28.10.06
27.10.06
allude, elude, (poi, di nuovo) delude
milano:
alienazione da baraccone,
economia sullo sciacquone,
zanzariere negli alveari,
bande larghe invece dei focolari,
i-pod smisurati sapientemente maneggiati,
cinturoni griffati ben assestati,
e dietro culi con perizomi che salgono, prepotentemente, lungo spine dorsali,
ducati roboanti da strapaese,
in bicicletta persino col parapioggia,
altrimenti, le calate in metro,
smarrimenti da centro commerciale,
bibliotecari scorbutici,
per accessi centellinati,
pagine di monografie svolazzanti,
smercio di curriculum,
via toniolo senza i ragazzi,
dipartimenti senza ricercatori,
giardini zen alla campari,
un “martina” dolce accampa-scuse
salumi a montenapoleone,
vinicio capossela alla stazione,
“l’anteprima del corriere della sera è una boiata pazzesca”,
letizia irraggiungibile,
realizzazione viscida,
specchio caino,
meglio romolo&remo?,
meridionalismo alle colonne di san Lorenzo,
tram festaiolo non accoglie a bordo,
navigli prosciugati,
interisti snocciolano statistiche nell’M1,
svacco o smacco all’accademia di brera?,
palazzo marino sputa rudolph giuliani,
mentre a piazza duomo un commissario grassone inietta terrore,
san sempliciana tiene fuori i concertisti,
mentre un numero 7 milan-vestito corre spensierato,
nobildonne al parco sputtanano la pampanini in quanto ritoccata,
chi legge “chi” come fosse wittgenstein,
nino d’angelo in filodiffusione in stazione,
le mille gru rosso luccicanti per i grattacieli a venire di rogoredo,
di nuovo (ri)partenza!
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22.10.06
enigmistica
c’è un gioco di parole,
non una distanza,
dietro i miei discorsi,
e forse un’idiosincrasia
per i gusti a metà come i miei,
i locali semivuoti,
i bicchieri macchiati,
i gesti solo accennati.
un tempo provavo repulsione per chi,
come nei documentari della national geographic,
si batte per la femmina.
la mia utopia prevedeva:
amore libero,
sentimenti da dividere,
sorrisi gratuiti.
ora, quasi lo stesso,
sebbene credi meno
a “revolution”,
palingenesi,
catarsi,
conversioni sulla via di damasco.
dunque,
i ritmi della mia logica,
ancorché confusi,
tengono botta,
si piegano nella lotta,
dialettica.
non odiarmi se non fino in fondo.
non negare altrimenti mi tocca ridere di scherno.
non cambiare prima che t’abbia conosciuto in largo.
abbracciami senza sostegno.
scrivo il tuo nome sul vetro appannato quest’autunno.
scampo la grafomania.
torna la stilografica.
domani corro a milano.
per non smettere di unire i punti della figura.
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21.10.06
pomeriggi così
la mia bocca - moltheni*
*in automatico, parte l'età migliore. ma basta un colpo di mouse!
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19.10.06
18.10.06
16.10.06
13.10.06
buonismo (a corrente alterna)
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9.10.06
econommiato
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7.10.06
diritto al rifiuto: c'è chi dice no!
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5.10.06
nuovomondo
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3.10.06
30.9.06
la reazione dell'ordine
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29.9.06
un luogo di qualcosa
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27.9.06
spiantato corteggi lolita!
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25.9.06
in circolo: l'av-blogosfera
Un professore del liceo, quintessenzialmente irpino, fu odiatissimo per ogni sua mossa, tranne forse quando s’avventurò in una intelligente digressione sulla finitezza degli esseri umani, rimasticatura di chissà quale lettura: quanto siamo insignificanti noi che discorriamo della Commedia a chi ci osserva dalla sommità di montevergine? E, incalzante, quanto conta l’ambiente umano/cittadino nella formazione di un uomo? un ragazzo che calcia una palla contro un prefabbricato potrà non incontrarsi mai con uno che scorazza spensierato per villa borghese. Verità, forse, banali. Ma orribili. È come se dicesse, credete di distinguervi, voialtri? Finirete per assomigliarmi più di quanto pensiate; d’altra parte io, i led zeppelin, li ascoltavo già trenta anni fa; fuggii a varese, ma, non so come, ritornai, a imbolsire, rancoroso, sotto scacco, sotto lo sguardo irridente di chi s’eleva dalle brutture della città, e dalla sommità di montevergine può permettersi di condurre i suoi occhi altrove.
Dell’ambiente nefasto se ne dolgono i blogger, tutti giovani, pronti ad invertire rotta invece che battere in ritirata (partendo), se solo raggiungessero la “massa critica”. I più avvertiti tra di essi, per lo più giornalisti, comprendono che il mezzo si presta alla condivisione. Di opposizione a ciò che, qui, non funziona. Si incontrano e si promettono mutua solidarietà, nonostante le diverse opinioni. Nascono blog collettivi d’informazione che non decollano perché nessuno si prende, fino in fondo, la briga (o responsabilità) di correre dando le spalle alla melma corrente. O, peggio, il lusso di perdere “voice” in favore di personale più convincente. Nessun timore. Sono solo blog mica oracoli. Non è mai lo strumento a trasformarti in violinista!
SPIANTATI
OPPOSTORI
Avrebbe voluto essere un mezzo concorso, prima che l’umore precipitasse. Avrebbe avuto questo incipit:
d’estate, si sa, è tempo di premi letterari da strapaese, quelli con sindaci premianti, oratori zoppicanti, fascia tricolore bene in vista, e vecchie incartapecorite in prima fila a sonnecchiare, si scuotono per un applauso e poi di nuovo s’appioppano. con lo scrittorucolo mediagliato che ringrazia distratto, incespicando sui congiuntivi, è lui o una controfigura?, ancora intorpidito dalla lasagna ingurgitata in tutta fretta all’osteria da peppino…
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22.9.06
le palle negli occhi
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20.9.06
la storia di una poster
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15.9.06
speranza di vita
perché la padrona di casa si rimangia parole, opere e commissioni. così subisco un ventenne sivigliano, logorroico che dopo tre minuti dalla presentazione si spinge subito ad illustrarmi la storia della sua terra, le gesta della sua gente dai tartessiani fino al millequattrocentonovantadue a riconquista ultimata. allorquando, lo induco a bypassare la “moderna”, fuorviandolo con una pentola sul fuoco che non s’è mai materializzata, e, con malizia, gli chiedo lumi sul settantesimo anniversario della guerra civile, così da costringerlo a prender partito. senza timore, mi si para come nazionalista, popolare, cattolico, omofonico, quintodiottofratelli. però simpatico. forse perché, come alcuni degli spagnoli ai primi cimenti con l’italiano, quando si avventura in frasi sconnesse, ciondola il capo, barcolla paurosamente, biascica monosillabi da sembrare perennemente ubriaco.
non so cosa farò della mia vita. ultimamente mi blocco prima delle conclusioni. mi piacerebbe anticipare l’una o le altre. altrimenti vivere a lungo!
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11.9.06
commandos 11-09
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8.9.06
anni ottanta *

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7.9.06
i gatti del professore
donna: ieri sera, che ha fatto l'italia?
ragazzo della donna: ha perduto tre a uno!
donna: ai ai ai!!! donadoni non arriva a natale!
ragazzo della donna: (sorriso di circostanza)
donna: (ride sguaiatamente e fa notare il riuscito gioco di parole)
di lì a poco, insondabilmente, l'esame verrà spostato di una settimana!
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3.9.06
luglio agosto (settembre)
oggi, occupo il sedile numero cinque della spedizione “bus air” di duecento anime che è giunta, in leggero ritardo, a roma, alle venti e diciannove. come sanno i passeggeri abituali delle autolinee irpine, il sedile numero cinque corrisponde alla insopportabile postazione di piano terra dell’angolo salotto a quattro, con tavolino e occhi addosso dei passeggeri di fronte, davvero ad un palmo di naso, ginocchia inevitabilmente appiccicate. preparato all’evenienza da una prenotazione troppo anticipata, ho sperato, fino all’ultimo, nell’assenza altrui. svanita l’illusione, scruto di sottecchi compagni di viaggio e rispolvero i-pod d’antan. intanto, in moto: un vecchio disperato, steso, pancia in giù, su una panchina di piazza “tribunale”, ci sorride dal pozzo dei suoi sette anni d’età. poco oltre, “parcabatine” brindano assieme ai “contradarchini”. avellino – gallipoli, prima di campionato di c1, girone b, termina due a zero. passanti indossano camicie sgargianti in via d’estinzione. i compagni di viaggio, due donne di mezza età e un militare, sono costretti, dalla vicinanza coatta e dalla bassa velocità di percorrenza, ad imbastire una conversazione, presto rivelatasi raccapricciante. qua, la cosa buona è che non ci sono extracomunitari mentre a pavia… e non perché sono razzista! no, per carità, bisogna essere intolleranti quando opportuno! la mimica tradisce la mia insofferenza. la mia barba mi esclude. per coprire le dotte disquisizioni, il mio i-pod offre, tra gli urlanti, solo verdena e the afghan whigs: dove ho errato? un’idea, nel frattempo, m’illumina: il comune, galasso, padoaschioppa o chi per esso, in cambio del rispetto rigoroso delle norme del codice della strada & delle tavole della Legge, altrimenti schernite dagli automobilisti folli e dai cittadini a mezzo servizio, dovrebbe offrire gratuitamente un ricambio del parco auto. otterrebbe, tra l’altro, diminuzione emissione gas inquinanti, accrescimento del senso civico e, soprattutto, mai più fiat ritmo bianche a tormentare il nostro cammino. montevergine ispira i miei sogni! poi, arrivi te, amica di a., e mi distogli dai miei intenti, dai miei appunti in t9, dal post che ne sarebbe venuto ma almeno, la mia acclarata sociopatia s’accompagna ai tuoi scazzi e le tre ore scorrono rapidamente. almeno, al posto del militare fascista, c’è un viso-amico!
citazione numero uno) per superare l’insoddisfazione ed il malessere, avrebbe avuto bisogno di uno sforzo introspettivo molto più marcato. michel butor
non ho un guru che mi sappia indicare la strada. nella mia rotta, non esistono soste in una rada. estate terminata, chissà? non sono aduso a bilanci, sebbene mi desideri esperto di pubblica contabilità. lì dove alligna il malaffare, dipanerei intrecci perversi. comunque, proviamo: un viaggio che mi ha insegnato a viaggiare. nuovi personaggi da cui impari a convivere ovvero coesistere. poi, naturalmente, tu, al carcere borbonico, chi s’è avvicinato prima? nascosti dai più, un po’ per attitudine, ma non è mica una situazione di contrabbando. mi viene da scrivere, vedrai! poi, torno dietro, incerto sul da farsi, e, mi rendo conto sia meglio lasciare un “vedremo!”. grazie, intanto!
luogo comune numero due) alla sagra del vino, ci si ubriaca!
su radiorockitalia passa una versione dei “giardini di marzo” di luciano ligabue. camminavi al mio fianco ed a un tratto, dicesti, tu muori! il mio bilocale è vuoto. il coinquilino va a svernare in finlandia, da erasmus. trovare la sua stanza vuota dopo quattro anni provoca brivido temporaneo. poiché a gennaio la temibile “padrona” mi sfratterà, per occupare ella stessa l’appartamento, è probabile che la stanza resti libera fino ad allora. è probabile, dunque, che abbia a disposizione l’intera superficie della casa per festini, bagordi, simposi, ospitate et similia per quattro mesi. ad onor del vero, è pure probabile che, domani, la temibile “padrona” chiuda a chiave la stanza-bonus, confinandomi nello sconforto più totale. allora le spergiurerei, piangente, che non farei entrare, mai, nemmeno mia madre!
citazione numero due) non sono uno scrittore. sono una persona che scrive, è diverso. scrivere è la cosa che mi piace di più e che mi viene più facile. è una grande risorsa, è vero. ma non mi sento di dovermi ritemprare dalla fatica: il mio mestiere è meraviglioso, non mi affatica affatto. è un’enciclopedia di umanità: vivo in una comunità di due milioni e ottocentomila persone e qualunque cosa succede loro mi riguarda. è come se vivessi ogni giorno tutte queste vite, e d’altra parte la meraviglia dell’esistenza è questa: vivere non una sola vita ma molte, quelle che senti, quelle che leggi, quelle degli altri, quelle passate, quelle che inventi, quelle ci sono e quelle che non ci sono mai state. vivere molte vite, essere molte storie: è questa, alla fine, la mia grande passione. w.veltroni
settembre si farà!
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31.8.06
29.8.06
tutti i miei break
e correvo di memoria alle partitelle infinite di calcetto di noi dodicenni, quando c., stremato dai colpi di sfortuna e dalla scarsa partecipazione della squadra, s’avvinghiava sul super santos di turno, il terzo del pomeriggio?, e lo sparava in aria, col suo destro potente, unico suo piede disponibile, in verità, e noi naso in su ad ammirare quel portento: un lancio da “quinto piano”, talvolta uno stupefacente “sesto piano”, proprio in faccia allo zio, che ammirava dal suo balcone le nostre prodezze.
le cose non vanno meglio al tennis. ieri, sconfitto 4-6 6-1 3-6. colpi da registrare: diritto, volée di diritto, volée di rovescio, servizio, rovescio liftato… non posso cedere, a cuor leggero, tutti questi break!
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25.8.06
un giorno in petruro (come promesso)
ho terminato di leggere “zazie nel metrò” di queneau e ho fatto pace con la letteratura. s’invecchia perché diminuiscono le occasioni per stupirsi. mentre la mia irrilevanza nel mondo delle lettere (altre) è talmente risaputa che le poste ignorano il mio recapito che dopotutto manca di numero civico. percorrere in auto due chilometri di discesa, pur di evitare, al ritorno, una ripida ascesa da appiedato, offre il fianco alle disapprovazioni dei parenti.
la password del mio blog è cosa quasi-pubblica. la mia faccia, ancora no. una stupida barba stupidamente la occulta!
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18.8.06
pazzia guerra
andare con lo sguardo oltre alle montagne del quadro che hai davanti
se vuoi vittoria avrai vittoria
se vuoi sconfitta avrai sconfitta
ma poi il destino in naftalina mai
non chiuderlo in soffitta
lascia stare – samuele bersani
s’impazzisce per poco. non sempre in modo eclatante. spesso, invece, è una strisciante follia che serpeggia. in casa altera rapporti familiari, sfornando improvvisi mutismi, silenziose porte in faccia. se fossi un ultras del compromesso, griderei slogan formulabili senza fatica. e invece m’impiccio nella dizione esatta delle parole e la corsa nella stanza accanto, in cerca del vocabolario, mi è fatale.
se fossi più simpatico, sarei meno antipatico. così da rendere meno sgradevole il tuo girare attorno pur di non incrociarmi. emano energie alterne, sfoggio personalità contrastanti, però di peggio è contrassegnato il mio passaggio, non mi lamento. torno al blog con cadenza personale, non posso farne a meno, nonostante mi autocensuri, mi autoallontani, mi autoinganni, mi autoilluda
detesto tarante, pizziche, ogni tentativo rabberciato di recuperare tradizioni umiliate per decenni. tra l’altro non ho bisogno di sapere che il mio trisavolo fu un “onesto brigante” per amare la mia terra, su cui, magari, sputo ogni santo giorno, calpestando diritti, disattendendo doveri. è un discorso populista, il mio, odioso e giustificatorio. detesto le tarante, le pizziche soltanto perché, a pelle, mi sorprende la loro inaspettata “popolarità”.
pianifico programmi di studio sistematicamente infranti. su carta bianca, segno i numeri dei giorni che ancora mancano alla data del penultimo esame. poi, applico oscure equazioni algebriche, (numero di capitoli * quantità di ore necessarie): giorni di studio, e pervengo a risultati subito contestati dalla quasi maggioranza scansafatiche, la cui mozione “merenda + vagabondaggio casalingo” passa clamorosamente, allontanando laurea e dopolavoro.
è in giorni come questi che m’angustia la possibilità di tutto, l’approssimarsi del niente, l’afa opprimente, i pomeriggi al vento, i mulini. è in giorni come questo che mi trovo a scrivere, quasi naturalmente, cose di poco conto ma necessarie perché possa continuare. a scaricare (in mare) la mia particolare forma di pazzia che altrimenti serpeggia in casa, indisturbata.
è in giorni come questi che me ne sto ad aspettare il tuo amore!
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12.8.06
ragazzo (triste) dei platani *
ragazza triste dei platani, non barare al trucco, dimmi cosa smunge il tuo viso e rende i tuoi passi pesanti? quale pregressa scienza ti indica quando è il momento di mostrare il profilo, smuovere la folla, sederti sul muretto basso quel tanto che basta, spingerti quasi in strada in pasto ad automobili vocianti e semi immobili, che sfilano rubando attimi altrui e sputando dai finestrini “c’è meno gente di ieri, più di domani!”? cosa solletica la tua fantasia, una catarsi orgiastica, o più piamente, la speranza di rinvenire nel muro gommoso di folla, finalmente, occhi freschi da spiare, poi, solo eventualmente, da sposare?
ragazzo triste dei platani, non eludere le risposte, dimmi cosa ispira il fumo delle tue sigarette, quale paternalistica immagine hai dell’autorità per cui occulti il fumo, minimizzi l’azzardo di una ubriachezza così da nasconderti nelle viottole laterali quando non è il più momento di farsi vedere? quale guru iperreale prendi a modello per i tuoi vestisti sgargianti, abbrozzanture gelatinose, acconciature solidificate? confessa: quale verità scorre nelle tue conversazioni giocose, o quale bugia, in un spettro che va dal pettegolezzo trito alla speculazione filosofica de noantri?
ragazza triste dei platani, va’ dritto al succo, non divagare, spiegami chi è in, chi out nella rafferma movida cittadina, perché il neo-locale fighetto riscuote successo solo per i primi due mesi per poi marcire nel dimenticatoio? viaggi e presagi? quando è il momento di oltrepassare i confini cittadini, quando estendere quelli mentali? sussurrami, infine, cosa succederà quando pure l’ultimo platano malato sarà sradicato e verrà il tempo di guardare in faccia la luna?
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10.8.06
Il migliore
l’aereo romba e s’alza in volo. c’è una bomboletta d’ossigeno qualora ce ne fosse bisogno. roma che diventa, in breve, minuscola. chi vi sarà mai in quel puntino d’auto che scorre leggera? il colore del mare non è il blu. le montagne, talvolta, sono piatte. le nuvole, perforabili. atterra oltralpe, tra orologi di precisione di cui si fa a meno e banche d’affari in cui ci si fa un sacco. così le ambulanze sfrecciano tra i pedoni e medici d’assalto soccorrono infartuati in doppio petto. la guerra quotidiana dove regna la pace.
alla frontiera, si alzano le mani provocatoriamente e si mostrano carte d’identità che tardano a diventare tessere e si guadagnano l’ennesimo espatrio. gendarme che sorridi, sai indicarmi sul mappamondo schengen? ti ruberei il lavoro solo per ballare in equilibrio sulla linea immaginaria del confine e per poter requisire barattoli di marmellata. proseguire per stramangiare carni assortite e vedute notturne di temporali lontani, ginocchia rannicchiate, per i tormentoni sguaiati.
colpi così arrivano implacabili persino quando annunciati da sguardi preoccupati e improvvisi silenzi. la pietra raccoglie bene le lacrime fino a scalfirsi. passi muti su strade deserte, quando pure avere la testa alta conforta. uno in meno, costretto a rientrare. si continua perché il contesto lo esige. mi ritaglio un ruolo ulteriore perché non si nasce eroe e c’è sempre posto per camminare in testa al gruppo, quando i passi si fanno pesanti.
le città sfilano. le categorie con cui le giudichi restano immutabili. c’è un lungo inverno di letargo per assestare colpi alla coscienza. musei annichilenti. più vicino al codice da vinci che a leonardo, nonostante quello che si dice in giro (non su di me). piazze splendenti, palazzi che suonano, palazzi che gemono. barboni al vento, eleganza dimessa, per contro riluce nostra provenienza. ogni luogo comune conserva una radice verde. ogni luogo comune va sfatato.
corre il treno, corre. paesaggi da classica del nord. sul pavé della roubaix, scatterei oltre il dolore fisico. invece, quello tenue che origina dai rapporti umani sterili, finiti prima di iniziare, o che iniziano da una fine, prosegue infarcito di divertissement, avvertiti dal gingle della sncf, ed ha gli occhi disperati e il sorriso gratuito della puttana tolosana di colore che chiede tre euro per una bottiglia d’acqua.
"ad appagarlo bastava il fatto di viaggiare, che lo rilassava, riducendo i moti intimi, quelli che non lo portavano da nessuna parte, dove stava lui e lei non c’era, oppure dove stavano le sue ambizioni e lui non era ancora arrivato."
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25.7.06
paura di volare
maynardo, in compenso, rimanda qui. che triste!
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23.7.06
su flux... alla grande!

“bene, bene, bene!… eccoci a viva la musica che ci vedono da tutto il mondo col satellite… un bacione a tutti: acchiappa tiè!… fra poco cominciamo con le dirette ma prima vi diamo il numero per i contatti… alla grande… mentre sotto compaiono le date dei grandi concerti di gigione e jo donatello per festeggiare tutti insieme nelle piazze… alla grande!… a proposito, domenica saremo a montefalcione per la festa della pizza, mentre lunedì a serra di pratola, sempre in provincia di avellino. mi raccomando, accorrete numerosi, alla grande… ecco la prima diretta… PPPPPPPPronto???… pronto amore, pronto amore???… sono antonietta da cervinara e vorrei ascoltare assiettit nzino a me da donatello, e la campagnola da gigione e fare un saluto a tutti quelli che mi conoscono… benissimo, alla grande, le faremo subito, perché il nostro padrone siete voi: il pubblico!… un’altra diretta!!!… PPPPPPPronto???? sakjdjahkzdkasjhzma, (disturbato)… PPPronto???…. mi raccomando, ci dovete sentire per televisione e parlare per telefono altrimenti non si sente niente…. allora, regia, siamo pronti, alla grande??…. PPPPronto????…. sì, gigione, sei troppo bravissimo, tu e jo donatello…. grazie, sei troppo brava, tu che ci ascolti sempre, vero???… sei, la nipote di antonio, che sei venuta al concerto a caivano??? sììììììì, alla grande!…allora vuoi fare qualche saluto, ascoltare qualche canzone che ti dedichiamo?… vorrei fare un salutino a mio cognato, mio suocero e a tutta flumeri e vorrei ascoltare mi piace il gelatino… ok, te la faccio ascoltare subito, e un saluto agli amici di flumeri… ora, stop con le dirette, e facciamo un assaggino di “mi piace il gelatino” e uno di “zi’ nicola” e poi devo fare un sacco di salutini, alla grande…. Vai, regia, vaiiiiii… e qual è il problema?
ti piace, ti piace, ti piace il gelatino?
al gusto di panna, pistacchio e cioccolato
ti piace, ti piace, ti piace il gelatino?
poi la fragolina la devi dare a me
gigione è inseparabile dal suo cappello. ne ha di tutti i colori: gialli, verdi, neri, rossi. Spesso li abbina sapientemente con la camicia o i pantaloni. Gigione ha una mimica straordinaria, è un animale da palcoscenico, mossa a destra, colpo a sinistra, ciondola la testa, dimena i fianchi. gigione alterna canzonette religiose a hit inzeppate di colpi sessuali & grugniti. gigione è il padre. jo donatello è il figlio. che avrebbe meritato sanremo, non solo il palco di candida ma poi, vai a capirli quelli là. jo donatello fa canzoni per i giovani o gli innamorati, talvolta sforna successi indimenticabili, talaltra toppa, ma d’altronde è figlio d’arte, il figlio di gigione. meglio qua.
sonnecchiavo sul divano e mi sono innamorato di gigione e jo donatello. subito ho preso il telefono e ho ordinato dieci cd dei nostri, in modo da averne in regalo un undicesimo. non ho avuto il coraggio di farmi passare in diretta, poiché sono timido, ma magari un giorno. infine, ho sbirciato in alto a destra, per memorizzare il canale televisivo dello spettacolo, sì, era proprio flux, non sarebbe potuto essere altrimenti, non esiste musica più indie di questa e infatti dopo è andato in onda andy milonakis!!!
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17.7.06
maynardo VS irrilevanza = 1-2
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13.7.06
bombardieri su beirut
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11.7.06
non so copiare
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9.7.06
evasione? sì, dopodomani!
nessuno dei due risultati cambierà di una virgola l’esito davvero importante
che mi giocherò a partire da dopodomani,
con te che altrimenti scappi via.
ché sempre le cose si risolvono “dopodomani”.
la cosa mi diventa chiara
mentre
me ne sto spento sul divano,
la tv sintonizzata su AV,
allora mi scuoto,
e di salto triplo in salto triplo
mi dimeno in corridoio
spensierato
la bicicletta è da andrea
altrimenti m’avrebbe fatto gioco
l’ordine nella mia stanza è in subordine
ho mille foglietti da cui copiare
ho mille errori da evitare
basta che le cartuccelle sfilino bene dalla tasca
senza fruscii
e mani capaci di coprire quando opportuno
un giorno mi sarei sentito una merda
a frodare
a sudar freddo pur di mentire
onesto per ideale
ma ora è diverso:
le evasioni sono di per sé senza legge
…
cazzo, il faro luminoso:
scoperto!
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maynardo
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8.7.06
invece dell'arbitrage pricing theory
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7.7.06
matrimoni
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5.7.06
dead team walking
siamo belli e sporchi: è questa l'anomalia italiana?
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2.7.06
italo - spagnola
allora ho guardato con occhi nuovi alla mensa, e ai personaggi curiosi che la popolano, al “pelo”, tanto simile a piero pelù, al cuoco ubriacone e sparlante, allo zoppo sparecchia tavole, ai quattro gatti, sempre uguali che vi mangiano mattina e sera, mentre starnazzano di calcio, esami e, solo se resta tempo, di donne. e forse guardavo con occhi nuovi in mensa, già prima che ti conoscessi, visto che è come se ci fossimo conosciuti in mensa, perché ci guardavamo…galeotto fu uno scarabocchio!
dopodiché l’aula studio, occasione di svago, pause spesse per un “solero”, per riempire le bottigliette d’acqua, per dire, allora, come sei fatto? oppure, almeno all’inizio, di politica&sesso: zapatero è moderno, aznar è corrotto, berlusconi-cosa-vuoi-che-ti-dica?, chi è il leader della sinistra?, beh, prodi, chi?, prodi, era alla commissione europea, cosa?, aspetta ti faccio vedere il ritratto che gli ho fatto sul mio quaderno. gli italiani sono metrosexual, look gay, pur eterosessuali, anche qui, cosa vuoi che ti dica? mi vesto male da una vita.
e la passeggiata, classica un tempo, la prima che feci, una volta a roma, solitario, nomentana - via venti settembre- quirinale – fino a piazza s.maria dei monti, per (ri)trovarsi meglio di quanto ci aspettassimo e non poter osare, per via di javi, il ragazzo di logrono, e le storie parallele che aleggiano senza pesare. sarebbe stato bello se ci fossimo conosciuti a settembre. sì, sarebbe stato bello ma “le cose succedono così!”. "mentre il cielo chiarisce per l’alba", non c’entra nulla hobbes, lascia stare i discorsi inutili. Sono “lelo”, scusami. e quando non mi capisci, è perché accentuo la cadenza, o ciancio sottovoce parole di troppo.
e il mio esame che non va. e i tuoi che vanno alla grande
poi, finalmente, dodici ore assieme, nel giorno di italia-rep.ceca. a villa celimontana: un gran silenzio, solo donne e bambini e zanzare; urla strozzate, o abbiamo segnato o abbiamo subito un goal, cosa vuoi che cambi?, vorrei che la partita non finisse mai come la performance degli attori ed il fuoco in piscina. fino all’aventino, piazza dei cavalieri di malta: noi che ci aspettiamo solo un foro con vista vaticano e invece il portone è spalancato per un ricevimento e la cupola è maestosa, buona per una foto con i due carabinieri che si mettono, civettuoli, in posa. il ghetto ebraico: le birre nel locale del pianoforte e delle poltrone vintage, allora, meglio uscir fuori, la fontana è in restauro, non l’avremmo in ogni caso potuta vedere, il furgoncino la copre. e non ricordo cosa ci siamo detti, ma è evidente che tutto veniva fuori bene, sono quei momenti magici che ti ricaricano per mesi. piazza argentina: il rito dello scambio libri. baricco-saramago vs marquez-zafon. lieve scaramuccia perché ammetto di non amare marquez, ma sono idiota e dico le cose crude senza criterio. niente mostra di cartier-bresson che è tardi, gran rimpianto. scambio di battute con una anziana coppia inglese e riconoscere di saper utilizzare correntemente solo ventisette parole del perfido linguaggio. infine spaparanzati a s.luigi dei francesi e alla piazza della pietra, a contar le stelle, a lasciarle lì dove sono per non rovinare nemmeno un pezzo di cielo.
“mi piace tantissimo la tua dedicatoria al libro di baricco perché anche se non dice nulla di concreto, lo dice tutto con la tua forma di scrivere ed espresarti, proprio perché così lo capisce solo chi deve farlo”
“cosa significa cacciatorpediniere?”
un baleno, l’ultima settimana. ci vediamo di meno. i tuoi amici che poco a poco se ne vanno. julie è carina. tiffen di più. pierleone-non-so-cosa è banale, ma forse sbaglio io, di sicuro sbaglio io, a non dare chances alle persone, a non trovar vie di mezzo tra lo sproloquio e il mutismo. la serata di “despedida” a trastevere, mentre resto fuori dalla categoria degli amici, men che meno degli amanti e allora, “tu non sei in nessuna categoria… solo in quella di non si sa mai… e non provi a incazzarmi sempre, perché riusci!”. le colazioni dal barista capellone per le tue ultime formalità alle relazioni internazionali, sei con lei?, sì, diciamo di sì! e in regalo un vocabolario di spagnolo, sottolineate le parole che hai provato ad insegnarmi, magari mi ci metto ma sappi che dico troppo spesso magari.
il penultimo giorno, un attimo a villa torlonia, la casina delle civette, piccoli screzi, riconciliazioni. “sono triste e non ho voglia di partire”; chi parte ha sempre ragione, io resto perché si soffre meglio a restare. chissà ancora per quanto
ieri, ultimo giorno: pinocchio costa un occhio della testa, un saluto alla piazza della pietra per poi andare al drink alla cuccagna con frotte di erasmus che non so chi siano, né da dove vengano, ultimi regali mentre saltano fuori gli immancabili "verrò a trovarti", "sì, certo". lo scambio di rose sotto la statua di giordano bruno, la rosa calpestata, i petali di rosa soffiati nel tevere a ponte sisto; a piazza trilussa cantano bennato; girovaghi tra stradine oramai deserte ma calde. pantheon. tiffen multata per essersi bagnata un piede nella fontana di trevi. un abbraccio veloce davanti all’albergo di tuo padre, davanti a tuo padre. frasi spiaccicate, lacrime bandite. ormai è giorno. mai più notte!
“ciao roma, ti odio perché così faccio finta di non amarti, città che mi ha fatto più matura e più bambina, città bella e bugiarda… magari come io stessa!”
infinitamente grazie
hasta luego!
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30.6.06
non mi dopo né prima né dopo
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29.6.06
arretrati
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28.6.06
dalla parte di pessotto
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26.6.06
"gli italiani fanno schifo"
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24.6.06
note di un elettore qualunque
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21.6.06
...
dopodiché arriva un momento in cui non hai più niente da scrivere...
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20.6.06
decadenza
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via gluck
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19.6.06
nuova linfa
studio (solo) per non lasciare il futuro al prossimo
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14.6.06
aula studio
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12.6.06
micsed bai enri
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6.6.06
dimistichezza strategica
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4.6.06
regressione all'infinito
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