso, accordarci su un prezzo, su uno scambio equo, reciproco, di spazio pubblicitario, prima che sia tardi, e le momentanee incomprensioni diventino irrimediabili chiusure. parliamone, mr google, non può farle male; d'altra parte, le porto visite, come tanti!
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2.3.07
perso com'ero, resto!
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schay may
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27.2.07
la guerra pubblicitaria che contrapponeva dotolo mobili ai nicoloro
mi alzo al mattino con la sveglia sotto orecchio
p.s.
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26.2.07
template
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22.2.07
chi ben comincia
Il governo è cascato,
C’è chi dice che sia colpa dei dissidenti,
C’è chi dice sia colpa dei senatori a vita,
C’è chi s’insabbia coi numeri, coi pallottolieri, coi regolamenti parlamentari,
c’è chi apre le consultazioni e chi prospetta scenari,
c’è chi dice, la pace, la base, amerika, la fiat,
c’è chi dice “di nuovo i borboni”,
c’è chi dice, peccato per d’alema, chi, ancora berlusconi?,
E mai nessuno che si vergogni di essere italiano!
(comincio io)
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21.2.07
fiumi di pixel
Scegliete tra le cinque alternative:
1. inadeepsleep si trasforma in blog politico, iscrivendosi ad un network di destra-finto-liberale come questo o di sinistra meta radicale come questo (per capirci, lì dove prima mi prendono) e comincia a sfornare una serie di post strumentali alla polemica del giorno, massima aspirazione paologuzzanteggiare;
2. inadeepsleep si trasforma in un blog intimistico estremo, del tipo l’amoremioèilpiùbellissimodellaterra, con annessi: foto della coppia, copia&incolla di canzoni di jon bon jovi, jo donatello (anche in duetto: jon bon jovi&jo donatello), sfoghi inattuali al minimo scazzo della compagna, cui seguirebbe ovvia minaccia di suicidio;
3. inadeepsleep si trasforma in un blog a sfondo sociale, promovendo le centinaia e centinaia di manifestazioni benefiche a cui partecipa l’autore, in giro per l’italia, a favore del mondo, con accorati appelli alla generosità degli italiani e terribili requisitorie contro le cattiverie dei potenti che amano la guerra, il denaro e la figa;
4. inadeepsleep si trasforma in un blog supereroe, che se ispirato dal munifico dio della scrittura unisce le volontà degli Uomini Nuovi, altrimenti irreperibili, la cui massima ispirazione è liberare la propria città dai malanni che l’affliggono, il meridione dall’arretratezza morale che l’attanaglia, l’italia dal deserto culturale che la rallenta, il mondo dalla povertà materiale che l’affama.…;
5. inadeepsleep non si trasforma e per l’ennesima volta manda tutti a fanculo, che, per carità, come alternativa è la mia preferita, ma il fatto che la scegliate voi, ammetterete, è alquanto ironico!
6. fanculo tu e inadeepsleep, che, per carità, da parte vostra, sarebbe l’opzione più onorevole, ma purtroppo non praticabile: le alternative (vedi sopra) sono soltanto cinque; questa c'è ma solo per togliervela di mezzo, capito? e fanculo, di nuovo!
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maynardo
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09:42
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