11.9.08

diario di uno stupido

sei come un purosangue
che non ha mai perso una corsa,
sei tu che vieni avanti,
sei rara come una sorpresa.
ma che buffa che sei,
ma che buffa che sei,
il denaro per te è un giornale di ieri.
ma che buffa che sei,
ma che buffa che sei,
ogni cosa che fai
ha troppi strani motivi,
tranne una, e la sai: l'amore…

ma che buffa che sei – piero ciampi

esalò l’ultimo respiro della sua vita numero quattro. non ricordava quante gliene rimanessero in questo ennesimo racconto di distopia, di regole sballate, utili a far ragionare la gente. si rianimò frustrato dalla gomitata di un vicino di metro, nella nebbiolina di vapore composta dai respiri affannosi. pensieri ossessivi già tormentavano la sua rinascita. come cambiare alloggio. dove trovare il danaro che ultimamente gli veniva a mancare. come individuare il lavoro che finalmente lo nobilitasse. negli ultimi giorni, preferiva scendere una fermata prima per incontrare sul viale del ritorno il sole che tramontava. non che fosse per lui un’esperienza insolita ma lo aiutava a rilassarsi, a riordinare. la periferia gli sembrava meno dolorosa e benché gli fosse costato molto abituarsi ai ritmi di quel quartiere, non escludeva potesse rimanerci ancora, abbandonandosi ad un destino di rinuncia. forse, e fu doloroso per lui ammetterlo, allora capì di essere stato, in passato, troppo ingenuo con le cose della vita perché aveva sopravvalutato la propria intelligenza.

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