29.5.05

scrivere - parte seconda

finché un giorno mi sposai, diciasettenne battutista, con lei che mi cercò e ti dico sposi, sì, sposi. non perchè lo fossimo ufficialmente, non perchè rispettassimo le formalità noiose di un matrimonio. non si conviveva. non si cenava insieme. i nostri genitori non si conoscevano. né io conoscevo i suoi, né lei i miei. però sposi, perchè il nostro era un vincolo, che, credevamo, fosse destinato a resistere. alcune coppie si consumano rapidamente. noi pensavamo di avere tutta la vita davanti. per tutto quello che non avremmo fatto subito, ci sarebbe stata un'altra occasione. per tutte le incomprensioni, era prossima la soluzione. naturalmente è finita. e, a distanza di tempo, mi dico, non poteva essere altrimenti. cazzo è finita molto male. e, dopo un po', mi son convinto, cazzo, non poteva essere altrimenti. così, mentre il dolore mi perforava, mi son trovato con un pennarello viola in pugno, e ho cominciato a scrivere. qualcosa di più rispetto ad un diario personale perchè non raccontavo quello che mi succedeva. un diario interiore. qualcosa simile al libro dell'inquietudine di pessoa, se solo non fosse pretenzioso il riferimento. dunque periodi marcatamente esistenzial-introspettivi. e tutto quello che raccoglievo, talora effettivamente di men che minimo valore, lo nascondevo. era qualcosa di cui avrei potuto disfarmene in quattro e quattr'otto qualora fosse stato necessario. non scrivo per vivere. vivo per scrivere. ma questo già l'hanno ripetuto in tanti prima di me. mi bastava che a lasciarmi non fossero gli unici lettori per i quali avevo iniziato quest'avventura, i miei vari io. che d'altronde non hanno tardato a venir meno. poi è venuto il blog. non la diretta prosecuzione di quello che facevo. tutt'altro. un esperimento a cielo aperto. senza grosse pretese. ma con un indubbio vantaggio, sul web le mie cose sono molto meglio nascoste!

FINE

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