29.9.06

un luogo di qualcosa

filamenti di ragnatela aggrovigliano pensieri quando apro la portiera cigolante dell'Y10 malconcia, dal motore borbottante. allaccio le cinture mentre attendo che il cancello mi conceda la strada ed i cani, annoiati, liberino il selciato. allora disegno curve rapide, azzardo sorpassi inevitabili, suono il clacson per salutare passanti sconosciuti che puntualmente rispondono, educati. nessuno è mai morto ad un cimitero. alla ferrovia non partono treni. del semaforo giallo non curartene, accelera e passa. non ho l'autoradio, rubata un lustro addietro e mai sostituita per mantener viva la memoria. così mi tocca canticchiare assumendone tutte le tonalità. appiccicando parole nuove a motivi che non so, fino a zittirmi di botto, frenare di scatto, per consentire l'attraversamento ad un uomo che passeggia. nessuno è mai nato due volte alla stessa maniera. le statue di padre pio oltre la n°100 non elargiscono miracoli per difetto di produzione. del semaforo rosso constatane la necessità, destreggiati di collo, poi, sicuro, passa. saliscendi divertente e dossi gialli&neri che inibiscono velocità. strade deserte fin dopo le ventuno. trillo perché tu esca. cani con pedigree accompagnano pensionati a meditare. sosto sotto il salice. e sospiro, e sorrido a pensare ai posti per aspettare. silenzio tutt'intorno. mi segno l'incipit, forse buono. finalmente tu, saltellante. nessuno s'è mai salvato da solo. la piscina comunale ha i vetri appannati perenni. dunque, nulla da fare: da fuori non si riesce a scorgere il salto dal trampolino. del semaforo verde non approfittare, ringrazia chi di dovere e passa.

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