27.9.08
25.9.08
le mani sul (piano del)la città
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22.9.08
pietralata in fiamme
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21.9.08
pedestrianism
e do ai miei desideri una mano
perché io so che tu non vuoi ridere più
tu sei preziosa come una finestra
quando ti vuoi buttare giù
gentile come un orologio, svelta
a dire oggi non ci sono più
io mi perdo in un oceano di parole
te l’ho prometto che non bevo più
ma insegnami quel gioco nuovo, guardami
c’è un mazzo buono tutto per noi
almeno qui, fammi vincere
non m’importa la verità
almeno qui, fammi vincere
non m’importa ma…
per carità o per amore
spiegami come si fa
a fare di un bisogno solo un desiderio…
oceano - dente
via dei serpenti
quanti rimpianti
un giorno, qui o altrove, qualcuno mi spiegò la differenza con i rimorsi
ma io dimentico
dimentico tutto a velocità consistente
non fanno una strategia i miei giudizi taglienti
i marciapiedi di monti, contatto involontario di mani vicine
nella testa una canzone di non amore che non so
come una qualsiasi parola giusta nell’aria grigia
confronto la tua fronte, l’affronto, sì, sì, è giù in fondo
occhiali con la montatura spessa, nera
un’agendina giapponese senza marchio
giocare a fare gli indifferenti, che cosa stupida
galleria sordi col cerume nelle orecchie
un taschen sproporzionato schiaccia di peso una farfalla, la sua borsa
hanno smantellato il caffè fandango
un dente in meno sulla mia bussola
la mandibola che a furia di masticare amaro è il muscolo più in forma di cui dispongo
m’arruolo, basta interpretare più maschere, basta attraversare la strada
bussare al forte, passare le visite mediche, i test sui fiori
finire al caffè della libreria di mel brooks, l’attore
quando sarò demente del tutto, ricorderò questo particolare
girare cento volte una scena non verrebbe mai uguale
intensità, pathos e parole
eccetto i risultati
211- il dissapore fa 61
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come uscire dalla crisi
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17.9.08
al dopolavoro, laboratorio di scrittura
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15.9.08
i testi di vasco rossi
non capivo molto dei suoi scritti
non capisco molto anche arbasino
molti non capiscono i miei
insieme ad arbasino non mi suiciderò
diversamente da lui nessuno se ne accorgerà
egotico
sei uno stupido
piove fuori
dentro muori
lehman brothers finalmente è fallita
tre miei conoscenti sono in mezzo alla strada
in europa sono seimila
inseguono i futures sul loro smartphone
ho perduto my futures, shock out
erratico
sei uno rapido
piove fuori
in fronte ai muri
oggi ho lavorato all’eur alla salute
in una strada che è urbanistica a venire
ho scoperto un mio stakanovismo che non sapevo
lontani gli occhi, lontani i pensieri
senza te vicino sarei stato fermo
ematico
il cuore si ricompone
piove fuori
come ieri
domani no
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14.9.08
il papà di giovanni
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13.9.08
sabato di san sabino
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11.9.08
diario di uno stupido
che non ha mai perso una corsa,
sei tu che vieni avanti,
sei rara come una sorpresa.
ma che buffa che sei,
ma che buffa che sei,
il denaro per te è un giornale di ieri.
ma che buffa che sei,
ma che buffa che sei,
ogni cosa che fai
ha troppi strani motivi,
tranne una, e la sai: l'amore…
ma che buffa che sei – piero ciampi
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9.9.08
8.9.08
la signora esse
la signora esse batte pietralata palmo a palmo e la sua andatura vacilla ai colpi dei pensieri bui che l’affliggono. i suoi capelli sono arruffati, bicolori. ha uno sguardo da ragazza e la pelle che gli anni la macchiano. indossa gonne sopra il ginocchio che mostrano gambe forti e sotto scarpe grosse. i suoi occhi sono nero petrolio e s’illuminano quando avvertono l’accenno del sorriso altrui. altrimenti restano ingabbiati in orbite cerchiate da un trucco che deturpa. la signora esse un giorno mi passò davanti e vomitò a più riprese null’altro che alcool rappreso, continuando, imperterrita, a camminare. ne rimasi turbato. la sua presenza è familiare a chiunque frequenti la zona. come accade in occasioni simili, c’è chi si scansa e chi solidarizza. avevo conosciuto una fotografa che apparteneva al secondo gruppo. mi raccontò che la signora esse, un tempo, era una pittrice affermata. poi qualcosa si ruppe e la sua vita si accartocciò. le aveva chiesto di posare per i suoi scatti e la signora esse, sulle prime, ne sembrò entusiasta. per poi dimenticarsene subito. una mattina la incontrammo a boulevard tiburtini, le dicemmo buongiorno, la signora esse ci rispose con un sorriso clamoroso. non ricordo se la ragazza le accennò del servizio fotografico. ricordo che la signora esse le chiese, precipitosa, è il tuo ragazzo?, evidentemente lontana da noi, soddisfatta di correre in uno dei suoi mondi paralleli. scrollammo le spalle, divertiti dalla cosa. e lei, ancora, è un bel ragazzo, scappando via, a modo suo, trotterellando. di notte solitario, attraverso lo stesso viale desertico, e sogno di osservare i suoi quadri di ragazza. che mi incantano. che raccontano la violenza di un amore.
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4.9.08
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2.9.08
oblivion
mi torna difficile tornare, con insulsaggini come questa. eppure, lasciarla come incipit mi torna utile per il ragionamento che vado a incominciare. ho smesso perché mi sembrava di dismettere una buona parte di ciò che ero. poche ore fa un amico - anche lui sparito d’un tratto senza perché, improvvisamente, con la repentinità dell’azione che oggi va molto di moda, dopo che il postmoderno ha svuotato ogni tipo di ragione – mi ha scritto che la vita è piena di cesure. stupide, senza senso. gli ho risposto che le cesure servono eccome, spesso da esse origina una nuova vita. poi se no, pazienza. mi preoccupano di più le censure. il mondo d’oggi muore perché è soffocato dalla censura. per cui ignoro i sentimenti di chi mi è accanto, il suo reddito, la sua propensione ad assassinarmi.
una società la cui coesione è assoluta non è malata di questi germi. cooperare per estirparli richiederebbe un investimento sul prossimo che è suicida allo stesso modo della vita che conduco. i miei tarli mentali sono complicati da condividere. inestricabili con essi vi sono una serie di ragioni affettive, sentimentali, familiari, geografiche. un magnete i cui due poli sono l’insignificanza e la gloria: l’errore più nero della nostra generazione. credevo di leggere molto come estati fa, e invece ho osservato paesaggi senza nemmeno tormentarmi. ho vissuto in pace procrastinando i dubbi e mai ho scritto, nemmeno in brutta.
che basta poco cambiare lavoro, donna, paese, convinzioni. oppure semplicemente, come è capitato a me, confusamente abbozzare, e vivere di poco. ci sono romanzi che raccontano personaggi di dispersione indubbiamente più riusciti di quanto sia io. questo spazio privato rimane tale e probabilmente continuerò a inzepparlo di sbreghi linguistici fin quando reggo. però sappiate che il più è stato già detto, il meglio è già stato dato. infine, che il resto è sempre altrove. tra quelli che paiono uguali, eppure uguali non sono.
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16.7.08
tossine ritardo 211
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13.7.08
scivolo lungo cupa dei muti
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10.7.08
haiku d'artigiano
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9.7.08
storia di un normale preicaro
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8.7.08
voglia di volgo
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7.7.08
trasformisti Vs transformer
i demitiani, per evitare un epilogo negativo, chiedono la rappresentanza in giunta in considerazione dello scenario politico cambiato dopo le elezioni, insieme alla condivisione delle indicazioni negli enti di servizio. da qui eppoi qui
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un avo di berlusconi era di parolise
le strade di milano mi mordono le scarpe che mi mordono i piedi ed è un’autoafflizione tutto sommato leggera. dopo che un treno, di tutti laureati, ha prodotto idee a profusione e un ritardo clamoroso. la moleskine affonda nello zainetto neroarancione. i due telefoni nelle tasche a tracollo. la convention aziendale luccica a tempi alterni, coazione a ripetere: il servilismo, l’imborghesimento, la piccineria intellettuale. non guarirò mai dalle nebulose di pensieri scuri così come la tratta ad alta velocità mai unirà l’est con l’ovest. scopro che la mia non è passione per la scrittura. ché non sento il bisogno fisico di scrivere ma quello psicologico. motivatori cogli stivali straparlano di gruppo, di collaborazione, della fede negli obiettivi. sociologi ravellesi decantano l’ozio creativo quando questo è stato annientato dall’azienda che gli paga l’onorario tremila volte e tremila ancora. in ogni caso, non una multinazionale perché offre lavoro per intero italiani. poi la festa a tempo perso, è occasione per le giovani donne di offrirsi agli sguardi dei superiori, al solito modo delle segretariette secche, quelle che pur addette ad una mansione infima, mettiamo all’affrancatura della busta, si attaccano talmente alla questione, che lo scrivere lettere diventa processo accessorio rispetto alla loro affrancatura. uno dei gatti di vicolo dei miracoli allieta la serata smeralda ed è il momento topico in cui subentra l’ennui, in cui germina il vomito. un consulente ko mi implora di tornare su progetto. ho paura per le sorti del mondo, qui più che a scampia. conati insopprimibili sulle luci notturne di milano. la mattina, su corso como, i salumieri lucidano il selciato. il barista che mi prepara un triplo caffè esamina le curve della pancia della figlia. riesco a perdermi in metro, giallo rossa, e ventilatori che spruzzano gas bianchi, spaventevoli a vedersi, ma pare siano da refrigerio. sulla panchina di sesto rondò è bello telefonare in piedi. il soviet d’italia sbianca. il mio amico artista è una specie che va protetta, in quanto amico, in quanto artista. mi piace che si scommetta dal basso, mi piacciono la mobilità sociale, le scale mobili, la scala quaranta. meno mediobanca e i suoi giochetti da quartierone against quartierino. se solo fossimo più consapevoli, potremmo rivoltare (quantomeno) una città come un calzino. ma da solo non vado nemmeno più a vienna. la struttura urbanistica di milano è semplice e senza dossi. nel frattempo, sogno napoli e il rinascimento. mi riposo nel cortile di brera mentre ingabbiano il palazzo. napoleone benedice gli studenti svagati. io che ricamo pezzi perduti di memoria pur non trovando un cesso per pisciare. il ponte della ghisolfa è un prurito mortale. rinuncio all’aperitivo, al pianeta cavallo, per i soliti guasti gastrointestinali. poi, scopro che anche qui è un vivere di dicerie. un palazzo rosa nei pressi di piazza wagner è il contraltare del condominio di cipressi a pietralata. monza ha una buona densità umana. niente da condividere. gli umori precipitano perché si intravede il ritorno e l’agenda degli incontri, già sguarnita, è ora sgombra. domenica mattina al centro sarca non trovo la repubblica. non c’è niente che trovi più alienante del centro sarca. siamo tutti sulla stessa barca. speriamo non torni il tempo per l’arca.
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1.7.08
mangiare con le mani
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30.6.08
28.6.08
25.6.08
del crumiro che s'appassiona al lavoro, autofottendosi
oggi pomeriggio, partecipavo ad una riunione di lavoro, col capo del mio team, il capo del mio progetto e due dirigenti del ministero in cui sto lavorando. in silenzio, prendevo appunti. si chiacchierava di più e del meno, del futuro della pubblica amministrazione, del ciclone brunetta, della deresponsabilizzazione dei manager pubblici, dei pochi incentivi per i funzionari, della spropositata preponderanza delle strutture di supporto rispetto a quelle core, della esiguità degli stipendi per il personale, della scarsa collaborazione tra le strutture dipartimentali, della necessità di un bilancio zero based budgeting invece che incrementale, dei danni dello spoils system, dell’urgenza di una politica strategica invece che demagogica, dei pregi del lungo termine contro i sussulti degli annunci, ebbene ad un certo punto, non sapevo più se quei discorsi li stavo ascoltando per davvero o meno, che un paio di brividi mi hanno scosso, perché sono le chiacchiere che voglio fare senza mai trovare il tavolo adatto. casomai, ora quello che c’è da fare, è profferire parola. ogni tanto.
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22.6.08
le formiche di avellino
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19.6.08
sentirsi stupido
I paesi, in realtà, non esistono più da un pezzo. Semmai, essi sopravvivono nella nostra vaga immaginazione per unire traiettorie di desideri mai realizzati e sogni mai avverati. Il paese cercato, però, è inarrivabile: semplicemente perché esso è morto.
Non può bastare la rianimazione dei luoghi dei nostri genitori, né serve tenere in vita artificialmente i ruderi della nostra infanzia: non soddisfa nessun bisogno attuale il tentativo accanito di ricucire per ricucire i luoghi o, come dicono oggi, i territori di questo grigio nauseabondo presente. Se proviamo, al limite, a prenderci cura dei paesi che incontriamo lungo il cammino, lo sai, non è per amore delle pietre e delle anime, ma per un disperato e malcelato amor proprio: un estremo tentativo di sottrarci alle onde che ci portano lontano da qui. Un tentativo di sfuggire agli anni che non sappiamo più misurare, alle parole che non comprendiamo, alle danze che non sapremo mai ballare, alle emozioni che ci scoppiano nello stomaco ma che non sappiamo più dire. Non osiamo dire...
Se vuoi, i paesi, esistono solo nella misura in cui noi li costruiamo. Perché, nella foga bastarda di ri-costruire per interi decenni, armati fino ai denti di cemento e avida rabbia, non abbiamo imparato a costruire. E non solo le case. Costruire relazioni, legami, intese. Costruire emozioni, edificare col sangue dell’amore e dell’odio, dell’appartenenza e della speranza, del cuore, dell’intelligenza, della conoscenza. Del coraggio. Edificare, silenzio su silenzio, relazioni umane appaganti e gratificanti, le uniche vere fondamenta per ogni nuova contrada, per ogni nuova strada, per tutte le pietre che metteremo l’una sull’altra il giorno che verrà. Se tu lo vorrai...
Un piccolo paese non è per sempre, come forse lo sono certi diamanti. Ma il desiderio, il bisogno di costruire luoghi per le relazioni che ci aiutano a vivere bene, quello, vivrà fino alla fine. Ogni comunità, in fondo, di pietra o di parole che sia, o di entrambe, è solo una comunità di passaggio. Una comunità provvisoria.
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sentenza (con scadenza)
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18.6.08
riduzione al dialogo
se voi state dentro o fuori dall'aula
per noi cambia poco
tanto cambieremo questo Paese
alla faccia vostra

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13.6.08
al punto che lasciai
le basi teoriche delle riforme di contabilità pubblica: il new public management
L’idea base del New Public Management si poggia sull’assunto secondo cui le amministrazioni pubbliche siano prima di tutto delle organizzazioni che producono servizi e che pertanto nella loro gestione non debba prevalere l’approccio di tipo giuridico-formale quanto quello di tipo economico, comunemente utilizzato nelle aziende private. Naturalmente, sebbene tale asseverazione produca effetti in tutte le aree gestionali dell’amministrazione pubblica, dalle decisioni sulla struttura degli enti alla gestione del personale, essa comporta, tra l’altro, una vera e propria rivoluzione del sistema informativo- contabile.
Le riforme furono promosse, in primo luogo, dai governi conservatori del Regno Unito, dell’Australia e della Nuova Zelanda, a fronte delle pesanti recessioni economiche intervenute negli anni settanta, e dei mutati fabbisogni di servizi pubblici espressi dalla cittadinanza, dovute, in parte, ad una più elevata consapevolezza del livello di benessere avvertito dalle comunità (Aucoin 1990). La spinta riformistica rapidamente si diffuse nei maggiori paesi occidentali, in particolare in quelli dell’OCSE.
Le principali caratteristiche del New Public Management, variamente identificate dagli studiosi, possono essere sintetizzate come segue (Hood 1991; Osborne, Gaebler 1993; Gruening 1998):
1. adozione nella amministrazione pubbliche delle regole manageriali tipiche del settore privato: tra cui l’implementazione di sistemi di pianificazione, budgeting e di management strategico;
2. nuove modalità di gestione del personale mediante l’applicazione del sistema degli incentivi e dell’introduzione di elementi di flessibilità a fronte delle regole tradizionali costituite dalla continuità del rapporto, dagli avanzamenti per carriera e da una ridotta autonomia concessa al funzionario pubblico; maggiore utilizzo dell’information technology nel settore pubblico;
3. abbandono del focus sugli inputs per l’implementazione di una logica sui risultati di outputs/outcome/grado di soddisfazione del cliente; definizione di obiettivi, targets, indicatori di performance, preferibilmente espressi in termini quantitativi; focalizzazione sui risultati anziché sulle procedure;
4. privatizzazione di ampie parti del settore pubblico; esposizione delle aziende pubbliche ad un ambiente competitivo; separazione del momento della produzione e dell’acquisto nella erogazione del servizio pubblico tramite il meccanismo del “contracting out”;
5. decentramento: devoluzione di parte delle competenze del governo centrale a unità territoriali più prossime alla utenza cui, generalmente, segue una progressiva riduzione delle risorse loro destinate a fronte della cessione di parte della potestà impositiva;
6. aumento della trasparenza/accountability nei confronti degli stakeholders attraverso una diversa tenuta della contabilità e una logica improntata alla misurazione continuata delle performances, alla quale s’accompagna, per i managers, una più diretta responsabilità per i risultati;
7. enfasi sulla disciplina fiscale e sulla parsimonia nell’uso delle risorse pubbliche; taglio degli “sprechi”; ricerca di una maggiore produttività della forza lavoro; lotta alla corruzione dei pubblici ufficiali.
Una modalità di interpretazione delle origini del New Public Management lo giudica come il risultato di due opposte scuole di pensiero (Aucoin, 1990; Hood, 1991): la public choice e lo “scientific management”. Dalla prima riprende la necessità di ristabilire il primato del governo sulla burocrazia, mentre dalla seconda, l’urgenza di applicare, anche al settore pubblico, i principi di “management professionali” propri del settore privato, al fine di raggiungere obiettivi multipli, tra i quali una riduzione della spesa pubblica, un miglioramento della qualità dei servizi erogati, più in generale, il conseguimento di una più elevata efficacia delle attività pubbliche e del livello di efficienza delle scelte collettive (Pollitt, Bouckaert 2001).
La Public Choice, in particolare – a partire dal celebre lavoro di Niskanen sulla burocrazia - cerca di dimostrare come i funzionari pubblici (detti “burocrati”) perseguano i propri obiettivi (o meglio, quella che è la propria percezione dell’interesse pubblico), analizzando le loro relazioni con i “rappresentanti eletti”. La Public Choice applica alla scienza politica gli strumenti analitici sviluppati dalla microeconomia. Si assume, dunque, che il “personale politico” agisca razionalmente, cercando di massimizzare la propria funzione di utilità che diverge da quella della collettività: i “burocrati” massimizzano il proprio potere; gli “uomini politici” massimizzano le proprie chances di essere rieletti. La tesi di fondo è che questi ultimi detengano una limitata possibilità di dirigere l’operato dei burocrati. Ovviamente, è facile comprendere come la seguente argomentazione abbia ricevuto una positiva accoglienza tra i politici, in particolar modo coloro i quali sono direttamente coinvolti nel governo di un ministero, i quali tendono a guardare con sospetto ogni tentativo dei burocrati, loro sottoposti, di accrescere le dimensioni del budget a disposizione. Dunque, la prescrizione normativa è di riaffermare il primato dei “rappresentati eletti” sui “burocrati” riguardo alla dimensione dei budgets e alla scelta degli obiettivi da perseguire. Ciò implica che nell’organizzazione del settore pubblico, l’esecutivo riacquisti margini di potere a discapito della burocrazia, attraverso il rafforzamento della centralizzazione, del coordinamento e del controllo (Aucoin, 1990).
La necessità del controllo, in particolare, discende dalla asimmetria informativa che sussiste tra i “politici” (principali) e i “burocrati” (agenti) . Solo i “burocrati”, ad esempio, conoscono completamente la funzione di costo delle unità produttive che dirigono. La riduzione di questa asimmetria informativa passa principalmente per l’innovazione delle procedure contabili, ad esempio, con l’introduzione di una fase di auditing condotta dai “rappresentati eletti” (Chan, Rubin, 1987; Rubin, 1992).
In secondo luogo, il NPM subisce l’influenza dello “scientific management”. La cui tesi principale è che le organizzazioni complesse realizzino meglio i propri obiettivi applicando le pratiche manageriali tipiche del settore privato, per cui appare necessario “sburocratizzare” il sistema. Occorre sottolineare che il successo della “letteratura manageriale” deriva più dal consenso che essa ha via via ottenuto tra gli addetti ai lavori che da raffinate costruzioni teoriche, laddove le prescrizioni che da essa discendono, provengono da consolidate prassi gestionali. L’idea secondo la quale il management, anche nel settore pubblico, possa utilizzare le risorse efficientemente ribalta la vecchia teoria dell’amministrazione in quanto rispetto dei funzionari pubblici di procedure minuziosamente formalizzate da leggi e regolamenti. Allo stesso modo della teoria della “public choice”, lo “scientific management” riconosce come i conflitti pervadano la vita delle organizzazioni complesse, pure se pubbliche, e siano meglio regolati attraverso relazioni di autorità tra i membri dell’organizzazione e una gestione del personale che si basi sul sistema degli incentivi. In maniera contrapposta alla scuola della “public choice”, si richiede, dunque, che l’organizzazione pubblica venga edificata seguendo i principi di decentralizzazione, deregulation e delega (Aucoin 1990).
Le due opposte scuole di pensiero, sebbene entrambe fondamentali per l’affermarsi del New Public Management, non consentono, pertanto, di indicare una unica direzione al processo riformatore che ha riguardato il settore pubblico. Questo spiegherebbe, tra l’altro, la notevole varietà con la quale i paesi OCSE hanno adottato i principi di New Public Management al loro interno.
La matrice che li accomuna è, tuttavia, il superamento, o quantomeno l’attenuazione di due idee precedentemente assai in voga che trovavano il proprio riscontro anche nella produzione dei documenti contabili:
1. il settore pubblico viene gestito seguendo uno schema completamente differente dal settore privato, in termini di etica, approccio al business, struttura organizzativa, gestione del personale, sistemi incentivanti;
2. uno degli obiettivi del legislatore è quello di limitare la discrezionalità dei funzionari pubblici attraverso un corposo complesso normativo volto a prevenire casi di favoritismo e corruzione.
Come già scritto, dal primo si passa ad una graduale implementazione nelle amministrazioni pubbliche di schemi di gestione manageriale tipici del settore privato (“aziendalizzazione”); dalla seconda, alla concessione ai dirigenti di più ampi poteri discrezionali circa le decisioni operative, che, tuttavia, debbono inserirsi nel quadro degli obiettivi generali dell’intervento pubblico, dei limiti rappresentati dalla attribuzione delle risorse, e dei livelli di output/outcome, fissati dal livello politico.
Dunque, in fin dei conti, l’elemento che meglio contraddistingue il New Public Management è la particolare enfasi che pone sui risultati e che rende necessaria l’attivazione di procedure di misurazione delle performance, al fine di individuare il successo o il fallimento delle iniziative pubbliche, dalle quali dipende il grado di soddisfazione dei clienti-cittadini, ovvero il consenso popolare (A.Pavan, E.Reginato, 2005).
In tal senso, è bene chiarire che per efficienza si intende il rapporto tra i risultati conseguiti e le risorse utilizzate allo scopo. Laddove la relazione connette l’utilizzo di fattori produttivi scarsi e beni economici prodotti, essa rimanda all’essenza stessa del problema economico. La valutazione della performance, tuttavia, può essere espressa in termini di output, o di produzione, o in termini di outcome o di impatto. Se, più tradizionalmente, il risultato viene giudicato in termini di output, raffrontando i beni prodotti con le risorse utilizzate (quantità di output per unità di risorsa), difficilmente nelle aziende pubbliche l’output viene espresso dai ricavi di vendita, poiché le stesse effettuano tipicamente transazioni non di mercato. D’altra parte, la valutazione della performance in termini di outcome, o di impatto , che tiene conto del livello di soddisfazione della clientela assume nella prestazione di servizi pubblici, talvolta essenziali (i servizi sanitari, ad esempio), una rilevanza persino superiore rispetto a quella che assume nel settore privato, sebbene allo stesso modo soffra del difetto della difficile misurabilità.
Per concludere, l’applicazione dei principi del New Public Management enfatizza, dunque, la necessità di individuare degli strumenti tecnico-contabili che ne consentano la corretta realizzazione, offrano accurate misurazioni delle performance raggiunte, contribuiscano ad una più consapevole gestione dalle Amministrazioni pubbliche.
In particolare, in un quadro di progressiva crescita della rilevanza quantitativa dell’intervento pubblico, il sistema informativo contabile diviene uno degli strumenti utilizzati per rendere più efficiente la gestione delle amministrazioni pubbliche, ovvero una delle proposte per “reinventare il governo” delle stesse, che, da sempre, è stato endemicamente affetto da profonde diseconomicità (E. Caperchione, 1999).
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10.6.08
emicranie
ogni tanto, sarebbe utile sbarazzarsi di cumuli stantii di dati, immagazzinati anni fa, in avanscoperta, modalità curiosità. i conflitti di sistema devastano il mio cervello. minano la mia resistenza. stanotte, quando su un fianco, mi mancava l’aria. ero costretto a risalire per riprendere il respiro e continuare a dormire. devo ricredermi. la qualità è l’essenziale. ed una faccia pulita. il barocco di una lingua finisce sempre per farla risultare falsa. il sole delle cinque batte sulla mia finestra d’ufficio. vietato uscire e godere roma di primavera. la notte le toglie metà del fascino, la gente. ieri, strascicandomi stanco su circumvallazione ostiense, mentre i primi schermi al plasma lanciavano l’inno nazionale, ho compreso perché (pure) questa fase della mia vita si concilia male con la cura delle pubbliche relazioni: a scanso di vuoti d’aria, non riesco a dormire meno di otto ore, altre dodici/tredici ore le impegno tra lavoro&pendolarismo, restano tre/quattro ore che sono la mia indispensabile dose quotidiana di sogni a occhi spalancati. intorno ai quali, lo ammetto, è difficile seguirmi.
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8.6.08
miraggio roma nord est
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7.6.08
mio nonno crepava la terra che amava
a via venti settembre, entro nel chiostro del borromini di san carlo alle quattro fontane, mostrano artigianato locale, ceramiche e un quadro naif (dove posso trovarli esposti in una galleria?!?). rubo santini nella sacrestia dove un custode annoiato legge un giornale, poi scendo nella cripta dalla forma inusuale che dopo la scala a chioccia mi gira ancora la testa. un cristo sbiadito affrescato alla parete. ritorno all’immagine di Roma di Fellini, quando la trivella della metropolitana scova, finendo per distruggerli per sempre, i tesori di una villa romana.
il corazziere aggiunto mi indica l’ingresso del palazzo presidenziale, un carabiniere cavilloso mi rimanda a seguire la giusta transenna. scopro che luigi einaudi fu in rotta con benvenuto griziotti, della scuola tributarista di pavia. (aggiungere che dalla stessa proviene tremonti è sparare in alto?!?). alla sua morte la biblioteca, riunita nella tenuta di dogliani, raggiunse i 70 mila volumi. il catalogo della casa editrice di suo figlio giulio conta 4600 volumi. il nipote ludovico ha pubblicato 9 album o poco più. l’ultimo è divenire.
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3.6.08
che non sia solo un forhum
eugenio salvatore (eusalva@libero.it), assessore provinciale ai lavori pubblici (qui)
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1.6.08
nostalgie di uno sguardo sul tejo
in one second he’s just garbage.
garbage, that’s all!
nelson algren
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28.5.08
ministeriale
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25.5.08
formicoso libero
andretta s'è persa s'è persa e non sa tornare
andretta aveva un amore i colli verdi
andretta aveva un dolore i poggi verdi
c’era scritto sul foglio, scaricheranno rifiuti
c'era scritto e la firma era d'oro era firma di re
uccidono il formicoso coi conferimenti
il formicoso battuto da forti venti
occhi di bosco contadino del regno profilo francese
occhi di bosco emigrante del regno profilo francese
e andretta perderà l'amore la perla più rara
e andretta ha già in bocca un dolore la perla più scura
andretta raccoglieva violette ai bordi del pozzo
andretta gettava i suoi sguardi nel cerchio del pozzo
il secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto
disse - Mi basta mi basta che NON sia più profondo di me
disse - Mi basta mi basta che NON sia più profondo di me
rifacimento andrea - fabrizio de andré
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22.5.08
lindura
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21.5.08
rin(toccato)
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19.5.08
sventato black out a montefredane
la struttura del nuovo ospedale ricorda quella del parlamento europeo di strasburgo. cambiano i colori. lassù rosso scuro, qui giallo bianco e celestino. portineria deserta. solo un parcheggiatore, della global service?, che offre un prezzo scontato per l’intera giornata. tutt’intorno i lavori proseguono. per un po’ sono stati fuori corso. ora un nuovo ciclo di finanziamenti muove le macchine. sarà una cittadella ospedaliera, con polo universitario e vista panoramica. in irpinia, parecchi paesini hanno panorami invidiabili. e molte paia di occhi stanchi per fissarli. una politica seria, da queste parti, dovrebbe, al contempo, cambiare gli occhi della gente e lasciarli integri. cambiare il modo di guardare l’estraneo, lasciare il mondo con cui siamo stati educati a guardare.
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16.5.08
il ruolo del Pr
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12.5.08
torta alla torba
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11.5.08
panni nuovi
dall'alto dei nostri elicotteri immaginari
andiamo a dare fuoco ai tramonti
e alle macchine parcheggiate male
ad assaltare ancora i cieli
e a farci sconfiggere
a finire sui telegiornali
foto in bianco e nero delle nostre facce stravolte sui quotidiani locali
andiamo a vedere i cantieri delle case popolari
dai finestrini dei treni ad alta velocità
trasformiamo questa città in un'altra cazzo di città
andiamo a vedere le luci della centrale elettrica
andiamo a vedere le luci della centrale elettrica
andiamo a vedere le luci della centrale a turbogas
piromani – le luci della centrale elettrica
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8.5.08
il paese alle vongole
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7.5.08
istituzioni&destitituzioni
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5.5.08
mad(r)e in hirpinia
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28.4.08
27.4.08
sprawl di una faccia
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22.4.08
- twitterismi post valanga leghista
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19.4.08
- per celio nero
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appunti sparsi del dopo vuoto - il vescovo rosso
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14.4.08
31.3.08
via romachemagnanapoli
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23.3.08
pascquatica
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18.3.08
il progetto della finanza
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16.3.08
in morte di un lettore forte
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14.3.08
il tricarico delle multinazionali
che tu sia indipendente in ogni cosa eccetto il mio amore, che già io son dipendente in tutto del mio datore. fino alla cena di team, a valle della riunione di updating, in cui si valuta la situazione as-is, chissà se mai un giorno verrà il to-be, ché il commitment del cliente è scarso, tipico nel p.a., dopodiché, esausto/frastornato, mi isolo intellettualmente e corro su campi scoscesi, pure la mia ubriachezza è diversa, roteo il bicchiere ripetutamente, il manager mi confessa che lui non sa un cazzo di niente ma non sembra, guai a specializzarsi, gli rispondo, allora diventerò colui che non sa un cazzo di niente meglio di te. è la mia sfida. la mia sfiga.
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6.3.08
poi non se ne fa niente
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case senza gente, gente senza case
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4.3.08
guadando il (fiume) topino
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3.3.08
passando per il liechtenstein
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29.2.08
anno bisestile
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28.2.08
nei miei occhi
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24.2.08
lo scoppio che tutto tiene
c’è un temporale in arrivo,
senti l’elettricità,
c’è un temporale in arrivo sulla mia città,
porta novità, porta novità
jovanotti – temporale
cosa fai? (R: leggo/
introietto informazioni in esubero/
mi gongolo nell’autocompiacimento dell’over-information/
lascio che la mia sfera emotiva taccia
sotto il peso dell’ipertrofica sfera cognitiva)
l. – sms delle 17.09
cara irpinia, i tuoi figli hanno dovuto sempre combattere
e questo ha seminato nel loro sangue paura e diffidenza
ma adesso c’è bisogno di amare l’epoca stracciata in cui ci troviamo,
c’è bisogno di ricucirla giorno dopo giorno,
ora dopo ora.
è questa la rivoluzione a cui siamo chiamati...
adesso, cara irpinia, possiamo intrecciare le nostre debolezze
perché sono rimaste solo quelle,
adesso possiamo intrecciare le nostre paure
perché sono rimaste solo quelle.
quello che ci puoi dire tu, cara nostra terra,
e che possiamo disubbidire alle nostre debolezze e alle nostre paure.
eccola la nostra politica, l’abbiamo trovata,
è sul confine tra ciò che non vogliamo essere e ciò che possiamo essere.
franco arminio – otto pagine e comunità provvisoria
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21.2.08
flatus vocis
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20.2.08
non è un paese per vecchi
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19.2.08
ululato di un irpino della diaspora
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17.2.08
colazione a casale rocchi
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15.2.08
chiudere gli occhi non ha mai cambiato niente
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14.2.08
solitarialseggio
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12.2.08
gavetta
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11.2.08
lo spin doctor della quinta
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8.2.08
tornando per il focarone
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7.2.08
6.2.08
pipistrelli
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5.2.08
difetto empatico sul posto di lavoro
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4.2.08
la neve a pietralata
diceveno che eventi meteo inconsuenti, non violenti, ci riappacificano col mondo!
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3.2.08
soluzioni comuni incentivi
*poi abrogato per l'entrata in vigore del Codice dell'Ambiente. ad ogni modo l'obbligo di applicazione della tariffa resta, benché, nei fatti, sia addossato a costituende autorità d'ambito ottimale, partecipate dai comuni.
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2.2.08
polemicamente
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