12.11.06

disgraziatissima serata...

addio, re della sceneggiata, arte o pseudotale, migliore interprete dello spirito di una città che tutto mette in scena, fingendo la poesia, raggirando il dolore, irridendo il prossimo, soprattutto se più disgraziato. prosaica truffa mirata per i narcisi, impareggiabile spettacolo per i semplici, dai vicoli di camorra ai sperduti focolari di zappatori analfabeti, finanche oltreoceano. migliaia e migliaia gustavano i tuoi film, accorrevano ad un tuo concerto, voce di un orgoglio altrimenti dimenticato, di una comunanza quotidianamente bistrattata. eppure non rappresentavi nulla di eccelso, nulla di gratificante, di rassicurante. ti seguivano perché esibivi un sentimento comune a tutti loro, sempre con la stessa faccia, sempre con le stesse parole: l’enorme sofferenza di appartenere, in qualche modo, vicini e lontani, con o senza i titoli, a napoli, tanto è vero che quando cantavi sembrava sempre che potessi scoppiare a piangere da un momento all’altro. sopraffatto da un amore incontenibile, dunque incapace di agire. con te, scompaia, in questa città (che non è la mia ma della quale, tuttavia, sono inzuppato), l’indulgenza verso la prevaricazione, l’accondiscendenza alla legge del “è sempre stato così”; scompaiano le lacrime d’ordinanza, persino le emozioni gratuite, e si sfidi la realtà, scorticati, senza il dovere di una eterna, e a lungo andare noiosa, messinscena!

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