15.11.11

e lo dico da uomo di sinistra

nella serata del presunto congedo dal ventennio berlusconiano, l'epilogo della seconda repubblica ovvero del riproporsi in nuove forme dell'eterna anomalia italiana, non tutti hanno saputo festeggiare. in particolare, quanti ancora non si spiegano completamente le cause profonde del fenomeno e dunque non sono ancora capaci di archiviarlo definitivamente. al di là delle sue caratteristiche prettamente biopolitiche, di maschera italiota, con precise ascendenze nella commedia dell'arte, o nella commedia cinematografica degli anni cinquanta, in cui si caricaturizza il cumenda milanese vittima delle pastoie burocratiche romane, berlusconi è infatti la rappresentazione in leadership politica più clamorosa e becera di una serie di istanze socio-culturali che hanno guadagnato nell'ultimo quarantennio, nelle democrazie occidentali e non, l'egemonia: effetto più evidente ne è il progressivo arretramento della politica politicante di fronte alle scorribande della finanza in un contesto di crescente consenso, o assuefazione?, all'aumento delle disparità di reddito e/o divario tra i ceti sociali. nell'occidente, le punte più avanzate di questa trasformazione si sono avute nei due paesi capofila del liberomercato, stati uniti e gran bretagna, e proprio in italia, qui per la deficienza dell'unico possibile contrafforte, lo stato. un'ottica meno paesana/mediatica del fenomeno berlusconi, dunque, non trascura le peculiarità nefaste della sua avventura politica - dal populismo esasperato, al clima perenne di scontro con il nemico (giudici e le istituzioni tutte), dalla strenua difesa degli interessi personali a palazzo, altrove leggi conflitto d'interessi all'istupidimento di massa assicurato dalle sue televisioni - ma è solo un umile tentativo di inquadrare i decenni del suo potere, i cui strascichi tra l'altro dureranno per anni, in una prospettiva più ampia, cercando di evidenziare elementi di similarità/contiguità con esperienze analoghe di paesi vicini. per farla breve, la tesi che si cerca di supportare è che il berlusconismo è l'epitome italiana di un quarantennio di progressiva finanziarizzazione dell'economia e della società, del forte consenso, trasversale a tutti i ceti sociali, all'idea di ricchezza come unico valore praticabile, della conseguente morte/personalizzazione della vita politica, dell'incredibile distruzione di capitale civico degli ultimi decenni. portando alle estreme conseguenze tale ragionamento, si può opporre tutto questo non alla leadership di berlusconi ma a quella antecedente della tatcher, di reagan, di bush padre, di blair, finanche di eltsin e, per arrivare ai giorni nostri, di sarkozy. la soluzione è la rinascita della politica dalle comunità, dalla condivisione/gestione con il prossimo dei beni comuni, dalla ricostruzione della coesione sociale. il vero programma della sinistra, il vero debito storico incontrollato e incontrollabile.


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