10.1.09

operazione piombo tufo

dove andare? all’ingresso del palazzo, altri hanno fatto fagotto per sistemarsi dai parenti. Infuria il dibattito:mamma vuole spedire i fratellini da amici in un interrato, papà scherza:“abitiamo al primo piano, basta saltar fuori dalle finestre se c’è un’altra bomba”. decidiamo di tornare a casa.prima di entrare, guardo il cielo. nella notte le stelle sono splendide, pare che brillino più che mai. conto cinque aerei israeliani sopra di noi.
safa joudeh, pag. 5 di la Repubblica


nelle cartine delle operazioni militari pubblicate dai quotidiani, un caccia israeliano è grosso quanto la metà della striscia di gaza, un cingolato un quarto, l’ammiraglia della marina doppia l’estensione di gaza city. altrove, lo spettro della disoccupazione agita i sonni in solitaria meno che certi piatti di carbonara. le camicie spiegazzate avvolgono le braccia inerti della sedia. alla parete, un drappo biancoblu&giallo ricorda certi scorci di boschi bosniaci. probabilmente, ogni sacrificio di un piccolo editore viene ripagato nel momento in cui ottiene dall’autorità il codice isbn per la sua pubblicazione. qualcuno dovrebbe studiare la relazione esistente tra la paura e il bisogno di farsi una doccia. le crisi economiche accelerano il processo per cui certi strani tipi antropologici, deprivati del lavoro, si rifugiano in biblioteca e, dopo un po’, ne escono con nuove idee che cambiano il corso degli eventi (o quantomeno riforniscono di volumi quelle stesse biblioteche). nemmeno più si dibatte delle conseguenze dell’inazione: segue grandinata di soluzioni inadeguate, fuffologiche come la vostra* ignoranza ontologica. come le modelle dalla faccia-di-putin sulle riviste patinate.


* riferito ai miei superiori gerarchici ("perché da un punto di vista intellettuale ed etico non è che li stimi poi tanto", cit. oroscopo ariete di velvet)

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