18.1.06

sala d'attesa

sala d’attesa inattesa, aria sospesa, noia rappresa, tv arancione spento, medico coi baffi, medico cogli occhiali, medico che indica il paziente e se lo porta via; segretaria che mi riconosce senza che la conosca o forse sì, mezza parente di quella lì; citofono che trilla, io che mi alzo e vado ad aprire la porta: perché mi sono seduto proprio vicino alla porta? che stupido che sono stato! costretto a sibilare buonasera a chiunque entri, a meno che il nuovo arrivato esordisca senza saluto, cafone afono, allora niente, che regola gretta. due cinquantenni parecchio cigolanti, la figlia ventenne di uno di questi, bionda, carina, intenta a tormentare il telefonino, messaggio che arriva, sono dal medico, ho il mal di gola, colpo di tosse, ci vediamo più tardi. un anziano che assomiglia a leone, l’ex presidente della repubblica, magari ai più sfugge, ma se devo associarlo a qualcuno, sì, mi ricorda proprio leone, foto in bianco e nero sul libro di storia, terzo anno del liceo, non si arrivava mai al dopoguerra, sai i programmi sono lunghi, i programmi van riformati, però oziosamente si sfogliava il libro, durante le interrogazioni, durante le autogestioni, e la faccia di leone ti capitava d’incontrarla.


e poi un paio di signore parecchio informate sulle ultime vicende della cittadina, nemmeno pettegole, solo a conoscenza di fatti che hanno scosso la comunità, era parente colla cugina di quello del bar, a via roma, la velocità, è peccato, è destino, che vuo’ fa’, sospiro cinematografico e via a non pensarci più, è questione di ore e sarà già tempo di aggiornare il repertorio. viavai dalla segretaria, il certificato medico è pronto?, poi scorrono fuori, alcuni li riconosci, anni&anni di non vedersi, invecchiato l’uno, invecchiata l’altra, tu irriconoscibile, resti seduto, immobile a ricomporre alberi genealogici oramai smarriti, un tempo prossimi, chissà cosa fara?, chella là, chella là… sbadigli, gare a fissare oggetti inanimati, batto la bionda che presa dallo sconforto, distoglie lo sguardo. ancora conversazioni tipo: ticket, ministero della sanità, colesterolo, condimenti acqua&sale, diabete, quello che mangiavo una volta non lo mangio più, sono ingrassato di ottanta chili e non me ne sono nemmeno accorto, io sì, risponde l’altra. sfoglio chi&oggi, ferilli&hunziker in quantità, divorziata da questo, esco con quello. leggo solo i titoloni e con rammarico noto di non riconoscere alcune facce, alcuni cognomi. si vede che il gossip mi sfugge. come le ore. i pazienti che mano mano entrano. le luci s'abbassano. sono rimasto solo. l’ultimo paziente esce. è il mio turno. respiro. entro. la porta si chiude. malato sì, ma fino a che punto?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Oggi sono stato dal dentista - ebbene sì

capita pure a me - e nella sala d'attesa

c'era una mamma che allattava il pargolo.

Ho avviato una trattativa per impossessarmene.

Ho proposto uno scambio alla pari con Gattuso.

Il bello è che non fa ridere.

Ma io sono simpatico lo stesso.

malati sì, ma fino a che punto?

Te la quoto tutta, 'sta domanda.

maynardo ha detto...

pure io sono simpatico checché se ne dica... avresti dovuto alzare la posta per il pargolo, che so, mezza rete quattro!

Anonimo ha detto...

ché poi m'accorgo che la frase cult,in sala d'attesa, è "che vuo' fa'". Magra consolazione. Finto- consolatoria,più che altro. Di pochissima partecipazione al dramma dell'interlocutore. Praticamente un disinteresse rassegnato. O una rassegnazione che sibila "'sticazzi!". Buh.

maynardo ha detto...

secondo me se la gioca con, è cos'e nient!

maynardo ha detto...

secondo me se la gioca con, è cos'e nient!

Anonimo ha detto...

Me l'avessi detto sul momento,

cribbio, le avrei senz'altro offerto

anche antennatre.

Come siamo simpatici.