28.10.06

chiuso per brutto

27.10.06

allude, elude, (poi, di nuovo) delude

milano:

alienazione da baraccone,

economia sullo sciacquone,

zanzariere negli alveari,

bande larghe invece dei focolari,

i-pod smisurati sapientemente maneggiati,

cinturoni griffati ben assestati,

e dietro culi con perizomi che salgono, prepotentemente, lungo spine dorsali,

ducati roboanti da strapaese,

in bicicletta persino col parapioggia,

altrimenti, le calate in metro,

smarrimenti da centro commerciale,

bibliotecari scorbutici,

per accessi centellinati,

pagine di monografie svolazzanti,

smercio di curriculum,

via toniolo senza i ragazzi,

dipartimenti senza ricercatori,

giardini zen alla campari,

un “martina” dolce accampa-scuse

salumi a montenapoleone,

vinicio capossela alla stazione,

“l’anteprima del corriere della sera è una boiata pazzesca”,

letizia irraggiungibile,

realizzazione viscida,

specchio caino,

meglio romolo&remo?,

meridionalismo alle colonne di san Lorenzo,

tram festaiolo non accoglie a bordo,

navigli prosciugati,

interisti snocciolano statistiche nell’M1,

svacco o smacco all’accademia di brera?,

palazzo marino sputa rudolph giuliani,

mentre a piazza duomo un commissario grassone inietta terrore,

san sempliciana tiene fuori i concertisti,

mentre un numero 7 milan-vestito corre spensierato,

nobildonne al parco sputtanano la pampanini in quanto ritoccata,

chi legge “chi” come fosse wittgenstein,

nino d’angelo in filodiffusione in stazione,

le mille gru rosso luccicanti per i grattacieli a venire di rogoredo,

di nuovo (ri)partenza!

22.10.06

enigmistica

smanacci a chi, probabilmente, spaccia,
c’è un gioco di parole,
non una distanza,
dietro i miei discorsi,
e forse un’idiosincrasia
per i gusti a metà come i miei,
i locali semivuoti,
i bicchieri macchiati,
i gesti solo accennati.
un tempo provavo repulsione per chi,
come nei documentari della national geographic,
si batte per la femmina.
la mia utopia prevedeva:
amore libero,
sentimenti da dividere,
sorrisi gratuiti.
ora, quasi lo stesso,
sebbene credi meno
a “revolution”,
palingenesi,
catarsi,
conversioni sulla via di damasco.
dunque,
i ritmi della mia logica,
ancorché confusi,
tengono botta,
si piegano nella lotta,
dialettica.
non odiarmi se non fino in fondo.
non negare altrimenti mi tocca ridere di scherno.
non cambiare prima che t’abbia conosciuto in largo.
abbracciami senza sostegno.
scrivo il tuo nome sul vetro appannato quest’autunno.
scampo la grafomania.
torna la stilografica.
domani corro a milano.
per non smettere di unire i punti della figura.
scommetto vien fuori la vita.

21.10.06

pomeriggi così

la mia bocca - moltheni*

*in automatico, parte l'età migliore. ma basta un colpo di mouse!

18.10.06

amenità

è una crasi: esistenzialé oh oh!

16.10.06

fiscal dilemma

o prodi o frodi!

13.10.06

buonismo (a corrente alterna)

mi alzo al mattino
con una nuova illusione,
prendo il 109
per la rivoluzione,
e sono soddisfatto
un poco saggio, un poco matto
penso che fra vent'anni
finiranno i miei affanni

e io ci sto, rino gaetano


ultimamente, sfodero sorrisi disarmanti, gentili non saprei, in genere, non trovo piacevole inquadrarmi. a piazza santa emerenziana, il picchetto d’azione giovani m’irrita enormemente. accolgo il volantino senza sbuffi. leggo i loro diciotto no consecutivi e dico sì all’accartocciamento successivo, neo-con-vinto. sono attratto dall'odore delle librerie; sono distrutto dalla chimica delle distillerie; sono stordito dalla soffocante concitazione delle ferro-tramvie. se tutti dessimo seguito al nostro proposito di non tornare giù, qui, non sarebbero disponibili piste per ognuno. allora, anche i vaffanculo reciproci si svaluterebbero. la testata subita dalla corea, al mondiale del ’66, fu ben dolorosa dell’attuale, e di quella di zizou, benché sia incline a non dar peso alla cosa. non scrivo liriche in aula studio ché l’atmosfera mi comprime, ma c’è chi vi riesce e magari sfonda, anche me, però, ché non s’è mai visto esaudito il sogno di uno già arrivato. largo agli affamati. ai sostenuti. agli scienziati. invece, il mio professore non conosce una acca del mio argomento di tesi. lo afferma con orgoglio spaventevole. ho carta bianca. retorica stanca. teoria che sfianca. sono alla disperata ricerca di un maestro che sia convinto di non esserlo. sono alla costante ricerca di un altro io che mi sfugge. ma che credo sia qui intorno!

richiesta d'aiuto: avrei un file gif (o jpeg?) da trasformare in html (sarebbe il nuovo template), chi può aiutarmi??? controra sei esonerata, grazie comunque!!!

9.10.06

econommiato

Le mattonelle arancioni, quattro esagoni oblunghi che imprigionano regolarmente un quadrato, formano una figura per niente fantasia, che resiste al tempo della mia vecchia casa. Lustri fa, componevano un campo da calcio immaginario che mi serviva per un subbuteo povero, figurine panini invece di omini di plastica, pallina di stagnola, porte di carta ed estremi difensori che difendevano la rete con un ripiego di carta opportunamente congegnato. Non era raro assistere ai cinque a quattro mentre gli zero a zero puntualmente preannunciavano il sopraggiungere della noia, il momento di cambiare aria. L’appartamento ora è locato al peggio offerente, per via di una innata incuria per gli affari, tipica della mia famiglia e che ci tiene a debita distanza dall’accumulazione. In ogni caso, non trovo giusto che i frutti rivenienti da un appartamento dignitoso di provincia non ripaghino il fitto di una stanzetta uso studente della capitale. Non intravedo l’opera di alcuna mano invisibile nel progressivo alleggerimento del mio portafogli. Gradirei smarcarmi dal mercato, oziando nel monopolio, offrendomi di ospitare, come già dicevo, un inceneritore nel mio giardino. Mi accollerei pure la gestione, niente catenacci, full-time garantito; sottrarrei ai miei vicini l’argomento delle esternalità negative, remunerandoli opportunamente, al margine dei loro costi, testando la validità dell’ennesimo postulato di teoria economica. Oppure, abbatterei questi due capannoni che deprimono lo spazio urbano; lascerei metri per una piazza, dotata di monumento astruso, incomprensibile ai contemporanei, amatissimo dai posteri; sostengo l’utilità delle decisioni collettive persino sulle minuzie, ché il colore del palazzo di fronte mi riguarda oltremodo mentre democraticamente tralascio di impicciarmi del privato nell’intimità imbarazzata di un ascensore. contagiato, come è evidente, da un irrefrenabile desiderio di fare, di far cambiare, altro che lasciar fare, lasciar passare…passerà!?!

7.10.06

diritto al rifiuto: c'è chi dice no!

il vento non spazza cumulinembi di spazzatura

domani, di straforo, conduco due sacchetti fuori regione

la rassegna stampa di mario barisano passa al digitale terrestre

suo pezzo forte: nuova rubrica a luci rosse

"sulle zoccole, ricchiuni, pottane" che infestano la città

munitevi di decoder

munitevi di tritarifiuti

5.10.06

nuovomondo

(ho)
spalancato gli occhi,
inalato responsabilità,
calibrato le orecchie,
strofinato i polpastrelli.
schioccato la lingua,
assaporato venustà,
allacciato le scarpe,
rovistato sogni,
impugnatone uno:
imboccato una strada.


(buona fortuna)


starò attento!

3.10.06

paese dei balocchi

30.9.06

la reazione dell'ordine

derelitti in lustrini, prole d'illustri padri, o figli di puttana di periferia, menti bacate di una generazione inacidita, insani ingollatori di alcool e pasticche blu, delinquenti in doppia fila e killer in erba, rovina-futuro e rovina-famiglie, ora son guai ché arriva l'ordine a imperare nelle strade della movida rafferma e a disperdere gli assembramenti sparuti. rigate dritto, casinisti, il manganello vi può punire: favorisca documenti, favorisca identità che è più oneroso per chi non ce l'ha. sirene spiegate accecanti: un auto della polizia, due, tre, quattro, cinque, un cellulare; un auto dei carabinieri, due, tre; un auto della guardia di finanza, due. e la polizia municipale, per non sfigurare. posti di blocco, ai quattro angoli. spezzeremo le reni ai bulli e requisiremo le canne ai polli. un attimo, in posa, faro abbagliante, foto di gruppo, una schedatura non nuoce. sui platani, cecchini appostati. sfila un carro armato, storditi, abbassiamo il capo. un sordo frastuono, i caccia in volo, v'incutono timore. siete assediati: arrendetevi!!!


allora, getto la pistola. occulto, nella campana, le sostanze e mi preparo all'ennesimo espatrio!

29.9.06

un luogo di qualcosa

filamenti di ragnatela aggrovigliano pensieri quando apro la portiera cigolante dell'Y10 malconcia, dal motore borbottante. allaccio le cinture mentre attendo che il cancello mi conceda la strada ed i cani, annoiati, liberino il selciato. allora disegno curve rapide, azzardo sorpassi inevitabili, suono il clacson per salutare passanti sconosciuti che puntualmente rispondono, educati. nessuno è mai morto ad un cimitero. alla ferrovia non partono treni. del semaforo giallo non curartene, accelera e passa. non ho l'autoradio, rubata un lustro addietro e mai sostituita per mantener viva la memoria. così mi tocca canticchiare assumendone tutte le tonalità. appiccicando parole nuove a motivi che non so, fino a zittirmi di botto, frenare di scatto, per consentire l'attraversamento ad un uomo che passeggia. nessuno è mai nato due volte alla stessa maniera. le statue di padre pio oltre la n°100 non elargiscono miracoli per difetto di produzione. del semaforo rosso constatane la necessità, destreggiati di collo, poi, sicuro, passa. saliscendi divertente e dossi gialli&neri che inibiscono velocità. strade deserte fin dopo le ventuno. trillo perché tu esca. cani con pedigree accompagnano pensionati a meditare. sosto sotto il salice. e sospiro, e sorrido a pensare ai posti per aspettare. silenzio tutt'intorno. mi segno l'incipit, forse buono. finalmente tu, saltellante. nessuno s'è mai salvato da solo. la piscina comunale ha i vetri appannati perenni. dunque, nulla da fare: da fuori non si riesce a scorgere il salto dal trampolino. del semaforo verde non approfittare, ringrazia chi di dovere e passa.

27.9.06

spiantato corteggi lolita!

serriamo la saracinesca su avellino e l'avellin-blogosfera, impennata di visite e scorpacciata di commenti, come mai più sarà, perché mai più ammiccherò al coup médiatique e magari, una volta per tutte, mi dedicherò al francese. lo giuro, vossignore, mai più! purtroppo debolezza d'animo & sangue giovane in terra hanno distorto il mio progetto. avrebbe dovuto essere censimento a sfondo ludico, votailblogghepiùbellissssssimochec'è, con tabellone a trentadue simil-torneo di tennis, otto teste di serie, una per categoria, e quattro partecipanti per ognuna. per giungere alla finalissima, obbligatorio tessere alleanze, qui dove il voto di scambio alligna, e non sempre è imputabile a de mita, mancino ed il resto della DC9. (quante e quante volte nominiamo codesti signori laddove non è necessario, portando acqua al loro mulino, sudditanza psicologica o sudditanza e basta?). qualora qualcuno di voi voglia riprendere l'idea è libero di succhiare la listona, copincollarla sul suo blog, e allestire divertente concorso a premio (il link obbligatorio). niente copyright: amo il francese!

se solo uno spiantato s'innamorasse di una lolita, partendo da qui, avellino avrebbe una speranza in più!

avvertenza: d'ora in poi, scrittura scriteriata!

25.9.06

in circolo: l'av-blogosfera

are you one of the beautiful people
is my name on the list
wanna be of the beautiful people
wanna feel like i'm missed

hey you with the walkie talkie
i know my clothes are not right
i wish i had my own walkie talkie
that reached to god every night

everyone needs to be somebody
everyone needs to find someone who cares
but i don't know if you know what i mean
'cause i'm never on your list

Guest list - Eels

Non è un post come un altro. credo sia stato concepito per via dell’energia che sprigiona la galleria di monteforte quando, una volta superatala, in auto o in bus, protendi il capo a scorgere una valle né industriosa, né sempre verde come dicono, semplicemente tua, per destino o chissà cosa, e che dunque ti costringe, periodicamente, a farci i conti, se torneranno lo deciderà la vita, ma, in fondo, tu speri che la tua terra non si metta di traverso.

Un professore del liceo, quintessenzialmente irpino, fu odiatissimo per ogni sua mossa, tranne forse quando s’avventurò in una intelligente digressione sulla finitezza degli esseri umani, rimasticatura di chissà quale lettura: quanto siamo insignificanti noi che discorriamo della Commedia a chi ci osserva dalla sommità di montevergine? E, incalzante, quanto conta l’ambiente umano/cittadino nella formazione di un uomo? un ragazzo che calcia una palla contro un prefabbricato potrà non incontrarsi mai con uno che scorazza spensierato per villa borghese. Verità, forse, banali. Ma orribili. È come se dicesse, credete di distinguervi, voialtri? Finirete per assomigliarmi più di quanto pensiate; d’altra parte io, i led zeppelin, li ascoltavo già trenta anni fa; fuggii a varese, ma, non so come, ritornai, a imbolsire, rancoroso, sotto scacco, sotto lo sguardo irridente di chi s’eleva dalle brutture della città, e dalla sommità di montevergine può permettersi di condurre i suoi occhi altrove.

Non credo che i mali della città siano diversi da quelli che attanagliano altri capoluoghi di provincia meridionali. Non credo che questo sia un motivo valido per restare indifferenti. L’altro ieri notte, un diciannovenne è morto per un colpo di pistola, nel bel mezzo di una rissa tra bande, nella via più affollata della città. Ieri sera, quella stessa strada, era deserta. Si accusa: il sindaco, le forze dell’ordine, il bullismo, l’alcool, la cocaina, la progressiva “napoletanizzazione” della città, l’orario di chiusura dei locali, il circuito di video sorveglianza, finanche, il sistema educativo dei genitori! Variamente declinata dagli “addetti a parlare”, l’elencazione delle cause della tragedia, mi porta a dire che avellino sarebbe infelice malgrado la vittima, il sindaco, le forze dell’ordine, il bullismo, l’alcool, la cocaina, la progressiva “napoletanizzazione”, i locali e compagnia cantando. Ciò che manca all’analisi è la risposta ad un interrogativo molto più ostico: cosa deve o può offrire la città a chi vuol viverci, in termini di occasioni di lavoro, servizi, infrastrutture, svago? In soldoni, opportunità. Una città dinamica fornisce opportunità di crescita sociale a tutti i suoi potenziali abitanti. Se la politica locale langue, è perché nessun uomo/partito possiede una visione d’insieme dell’idea di città del futuro. Paradossalmente, potremmo persino organizzarci come città a tema delle risse di quartiere, del bullismo gratuito, del guanto di sfida lanciato ad ogni angolo, con regole certe, assistenza medica immediata e pistole proibite. Attireremmo fior fior di giovinastri dalla penisola e dal mondo. In men che non si dica, aumenterebbero ricchezza e benessere. Finalmente avremmo una identità riconosciuta e ben precisa. Un bene comune da difendere e di cui essere orgogliosi, dal sindaco all’ultimo dei rissaioli di capocastello. Non vi piace come idea? Bene! ne avete di alternative?

Dell’ambiente nefasto se ne dolgono i blogger, tutti giovani, pronti ad invertire rotta invece che battere in ritirata (partendo), se solo raggiungessero la “massa critica”. I più avvertiti tra di essi, per lo più giornalisti, comprendono che il mezzo si presta alla condivisione. Di opposizione a ciò che, qui, non funziona. Si incontrano e si promettono mutua solidarietà, nonostante le diverse opinioni. Nascono blog collettivi d’informazione che non decollano perché nessuno si prende, fino in fondo, la briga (o responsabilità) di correre dando le spalle alla melma corrente. O, peggio, il lusso di perdere “voice” in favore di personale più convincente. Nessun timore. Sono solo blog mica oracoli. Non è mai lo strumento a trasformarti in violinista!

Qualora si tornasse a ipotizzare palingenesi bloggaiole, si consideri la blogosfera tutta, ovvero la città per come è fatta, e, se ispirati, per come si vuole che sia!



GIORNALISTUCOLI

SPIANTATI

EMINGRATI

OPPOSTORI

PERQUALCHESEGGIOINPIU'

ULTRAS
PARCABATINI

LOLITE


P.s.
Avrebbe voluto essere un mezzo concorso, prima che l’umore precipitasse. Avrebbe avuto questo incipit:

d’estate, si sa, è tempo di premi letterari da strapaese, quelli con sindaci premianti, oratori zoppicanti, fascia tricolore bene in vista, e vecchie incartapecorite in prima fila a sonnecchiare, si scuotono per un applauso e poi di nuovo s’appioppano. con lo scrittorucolo mediagliato che ringrazia distratto, incespicando sui congiuntivi, è lui o una controfigura?, ancora intorpidito dalla lasagna ingurgitata in tutta fretta all’osteria da peppino…


il premio finale sarebbe stato link obbligatorio sul blog dei partecipanti!

22.9.06

le palle negli occhi

solo gli uomini dotati di una forte autostima possono permettersi il dono dell'umiltà


m'insegna un uomo che produce, detestabile dai più, perché nelle sue orbite luccicano $, la lezione del merito, vali se rischi impegno (addizionale), quando senza boria, umile o sembroumileeh?, ti sussura, lo ripeta, anch'io alla bocconi... magari non vali un cazzo davvero, come sembra, ma anch'io, come te, quel giorno alla bocconi, mai avrei detto che.


mentre in un angolo, donna poster scuoteva la testa.


ora siamo due contaminazioni ad uno!

20.9.06

la storia di una poster

c'era una volta uno studente strambo, magari nemmeno tanto, avvezzo al sollazzo, che si ritraeva dal mezzo, sebbene talvolta non rifiutasse il piedistallo. quel giovine incerto, sui modi e le idee, s'invaghiva troppo spesso di studentesse "molto di buono", belle, poco vistose, (PERDO LETTORI SULL') acqua&sapone, almeno se erano meschine lo mascheravano bene. come arma di seduzione lanciava insistentemente sguardi incuriositi, forse stralunati che forse passavano per folli. ma le conquiste non mancarono perché era epoca benevola. fino alla scoperta della donna poster. che superò tutte le altre per splendore&alterigia. tanto da assurgere ad immagine pubblicitaria di un prodotto scadente&sordido. (PRIMA CONTAMINAZIONE). la donna poster per altre qualità prima che fisiche presto s'elevò dalla condizione di studentessa e arrivò a (s)cavalcare la cattedra. (SECONDA CONTAMINAZIONE). e un bel giorno ricevette lo studentello strambo che mai s'era pronunciato ma troppo spesso s'era manifestato. lei gli sorrise e con piacere ricordò. lui si morse la lingua e dolorosamente rivangò. in quel preciso istante si condensò tutta la loro breve storia. dopodiché lui s'evolse. lei rimase di plastica. su un poster.

15.9.06

speranza di vita

sotto il temporale, guizzo gaio, come quel giorno del marzo duemilatre, me ne rammento ancora nonostante l’irrilevanza dell’episodio, forse perché ne guadagnai in auto-consapevolezza, o almeno così voglio che sia scritto. così pure oggi, m’inzuppo ben bene, e, tra l’altro, per via di allagamenti di attraversamenti, quasi arrivato, sono costretto a indietreggiare, inventarmi nuovi percorsi, un labirinto in un acquario, circumnavigare l’isolato, presentarmi completamente fradicio a casa, dove mi aspetta il nuovo coinquilino.

perché la padrona di casa si rimangia parole, opere e commissioni. così subisco un ventenne sivigliano, logorroico che dopo tre minuti dalla presentazione si spinge subito ad illustrarmi la storia della sua terra, le gesta della sua gente dai tartessiani fino al millequattrocentonovantadue a riconquista ultimata. allorquando, lo induco a bypassare la “moderna”, fuorviandolo con una pentola sul fuoco che non s’è mai materializzata, e, con malizia, gli chiedo lumi sul settantesimo anniversario della guerra civile, così da costringerlo a prender partito. senza timore, mi si para come nazionalista, popolare, cattolico, omofonico, quintodiottofratelli. però simpatico. forse perché, come alcuni degli spagnoli ai primi cimenti con l’italiano, quando si avventura in frasi sconnesse, ciondola il capo, barcolla paurosamente, biascica monosillabi da sembrare perennemente ubriaco.

non so cosa farò della mia vita. ultimamente mi blocco prima delle conclusioni. mi piacerebbe anticipare l’una o le altre. altrimenti vivere a lungo!

11.9.06

commandos 11-09

ah! le monde, m'incanta il mondo,
m'incatena!
ah! le monde, P.G.R.
new york washington



kabul kandahar jalalabad (djerba) mazar-i-sharif kunduz (mombasa) herat tora-bora bagram zabul (riyad) helmand uruzgan peshawar (instanbul) bassora nassiriyah baghdad (bali) kerbala najaf erbil hilla (madrid) kirkuk tikrit falluja (londra) haditha ramadi al-kut (sharm el sheikh) samarra arbil mosul gaza (amman) beirut...

8.9.06

anni ottanta *

* dopo cinque anni di assenza dalle scene discografiche (l’ultimo album di inediti, “Lu.Ca”, risale al 2001), LUCA CARBONI ritorna ad essere protagonista con la sua inconfondibile voce. prima con il singolo “MALINCONIA”, in radio dall’8 settembre, poi con il nuovo disco di inediti “LE BAND SI SCIOLGONO”, in uscita il 29 settembre... da www.carboni.it

7.9.06

i gatti del professore

aula numero nove, se non erro, aula bachelet. panic-attesa pre-esame. siamo in due. uomo e donna. ella mi assilla con tormentose elucubrazioni (sugli stati d'animo dei gatti del professore). arriva il ragazzo della donna. finalmente. rovisto, distrattamente, tra pagine insignificanti. giocoforza, poggio l'orecchio alla fitta conversazione della coppia:

donna: ieri sera, che ha fatto l'italia?
ragazzo della donna: ha perduto tre a uno!
donna: ai ai ai!!! donadoni non arriva a natale!
ragazzo della donna: (sorriso di circostanza)
donna: (ride sguaiatamente e fa notare il riuscito gioco di parole)

di lì a poco, insondabilmente, l'esame verrà spostato di una settimana!

3.9.06

luglio agosto (settembre)

luogo comune numero uno) il paese è piccolo: la gente mormora!

oggi, occupo il sedile numero cinque della spedizione “bus air” di duecento anime che è giunta, in leggero ritardo, a roma, alle venti e diciannove. come sanno i passeggeri abituali delle autolinee irpine, il sedile numero cinque corrisponde alla insopportabile postazione di piano terra dell’angolo salotto a quattro, con tavolino e occhi addosso dei passeggeri di fronte, davvero ad un palmo di naso, ginocchia inevitabilmente appiccicate. preparato all’evenienza da una prenotazione troppo anticipata, ho sperato, fino all’ultimo, nell’assenza altrui. svanita l’illusione, scruto di sottecchi compagni di viaggio e rispolvero i-pod d’antan. intanto, in moto: un vecchio disperato, steso, pancia in giù, su una panchina di piazza “tribunale”, ci sorride dal pozzo dei suoi sette anni d’età. poco oltre, “parcabatine” brindano assieme ai “contradarchini”. avellino – gallipoli, prima di campionato di c1, girone b, termina due a zero. passanti indossano camicie sgargianti in via d’estinzione. i compagni di viaggio, due donne di mezza età e un militare, sono costretti, dalla vicinanza coatta e dalla bassa velocità di percorrenza, ad imbastire una conversazione, presto rivelatasi raccapricciante. qua, la cosa buona è che non ci sono extracomunitari mentre a pavia… e non perché sono razzista! no, per carità, bisogna essere intolleranti quando opportuno! la mimica tradisce la mia insofferenza. la mia barba mi esclude. per coprire le dotte disquisizioni, il mio i-pod offre, tra gli urlanti, solo verdena e the afghan whigs: dove ho errato? un’idea, nel frattempo, m’illumina: il comune, galasso, padoaschioppa o chi per esso, in cambio del rispetto rigoroso delle norme del codice della strada & delle tavole della Legge, altrimenti schernite dagli automobilisti folli e dai cittadini a mezzo servizio, dovrebbe offrire gratuitamente un ricambio del parco auto. otterrebbe, tra l’altro, diminuzione emissione gas inquinanti, accrescimento del senso civico e, soprattutto, mai più fiat ritmo bianche a tormentare il nostro cammino. montevergine ispira i miei sogni! poi, arrivi te, amica di a., e mi distogli dai miei intenti, dai miei appunti in t9, dal post che ne sarebbe venuto ma almeno, la mia acclarata sociopatia s’accompagna ai tuoi scazzi e le tre ore scorrono rapidamente. almeno, al posto del militare fascista, c’è un viso-amico!

citazione numero uno) per superare l’insoddisfazione ed il malessere, avrebbe avuto bisogno di uno sforzo introspettivo molto più marcato. michel butor

non ho un guru che mi sappia indicare la strada. nella mia rotta, non esistono soste in una rada. estate terminata, chissà? non sono aduso a bilanci, sebbene mi desideri esperto di pubblica contabilità. lì dove alligna il malaffare, dipanerei intrecci perversi. comunque, proviamo: un viaggio che mi ha insegnato a viaggiare. nuovi personaggi da cui impari a convivere ovvero coesistere. poi, naturalmente, tu, al carcere borbonico, chi s’è avvicinato prima? nascosti dai più, un po’ per attitudine, ma non è mica una situazione di contrabbando. mi viene da scrivere, vedrai! poi, torno dietro, incerto sul da farsi, e, mi rendo conto sia meglio lasciare un “vedremo!”. grazie, intanto!

luogo comune numero due) alla sagra del vino, ci si ubriaca!

su radiorockitalia passa una versione dei “giardini di marzo” di luciano ligabue. camminavi al mio fianco ed a un tratto, dicesti, tu muori! il mio bilocale è vuoto. il coinquilino va a svernare in finlandia, da erasmus. trovare la sua stanza vuota dopo quattro anni provoca brivido temporaneo. poiché a gennaio la temibile “padrona” mi sfratterà, per occupare ella stessa l’appartamento, è probabile che la stanza resti libera fino ad allora. è probabile, dunque, che abbia a disposizione l’intera superficie della casa per festini, bagordi, simposi, ospitate et similia per quattro mesi. ad onor del vero, è pure probabile che, domani, la temibile “padrona” chiuda a chiave la stanza-bonus, confinandomi nello sconforto più totale. allora le spergiurerei, piangente, che non farei entrare, mai, nemmeno mia madre!

citazione numero due) non sono uno scrittore. sono una persona che scrive, è diverso. scrivere è la cosa che mi piace di più e che mi viene più facile. è una grande risorsa, è vero. ma non mi sento di dovermi ritemprare dalla fatica: il mio mestiere è meraviglioso, non mi affatica affatto. è un’enciclopedia di umanità: vivo in una comunità di due milioni e ottocentomila persone e qualunque cosa succede loro mi riguarda. è come se vivessi ogni giorno tutte queste vite, e d’altra parte la meraviglia dell’esistenza è questa: vivere non una sola vita ma molte, quelle che senti, quelle che leggi, quelle degli altri, quelle passate, quelle che inventi, quelle ci sono e quelle che non ci sono mai state. vivere molte vite, essere molte storie: è questa, alla fine, la mia grande passione. w.veltroni

settembre si farà!

31.8.06

29.8.06

tutti i miei break

ieri sera, disponevo di pallina (a riccio) che ad ogni balzo, magicamente, esplodeva in mille luminescenze, “dono azzeccato” della madre, reduce dal soggiorno transalpino. scagliata in cielo d’impeto per valutare l’altezza raggiunta dalla mia forza, misurabile in piani di palazzo, è precipitata in terra, spenta: distrutto il meccanismo d’accensione. l’ho affidata alle cure della compagna neo-archimede, già pronta a congegni riparatori, mentre io, meditabondo, commiseravo il mio lancio da “un piano e mezzo”.

e correvo di memoria alle partitelle infinite di calcetto di noi dodicenni, quando c., stremato dai colpi di sfortuna e dalla scarsa partecipazione della squadra, s’avvinghiava sul super santos di turno, il terzo del pomeriggio?, e lo sparava in aria, col suo destro potente, unico suo piede disponibile, in verità, e noi naso in su ad ammirare quel portento: un lancio da “quinto piano”, talvolta uno stupefacente “sesto piano”, proprio in faccia allo zio, che ammirava dal suo balcone le nostre prodezze.

le cose non vanno meglio al tennis. ieri, sconfitto 4-6 6-1 3-6. colpi da registrare: diritto, volée di diritto, volée di rovescio, servizio, rovescio liftato… non posso cedere, a cuor leggero, tutti questi break!

25.8.06

un giorno in petruro (come promesso)

ci sarà, per noi, un giorno in petruro? girovaghi curiosi e spersi nel paesello anonimo da valle del sabato: idea che viene dal manifesto sbiadito, affisso sull’eliseo (eternamente) in rifacimento e che promuove sagra eno-gastronomica, festa patronale, folk-rock-pop festival a turnazione, gli spazi vuoti riempili con l’immaginazione o con un pennarello. i muri dei cantieri, lungo il corso vittorio emanuele, dove affissioni abusive sono state coperte da fogli immacolati, lasciano che i “writers” possano esercitarsi liberamente. peccato siano anticipati da dubbi messaggi d’amore, pezzi di canzone, versetti apostolici, forzalupi&onoreaidiffidati.

ho terminato di leggere “zazie nel metrò” di queneau e ho fatto pace con la letteratura. s’invecchia perché diminuiscono le occasioni per stupirsi. mentre la mia irrilevanza nel mondo delle lettere (altre) è talmente risaputa che le poste ignorano il mio recapito che dopotutto manca di numero civico. percorrere in auto due chilometri di discesa, pur di evitare, al ritorno, una ripida ascesa da appiedato, offre il fianco alle disapprovazioni dei parenti.

la password del mio blog è cosa quasi-pubblica. la mia faccia, ancora no. una stupida barba stupidamente la occulta!

18.8.06

pazzia guerra

lascia stare tutto quello che non vedi, è inutile fissarsi
andare con lo sguardo oltre alle montagne del quadro che hai davanti
se vuoi vittoria avrai vittoria
se vuoi sconfitta avrai sconfitta
ma poi il destino in naftalina mai
non chiuderlo in soffitta
lascia staresamuele bersani


s’impazzisce per poco. non sempre in modo eclatante. spesso, invece, è una strisciante follia che serpeggia. in casa altera rapporti familiari, sfornando improvvisi mutismi, silenziose porte in faccia. se fossi un ultras del compromesso, griderei slogan formulabili senza fatica. e invece m’impiccio nella dizione esatta delle parole e la corsa nella stanza accanto, in cerca del vocabolario, mi è fatale.

se fossi più simpatico, sarei meno antipatico. così da rendere meno sgradevole il tuo girare attorno pur di non incrociarmi. emano energie alterne, sfoggio personalità contrastanti, però di peggio è contrassegnato il mio passaggio, non mi lamento. torno al blog con cadenza personale, non posso farne a meno, nonostante mi autocensuri, mi autoallontani, mi autoinganni, mi autoilluda

detesto tarante, pizziche, ogni tentativo rabberciato di recuperare tradizioni umiliate per decenni. tra l’altro non ho bisogno di sapere che il mio trisavolo fu un “onesto brigante” per amare la mia terra, su cui, magari, sputo ogni santo giorno, calpestando diritti, disattendendo doveri. è un discorso populista, il mio, odioso e giustificatorio. detesto le tarante, le pizziche soltanto perché, a pelle, mi sorprende la loro inaspettata “popolarità”.

pianifico programmi di studio sistematicamente infranti. su carta bianca, segno i numeri dei giorni che ancora mancano alla data del penultimo esame. poi, applico oscure equazioni algebriche, (numero di capitoli * quantità di ore necessarie): giorni di studio, e pervengo a risultati subito contestati dalla quasi maggioranza scansafatiche, la cui mozione “merenda + vagabondaggio casalingo” passa clamorosamente, allontanando laurea e dopolavoro.

è in giorni come questi che m’angustia la possibilità di tutto, l’approssimarsi del niente, l’afa opprimente, i pomeriggi al vento, i mulini. è in giorni come questo che mi trovo a scrivere, quasi naturalmente, cose di poco conto ma necessarie perché possa continuare. a scaricare (in mare) la mia particolare forma di pazzia che altrimenti serpeggia in casa, indisturbata.

è in giorni come questi che me ne sto ad aspettare il tuo amore!

12.8.06

ragazzo (triste) dei platani *

ragazzo triste dei platani, non fare il finto tinto, dimmi cosa acuisce le tue pene e tarpa i tuoi sogni? cosa ti calamita in questi fatidici quaranta metri di marciapiede stinto, tra locali scialbi e ressa insignificante? perché, poi, ti lamenti del “by night” avellinese, birra plastificata in mano, sguardo mesto, vecchiaia nei polsi, quando lo alimenti colla tua presenza? dove vagano i tuoi pensieri, qual è il luogo del tuo “altrove”, la lercia amsterdam monda dalle inibizioni o un posto al sole nel kenya dei safari, la gerusalemme liberata o le steppe mongole?

ragazza triste dei platani, non barare al trucco, dimmi cosa smunge il tuo viso e rende i tuoi passi pesanti? quale pregressa scienza ti indica quando è il momento di mostrare il profilo, smuovere la folla, sederti sul muretto basso quel tanto che basta, spingerti quasi in strada in pasto ad automobili vocianti e semi immobili, che sfilano rubando attimi altrui e sputando dai finestrini “c’è meno gente di ieri, più di domani!”? cosa solletica la tua fantasia, una catarsi orgiastica, o più piamente, la speranza di rinvenire nel muro gommoso di folla, finalmente, occhi freschi da spiare, poi, solo eventualmente, da sposare?

ragazzo triste dei platani, non eludere le risposte, dimmi cosa ispira il fumo delle tue sigarette, quale paternalistica immagine hai dell’autorità per cui occulti il fumo, minimizzi l’azzardo di una ubriachezza così da nasconderti nelle viottole laterali quando non è il più momento di farsi vedere? quale guru iperreale prendi a modello per i tuoi vestisti sgargianti, abbrozzanture gelatinose, acconciature solidificate? confessa: quale verità scorre nelle tue conversazioni giocose, o quale bugia, in un spettro che va dal pettegolezzo trito alla speculazione filosofica de noantri?

ragazza triste dei platani, va’ dritto al succo, non divagare, spiegami chi è in, chi out nella rafferma movida cittadina, perché il neo-locale fighetto riscuote successo solo per i primi due mesi per poi marcire nel dimenticatoio? viaggi e presagi? quando è il momento di oltrepassare i confini cittadini, quando estendere quelli mentali? sussurrami, infine, cosa succederà quando pure l’ultimo platano malato sarà sradicato e verrà il tempo di guardare in faccia la luna?

*lo spazio antistante il "bar platani" è un tipico luogo di ritrovo della gioventù avellinese

10.8.06

Il migliore

maniaco dell’occhiuto ego-surfing stentavo a rintracciarvi da quasi dieci anni, dunque ben prima dell’ego surfing, quando su sedie a dondolo instancabili nascevano amori estivi, come mai, gli 883?, e il falsetto della parola “psicologia” strappava sorrisi beoti. quando, poiché erano ancora lontani i baci, un autografo della preferita lo si conservava nel diario, nella pagina migliore, forse la centrale. ora, invece, divenute più pingui o soltanto più porche, vi ritrovo, confinate al ruolo di virgolette, iniziale e finale, del viaggio. ognuno ha la sua strada. guardami negli occhi e ascolta il fruscio delle pagine che tornano dietro nel tempo, che strano effetto!

l’aereo romba e s’alza in volo. c’è una bomboletta d’ossigeno qualora ce ne fosse bisogno. roma che diventa, in breve, minuscola. chi vi sarà mai in quel puntino d’auto che scorre leggera? il colore del mare non è il blu. le montagne, talvolta, sono piatte. le nuvole, perforabili. atterra oltralpe, tra orologi di precisione di cui si fa a meno e banche d’affari in cui ci si fa un sacco. così le ambulanze sfrecciano tra i pedoni e medici d’assalto soccorrono infartuati in doppio petto. la guerra quotidiana dove regna la pace.

alla frontiera, si alzano le mani provocatoriamente e si mostrano carte d’identità che tardano a diventare tessere e si guadagnano l’ennesimo espatrio. gendarme che sorridi, sai indicarmi sul mappamondo schengen? ti ruberei il lavoro solo per ballare in equilibrio sulla linea immaginaria del confine e per poter requisire barattoli di marmellata. proseguire per stramangiare carni assortite e vedute notturne di temporali lontani, ginocchia rannicchiate, per i tormentoni sguaiati.

colpi così arrivano implacabili persino quando annunciati da sguardi preoccupati e improvvisi silenzi. la pietra raccoglie bene le lacrime fino a scalfirsi. passi muti su strade deserte, quando pure avere la testa alta conforta. uno in meno, costretto a rientrare. si continua perché il contesto lo esige. mi ritaglio un ruolo ulteriore perché non si nasce eroe e c’è sempre posto per camminare in testa al gruppo, quando i passi si fanno pesanti.

le città sfilano. le categorie con cui le giudichi restano immutabili. c’è un lungo inverno di letargo per assestare colpi alla coscienza. musei annichilenti. più vicino al codice da vinci che a leonardo, nonostante quello che si dice in giro (non su di me). piazze splendenti, palazzi che suonano, palazzi che gemono. barboni al vento, eleganza dimessa, per contro riluce nostra provenienza. ogni luogo comune conserva una radice verde. ogni luogo comune va sfatato.

corre il treno, corre. paesaggi da classica del nord. sul pavé della roubaix, scatterei oltre il dolore fisico. invece, quello tenue che origina dai rapporti umani sterili, finiti prima di iniziare, o che iniziano da una fine, prosegue infarcito di divertissement, avvertiti dal gingle della sncf, ed ha gli occhi disperati e il sorriso gratuito della puttana tolosana di colore che chiede tre euro per una bottiglia d’acqua.

"ad appagarlo bastava il fatto di viaggiare, che lo rilassava, riducendo i moti intimi, quelli che non lo portavano da nessuna parte, dove stava lui e lei non c’era, oppure dove stavano le sue ambizioni e lui non era ancora arrivato."
Bernard Malamud

25.7.06

paura di volare

Il "Gigione - Jo Donatello Tour 2006" si sposta all'estero.
Sette tappe, oltralpe.
Arrivederci al 10 agosto.
ALLA GRANDE!!!

maynardo, in compenso, rimanda qui. che triste!

23.7.06

su flux... alla grande!

sonnecchiavo in disparte sul divano, tv mezz’accesa trasmetteva cosa gli pareva, cose estive, immagino, come gli sketch di alberto sordi in bianco e nero, eppoi montesano, verdone, grillo o la solita mina-con-totò. ma d’un tratto, un serpentone, in basso, colse la mia attenzione. ché scorrevano, uno dopo l’altro, nomi di paesucoli familiari, e si sa, per i nomi dei paesucoli familiari nutro una passione spropositata fin da infante, tanto da classificarli in speciali classifiche, continuamente aggiornate, in cui la spunta, al momento, paternopoli, seguita da roccabascerana, montaguto e savignano. prima alzo l’audio, poi mi stropiccio ben bene gli occhi cisposi, guadagnando il centro del divano, risalendo, con fatica, il corso del serpentone… tour gigione, jo donatello 2006.





“bene, bene, bene!… eccoci a viva la musica che ci vedono da tutto il mondo col satellite… un bacione a tutti: acchiappa tiè!… fra poco cominciamo con le dirette ma prima vi diamo il numero per i contatti… alla grande… mentre sotto compaiono le date dei grandi concerti di gigione e jo donatello per festeggiare tutti insieme nelle piazze… alla grande!… a proposito, domenica saremo a montefalcione per la festa della pizza, mentre lunedì a serra di pratola, sempre in provincia di avellino. mi raccomando, accorrete numerosi, alla grande… ecco la prima diretta… PPPPPPPPronto???… pronto amore, pronto amore???… sono antonietta da cervinara e vorrei ascoltare assiettit nzino a me da donatello, e la campagnola da gigione e fare un saluto a tutti quelli che mi conoscono… benissimo, alla grande, le faremo subito, perché il nostro padrone siete voi: il pubblico!… un’altra diretta!!!… PPPPPPPronto???? sakjdjahkzdkasjhzma, (disturbato)… PPPronto???…. mi raccomando, ci dovete sentire per televisione e parlare per telefono altrimenti non si sente niente…. allora, regia, siamo pronti, alla grande??…. PPPPronto????…. sì, gigione, sei troppo bravissimo, tu e jo donatello…. grazie, sei troppo brava, tu che ci ascolti sempre, vero???… sei, la nipote di antonio, che sei venuta al concerto a caivano??? sììììììì, alla grande!…allora vuoi fare qualche saluto, ascoltare qualche canzone che ti dedichiamo?… vorrei fare un salutino a mio cognato, mio suocero e a tutta flumeri e vorrei ascoltare mi piace il gelatino… ok, te la faccio ascoltare subito, e un saluto agli amici di flumeri… ora, stop con le dirette, e facciamo un assaggino di “mi piace il gelatino” e uno di “zi’ nicola” e poi devo fare un sacco di salutini, alla grande…. Vai, regia, vaiiiiii… e qual è il problema?

ti piace, ti piace, ti piace il gelatino?
al gusto di panna, pistacchio e cioccolato
ti piace, ti piace, ti piace il gelatino?
poi la fragolina la devi dare a me

gigione è inseparabile dal suo cappello. ne ha di tutti i colori: gialli, verdi, neri, rossi. Spesso li abbina sapientemente con la camicia o i pantaloni. Gigione ha una mimica straordinaria, è un animale da palcoscenico, mossa a destra, colpo a sinistra, ciondola la testa, dimena i fianchi. gigione alterna canzonette religiose a hit inzeppate di colpi sessuali & grugniti. gigione è il padre. jo donatello è il figlio. che avrebbe meritato sanremo, non solo il palco di candida ma poi, vai a capirli quelli là. jo donatello fa canzoni per i giovani o gli innamorati, talvolta sforna successi indimenticabili, talaltra toppa, ma d’altronde è figlio d’arte, il figlio di gigione. meglio qua.

sonnecchiavo sul divano e mi sono innamorato di gigione e jo donatello. subito ho preso il telefono e ho ordinato dieci cd dei nostri, in modo da averne in regalo un undicesimo. non ho avuto il coraggio di farmi passare in diretta, poiché sono timido, ma magari un giorno. infine, ho sbirciato in alto a destra, per memorizzare il canale televisivo dello spettacolo, sì, era proprio flux, non sarebbe potuto essere altrimenti, non esiste musica più indie di questa e infatti dopo è andato in onda andy milonakis!!!

17.7.06

maynardo VS irrilevanza = 1-2

mi sono chiuso a chiave nella cameretta del regredimento intellettuale. così perdo nozioni a velocità consistente, nel frattempo m'ammalo di patologie sconosciute, sintomi: debolezza e ottimismo. mi sveglio presto, tiro su la tapparella, e crollo di nuovo a letto. con il lenzuolo che mi fa da sciarpa. dopo un'ora, scatto come un grillo e colazione veloce dal barista polacco/serbo/macedone/ucraino, dovrei chiedergli da dove viene e troncarla lì. nel frattempo, tratteggio vacanze, posteggio a pagamento, assisto a concerti. mentre temo l'autobiografismo e l'irrilevanza. più il primo, a dir il vero, per il quale basterebbe non scriver più nulla, almeno fin quando sarà tornata l'ispirazione, o fino a quando l'avrò finalmente scovata. con l'irrilevanza, combatto da una vita ed è avversaria tosta, che muta continuamente, mica cazzi, e da una parte uno può dirsi sempre scontento ché batterla è arduo, dall'altro rallegrarsi ché l'avversario è complicato, abbiamo fatto del nostro meglio, durante la settimana stiamo lavorando duramente, abbiate pazienza, non esoneratemi!

13.7.06

bombardieri su beirut

i pgr si intonano allo stato d'animo
piccolo spazio pubblicità:
giovanni lindo ferretti venerdì sera è a summonte
(quasi) bombardieri su beirut
maynardo paranoico
i risultati non arrivano
è un luglio piovoso, un'estate elettrica
mentre
in messico sole e polvere
si diffonde il verbo di inadeepsleep
per circostanze metà avverse, metà favorevoli
do ragione a chi mi dà torto
(tuoni lontani)
poi riprendo consistenza e rivendico
mio, mio, mio
i risultati non arrivano
è un luglio piovoso, un'estate elettrica
...
mio, mio, mio!!!

11.7.06

non so copiare

poi, non ho frodato/copiato ché la "maestra" mi fissava minacciosa mentre i foglietti si trasformavano nelle mie mani sudaticce in mega-poster ingestibili, fruscianti, sguscianti. e mi son dato da fare da me. il tutto per tutto. e dopo tutto, non è andata così male. ma questo l'ho saputo sette ore dopo, quando già ero sulla strada di casa, nei pressi di caianiello, you know?, e devo ammetterlo, ho fatto il pugno (come esultanza) e la vicina di posto ignara mi ha offerto la sua occhiataccia migliore e forse la capisco, forse. perché sono piccole cose, queste. intanto ho fatto la mia prima telefonata al phone-center del pakistano. e nella notte mondiale, ho scarpinato i miei dieci chilometri, da casa a piazza venezia e ritorno, tra "mamme di zidane", inni storpiati, e una frase a mezza bocca, avrebbe meritato di più la francia, no?, ok, po po po ro po po po po - po po po ro po po po po po "!

9.7.06

evasione? sì, dopodomani!

attendo la finale con la stessa noncuranza con cui aspetto l’esame di domani
nessuno dei due risultati cambierà di una virgola l’esito davvero importante
che mi giocherò a partire da dopodomani,
con te che altrimenti scappi via.
ché sempre le cose si risolvono “dopodomani”.
la cosa mi diventa chiara
mentre
me ne sto spento sul divano,
la tv sintonizzata su AV,
allora mi scuoto,
e di salto triplo in salto triplo
mi dimeno in corridoio
spensierato
la bicicletta è da andrea
altrimenti m’avrebbe fatto gioco
l’ordine nella mia stanza è in subordine
ho mille foglietti da cui copiare
ho mille errori da evitare
basta che le cartuccelle sfilino bene dalla tasca
senza fruscii
e mani capaci di coprire quando opportuno
un giorno mi sarei sentito una merda
a frodare
a sudar freddo pur di mentire
onesto per ideale
ma ora è diverso:
le evasioni sono di per sé senza legge

cazzo, il faro luminoso:
scoperto!

8.7.06

invece dell'arbitrage pricing theory

appesantirsi su un’idea, aggrapparcisi, scandagliarla, imbeversene – che monotonia, che lavoro da forzato, da coscienzioso! la profondità è inseparabile dalla stupidità. posso ghermire un’idea al volo; perché soffermarcisi? se anche riuscissi a scorgerne le implicazioni ultime, non sarei avvantaggiato che sfiorandola, perché non c’è nulla da spiegare, e niente che si spiega. ogni idea è noiosa, ogni idea è superflua. il filosofo-aborto senza nervi (pesante creatura invischiata nella archeologia dei vocaboli) si nega le sorprese riservate a colui che scivola con allegria sulla futilità delle domande e delle risposte: il filosofo – vera talpa dello spirito – vive nei sotterranei dei problemi; non ha occhi per lo scintillio delle apparenze né per il balenante splendore della fatalità. volo da un’idea all’altra, non per profittarne come l’ape coi fiori ma per la necessità del divertimento, senza desiderio di prospezione e per il solo piacere delle ali.
emile cioran

7.7.06

matrimoni

ds e margherita resistono ad unirsi perché, sotto sotto, nessuno dei due apparati crede che l'altro sia un buon partito!

5.7.06

dead team walking

siamo belli e sporchi: è questa l'anomalia italiana?

emanuela audisio

2.7.06

italo - spagnola

io che, in questi cinque anni universitari, ho evitato l’erasmus colpevolmente, adducendo ragioni più o meno plausibili ma mai convincenti, incontrando te, “erasmus”, spagnola, murciana, in un primo momento inseparabile dalla tua amica timida, che poi si scopre aver il nome basco di saioa, e a questo punto impossibilitato a partire, visto che, fatto salvo il mio volere, sono vicino a laurearmi, sono partito restando a roma, diciotto giorni di quasi-erasmus, o meglio, un erasmus di riflesso.

allora ho guardato con occhi nuovi alla mensa, e ai personaggi curiosi che la popolano, al “pelo”, tanto simile a piero pelù, al cuoco ubriacone e sparlante, allo zoppo sparecchia tavole, ai quattro gatti, sempre uguali che vi mangiano mattina e sera, mentre starnazzano di calcio, esami e, solo se resta tempo, di donne. e forse guardavo con occhi nuovi in mensa, già prima che ti conoscessi, visto che è come se ci fossimo conosciuti in mensa, perché ci guardavamo…galeotto fu uno scarabocchio!

dopodiché l’aula studio, occasione di svago, pause spesse per un “solero”, per riempire le bottigliette d’acqua, per dire, allora, come sei fatto? oppure, almeno all’inizio, di politica&sesso: zapatero è moderno, aznar è corrotto, berlusconi-cosa-vuoi-che-ti-dica?, chi è il leader della sinistra?, beh, prodi, chi?, prodi, era alla commissione europea, cosa?, aspetta ti faccio vedere il ritratto che gli ho fatto sul mio quaderno. gli italiani sono metrosexual, look gay, pur eterosessuali, anche qui, cosa vuoi che ti dica? mi vesto male da una vita.

e la passeggiata, classica un tempo, la prima che feci, una volta a roma, solitario, nomentana - via venti settembre- quirinale – fino a piazza s.maria dei monti, per (ri)trovarsi meglio di quanto ci aspettassimo e non poter osare, per via di javi, il ragazzo di logrono, e le storie parallele che aleggiano senza pesare. sarebbe stato bello se ci fossimo conosciuti a settembre. sì, sarebbe stato bello ma “le cose succedono così!”. "mentre il cielo chiarisce per l’alba", non c’entra nulla hobbes, lascia stare i discorsi inutili. Sono “lelo”, scusami. e quando non mi capisci, è perché accentuo la cadenza, o ciancio sottovoce parole di troppo.

e il mio esame che non va. e i tuoi che vanno alla grande

poi, finalmente, dodici ore assieme, nel giorno di italia-rep.ceca. a villa celimontana: un gran silenzio, solo donne e bambini e zanzare; urla strozzate, o abbiamo segnato o abbiamo subito un goal, cosa vuoi che cambi?, vorrei che la partita non finisse mai come la performance degli attori ed il fuoco in piscina. fino all’aventino, piazza dei cavalieri di malta: noi che ci aspettiamo solo un foro con vista vaticano e invece il portone è spalancato per un ricevimento e la cupola è maestosa, buona per una foto con i due carabinieri che si mettono, civettuoli, in posa. il ghetto ebraico: le birre nel locale del pianoforte e delle poltrone vintage, allora, meglio uscir fuori, la fontana è in restauro, non l’avremmo in ogni caso potuta vedere, il furgoncino la copre. e non ricordo cosa ci siamo detti, ma è evidente che tutto veniva fuori bene, sono quei momenti magici che ti ricaricano per mesi. piazza argentina: il rito dello scambio libri. baricco-saramago vs marquez-zafon. lieve scaramuccia perché ammetto di non amare marquez, ma sono idiota e dico le cose crude senza criterio. niente mostra di cartier-bresson che è tardi, gran rimpianto. scambio di battute con una anziana coppia inglese e riconoscere di saper utilizzare correntemente solo ventisette parole del perfido linguaggio. infine spaparanzati a s.luigi dei francesi e alla piazza della pietra, a contar le stelle, a lasciarle lì dove sono per non rovinare nemmeno un pezzo di cielo.

“mi piace tantissimo la tua dedicatoria al libro di baricco perché anche se non dice nulla di concreto, lo dice tutto con la tua forma di scrivere ed espresarti, proprio perché così lo capisce solo chi deve farlo”

“cosa significa cacciatorpediniere?”

un baleno, l’ultima settimana. ci vediamo di meno. i tuoi amici che poco a poco se ne vanno. julie è carina. tiffen di più. pierleone-non-so-cosa è banale, ma forse sbaglio io, di sicuro sbaglio io, a non dare chances alle persone, a non trovar vie di mezzo tra lo sproloquio e il mutismo. la serata di “despedida” a trastevere, mentre resto fuori dalla categoria degli amici, men che meno degli amanti e allora, “tu non sei in nessuna categoria… solo in quella di non si sa mai… e non provi a incazzarmi sempre, perché riusci!”. le colazioni dal barista capellone per le tue ultime formalità alle relazioni internazionali, sei con lei?, sì, diciamo di sì! e in regalo un vocabolario di spagnolo, sottolineate le parole che hai provato ad insegnarmi, magari mi ci metto ma sappi che dico troppo spesso magari.

il penultimo giorno, un attimo a villa torlonia, la casina delle civette, piccoli screzi, riconciliazioni. “sono triste e non ho voglia di partire”; chi parte ha sempre ragione, io resto perché si soffre meglio a restare. chissà ancora per quanto

ieri, ultimo giorno: pinocchio costa un occhio della testa, un saluto alla piazza della pietra per poi andare al drink alla cuccagna con frotte di erasmus che non so chi siano, né da dove vengano, ultimi regali mentre saltano fuori gli immancabili "verrò a trovarti", "sì, certo". lo scambio di rose sotto la statua di giordano bruno, la rosa calpestata, i petali di rosa soffiati nel tevere a ponte sisto; a piazza trilussa cantano bennato; girovaghi tra stradine oramai deserte ma calde. pantheon. tiffen multata per essersi bagnata un piede nella fontana di trevi. un abbraccio veloce davanti all’albergo di tuo padre, davanti a tuo padre. frasi spiaccicate, lacrime bandite. ormai è giorno. mai più notte!

“ciao roma, ti odio perché così faccio finta di non amarti, città che mi ha fatto più matura e più bambina, città bella e bugiarda… magari come io stessa!”

infinitamente grazie

hasta luego!

30.6.06

non mi dopo né prima né dopo

tour de france senza basso, ullrich, mancebo, sevilla, beloki... quasi, quasi ci provo!

29.6.06

arretrati

ho così tanti libri da leggere che mi fanno da comodino

28.6.06

dalla parte di pessotto

senza di te non scrivo più
guardo le nuvole da quaggiù
son forte altroché
la sorte è con me
marte dov'è?
non-sense
dissenso
non-sense
consenso?
ci son calciatori depressi
ci son dirigenti corrotti
ci son assessori dimessi
ci son salumieri dotti
copio a spasso
mi copiano (non) spesso
un dare avere gradevole
un dai e via (a 'fanculo)
non-sense
parecchio
non-sense
sparecchio
senza di te non vivo più
le nuvole mi guardano da lassù
son fragile comm'a cche
la morte pure c'è
l'arte dov'è?

26.6.06

"gli italiani fanno schifo"

vorrei che si fosse votato no anche al progetto di bocciatura ai miei prossimi (due) esami!

24.6.06

note di un elettore qualunque

oltre un mese sordo agli schiamazzi della politica
un disinteresse ostentato
a smaltire l'amaro per la vittoria risicata
e l'incredulità
per la conferma di un paese ancora uguale a se stesso
allora nemmeno sgomento
per caterva di sottosegretari
buchi di bilancio da riempire con la fantasia
veti sul ritiro truppe dall'iraq, dall'afghanistan, da viale italia, angolo via perrottelli
ma domani
voterò no
perché è inutile riformare le carte prima delle teste
voterò no
perché ai quattro saggi di lorenzago, provincia di belluno
non affiderei nemmeno la stesura del regolamento condominiale
voterò no
perché il premierato forte mi spaventa
oltre a temere per la vecchia, rassicurante dizione
presidente del consiglio dei ministri
uguale fra uguali
voterò no
perché son gli stati divisi che si trasformano in federali
mica il contrario
(la riforma del centro-sinistra del 2001 era ugualmente pessima)
voterò no
perché l'unico tema d'interesse da disciplinare
il federalismo fiscale
è stato gioiosamente tralasciato
ah, per finire
tutti d'accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari
tagliamo i costi della politica, le auto blu e i sorpassi irregolari
ma perché non sono preferibili
le assemblee statosferiche?
migliaia e migliaia di cittadini a parteciparvi
altro che blog o lettere ai quotidiani per lamentarsi
ore ed ore a dibattere soluzioni
e, naturalmente, nessuna retribuzione
che si guadagnerebbe in passione, coesione sociale, solidarietà

21.6.06

...

dopodiché arriva un momento in cui non hai più niente da scrivere...

20.6.06

decadenza

il re è in prigione, moggi è senza telefono e pure maurizio costanzo non se la passa tanto bene!

via gluck

un tempo qui era tutta campagna e pascevano pecore grosse così

19.6.06

nuova linfa

studio (solo) per non lasciare il futuro al prossimo

14.6.06

aula studio

sottolinei, appunti a margine, colleghi pagine e ammicchi a colleghi, spilucchi patatine, poi pensi a domani, grattatina ai capelli, un colpo di calcolatrice, mastichi matite, mentre il libro scolora sotto i tuoi occhi. di spalle sei fantastica... tocca riprendere: "... quanto minore è la quota di vendite di un'impresa in un'industria, tanto maggiore risulterà la divergenza tra i suoi guadagni privati e l'effetto di distruzione di ricavo derivante dall'espansione dell'output (?)"

12.6.06

micsed bai enri

la radiosveglia di stamattina era sintonizzata su radio antenna rossa. mai avrei creduto potessi provare nostalgia della musica liscio di radio magic due!!!

6.6.06

dimistichezza strategica

non ci si arrampica mai tanto in alto come quando non si sa dove si sta andando

4.6.06

regressione all'infinito

pedalo di prima mattina
le strade di roma deserte
come avellino
imparo a frenare che ci son secoli di inattività
le campane suonano ma mica tanto
la vita intorno si dipana
amena
amen


la forma canzone non mi sta
la poesia nemmeno a dirsi
solo m'aggrada tenere (in forma) il centro
mentre il contenuto va dove vuole lui


ci sono problemi nello sfogatoio
carica introspezione esaurita
resta
inarcare sopracciglia
scrollare spalle
giocare colle biglie


il blogger dismette i panni
il blogger trascura i blog amici
il blogger tralascia i commenti
il blogger non sa cosa più cosa significhi esser blogger
il blogger, di conseguenza, si decide a scrivere ogni cosa
e spazzare la spessa coltre di neve
scesa su inadeepsleep


universitaria:
tesi doppia tesi paresi
o meglio
la mia tesi è che non ci sarebbe dovuta essere una seconda tesi
siam riformati
siam regrediti


mi contraddico
ma è per il mio bene
(magari pure il vostro)
e gioco a vaneggiare
solo per liberare l'archivio del mio cellulare
su cui appunto cose
su cui metto il punto.