avellino come un'altra...o quasi!
provo a scrivere della mia città. chissà se poi esiste davvero? se è solo nella mia testa ed in quella dei miei non illustri concittadini. premessa necessaria: abito ad un paesino a qualche chilometro di distanza ma come non dirsi avellinese? dopodiché se quello che viene è soltanto una noiosa sequela di cazzate, dipende da me, mica dal fatto che non sono un autoctono.
città terremotata ma fu la provincia a piangere i morti. e pure le etichette ingialliscono col tempo. resta il corso principale – groviera, un palazzo mancante ogni quattro, a non disperdere la memoria, oramai venticinquennale. e sparsi prefabbricati pesanti. amianto a cena. per celare gli scempi della ricostruzione, occasione gettata al vento, o quasi, di sicuro si vive in case meno traballanti. montevergine continua a proteggere la nostra isola felice. eppure infiltrazioni camorristiche sono evidenti, racket e attività commerciali aperte con denari di dubbia provenienza. in ogni caso sarebbe falso affermare che la città sforni nidiate di malavitosi, mancano i presupposti. spiantati, sì, a bizzeffe, ma d’altronde, cresciuti con queste prospettive, come potrebbe essere altrimenti? e poi, forse, è così pure a nuoro o a taranto, e mica ne fanno una questione di campanile. realtà di provincia profonda!
la politica avellinese è al contempo più facile e più difficile da spiegare rispetto al quadro nazionale. più facile perché non esistono gli sconquassi di una coalizione: il centrodestra. solo qualche volenteroso a reggere le insegne sul campo di battaglia, in nome di un ipotetico principio di alternanza democratica; per il resto personaggi privi di spessore, incapaci di sovvertire un sistema di potere auto-perpetuantesi. più difficile perché non esiste un vero centro-sinistra. esistono De Mita (ex presidente del Consiglio) e Mancino (ex presidente del Senato) e subalterni contro Opposizione al governo. e sottolineo le ex cariche dei due, perché, qui, il discorso politico è talmente antidiluviano che la contrapposizione ex DC-ex PCI è attualissima come il rimpianto e la deferenza per il tempo che fu. i DS starnazzanti si battono contro lo strapotere dei popolari, lampante in tutti i palazzi di governo, enti pubblici, televisioni e giornali. ma criticare il “vecchio” con gli stessi dirigenti di venti anni fa deprime. e tutto il gioco politico si riduce alle crisi minacciate dai consiglieri/assessori DS al comune, guidato da un Margherita, e alle imminenti dimissioni degli assessori Margherita alla provincia, governata dalla De Simone, DS. guardiamo avanti!
e l’immondizia che s’ammassa ai bordi delle strade, quando l’emergenza si fa grossa. quando tutti cominciano ad alzare la voce, caro bassolino, non ti voto più! interi paesi in rivolta dietro la fascia tricolore del sindaco, ché nessuno vuole discariche, né CdR, né termovalorizzatori a fare scempio delle bellezze naturalistiche. e quando queste non ci sono, a devastare i campi di patate. i nostri rifiuti costretti ad emigrare in germania, come i nostri zii. e vedrai che non torneranno! intanto differenziamo quel poco che basta a uniformare la coscienza mentre un poco più in là le ecocamorre contano i milioni, che, loro sì, sanno come riciclare. eppure, lo sento, è questo l’affare su cui puntare. finanziatemi, che ci punto!
il traffico peggiora quando c’è la pioggia e tutti si trasformano in guidatori stanchi, in guidatori funky, fanculo a tutti quanti. specie ad avellino, con tre vie, cinquantamila abitanti e centomila auto. fondo stradale dissestato e segnaletica orizzontale oramai svanita. ma i lavori di rifacimento si rinviano oltre, ché se chiudi una strada, scoppia il ’48. auto in doppia e in tripla fila e vigili urbani che multano i pedoni distratti. però, non quelli che per una strana abitudine attraversano sempre seguendo una linea obliqua, mai sulle strisce zebra, e resistono in strada, con arditi slalom tra le auto-paletti, anche per trenta, quaranta metri, indecisi sul marciapiede da attraccare. corsia preferenziale per gli autobus, trasformata in corsia di sorpasso, non importa quale sia il senso di marcia. indiani sioux ingaggiati dall’amministrazione comunale per educare gli automobilisti all’utilizzo delle frecce bidirezionali. nuova autostazione pronta ma inagibile per pastoie burocratiche, i vandali ne approfittano. insomma un macello. come la piazza!
e l’eterna questione dei palloni da calcio sgonfi o peggio bucati. costringono giovani numeri 10 a calibrare con maestria il tiro e a perdere tempo prezioso quando la palla s’incaglia sotto le 127. il tabaccaio che ci vendeva tre o quattro supersantos al giorno, alla modica cifra di £ 3'500, ora sverna in Brasile, e mai ci consigliò di spostarsi dal filo spinato. saracinesche che fanno da porta, sbang! quando è gol, e traversa immaginaria, variabile a seconda dell’altezza del portiere di turno. vincere, tre contro tre, trentasette a trentacinque, sedici gol e dieci assist, ti faceva sentire il nuovo anastopoulus. poi consolare gli avversari, dicendogli che l’avevano persa a centrocampo, era fair play. chi diventerà mai un campione, quello con la maglia taroccata dell’inter e le scarpette da tennis, o il chiattone dalla tecnica fina?
lo stadio partenio ha la sua legge. da ultimo ripetutamente violata. da scorribande avversarie. ultras che si difendono dalle diffide e criticano decreti. tifosi veri confidano nella cura colomba e in una pasqua tranquilla. palazzetto dello sport semivuoto, in cui la seria a di basket si alterna al saggio di ballo latino americano della scuola di Castellammare. e di fronte una piscina in costruzione, non olimpionica, forse nemmeno semi olimpionica, per il giustificato timore di fare qualcosa di lungimirante. campo coni, atletica in centro città, meeting annuale senza sponsor e per il resto jogging per gli appassionati o solo soprappeso. scuola tennis gestite dal figlioccio di galgani, affarista e da anni lontano dai campi. meglio il sosia di jim courier.
città terremotata ma fu la provincia a piangere i morti. e pure le etichette ingialliscono col tempo. resta il corso principale – groviera, un palazzo mancante ogni quattro, a non disperdere la memoria, oramai venticinquennale. e sparsi prefabbricati pesanti. amianto a cena. per celare gli scempi della ricostruzione, occasione gettata al vento, o quasi, di sicuro si vive in case meno traballanti. montevergine continua a proteggere la nostra isola felice. eppure infiltrazioni camorristiche sono evidenti, racket e attività commerciali aperte con denari di dubbia provenienza. in ogni caso sarebbe falso affermare che la città sforni nidiate di malavitosi, mancano i presupposti. spiantati, sì, a bizzeffe, ma d’altronde, cresciuti con queste prospettive, come potrebbe essere altrimenti? e poi, forse, è così pure a nuoro o a taranto, e mica ne fanno una questione di campanile. realtà di provincia profonda!
la politica avellinese è al contempo più facile e più difficile da spiegare rispetto al quadro nazionale. più facile perché non esistono gli sconquassi di una coalizione: il centrodestra. solo qualche volenteroso a reggere le insegne sul campo di battaglia, in nome di un ipotetico principio di alternanza democratica; per il resto personaggi privi di spessore, incapaci di sovvertire un sistema di potere auto-perpetuantesi. più difficile perché non esiste un vero centro-sinistra. esistono De Mita (ex presidente del Consiglio) e Mancino (ex presidente del Senato) e subalterni contro Opposizione al governo. e sottolineo le ex cariche dei due, perché, qui, il discorso politico è talmente antidiluviano che la contrapposizione ex DC-ex PCI è attualissima come il rimpianto e la deferenza per il tempo che fu. i DS starnazzanti si battono contro lo strapotere dei popolari, lampante in tutti i palazzi di governo, enti pubblici, televisioni e giornali. ma criticare il “vecchio” con gli stessi dirigenti di venti anni fa deprime. e tutto il gioco politico si riduce alle crisi minacciate dai consiglieri/assessori DS al comune, guidato da un Margherita, e alle imminenti dimissioni degli assessori Margherita alla provincia, governata dalla De Simone, DS. guardiamo avanti!
e l’immondizia che s’ammassa ai bordi delle strade, quando l’emergenza si fa grossa. quando tutti cominciano ad alzare la voce, caro bassolino, non ti voto più! interi paesi in rivolta dietro la fascia tricolore del sindaco, ché nessuno vuole discariche, né CdR, né termovalorizzatori a fare scempio delle bellezze naturalistiche. e quando queste non ci sono, a devastare i campi di patate. i nostri rifiuti costretti ad emigrare in germania, come i nostri zii. e vedrai che non torneranno! intanto differenziamo quel poco che basta a uniformare la coscienza mentre un poco più in là le ecocamorre contano i milioni, che, loro sì, sanno come riciclare. eppure, lo sento, è questo l’affare su cui puntare. finanziatemi, che ci punto!
il traffico peggiora quando c’è la pioggia e tutti si trasformano in guidatori stanchi, in guidatori funky, fanculo a tutti quanti. specie ad avellino, con tre vie, cinquantamila abitanti e centomila auto. fondo stradale dissestato e segnaletica orizzontale oramai svanita. ma i lavori di rifacimento si rinviano oltre, ché se chiudi una strada, scoppia il ’48. auto in doppia e in tripla fila e vigili urbani che multano i pedoni distratti. però, non quelli che per una strana abitudine attraversano sempre seguendo una linea obliqua, mai sulle strisce zebra, e resistono in strada, con arditi slalom tra le auto-paletti, anche per trenta, quaranta metri, indecisi sul marciapiede da attraccare. corsia preferenziale per gli autobus, trasformata in corsia di sorpasso, non importa quale sia il senso di marcia. indiani sioux ingaggiati dall’amministrazione comunale per educare gli automobilisti all’utilizzo delle frecce bidirezionali. nuova autostazione pronta ma inagibile per pastoie burocratiche, i vandali ne approfittano. insomma un macello. come la piazza!
e l’eterna questione dei palloni da calcio sgonfi o peggio bucati. costringono giovani numeri 10 a calibrare con maestria il tiro e a perdere tempo prezioso quando la palla s’incaglia sotto le 127. il tabaccaio che ci vendeva tre o quattro supersantos al giorno, alla modica cifra di £ 3'500, ora sverna in Brasile, e mai ci consigliò di spostarsi dal filo spinato. saracinesche che fanno da porta, sbang! quando è gol, e traversa immaginaria, variabile a seconda dell’altezza del portiere di turno. vincere, tre contro tre, trentasette a trentacinque, sedici gol e dieci assist, ti faceva sentire il nuovo anastopoulus. poi consolare gli avversari, dicendogli che l’avevano persa a centrocampo, era fair play. chi diventerà mai un campione, quello con la maglia taroccata dell’inter e le scarpette da tennis, o il chiattone dalla tecnica fina?
lo stadio partenio ha la sua legge. da ultimo ripetutamente violata. da scorribande avversarie. ultras che si difendono dalle diffide e criticano decreti. tifosi veri confidano nella cura colomba e in una pasqua tranquilla. palazzetto dello sport semivuoto, in cui la seria a di basket si alterna al saggio di ballo latino americano della scuola di Castellammare. e di fronte una piscina in costruzione, non olimpionica, forse nemmeno semi olimpionica, per il giustificato timore di fare qualcosa di lungimirante. campo coni, atletica in centro città, meeting annuale senza sponsor e per il resto jogging per gli appassionati o solo soprappeso. scuola tennis gestite dal figlioccio di galgani, affarista e da anni lontano dai campi. meglio il sosia di jim courier.
clima ostile incentiva attività ricreative al coperto. piove e le palestre spuntano come funghi. un’intera generazione prende confidenza con presse e bilancieri. misura il carico. puntella il fisico. e nello sforzo più estremo soffia via un pizzico d’anima. ci siamo passati anche noi, per carità, né ci placa passare per bacchettoni. è che fingersi ipersportivi, restando fermi, è un controsenso!
8 commenti:
Ti seguo.
Io sò di Caserta. Forze.
gabian: ora lo aggiungo sul template!
invece hai un template carino...vabbè badiamo più alla sostanza che alla forma (??!)
grazie per il passaggio!
@bluelines
E dov'eri, amico maynardo? Dovremmo esserci visti, dato che non eravamo intantissimi a seguire il concerto dei Maximo Park....io ero quello grande e grosso in maglietta nera che si muovava come un cretino cantando a volume altissimo! ;-D
ho visto che m'hai piazzato sotto blog veri. A parte che non capisco che vuol dire (perche', ci sono anche blog non veri?), beh, volevo ringraziare. Penso che sia una bella cosa scrivere in un blog vero, almeno credo.
Mi sa che ricambio, che' anche il tuo mi pare un blog vero, da quel che ho visto.
E si', funziona cosi': la blogosfera non e' che una replica del mondo li' fuori. Nessuno ti da' niente in cambio di niente. Ma non contare gli accessi. Non e' quello che fa un buon blog (sempre ammesso che si possa parlare di buono riferito al concetto di blog). Guardati intorno, non vedi?
un altro unknown blogger.
Beh sì, la battuta era quella in effetti ;-)
A me non è simpatico...lo stimavo fino a che non ha venduto la primogenitura per una bicamerale....
io sono di avellino!
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