7.2.10

il tarlo dell'azionismo

se vuoi goder la vita
vieni quaggiù in campagna,
è tutta un’altra cosa
vedi il mondo color di rosa,
quest’aria deliziosa
non è l’aria della città

svegliati con il gallo,
specchiati nel ruscello,
bacia la tua compagna
che t’accompagna col somarello,
ogni figliolo è un fiore, nato sulla collina
o baciane una dozzina. oh! che felicità…
se vuoi goder la vita, beniamino gigli

non c’è viaggio di ritorno che non sia punteggiato dai fuochi di artificio lungo la strada: il regalo del padre della sposa agli invitati del sontuoso ricevimento, un clan di camorra che festeggia la presta libertà di un affiliato, la processione del santo patrono che esce dalla chiesa, mentre la vecchia gloria della canzone si appresta a scendere in paese per lo spettacolo della sera. li accompagnano, smarriti, i nostri occhi lucidi, per via delle lenti a contatto e non, come pure sembra, per un’inguaribile saudade per la terra che lasciamo, asentimentale tanto quanto noi. paesi sopra frane ferme e frane d'uomini che ossessivamente si spostano.

mia nonna che muore svela un congegno di parrucca insospettabile. ha le braccia distese lungo il corpo perché se se le porta al grembo comincia a sferruzzare come ha sempre fatto sull’esempio dei settimanali confidenze e intimità. in un momento di lucidità, mi soffia di portarle via i libri che ha accumulato, le dico di aver scelto per ora solo un camilleri, un esorcismo perché duri il tempo di un’altra promessa. lei approva e mi chiede di roma ma non so proprio a quale roma lei si riferisce. trovo in un angolo del salotto una copia del foglio dei pensionati della cisl, lei che nei giorni buoni cantava sempre le canzonette del ventennio, che parlavano di un’italia con la vanagloria di sempre, contraltare della depressione civile di sempre.

la badante rumena non sa che pesci prendere, si sente sola nella casa vuota, e forse vorrebbe scappare dal figlio sordomuto. che paese è quello in cui s’accoglie lo straniero per affidargli il compito di liquidare alla bell’e meglio il nostro scomodo passato? braccianti, sarte, minatori, manovali, vagabondi, anime perse e poveri cristi. che paese è quello in cui s’è scempiata la memoria, che si interroga per ore se è il crack a curare la depressione di un uomo pubblico? quando il crack di un’idea di paese deprime continuamente la vita di tutti

1 commento:

Anonimo ha detto...

da fonti interne, i fuochi d'artificio segnalerebbero, in realtà, l'arrivo di partite di droga. un veicolo comunicativo, per intenderci, più che un festeggiamento bolso per i boss liberati.

se di realtà si tratti, o di parrucche, non so.
l.