31.1.06
28.1.06
mario barisano
la sua storia comincia, circa quarantacinque anni fa, fratello tra fratelli, alla ferrovia, ex periferia degradata&operaia della città. della sua biografia però, non sappiamo molto né interesserebbe, immaginiamo. mario barisano diventa tale, impone il suo nome, o quantomeno lo trasfigura in quel che è, nel momento in cui appare in tv.
e della tv capisce il trucco più subdolo. non è mai importante quello che dici ma come lo dici. ebbene mario barisano, nelle sue lunghe apparizioni televisive, non buca lo schermo, lo sfonda, letteralmente. aspetto dimesso, barba incolta, mai in giacca&cravatta, capelli, un tempo lunghissimi, ora, in ogni caso, arruffati, aria sofferente, inchioda l’obiettivo con sguardi rabbiosi, poi si perde in lunghe pause, in cui si distrae, in cui si gira di lato a chiacchierare con il cameraman, orlando?, riportandone i commenti in video, e soprattutto, urla, deborda, straripa, scantona, sragiona, colla carotide ingrossata, paonazzo, livido, sputtana a destra e a manca, mette all’indice i vizi della città-bene, moderno savonarola, in eloquio farcito di avverbi come certo&probabilmente, di proverbi gergali, vere chicche per i cultori del genere, di perifrasi lunghe, complicate, pure sgrammaticate, ma di una bellezza disarmante.
affibbia soprannomi a mezza città, taluni leggendari: “‘a jatta nera” (ad un giornalista sportivo che pare portasse sfiga alla squadra di basket), “il vescovo-rosso” (ad un dirigente locale degli odiati ds), ed il celeberrimo “pepp’apparatore” (ad un ex presidente dell’avellino calcio, noto per la sua diplomazia). afferma, senza falsa modestia, di essere l’unico giornalista libero della città, direttore nonché proprietario dell’unica televisione libera, orgogliosamente fuori dalle spartizioni politiche. striglia i giornalisti concorrenti, talora semplicemente irridendoli, talaltra deplorando il loro asservimento a questo o a quel partito. sa di esser voce scomoda e congettura oscure trame per la sua eliminazione fisica (ovvero mediatica). si auto-elogia ed auto-incensa. paragona la vicina cittadina di atripalda, in cui pure ha, o aveva, degli interessi commerciali, alla secondigliano di avellino, attaccando personalmente il sindaco, alcuni assessori, una consigliera, in arte nancy, ai limiti della diffamazione, e stupidamente, quest’ultimi se la prendono, querelandolo. come se la prende la questura, ripetutamente bersagliata per l’inefficienza dei suoi uffici, tanto che, a marzo dell’anno scorso, la procura della repubblica chiude prima tivvù (la sua tv non poteva essere che “prima”), pulpito di m.b., come misura precauzionale di inspiegabili procedimenti a carico del proprietario. ennesima riprova di come il potere tema il dissenso e adotti provvedimenti censori, a tutela di un pubblico che ritiene deficiente.
l’appuntamento con il direttore va in onda il venerdì sera, alle dieci e trenta. la sigla: l’illuminante, je so’ pazzo di pino daniele, contrappunto ironico alla mediocrità degli avversari. ma, e spiace dirlo, è un barisano ferito, che stenta ad ingranare la marcia, insolitamente prudente, tiene a precisare che la trasmissione non è registrata negli studi di prima tivvù, e che avrebbe preferito la presenza di un avvocato, ringrazia gli attestati di solidarietà della sua gente, tratta senza pungere dell’IRM (un incendio ad un capannone di rifiuti tossici, passato per mini disastro ecologico), del PUC (il piano urbanistico della città di avellino su cui ci si scanna amabilmente da settimane) ed infine promette, per la prossima puntata, di ritornare su atripalda, vero e proprio cavallo di battaglia del nostro.
e, nel vederlo tanto tranquillo, rimpiangiamo i tempi che furono, in cui l’affondo finale, in un crescendo impetuoso si chiudeva con il saluto finale di Barisano, che si strappava il microfono da dosso e si alzava di scatto, ancora in video, ancora livido per la contesa del giorno.
ai suoi detrattori diciamo: cosa aggiunge e cosa toglie, la maschera di barisano a questa città, cavriago all’incontrario, dove la dc, variamente declinata, prende il 74%? dove il dibattito politico è talmente inconsistente, tema unico: elefanti&clientele contro tutti?
non difendo quel che dice mario barisano, ma difendo il fatto che lo possa dire (abusata, questa); in tv funzionano i personaggi, il resto è sottofondo. la censura offende la dignità dei telespettatori, prima di tutto, instillando il dubbio che essi siano indifesi nei confronti dell’imbonitore di turno. non è così. il pubblico sa distinguere il grano dal loglio, le bufale dalla verità e spesso preferisce guardare chi spara enormità con fantasia, piuttosto chi predica verità ritrite con pose da intellettuale d’accatto.
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25.1.06
profili penali del market abuse
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24.1.06
in coscienza
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23.1.06
zona a traffico limitato
i miei pensieri corrono veloci:
dal nulla un frastuono
e già un puntino all'orizzonte.
così realizzo che nella mia testa
non c'è traffico
né, evidentemente,
un belvedere per sostare.
insonorizzarla?
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22.1.06
dio, statistica, verità e risposte
da Il signor Malaussène, Daniel Pennac
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19.1.06
pasticciato zibaldone
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18.1.06
sala d'attesa
e poi un paio di signore parecchio informate sulle ultime vicende della cittadina, nemmeno pettegole, solo a conoscenza di fatti che hanno scosso la comunità, era parente colla cugina di quello del bar, a via roma, la velocità, è peccato, è destino, che vuo’ fa’, sospiro cinematografico e via a non pensarci più, è questione di ore e sarà già tempo di aggiornare il repertorio. viavai dalla segretaria, il certificato medico è pronto?, poi scorrono fuori, alcuni li riconosci, anni&anni di non vedersi, invecchiato l’uno, invecchiata l’altra, tu irriconoscibile, resti seduto, immobile a ricomporre alberi genealogici oramai smarriti, un tempo prossimi, chissà cosa fara?, chella là, chella là… sbadigli, gare a fissare oggetti inanimati, batto la bionda che presa dallo sconforto, distoglie lo sguardo. ancora conversazioni tipo: ticket, ministero della sanità, colesterolo, condimenti acqua&sale, diabete, quello che mangiavo una volta non lo mangio più, sono ingrassato di ottanta chili e non me ne sono nemmeno accorto, io sì, risponde l’altra. sfoglio chi&oggi, ferilli&hunziker in quantità, divorziata da questo, esco con quello. leggo solo i titoloni e con rammarico noto di non riconoscere alcune facce, alcuni cognomi. si vede che il gossip mi sfugge. come le ore. i pazienti che mano mano entrano. le luci s'abbassano. sono rimasto solo. l’ultimo paziente esce. è il mio turno. respiro. entro. la porta si chiude. malato sì, ma fino a che punto?
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14.1.06
riprendere fiato
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12.1.06
Sig. .......ONI
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9.1.06
voglia di cominciare
Pubblicato da maynardo alle 17:02 1 (con)tributi
5.1.06
deliri da blogstar che non sono perché...
... mai un commentatoreanonimo che m'insulti... prego!
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3.1.06
post incidente
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2.1.06
c'è solo la strada
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1.1.06
non commentabile
(ma pure) un mese sfidante
una settimana importante
un giorno sbadigliante
un’ora tutta nuova
un minuto irrepetibile
un istante, ecco, un istante che se ne va
l’impellenza di scrivere. buttar giù parole che frullano e infastidiscono, sai il rumore del frullatore... mentre tutto intorno piove&vento. e aggrapparsi a quello che non c’è. duemilasei. i numeri sono importanti. le lancette non smettono di scorrere e io odio il ticchettio. però volentieri ci facciamo trascinare. verso nuovi panorami. nuove idee. speranze di ogni uomo cuore-munito. mica è difficile scorgerne di senza. mai come nell’anno che è andato, c’è stato un turnover così vasto di conoscenze. chi è andato via, chi è venuto, chi ha solo fatto capolino (sull’uscio di casa), non c’ha capito granché e se l’è data a gambe. detesto una certa immagine che ho di me. su quella che hanno gli altri, non saprei dire. forse sta tutta qui l’incapacità, non dico di voltare pagina, ma di stare fermo, il tempo giusto, su di una, una soltanto.
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