9.1.06

voglia di cominciare

undici incipit... ché voglia di scrivere non ce n'è!


una doccia per la catarsi o calvin klein invece di lavarsi? uno sguardo allo specchio, che occhi pesti, meglio che non resti. capirò la mia faccia prima che sia l'ultima ora, promesso!, a partire da adesso.


succhi gastrici, a mezzogiorno, mi scuotono dall'intontimento. se lavorassi come il mio apparato digerente sarei già dirigente. mi ripeto, non ho fame, non ho fame, non ho fame, perché è una fatica farsi da mangiare, e me ne convinco, ché la fame passa, ma appena ci penso, sono bell'e distratto. ne approfitto per uno spuntino. pantagruelico.


studio per tedio. mi sveglia una radio. (per finire prima possibile). (resisto a letto più tempo possibile).


la spinta immobilizzante mi prende e mi sospende. in eterno a metà, proprio non mi va. ci vuole un decisionismo sordo alle resistenze delle opposizioni interne. pure se tra usuraio e spazzino, occorre decidersi...


quando non si muove una foglia la paura m'attanaglia, allora intono canzoni antiche, per lo più inventate e la mia voce mi rassicura così che possa continuare senza esitare.


certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei, certe notti la macchina è ferma e quando t'appisoli lo decidi tu...


da quando ho l'Ipod, mi sento un ggggiovane più dentro alle cose dei gggiovani che ci stanno dentro. avevo smesso di downloadare (downloadavano gli altri), dopo la parentesi napster/audiogalaxy, nel 2002, reato prescritto?, dovrò ricominciare perché corro il rischio di restar fuori dai ggiovani che ci stanno dentro... sono giovane?



quello che mi rimane. il nocelleto in secca, la magnolia luccicante, il camino in fiamme, un padre in affanno, un paese in panne, un'amica di ritorno, una madre in bende, il sole tramontante, mio fratello in trance, la cagna mugulante, io in gioco, io che gioco... quello che mi rimane


sono molto peggio di quello che sembra e molto meglio di quello che credo. anche se dovrei dire il contrario. o forse dipende dai giorni.


chi ben comincia è a metà dell'opera... infinita!


svogliatezza incorporata che tutt'intorno nullafacenza. non è questione di intellighenzia, di climi o di quattrini. solo disabituati a sgobbare e ad avere intuzioni più o meno felici da poter mangiare quantomeno panini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che incontra quella che la vita la indossa e vivranno per sempre felici e contenti!