24.1.08

ode a prodi. di una estetica del Dimesso

voglio guardare negli occhi chi mi vota contro. è l’ultimo desiderio espresso da romano prodi quando capisce di aver perso la sua maggioranza e con essa, per la seconda volta, e definitivamente, il governo del paese. ma chi gli vota contro sfugge. divaga. e gli occhi li rotea a velocità strabiliante. mentre prodi li serra, li restringe, li socchiude, incorniciati come sono in una espressione di fissità, che tanti, troppi esperti di Immagine giudicano perdente. il suo è l’atteggiamento di chi seziona scrupolosamente la realtà prima di sanzionarla, di chi modera, soppesa le parole prima di spenderle, a costo di apparire incerto, afasico, inconcludente. di formazione è un economista, nell’arena zeppa di arringatori. modellizza e semplifica, il resto cavilla e complica. chi gli vota contro ha fatto la sua fortuna nell’altra italia, la più profonda, coi fuochi d’artificio lessicali, gli ammiccamenti clowneschi, il parlar difficile, azzeccagarbugliesco, "la chiacchiera estenuata e estenuante su un argomento di cui mai si dubita della rilevanza, e in cui emerge il retore più disinibito, spesse volte l’imbonitore", la chiacchiera che stupisce, istupidisce, non istruisce le masse. ché i più non debbono accedere alla verità. al massimo una verità dissimulata. tanto è vero che nei dibattiti le forze politiche strumentalizzano i Numeri, distorcono le evidenze. non ci si confronta su un terreno comune, oggettivamente delimitato, si tende a sottrarsene, a sviare. uno dei difetti della sinistra radicale è quello di lasciar soccombere, al suo legittimo diritto di “rivendicazionismo sociale”, quello più essenziale della chiarezza. d’altra parte si è costretti a giocare d’immaginazione quando si prefigura l’altro mondo. così mentre il discorso politico evoca soluzioni, illude che siano praticabili, dietro l’angolo, rivoluzionarie, “pronte al minuto”, nello stesso istante passa il messaggio che non si è disposti ad assumersi responsabilità di governo, che si preferisce rimanere fuori dal Sistema, dunque fieri della propria immaturità politica. percorsi che i più non sono in grado di seguire a prescindere dalle posizioni. di là l’eterno centro, a rimorchio della clamorosa retromarcia innescata dal papato di ratzinger: la sconfessione, inaccettabile, della chiesa conciliare che semplificava la dottrina. lo stesso paradosso lessicale degli “atei devoti” è culturalmente inaccessibile alle masse, benché sui media, sapientemente manipolati dalla conferenza episcopale, imperversino le loro elucubrazioni. della destra italiana, poi, non ne parliamo. la chiarezza delle intenzioni, al momento, è fuori della sua “portata umana”. ad oggi, le sue insegne si reggono solo grazie ad un macroscopico, e mai sanato, regime televisivo, propaganda, ottundimento delle coscienze. dunque, oggi con romano prodi si perdono, tutt’insieme, l’antiretorica, il pragmatismo, l’onestà, il coraggio e la fatica di governare un paese oggettivamente scombinato, socialmente anarchico, istituzionalmente debole, economicamente stremato. per avere in cambio la prospettiva, indubbiamente d’interesse generale, di schivare il referendum, di salvaguardare il partitino da cinquecentomila voti, di serrare le clientele in vista di una campagna elettorale permanente, in cui i discorsi sull’amore familiare rendono bene così come la vitalità di un paio di occhi che roteano. o la citazione, inaspettata, della più patetica delle poesie di neruda che entusiasma una platea che si ostina a ritenere d'animo semplice. maynardo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

(pr)odi et amo?

g.

Anonimo ha detto...

citante e citato: provasti allo specchio?

maynardo ha detto...

oramai mi commenta esclusivamente il lettore quasi-anonimo. logica naturale per un blogger quasi-pubblico.

_gemini ha detto...

caro maynardo è il destino di noi blogger auto-autoreferenziali

Anonimo ha detto...

conviene citarsi addosso?

g.