26.4.11

la cava del camorrista di fronte

in riva al ruscello capiamo finalmente di essere fatti così (e così)
un tempo volevi scappare di casa, ora non sai se ne avrai mai una
grazie alle cave che punteggiano queste colline hanno edificato
i quartieri abusivi delle città in cui emigriamo, in cui siamo affittuari in nero
negli stessi cantieri lavorava lo zio: una brutta canaglia di pittore
ora sua figlia è entrata nella compagnia delle opere, questione di entrature
un altro cugino è piombato in depressione ma finge sia un mal di testa forte
intanto quanti super santos che volano alto, che sfondano rami secchi
in una woodstock irpina per intima convinzione di pochi
la pizza chiena è rock & roll come gli anni che viviamo
e non ascoltiamo la stessa musica di sempre
quanto scorriamo febbrilmente la playlist dei nostri ridicoli ipod
in cerca di un motivo che possa entrare nella testa del vicino di sedia
riconosciamo i nostri limiti e sotterriamo la penna per mai più usarla
d'ora in poi per chiarirci le idee, ci stenderemo, come gli avi, sotto una cerza

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