10.4.11

goodbye baiano

la malinconia di certe traversate solitarie di giovani fidanzate nel deserto di piazza macello quando il bus per roma è appena partito, e con esso l'amore, ed è spazzato come per incanto il folle corteo d'auto, l'incrocio di sentimenti forzosamente affiorati sulle labbra di gente che ha l'emigrazione scolpita nell'asimmetria dei volti. alla prima curva, un uomo di colore, subsahariano, ci saluta sorridente ed il bello è che basta sollevare lo sguardo e scorgi qualche massaia sul balcone che osserva, con gli occhi lucidi. proprio noi che salderemo il debito dello stato con il contributo di partecipazione ai concorsi pubblici che mai ci aggiudicheremo. noi che di notte scruteremo la volta del cielo per raccogliere le ultime illusioni cadenti. all'ombra di montevergine più spelacchiato che mai, ma dalle cui dorsali finalmente scende vino bianco. oggi che la squadra di calcio è costretta ad indossare una maglia nera come l'ultimo classificato dei grandi giri ciclistici, di nuovo qui a maggio, accolti come sempre dagli ululati scomposti degli spettatori che attenderanno per ore i corridori, ai bordi delle strade. allora sarà probabile che il governo berlusconi sia ancora in sella e la sciagura sarà di vedere altri amici assuefatti all'idea dell'ineluttabilità del non-è-possibile-cambiare-niente. e tu no, tu pure non o saje.

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