a tavola con mezzi sconosciuti che mi squadrano di sottecchi. mi tocco il naso e le orecchie. taglio l’imbarazzo a fette. verso il vino e per un impercettibile tremolio della mano, che mi porto dietro fin da piccolo, tre gocce cascano sulla tovaglia, rosse, belle grosse. nessuno lo fa notare. ma continuano a guardarmi di sottecchi. ‘fanculo ai vecchi.
e domande strariciclate. roma? È ancora lì! da quanto sei tornato? da qualche giorno! quando partirai? fra qualche giorno! ti manca molto (per finire l'università, non roma)? un po’! londra o marte, la prossima tappa? me ne esco, con un ipocrita, sì, oggi l’italia non è che offra molte prospettive. ma intanto firmerei subito per un lavoraccio sicuro e sottopagato (da impiegato, magari di concetto) al comune di roccabascerana. ambizione vade retro!
finalmente mi scrollo di dosso parentela varia ed esco. respiro. uno sbuffo di vapore. due. tre. silenzio insolito. noto, allora, con piacere che quest’anno non facciamo invidia a baghdad. fino a quando un cecchino, appostato chissà dove, lancia un paio di cipolle a qualche metro da me, boati, sbando e mi vien voglia di rispondergli con un colpo di kalashnikov dritto in fronte. perché non sono violento. è autodifesa.
in mezzo ai ggiovani. auguri a destra e a manca. gente a cui non ho dedicato un minuto nei tre anni che ci precedono. sorriso a metà e smack schioccante.
X: sei ad ingegneria?
io, consapevole: no, fabio!
X, risentito: guarda che mi chiamo claudio
io: cazzo, devo scappare. scusa mario!
ad alcuni offro solo il profilo. nell’imbarazzo del primo passo, siamoancoraamicioppureno?, perdo forse l’ultima occasione per chiarirci le idee. e vanno via. senza i miei auguri. cazzo! più in là, la sede provinciale della banca d’Italia ha una finestra illuminata alle tre di notte. e la cosa mi inquieta. tanto.
e una sequela di sms dalle persone più disparate. con le formule d’auguri più disperate. mi limito a rispondere con una stringatezza d’altri tempi, persino uno scarnificato, “auguri!”. che la pace sia con te. pure se scanso messe&sacramenti, processioni&bambinelli, oramai ridotto a laico laido.
tanto che, più empio non ce n'è, un mini-presepio, male poggiato sulla mensola del caminetto della nonna, rovina a terra e si frantuma in mille pezzi. prima bruciamo la capanna di legno. poi con l’indice ed il medio mi diverto ad imitare maradona con la testa della madonna. fino a scaraventarla nella brace più ardente. solo il bambinello, ancora intero, è messo in salvo. abbiamo l’approvazione della devota di famiglia. confidiamo ancora nel paradiso.
p.s. nulla sui regali e su babbo natale, sarebbe troppo. mentre sgomento m’accorgo che natale non è finito. dunque auguri!