13.7.08

scivolo lungo cupa dei muti

calato frettolosamente prima che smaltissi la mansione, con le suole delle scarpe che si disfacevano su quello strano tipo di asfalto di gomma che talvolta s’attacca ai miei passi, a casa m’accoglie l’ennesimo vuoto emotivo. quando capita, non sempre reagisco con tenacia. anzi spesso, mi trincero nell’ammutolimento più ostinato. finendo per girovagare in automobile come nei peggiori gialli che ritraggono killer seriali. l’alba successiva è ancora peggio. come se la tratta milano manocalzati, dopo aver schiuso possibilità, chiuda bruscamente le porte di domani. i miei pensieri non si tengono e non mi resta che fuggire di nuovo. un’ossessione recente mi porta a lauro, da un bosco che pare mai terminare, con un castello che è un intruglio di stili architettonici e poco fuori una cava, risucchiata la collina per disastri urbani delocalizzati. si capisce che non è più irpinia perché gli uomini non hanno timore di passeggiare a torso nudo. a sera, ritrovo affetto, comprensione e favella. ogni cosa m’appare migliore. il mondo è difficile a emendarsi. eppure, il culo che c’abbiamo, è che, nel peggiore dei casi, resta sempre qualcosa da cui ripartire.

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