9.2.09

liscio festival

certe notti, in auto a passeggio, sintonizzarsi su radio magic due, ai 105.20 megahertz ad avellino e dintorni, quando è in onda liscio festival, può rivelarsi un’esperienza onirica. forse l’effetto straniante è dovuto al recupero inconscio di uno spezzone radiofonico che registrò involontariamente il sonoro drammatico di una tragedia locale, poi divenuta gravida di conseguenze per l’intero paese. esiste un baratro tra l’elementarità delle esecuzioni proposte e l’immanità della sciagura che, per un mal funzionante meccanismo della coscienza, pare possa nuovamente scaturire solamente dal suono di quelle note. la rievocazione di quell’avvenimento, dei suoi esiti politici, economici, paesaggistici, mentre scorrono le strade, i paesaggi (sulle colline paesi sfiniti avvertono la propria (r)esistenza con pulsanti luci arancioni), si contrappone al ricordo di certe feste estive di paese, alle quali partecipavano allegri campanari, per l’evento calati a valle. danzavano com’esagitati al suono d’organettisti di chiara fama, ogni anno annunciati come campioni del mondo o d’italia, ma poco più che parenti, e l’evento della serata era l’esibizione del fenomeno decenne, spettacolare agli occhi ingenui della folla, perché le dimensioni dello strumento oltrepassavano la sua prevedibile capacità di tenerlo in mano. e il drappello di zie intorno, occhi pieni di lacrime&gioia, spingevano perché anche noi imbracciassimo una fisarmonica. orgogliosamente, scuotevamo la testa, convinti di un futuro maggiormente consono allo spirito del tempo. ora, che lo speaker ossessivamente ribadisce liscio festival, radio magic due e alla mazurka succede la polka, al valzer un arrangiamento con accenti country, continuiamo ad avere un rapporto problematico con lo spirito del tempo.

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