7.6.08

mio nonno crepava la terra che amava

talvolta, preferisco l’asfalto nero della carreggiata, piano e senza sbavature, al marciapiede gibboso, di saliscendi e polveroso. son proprio bravi a costuire le strade, qui a roma. lavorano, furtivi, di notte, squadracce di uomini rifrangenti, deviando il poco traffico che c’è, con un camion davanti che raccoglie in un cassone il vecchio bitume sputatogli dal macchinario a proboscide che procede dietro, e quando il primo si allontana troppo, il secondo suona il clacson una volta, mentre il segnale della ripartenza, è un doppio clacson. ad ogni modo, la mattina dopo tutto è risolto, senza quelle strisce assurde di asfalto momentaneo che tempestano le nostre strade, (prendi via appia?!?), che dopo un po’ creano un intreccio, simbolico retaggio di svariate ere amministrative.

a via venti settembre, entro nel chiostro del borromini di san carlo alle quattro fontane, mostrano artigianato locale, ceramiche e un quadro naif (dove posso trovarli esposti in una galleria?!?). rubo santini nella sacrestia dove un custode annoiato legge un giornale, poi scendo nella cripta dalla forma inusuale che dopo la scala a chioccia mi gira ancora la testa. un cristo sbiadito affrescato alla parete. ritorno all’immagine di Roma di Fellini, quando la trivella della metropolitana scova, finendo per distruggerli per sempre, i tesori di una villa romana.

il corazziere aggiunto mi indica l’ingresso del palazzo presidenziale, un carabiniere cavilloso mi rimanda a seguire la giusta transenna. scopro che luigi einaudi fu in rotta con benvenuto griziotti, della scuola tributarista di pavia. (aggiungere che dalla stessa proviene tremonti è sparare in alto?!?). alla sua morte la biblioteca, riunita nella tenuta di dogliani, raggiunse i 70 mila volumi. il catalogo della casa editrice di suo figlio giulio conta 4600 volumi. il nipote ludovico ha pubblicato 9 album o poco più. l’ultimo è divenire.

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