milizia crumiri
sfrigolano le tempie sotto luci al neon oltremodo invadenti. le ore vuote di adesso, trascorse in cattività, rispetto alle passate perdono in immaginazione, campi verdi e orizzonti prossimi. quindici anni fa internet non esisteva, gracchia la segretaria inglese alla giovane apprendista. le piace madonna, è stata pure al concerto. esco. sulla strada del ritorno, incontro sempre una coppia ultrasettantenne. lui indossa un curioso giubbotto catarifrangente arancione. s’appoggia con una mano al bastone e con l’altra al braccio della moglie che osserva ogni suo passo, amorevole. di solito arrivano fino all’incrocio con monti tiburtini e poi tornano dietro. un giorno li vidi seduti a scrutare ciò che passava: un flusso insensato di automobili che scorre per l’altrove. un grappolo d’uva dalla tigre del deserto, cooperativa di maghrebini iperattivi, riaccorda con le stagioni. il decreto gelmini spinge i giovani all’amore. svolto per il mio vicinato. è buio pesto. sgorga sull’asciutto un fiotto d’immaginazione.
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