24.2.13

testamento

in paesi induriti da silenzi sordi, la lingua del cuore è arnese recente e complicato all'uso. provo ad esprimere quanto da mesi voglio dirti a partire dal primo punto che è la consapevolezza di un'identità. noi siamo contadini perché crediamo dia dignità all'uomo la fatica, strappare dalla terra arida il frutto dopo lungo lavorio. da noi usa che chi le scansa, le fatiche, ritenendole superflue al proprio ed altrui benessere, è ritenuto inadatto a portare avanti il nome della famiglia in quanto primo e necessario legame attraverso il quale appartenere alla comunità larga degli uomini.

siamo contadini perché abbiamo assistito negli ultimi decenni al deperire spaventosamente rapido di una certa idea di lavoro per la famiglia a favore della solitaria realizzazione di sé, di un individualismo prepotente e sterile che desertifica i rapporti tra familiari e li sostituisce con una socialità d'accatto, dove si recita con una partecipazione emotiva dubbia.
le pressioni e spesso le oppressioni familiari le abbiamo combattute anche noi ma immaginavamo di poter costruire un avvenire prospero in cui le morbosità sarebbero state lavate via con la sconfitta dell'ignoranza. invece abbiamo buttato via le morbosità, i controlli e senza il dialogo che non avevamo mai sperimentato con una generazione diversa dalla nostra, ci siamo tenuti dentro proprio l'ignoranza. che è dura da sconfiggere con l'opera di una sola generazione, è stato una pura illusione crederlo, è una gramigna che infesta, una pianta che rinasce anche dopo che l'hai sradicata.
l'unica intelligenza che conta non è quella che si può ricavare dai libri, soprattutto i nostri che avevano finali già scritti, compendi di ideologie autoritarie, ma è quella relazionale che proviene non solo dal predicare la tolleranza in principio ma di scontarsi continuamente con le diversità del mondo non rimanendone paralizzati. sempre preservando uno spazio di condivisione dove progettare il domani perché mai in tempi stabili, di pensieri uniformi, si è espresso liberamente il genio dell'uomo.
devo ammettere che una certa idea di lavoro per qualcosa o qualcuno s'è smarrita perché è venuta meno proprio la materia prima, il lavoro, che noi ritenevamo oramai un diritto acquisito per la posterità a colpi di dure lotte. anzi, identificavamo il progresso ed il benessere che esso avrebbe certamente arrecato con la possibilità di lavorare sempre meno duramente, come un tempo liberato progressivamente dal lavoro alienato, con spazi crescenti all’amore delle arti, degli altri. invece, siamo rimasti prima stupiti, poi  atterriti da come i saperi professionali si disintegrassero all’impatto con l’organizzazione flessibile. resiste il principio che il lavoro rende l’uomo degno di se stesso e degli altri e che lavorare bene significa fare al meglio le cose.
siamo contadini perché il groviglio delle passioni umane, l'avidità nello scambio materiale o sentimentale, la superbia dell'essere, la cupidigia nell'accumulo, sono forze dell'umana tensione che non sappiamo riconoscere negli altri né interpretare noi stessi. se capita di esserne affetti, sono mosse da influenze che non sono nostre proprie. probabilmente provengono da fuori, dal contatto con l'esterno, con valori moderni che su questa nostra terra non si immagina come possano rendere frutto. da ciò discende la nostra timidezza o finta alterigia al contatto con gli altri. e poiché non capiamo, naturalmente non veniamo capiti e alimentiamo maldicenze, dicerie, congetture, paranoie che denotano esclusivamente una sincera, limpida ignoranza di come possano evolversi le umane vicende, di quali forze possa realmente celare un cuore.
siamo contadini, abbiamo vissuto sempre in case lontane l’una dall’altra ed il nostro orgoglio proveniva dal contatto quotidiano con la terra, con la natura, l’ordine eterno delle cose, l’amore delle bestie cui ci divideva soltanto la parola. da contadini inurbati soffriamo un pesante senso di colpa credendo di aver reciso per sempre il cordone ombelicale con le nostre radici, lasciandoci indietro solo rovina senza per giunta sapere come e con chi costruire la città, la buona politica, l’etica migliore, insomma la felicità. non dolertene mai, in tutte le epoche gli uomini hanno avuto buone ragioni per la più cupa disperazione. chi l’ha saputa affrontare e condurre avanti l’umanità, ha scelto con immensa cura ed amore cosa salvare del passato. io ti lascio quest’esperienza, fanne tesoro.
cosi si è congedato mio padre, lasciandomi per l’ennesima volta ad una delle stazioni di transito della mia vita. stavolta, mi consegnava il suo testamento spirituale. ed era ben più pesante di qualsiasi valigia.

19.2.13

le pietre del deserto

mi sveglio ogni mattina un po' prima dell'alba e cammino per quaranta minuti nel deserto, inspirandone l'aria secca e pulita, e ascoltando il silenzio. tutto, lì, assume giuste proporzioni. quando torno a casa, accendo la radio e sento un politico che pronuncia parole come "mai" o "per sempre" o "per l'eternità". allora so che le pietre del deserto stanno ridendo di lui.

amos oz

15.2.13

report politiche 2013

dei giochi che si facevano una volta, tra blogger, nerd o maniaci di qualche sorta: scegli una canzone pop che descriva il programma, gli uomini, l'innovatività, insomma la proposta degli schieramenti politici candidati alle elezioni 2013...

rivoluzione civile

scelta civica con monti



movimento cinque stelle



popolo della libertà



partito democratico




pavlov

l'effetto sui livelli occupazionali dell'indotto 
di una possibile chiusura di uno stabilimento produttivo 
(che abbia pur sempre un indotto) 
è sempre pari al numero dei livelli occupazionali dello stabilimento produttivo in chiusura
moltiplicato per 1,25

14.2.13

13.2.13

le basi morali di una società arretrata

in italia le cose non si risolvono insieme
semmai pattiziamente

6.2.13

racconti dalla terra degli orsi

"avellino è una città in cui non si guarda, si parla", scriveva guido piovene nei primi anni cinquanta, nel suo lungo viaggio nell'italia del dopoguerra, del boom socio-economico imminente...

1.2.13

roccabascerana

soffermarsi sull'aspetto letterale delle cose
lì dove il senso logico langue
e l'analfabetismo di ritorno avanza
può risultare suicida 

31.1.13

ostiense

col tempo si diventa irrimediabilmente stupidi e al contempo sicuri di sé. e ci si rinchiude in casa, l’unico dopolavoro possibile, di un lavoro impossibile, magmatico, devoti ad un immobile non di proprietà, su cui né si paga l’imu né si può evaderla né sarebbe mai un sollievo l’annunciata soppressione. e si sviluppano arzigogolati progetti di associazioni lontane nel tempo, nello spazio, nell’umanità. oppure si dipingono con gli acquarelli scatole di scarpe per farne trousse ché la cosa difficile è impastare i colori. viviamo momenti di forte crisi spazio – temporali, passaggi intergenerazionali, fratture emotive, privatissime politiche e politiche personali. è il tema incessante del blog. ma poiché il blog chissà se esiste e si può dire, a questo punto, coincida con l’anonimo estensore, si arriva a credere che vite discretamente comuni come questa servano solo a raggiungere tale consapevolezza, a consolidarla definitivamente ed una volta raggiunta bearsi della continua incertezza…

21.1.13

cinema eliseo



18.1.13

consorzio pubblico

un gran numero di pratiche da risolvere con un approccio finemente teorico

17.1.13

live (is) strong


10.1.13

agenda di campagna

i temi della campagna, elettorale:
- uguaglianza,
- bellezza,
- solidarietà,
- lavoro,
- rispetto / comunità.

27.12.12

2012: bilanci


via rapolla

dopotutto era meglio fissare una tendina bianco e verde attorno al cuore, coprendolo alla vista, come i silos di arredo urbano di corso vittorio emanuele. in maniera da far risaltare meno tante cose tra cui la circostanza che io e te non esistesse più. la lirica non ha mai abitato questa terra, un tempo ricca di selvaggina, l'epica si limita alla considerazione secondo cui i lupi, fieri abitanti della stessa, quella selvaggina la cacciavano. immedesimandoci in essi, lupi addomesticati li portiamo al guinzaglio al corso vittorio emanuele. zigzagando tra i silos d'estate, parandosi sotto in pieno inverno che a volte cadono dal cielo fiocchi di neve grande come pugni. bevendo per il solo gusto di perdersi nella sbornia così che gli spazi vengono coperti da sguardi parecchio ciechi nel breve, diciamo astigmatici. avevamo ignorato così tanti sintomi di chiusura nei rapporti che aprirsi un poco, confidare ad alta voce un episodio lontanamente intimo, sembrava quasi umano. un'illusione di epifania. riempiamo i nostri discorsi di tormentoni figli di tormenti evidenti. non diventeremo mai comici di zelig, anche se emigriamo a milano. lavorando nei mestieri creativi che solo una metropoli come milano può offrire. sebbene sia meglio oltralpe. supponiamo nuove teorie politiche che non potranno mai trasformarsi in pratiche perché ripudiamo i machiavellismi nella terra di machiavelli, anche se emigriamo a roma. lavorando nelle amministrazioni pubbliche che solo una capitale come roma può permettersi. sebbene vuoi mettere l'america...

tempi moderni

siamo vittime di un'accelerazione improvvisa della storia. mio nonno ha combattuto per avere della terra che potesse sfamare la famiglia. l'ha ottenuta, ne ha cavato frutto ma la famiglia poi ne è esplosa. mio padre ha combattuto per avere un'istruzione che lo liberasse dall'ignoranza. ha conseguito in una città lontana il titolo che l'attesta, ha riempito la casa di libri, idee ma di fronte all'accesso illimitato alla conoscenza ne è rimasto ammutolito. la nostra generazione sta combattendo per mantenere lo stesso livello di benessere dei propri genitori, per salvaguardare il concetto stesso di futuro. ce la faremo solo se saremo in grado di domare, come chi ci ha preceduti, le forze della modernità.

25.12.12

fate presta

auguro a tutti i carcerati una presta libertà 
e a tutti i malati una presta guarigione

23.12.12

frecciarossa

non aveva mai accarezzato nessuna
come faceva adesso, con dolcezza
con il suo nuovo smartphone

14.12.12

un posto nei pressi dell'ego

otto anni fa nasceva questo blog
che ha avuto tante vite
ma alla fine una soltanto
la mia

13.12.12

mosca

populismo è fingere di credere che
classe dirigente e gente comune
abbiano lo stesso potere,
la stessa capacità
di cambiare l'ordine delle cose

9.12.12

quirinale

coalizione a ripetere

29.11.12

islington

la paura ansiosa
atavica
che ci opprime
è di ramificare tanto in alto
da perdere il rispetto delle radici

23.11.12

conza della campania

i sogni della gente
erano già spirati via
da un lustro

20.11.12

gerusalemme (o gaza)

nessun cuore è intero
come un cuore spezzato

19.11.12

malindi

la democrazia è il governo delle leggi
e non degli uomini

luigi bobbio

17.11.12

st pancras

brancoliamo nel futuro

29.10.12

casal bernocchi


25.10.12

vaticano

era una compagnia teatrale
con un attore solo

23.10.12

torre maura

non eravamo egoisti
solo perché non sapevamo 
di desiderare qualcosa

18.10.12

reggio emilia

ribadiamo con forza che non possiamo mettere a posto i conti, senza mettere a posto la convivenza. non si può pensare di sostituire la politica con la corte dei conti.

graziano delrio, presidente Anci, Assemblea Nazionale 2012

17.10.12

aventino

se l’amministrazione non sa bene quanto spende, inutile accanirsi sulle persone scoperte corrotte, sgradevole arrovellarsi sui perversi meccanismi con cui viene distrutto denaro pubblico: i buoi sono già scappati dal recinto. certo chi ha sottratto per sé denaro pubblico, è un ladro, ovvio è il reato ed il suo perseguimento. così come se si favoriscono amici, parenti, compaesani, amanti nell’assegnazione degli appalti pubblici. ma uguale nocumento in termini di pubblica utilità è arrecato anche solo da un mancato controllo o inefficiente gestione / allocazione della spesa. dunque, oltre al quanto, occorre dotarsi di strumenti per conoscere il come si spende (output), per ottenere quali servizi, opere. solo allora potremmo dedicarci con profitto a discutere la sola questione per la cui soluzione è nata, dalle macerie oscurantiste e liberticide dell’assolutismo, la democrazia: perché, per raggiungere quale fine, dobbiamo spendere (outcome)? solamente dandoci la possibilità di rispondere a quest’ultima domanda, ricreeremo uno spazio praticabile per la politica e lasceremo giustamente ai tecnici il dilemma di come produrre gli stessi beni / servizi pubblici al minor costo possibile... e all’antipolitica voyeristica, rimarrebbe la guardia del recinto.

monteverde nuovo

la libertà è dietro l'angolo
ma cosa può venirtene di buono
se la verità è così lontana?

bob dylan

16.10.12

esquilino

dio ci scampi da quei paesi
in cui si sente eroe
chi si comporta secondo dovere

15.10.12

stoccolma

oggi a roma il traffico era di città normale
perché era attesa pioggia
e forse la gente ha preferito restare a casa
...
il che dimostra in parte il perché nei paesi del nord
tutto sia ordinato
da una parte la pioggia è normale
dall'altra la gente non può decidere di rimanersene a casa

12.10.12

trento

l'unico dolore che soffrirai
è la felicità che verrà meno

11.10.12

bratislava

era talmente ipocondriaco
che quando parlava molto
temeva di non dire tutta la verità

10.10.12

chicago

make no little plans,
for they have no magic to stir man's blood...
make big plans!
and high in hope and work!

daniel burnham

8.10.12

castel baronia

eravamo un punto in un posto
ora quel centro è vuoto, disperso
quel punto s'è diviso in quattro punti più piccoli
ognuno dei quali s'è spostato il più lontano possibile dagli altri
e quando guarda a quello che c'era prima
non riesce a ricordarsi della passata unità

...
e non credevamo ci si potesse dividere
così a fondo

5.10.12

san francisco

un giovane blogger segue l'aggiornamento delle prime pagine dei siti web d'informazione ogni istante
un manager rampante riallinea la propria strategia rispetto ad una sintesi degli avvenimenti del giorno
un documentarista geniale studia il suo prossimo lavoro prendendo spunto dall'evento dell'anno
uno storico paziente filtra dal caos dei fatti le cause e le collega alle trasformazioni del decennio 
uno scienziato sociale legge nelle mille trame della modernità, gli effetti che essa ha sull'umanità
un saggio riflette sul significato della vita e della morte e si compiace del mistero del tempo

4.10.12

chianchetelle

ci sentiamo talvolta soli
perché soltanto noi abbiamo imparato a dire certe cose
di cui è sconveniente discutere
con chi abbiamo lasciato dietro

2.10.12

correggio

questa è una terra che
i complimenti quando arrivano
sei necessariamente già morto
da un bel pezzo

1.10.12

campidoglio

quando si parlano i muri
è polvere quella che si alza

28.9.12

montemiletto

un paese della de - responsabilità a tutti i posti

26.9.12

via venti settembre

risparmiando i costi della politica
non si apre un asilo nido in più
non si compra la carta che manca nei tribunali
non si assiste meglio un malato
la democrazia è il sistema di regole
per decidere come spendere parte del tesoro del re
la sola circostanza di possedere un tesoro in comune
il dovere di preservarlo
la speranza di arricchirlo
ci tiene uniti
solo investendo tempo nella politica
migliorando il modo con cui discutiamo
cosa vogliamo fare con la ricchezza comune
di noi stessi, del futuro
possiamo combattere un tempo di crisi
in cui non sappiamo più 
perché abbiamo un percorso insieme
sragionare sullo sperpero di denaro pubblico
in quanto inazione per tessere vita pubblica
sospetta invidia per fortune immeritate
si trasforma in sperpero di denaro pubblico futuro

posillipo

come se la secolarizzazione facesse più male
dove lo spazio sociale è antico secoli

trieste

un tempo si nasceva vivi e a poco a poco si moriva.
ora si nasce morti e alcuni riescono a diventare a poco a poco vivi.

bobi bazlen

21.9.12

locorotondo

puttana eva!
si nun foss stat pe essa, tu nun stivi lloco!

pienza

vorrei aprire un b&b!
non hai amici?

20.9.12

marconi

quando mi confessano che sì,
nel ventennio hanno pure votato per berlusconi,
e lo dicono con l'aria di chi ritiene non ci sia più niente da fare,
scopro una rabbia insanabile, sorda
un senso di rottura
che fu fondamento della nostra inazione

porta pia

sfondammo invocando la laicità
stringendo in tasca l'eterna paura di morire

18.9.12

tor cervara

non diventerai mai dirigente
prima ti spareranno alle gambe

17.9.12

castel morrone

chiuso un cerchio, se ne apre un altro
forse è una spirale

14.9.12

calitri

sanguino in zone poco visibili
ma non meno dolorose

12.9.12

cupertino

le persone hanno perduto gli occhi
ma hanno migliorato la sensibilità dei polpastrelli

11.9.12

colli aniene

il grande divario da colmare del paese
che confondono per produttività
è la professionalità

10.9.12

karlsruhe

al culmine del processo di razionalizzazione,
la ragione è diventata irrazionale e stupida

max horkheimer

9.9.12

cecchignola

ci copre un velo d'ignoranza
spesso come sempre

8.9.12

garenne-rancy

i giorni passavano. la storia di quella meravigliosa cliente che egli aveva avuto al tempo del suo tirocinio, l'ha raccontata anche a henrouille. e finì per diventare una risata generale, quella storia, per tutti quelli di casa. così finiscono i nostri segreti quando li si tira fuori all'aria e in pubblico. di terribile, in noi e sulla terra e in cielo forse c'è soltanto quello che ancora non è stato detto. non si sarà tranquilli se non quando tutto sarà stato detto, una volta per sempre. allora finalmente si farà silenzio e non si avrà paura di stare zitti. sarà così.

viaggio al termine della notte - louis-ferdinand céline

scorzella - pirene




7.9.12

palatino

tra antiche rovine 
stanno case chiuse

5.9.12

san basilio

l'uomo riesce più difficilmente flessibile
se si muove in uno spazio poroso

4.9.12

via tiburtina

vi accadono cose fuori dal comune

2.9.12

santa lucia di tufo

così io resto in silenzio lì davanta al cimitero della misericordia, coi banchetti dei crisantemi e dei lumini di cera, e quella lapide scolpita accanto al cancello: tutto è vanità tranne il sepolcro. "sei venuto a trovare il tuo povero nonno, eh?", mi dice la signora argia vedova fineschi. "te lo ricordi?" io non rispondo, faccio solo di sì con la testa. "e il tuo babbo te lo ricordi?" poverino, che bel giovanotto. non aveva nemmeno sessant'anni. ma era un testone, un po' come te, non si voleva mai far vedere".  l'ultima volta me l'ha ripetuto ancora, e dopo ha aggiunto: "ma tu, ti riguardi, lassù a torino, in altitalia? fa brutto tempo su in altitalia, vero? ti copri bene, almeno? fumi sempre? stacci attento, figliolo, tu hai visto tuo padre, hai visto come fa presto uno ad andarsene". io sono rimasto lì senza rispondere, e poi mi sono scordato di entrare in camposanto. sono tornato su col primo treno, il direttissimo delle due e un quarto.

luciano bianciardi

san paolo di tufo

osservando da molto vicino i potenti del posto
non si capiva cosa di loro di più lo incuriosiva
se il potere della loro intelligenza
o l'intelligenza che naturalmente ammanta il potere

summonte

crediamo nella juta a montevergine
nonostante qualsiasi cosa in contrario

villamaina

e, infine, una volta che si furono sposati
non ebbero niente più da dirsi, nulla da condividere
lui si occupò della raccolta punti della esso
lei si appassionò alle trasmissioni di cucina

popoli

etica natura
politica stato
identità populismo

31.8.12

borgo castello

sono tornato pellegrino a cairano
sul punto più alto della rupe
si osserva il mare d'irpinia
si misura il nostro senso di infinito a metà
solo in quel punto di terra spelacchiata
possiamo stendere al sole e al vento
l'antica e quasi sempre innocente collana di scelte
che ci hanno portato fin qui
tra la torretta dell'acquedotto pugliese
ed una casa di pietra devastata dall'incuria
non c'è posto migliore 
per ripiantare l'anima
prima di volare via lontano

malepasso

la nostra highway 61
è l'ofantina bis

29.8.12

contrada santissima

la bellezza è negli occhi

28.8.12

bosco dei preti

il primo re della grecia moderna fu un bavarese,
la troika che oggi la guida,
nonostante le forti pressioni tedesche,
parla solamente inglese.
l'unico listino prezzi cui siamo attenti
è quello della benzina.
ne controlliamo l'andamento sui cartelloni delle aree di servizio
il cui profilo si staglia sulla possente figura di montevergine.
per festeggiare l'anno mariano, la celebre icona della madonna
è stata spostata nell'antica cappella.
il segretario di stato vaticano è atteso per celebrare l'evento.
dello scandalo sul trafugamento dei documenti papali,
che costrinse il suo maggiordomo in carcere ed
il segretario bertone prossimo alle dimissioni,
i media hanno perso interesse.
il papa è un pastore bavarese.
la benzina, come molti altri beni,
in vaticano costa decisamente meno.

avellino

se abitare una città è pettegolare
questa è la capitale dell'impero

via del porto fluviale

non so quale imperscrutabile disegno
dio abbia in mente per me
mi pare soltanto che pure lui
non sia in buona fede

24.8.12

via oblate

lungo queste vie fin troppo lunghe, dritte, spoglie
senza possibilità di rapida svolta
s'è rafforzata la nostra incapacità
ad affrontare l'intrico della vita

23.8.12

linz

solo quando puoi nuovamente ridere
hai veramente perdonato.
non trascinarti dietro niente!

22.8.12

tavernola san felice

da una parte, i pini e le vestigia romane
dall'altra, i platani, i chiavistelli umani
ad unirle, un'identità che esita a far ingresso nella storia
in sospetta retromarcia

21.8.12

poggio murella

la mia ragazza ad un certo punto
era talmente dimentica del nostro rapporto
che si rifiutava di vedermi
per non tradire l'amante

7.7.12

spending new

se il decreto legge fosse stato altrimenti denominato, 
disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi accresciuti
avremmo salvaguardato l'idea di salvare il paese

26.6.12

inadeepsleep: oggi


in una cosa ci avevo preso
il blog serve a me, a me soltanto
ed infatti ci torno, quando mi smarrisco
a caso, pesco un post vecchio anni
provo a riprovare le stesse sensazioni che hanno spinto quella scrittura
molto è cambiato, tanto è rimasto uguale
sono cose mie, mie soltanto
in una cosa ci avevo preso
in un sonno profondo
l'unica esperienza vitale possibile è il sogno

15.6.12

occhio che non vede

c'è una superficialità nei rapporti
dovuta al nostro esser miopi

14.6.12

bì iùman

continuo la rincorsa per diventare umano
(e nella galleria di monteforte, non sbarro più gli occhi)

1.4.12

essere scrittore

"essere scrittore non vuol dire solo maneggiare le parole. significa soprattutto stare attenti alla realtà circostante, alle persone, agli altri. ho l'impressione che se c'è una disattenzione da parte tua è perché stai facendo troppe cose e hai troppi fronti aperti. questo rende frettolosi, e nuoce alla scrittura. una volta alla settimana chiuditi in camera tua, stacca il telefono e mettiti a fissare il muro per un pomeriggio. senza fare nient'altro che fissare il muro. è un'ottima scuola di scrittura. io lo faccio ancora oggi, alla mia età. svuotati la testa; metti un disco di schubert, apri a caso i dubliners e vedrai che ti dimentichi di quello che sulla pagina culturale del corriere tizio ha scritto di caio e cosa replicato caio su io donna." antonio tabucchi. 

11.3.12

the fade out

forse non sappiamo più scrivere perché troppo disarticolato è diventato il nostro pensare. e le nostre imprese, persino le più banali, durano lo spazio fuggevole di uno sguardo. l’accelerazione del tempo, lo svaporamento dei luoghi, la tela dello spazio pubblico divenuto privatissimo, i nodi della modernità due secoli dopo ci opprimono in quanto solo ora ci affacciamo al banchetto. proletari istruiti. dove non esiste più coscienza di classe. quando non esiste un percorso di costruzione comune del sapere. la nostra speranza è di non perdere la speranza. chissà se basti. se basti professare sporadicamente, quando ci è permesso, l’amore universale, l’umanesimo civile, che può essere facilmente interpretato come cinico disincanto sulle cose del mondo, un mondo che non vuole regole, né apprendere, ma dissolvere le esperienze e continuamente rinnovarsi. che ha bisogno di noi per il nostro contributo di follia e se ne sbatte del nostro vano ragionare.

8.2.12

perché non sono in grado di scriverti niente

non si può professare l'amore per la verità
se prima non la si è conosciuta

4.2.12

tu dimmi quando quando

la nostra unicità consiste
nella nostra personale interpretazione
del non sentirci comuni

1.2.12

eterna variazione sul tema

aggio sturiato
fatico eccome
non teng l'apparecchio
figurati se vaco o cinema:
mannaggia a mort'

28.1.12

le ragioni dei miti

da quando ho lasciato marcire il mio eteronimo in un angolo
neanche sragiono più, mi lascio andare,
e mal interpretando i segni di una possibile ripresa
faccio i conti con una orribile presa di coscienza,
che ovviamente il mondo non è dei puri di cuore
se poi sono pure ingenui, ciechi sui propri interessi
cadono vittime di se stessi, prima di essere avvinti dalle spire degli altri
allora se si vuole rimanere puri, 
l'unica soluzione è esserlo in modo dannatamente serio

18.12.11

la crisi del settimo anno. di blog

sento il bisogno di vivere una città
che contiene i miei limiti
e non marginalizza i miei desideri

25.11.11

love crunch

quello che provoca la gelosia è sfocare uno sguardo già miope
tormentando notti già rumorose in un catino di casa
troppo calde per un inverno che anche lui non è più lo stesso
quando andavamo al mare era bello
quando guardavamo il lago, meglio
la città è un dedalo di strade che rimanda i ricordi di ieri
e si finisce per scattare fotografie in posti prima del tutto anonimi
per ricordi ora solo tuoi
e intorno mille coppie che nascono
mill’altre che scoppiano
le lacrime inspiegabilmente sempre pronte ad uscire
e a raccoglierle una manica sdrucita
chiudere cuore per manutenzione
quando viaggiavamo in auto era bello
quando solcavamo il fiume, meglio

20.11.11

sempre sul camminare

la vita scorre lungo questi passi corti, svelti
di un pedestrianesimo che è l'unica religione praticata,
misconosciuta nell'urbe slabbrata, gonfia di fumi di scappamento
e degli umori atrabiliari di uomini con soli arti a motore,
noi resici impresentabili nell'appena, dicono, trascorso ventennio
ci pareva per difenderci meglio dall'aggressività 
di quanto di peggio producesse l'epoca
senza per questo conoscere quanto di saporito offrisse l'esistenza;
noi afflitti da un autunno tricologico
che sempre temiamo possa essere il definitivo
e invece è l'unica cosa graduale che ci capiti di registrare nella nostra testa;
noi clown senza doppi interessi
per debito di riconoscenza verso la fortuna di vivere liberi
forse dovremmo imparare a rimanere più spesso seri
e a ritenere che la nostra faccia sia più trasparente 
di quanto immaginiamo

15.11.11

e lo dico da uomo di sinistra

nella serata del presunto congedo dal ventennio berlusconiano, l'epilogo della seconda repubblica ovvero del riproporsi in nuove forme dell'eterna anomalia italiana, non tutti hanno saputo festeggiare. in particolare, quanti ancora non si spiegano completamente le cause profonde del fenomeno e dunque non sono ancora capaci di archiviarlo definitivamente. al di là delle sue caratteristiche prettamente biopolitiche, di maschera italiota, con precise ascendenze nella commedia dell'arte, o nella commedia cinematografica degli anni cinquanta, in cui si caricaturizza il cumenda milanese vittima delle pastoie burocratiche romane, berlusconi è infatti la rappresentazione in leadership politica più clamorosa e becera di una serie di istanze socio-culturali che hanno guadagnato nell'ultimo quarantennio, nelle democrazie occidentali e non, l'egemonia: effetto più evidente ne è il progressivo arretramento della politica politicante di fronte alle scorribande della finanza in un contesto di crescente consenso, o assuefazione?, all'aumento delle disparità di reddito e/o divario tra i ceti sociali. nell'occidente, le punte più avanzate di questa trasformazione si sono avute nei due paesi capofila del liberomercato, stati uniti e gran bretagna, e proprio in italia, qui per la deficienza dell'unico possibile contrafforte, lo stato. un'ottica meno paesana/mediatica del fenomeno berlusconi, dunque, non trascura le peculiarità nefaste della sua avventura politica - dal populismo esasperato, al clima perenne di scontro con il nemico (giudici e le istituzioni tutte), dalla strenua difesa degli interessi personali a palazzo, altrove leggi conflitto d'interessi all'istupidimento di massa assicurato dalle sue televisioni - ma è solo un umile tentativo di inquadrare i decenni del suo potere, i cui strascichi tra l'altro dureranno per anni, in una prospettiva più ampia, cercando di evidenziare elementi di similarità/contiguità con esperienze analoghe di paesi vicini. per farla breve, la tesi che si cerca di supportare è che il berlusconismo è l'epitome italiana di un quarantennio di progressiva finanziarizzazione dell'economia e della società, del forte consenso, trasversale a tutti i ceti sociali, all'idea di ricchezza come unico valore praticabile, della conseguente morte/personalizzazione della vita politica, dell'incredibile distruzione di capitale civico degli ultimi decenni. portando alle estreme conseguenze tale ragionamento, si può opporre tutto questo non alla leadership di berlusconi ma a quella antecedente della tatcher, di reagan, di bush padre, di blair, finanche di eltsin e, per arrivare ai giorni nostri, di sarkozy. la soluzione è la rinascita della politica dalle comunità, dalla condivisione/gestione con il prossimo dei beni comuni, dalla ricostruzione della coesione sociale. il vero programma della sinistra, il vero debito storico incontrollato e incontrollabile.


14.11.11

quando diventerai partner

l'istinto di desistere dall'arrovellarsi sulle ragioni del mancato spirito di collaborazione, del veto preventivo alle opinioni eccentriche, apparentemente fuori luogo, di sicuro lo sono per la vocazione anarchica che le ispirano, nella recessione che non è finanziaria ma emotiva, profondamente legata a quanto chiediamo orgogliosi a noi stessi e non agli altri, causata dall'ipertrofia dell'ego, sfuggito in cielo come un palloncino nella rivoluzione sessantottina proclamata da ciascuno contro le presunte imposizioni del prossimo, allora meglio neutralizzarlo. una buona canzone placa gli effetti di una sconfitta generazionale leggibile nelle nostre espressioni presuntuose, cretine, minimizzanti, sconfitta che elaboriamo in camere separate, anti-rumore, caratterizzate dall'odore insistente di vaniglia. a vivere questa vita menzognera sempre in continuo circolo su carrozze scialuppe di uomini in fuga dal naufragio di sé stessi e dall'oblio di una memoria di cui abbiamo definitivamente perduto la chiave, ogni residuo appiglio, che pesa come un macigno in un mondo divenuto di senso ultimo plurale, abituati com'eravamo, da ultimi come siamo sempre stati, ad avere certezze quantomeno sui non verificabili capisaldi della fede, sulle ricompense eterne di un dio altissimo; e invece senza niente, quale messaggio o testimone trasmetteremo ai figli eventuali, forse inibiti sul nascere da un anticoncezionale morale? e certamente pure dalla lunga assenza a sé stessi, coartati in battaglie secondarie per l'attenzione a lavoro dei capi delle finzioni, tragici epigoni di capitani di ventura scaraventati in culo del mondo a cannoneggiare un nemico costruito per convenienze di politica interna. in questi venerdì difettosi in cui roma è inferno laterale, di motori euro 4 in lentissima processione, appenderemmo volentieri al chiodo della banchina della stazione l'abito da sera e ogni residua velleità borghese, serrati in un ufficio lazzaretto che non ispira genio ma solo idee di vecchio conio. perché con i sorrisi ed il sarcasmo non si è invertita mai la direzione di una storia, il lavoro è prima di tutto un diritto alla dignità personale e invece si trasforma nell'arte di comunicare un concetto di certo confuso ma disegnato bene. nell'azienda l'organizzazione mira alla formazione di n-duce che spadroneggiano su n-mila poveri di cerebro, in una concitazione di battiti cardiaci mai tanto gratuita; ogni decisione si assume per rinviare la decisione finale e capitale e salomonica ad un tavolo di illuminati ispirati possessori del capitale tempo che non si riunirà mai per un improvviso impegno estetico della segretaria che lo deve organizzare, noi che si diventa grigi come i tetti di parigi, sentiamo sulle spalle il peso degli anni che sprechiamo a costruire cartelloni pubblicitari che spandono ovvietà a clienti irretiti dal valore della nostra credibilità di riflesso… no, non è proprio un bel periodo a lavoro!

9.11.11

la legge dello scappato di casa

il tasso di democrazia di un paese è inversamente proporzionale
alla distanza dall'ingresso della stazione 
dei binari dei treni più frequentati dai pendolari

8.11.11

e lo chiamano autunno

oltre ad affrontare il problema dell'enorme debito pubblico accumulato, 
il paese deve risolvere la riaffiorante paura innescata dai temporali

7.11.11

i frattali

berlusconi nell'attimo in cui si trova ad affrontare la fase più drammatica del suo percorso politico, il tragico epilogo, che dunque non solo minaccia la sopravvivenza di un governo ma il modo con cui restituisce le chiavi del paese dopo un ventennio di strapotere, trova il tempo di volare a milano per discutere con i figli ed il presidente mediaset, fedele confalonieri, di "questioni private", come dicono gli informati. è di questo clamoroso capovolgimento di priorità, di questa macroscopica ignoranza istituzionale, di questa orrenda commistione pubblico-privato, dopotutto evidente fin dall'inizio della sua personale avventura politica, che è inscritto il lasciapassare con cui si affida al giudizio della Storia.

5.11.11

le memorie di esopo

il marciapiede è solcato da profonde impronte di mammuth e così preferiamo percorrere la strada verso il centro della carreggiata. saltellando sulla linea tratteggiata che la divide e ripiegando ai bordi laterali al delinearsi di un auto all’orizzonte. quando siamo poco lesti a spostarci o solo per il gusto di spaventarci, gli automobilisti accelerano a vista d’occhio e quando ad un passo c’imprecano contro o strombazzano con il clacson. probabilmente manifestano in questo modo l’irritazione per la nostra plateale mancanza di senso della posizione, contravvenendo a loro volta ad un paio di norme del codice della strada. proseguiamo storditi ma al contempo sicuri dell’assenza di morale della storia che stiamo vivendo.

3.10.11

un giorno di sciopero alla stazione ostiense

l'italia è un addetto alle pulizie che lava i vetri di una scala mobile non in funzione da diversi anni

28.9.11

da quando fresta non gioca più

la rivoluzione copernicana delle pubbliche amministrazioni, nell’interpretazione paventata dal dirigente comunale, consisterebbe nella trasformazione dell’ente pubblico da erogatore generoso di servizi a tagliatore di costi, di posti e di pasti. è evidente che non crede nel nuovo imperativo e che a mal partito  subirebbe il cambiamento, come sempre ha fatto, con l’immobilità propria della sfinge egizia. si espone in questa disamina perché mi reputa un partigiano del taglio dei costi. evidentemente il mio lavoro non è altro che esercitarsi in un gioco di artifizi. io, se esiste un io, che poco prima ero rimasto sconcertato dalla scomparsa nel bar tabacchi delle schedine del totocalcio. con il vecchio barista che giurava che la ragione risalirebbe alla scomparsa definitiva della domenica.

27.9.11

lettere da una corriera

come che sia, non ci potranno impedire di raggiungere ancora una volta roma a bordo di bestioni marchio irisbus, per i prossimi cinquant'anni, o per quanti ne garantirà un'accurata manutenzione, come le cadillac americane dell'avana, come i bus colorati del kashmir, e simbolicamente invadere roma, immagine sbiadita di ex capitale nazionale mentre per la globalizzazione i nostri futuri sentimenti saranno prodotti made in china...

24.8.11

present continuous

nell'asfissia di un calore familiare degenerato,
nell'incertezza con cui curiamo i nostri rapporti umani fragilissimi,
nell'assenza di rispetto per il prossimo cui neghiamo i nostri occhi,
nei muri emotivi che nottetempo erigiamo,
nei silenzi impenetrabili che rumorosamente opponiamo,
nelle pose d'accatto che solo in presenza altrui assumiamo,
nella memoria condivisa che ad uso e consumo proprio oltraggiamo,
per l'irrefrenabile desiderio di scappare dalla terra rimossa verso una non meglio precisata terra promessa,
per l'incurabile presunzione di essere migliori dei padri ed al contempo inadatti a generare figli,
per la pomposità dei nostri annunci sparati in aria pur di non misurarli con le resistenze della terra,
nell'egomania perniciosa che muta ogni nostra discussione in risentimento personale,
per il gusto di ritagliarci un pezzo di verità da non condividere con nessuno,
per tutto questo ed altro ancora la nostra generazione sta perdendo

20.8.11

sottotony

prima persi il passato
per una continua mal interpretazione degli avvenimenti,
per lo sfinimento dei luoghi della memoria,
per l'accanimento altrui sui dettagli della storia.
poi non seppi più il mio nome.
eppure continuavano a chiedere
chi fossi
ed il perché delle mie azioni.
difficile credere che
non c'era calcolo nel mio oblio
quanto la messa in pratica
di una necessaria tecnica di sopravvivenza.

29.7.11

il canto degli irpini

fratelli d'irpinia
l'irpinia s'è desta,
del crine del lupo
s'è cinta la testa.
dov'è la salvezza?
che giunga munifica,
ché schiava di napoli
iddio la creò.
stringiamci a coorte
siam pronti alla morte
l'irpinia chiamò.

noi siamo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di batterci insieme
già l'ora suonò.
stringiamci a coorte
siam pronti alla morte
l'irpinia chiamò.

uniamoci, amiamoci,
l'unione, e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del signore;
giuriamo far libero
il suolo natìo
dalla mondezza costiera
uniti per dio
chi vincer ci può?
stringiamci a coorte
siam pronti alla morte
l'irpinia chiamò.

dalla baronia al terminio
dovunque è lo stretto di balba,
ogn'uom di gaio ponzio telesino
ha lo spirito, ha il genio,
i bimbi d'irpinia
si chiaman uagliuni,
il grido d'ogni madre
al pranzo chiamò.
stringiamci a coorte
siam pronti alla morte
l'irpinia chiamò.

son giunchi che piegano
le spade vendute:
già lo stemma di napoli
medaglie ha perdute.
il sangue d'irpinia,
il sangue sannita,
bevé, col pontificio,
ma il cor le bruciò.
stringiamci a coorte
siam pronti alla sorte
l'irpinia chiamò

27.6.11

l'illuminazione del vallatrone

lo stato d'ansia che ci comprime
è direttamente proporzionale all'ambiziosità
dei nostri sogni irrealizzati

22.6.11

lettera ad un amico mai nato

l’idea di destinare una lettera a qualcuno che non esiste, se non nello spazio intimo compreso tra il sé e il fuori da sé, è un passo compiuto verso la follia, alla maniera del personaggio di saul bellow, herzog, che scrive ossessivamente a dio o al presidente dell’america, perché non riesce ad accettare se stesso. eppure è un atto necessario per sfidare la nostra identità confusa, intrecciata alla nostra epoca confusionaria, malata. per anni, abbiamo covato tutto dentro, fedeli ad un’immagine di noi edificata nell’adolescenza, avvinti al senso di colpa che ne è derivato, per la mancanza di fatti concreti. immagine in base alla quale tutti gli uomini sono uguali, il genio e l’abbrutito. tutti hanno pari dignità; tutti, a confronto con il bisogno di trovare risposta al dubbio estremo di una vita, la morte eterna o l’aldilà, ammutoliscono o straparlano e spesso può accadere che proprio i dotti zittiscano mentre gli stolti siano infusi dal dono dello spirito santo, la parola di dio. in ragione di una sorta di egualitarismo ideologico, un miscuglio di lacerti di socialismo e cristianesimo, - come diceva ignazio silone, “un socialismo senza partito e un cristianesimo senza chiesa” – costruire la nostra identità attraverso scelte precise ed escludenti diveniva un errore da evitare, al più un proposito nascosto o sub-cosciente quanto invece era decisivo rafforzare l’idea secondo cui qualsiasi contesto pubblico fosse identico per noi fatta salva la difesa di un minimo orgoglio di classe. essendo la nostra classe, di estrazione bassa, in baldanzoso ma in fondo insicuro ingresso nella media. e dunque, doppiamente colpevole per aver lasciato qualcuno, e talvolta più di uno, dietro: vite derelitte, esposte al vento di aie nascoste tra colline arretrate, nel senso di ritratte di fronte al mostro della modernità, dell’appennino meridionale. eppure l’uomo adulto impara, o è costretto ad imparare, presto o tardi, che l’immagine di sé costruita nell’adolescenza, il ninnolo intoccabile posato per lustri sulla credenza della sala degli ospiti, non è altro che l’attaccamento inspiegabile ad un fronzolo pur di ritardare l’ingresso nel disordine della vita, in cui non sempre esistono i buoni e i cattivi a tavolino, dove la verità è spesso un caleidoscopio composto dai riflessi di cento occhi, il frastuono fatto dal clamore di cento voci, per non dire degli odori e dell’amaro in gola. l’uomo adulto impara, o è costretto ad imparare, suo malgrado, che la posta in palio non è mai l’avverarsi completo dei sogni della propria adolescenza quanto, e forse enfaticamente, difendere nell’età di mezzo la stessa facoltà di sognare, di progettare la vita, possibilmente con gli altri. le riflessioni di cui sopra vengono dopo che negli ultimi mesi, vicini nati, diversamente da te, e pasciuti, nei quali percepisco la medesima ansia di crescere, mi hanno fatto bersaglio del pietoso giudizio di fuggire codardamente da me stesso, condanna spuntata basta leggere il titolo del blog, vecchio sette anni e sette anni ancora. noi che condividiamo l’infanzia negli ottanta del disfacimento civile, dell’istupidimento collettivo, che due su tre soccombevano agli inflessibili dogmi del consumismo mediatico, nella cornice di un paese impaurito come mai, la cui proiezione geopolitica diveniva l’ombra colta nel momento in cui la fonte luminosa è sopra la testa, dove l’unico insegnamento trasmesso era mai fidarsi, se non dell’immagine a brutto muso di se stessi. la diseducazione di viverci insieme ovvero contro, serrati nell’egoismo del non mi voglio precludere niente, come a dire lasciarsi libera la possibilità di colpire duro il prossimo o di scappare per sempre per non farci mai più i conti, evitare a tutti i costi il conflitto con gli altri, con se stessi, verso la novità di esperienze che sono il riproporsi di logori panorami umani. in luoghi immunizzati dal pericolo della diversità, dell’integrazione del marginale, della convivenza al di là dei conflitti, spazi costruiti per disperdere non la violenza ma l’esprimersi stesso della vita urbana: ricchi vivono tra i ricchi, divertendosi da ricchi, oppressi dal timore di perdere il proprio status, i restanti tutti a tentare di imitarli, a prenotare, invece di fine settimana, una mezz’ora buona nel centro benessere fuori porta ma apparentemente non più fuori portata. nel progressivo depauperamento di contenuto della sfera pubblica dell’esistere, si cotona in maniera ipertrofica il centro centralissimo dell’ego, il mondo degli affetti privatissimi, per cui se cade un meteorite sulla testa sarà colpa dell’occhiolino irridente che un attimo prima ho fatto al cielo. insomma è questo uno sfogo urlato e pasticciato, illogico o smemorato, non perché abbia perso la fiducia o la speranza, ma perché sono consapevole che non ritornerà mai più la sconfinata fiducia o speranza di anni fa, ché l’umanità, a dirla in breve, se si salverà sarà ad opera di minoranze a favore di minoranze, non per l’attuarsi di un’ideologia messianica ma per migliaia di limitate opere di buona volontà. realizzate per lasciare un mondo un granello migliore a chi poi verrà.

14.6.11

con quella faccia (sempre) un po' così

siamo più impressionati quando il paese cambia a nostro favore
che non il contrario

10.6.11

mi sento fortunato

imbuco le mie lettere nella barra di google
ma non tornano mai le risposte che desideravo
ed è una deriva d'umanità da evadere con i sogni buoni
come la fatica di usare di nuovo le mani

6.6.11

la storia fatta con i sentimenti

nel cuore dei balcani leggiamo in controluce la nostra storia, recente o perenne, di disgregazione di una società che lì ha portato una guerra sanguinosa e a divisioni laceranti, qui sembrerebbe non produrre nulla se non un'impressionante trasformazione dei nostri corpi – altrove leggi mutazione antropologica – perché evidentemente noi la violenza la somatizziamo.

1.6.11

24.5.11

lo stato italiano

invocare una legge che non c'è per spiegarne una mai attuata

17.5.11

sono arrivati i marxiani

in questa transizione turbinosa, interminabile, da una folle epoca di chiusura in se stessi ad una sorretta da una fiducia luminosa nel dopodomani, di rado distinguiamo il corpo malato del paese dal nostro, così che gli orrori del primo segnano in profondità la nostra carne, che diventa un paesaggio sbrindellato dalla furia di costruire, camuffare, invece di conservare l'armonia dell'esistente per imparare ad apprezzare la distanza tra le cose, passando dall'atteggiamento di chi interroga il mondo a quello di chi lo contraffa'... è il capitalismo, bellezza ma non durerà per sempre.

16.5.11

noi crediamo

...che si tornerà a parlare

11.5.11

morale del familismo immorale

la storia della nostra terra, circostanza che al tempo stesso è la nostra tragedia, è scritta o da uomini che trovano il proprio nemico nella propria famiglia e, in un modo o nell'altro, finiscono per soccombervi o da uomini che facendosi forti della propria famiglia ne combattono ferocemente un'altra; in questo caso, le possibilità di successo personale sopravvivono ma sempre a scapito del bene comune.

10.5.11

ragazzi in gambia

morta la politica
ci manca la società
perduto il corpo
ci angoscia la mente

8.5.11

latin over

mi sono smarrito così tanto negli ultimi tempi
che ora lascio inselvatichire intere aree della mia coscienza

5.5.11

resisti dera'a

a luciano manara

all'idea di rimettere la testa sotto la sabbia

2.5.11

troppo forte, incredibilmente vicino

l'abitazione in cui si nascondeva e ha trovato morte osama bin laden assomiglia ad un esterno di casa abusiva calabrese in cui si trascorrevano le ferie estive. nei pomeriggi di calura insopportabile, si era costretti a leggere e ricavare giudizio da romanzi voluminosi, ottocenteschi, o al massimo primonovecenteschi, che più tardi avremmo compreso essere espressione di una cultura in cui lo stato democratico che esegue una sentenza di morte nei confronti di un singolo uomo, pure se ritenuto il demonio in terra, senza che sia celebrato regolare processo, non deve essere considerato uno stato di diritto