criaturi
certi ingressi di palazzine marginali spaventavano come i moncherini di case ricoperti da spine. umidità ed echi di passate bestemmie, dei nonni, dei fratelli grandi. sui gradini di marmo striato, sostavamo a giocare con i doppioni delle figurine panini. il casellario per la posta era un mappamondo girevole. alcuni suoi battenti erano scardinati e lì la corrispondenza s’ammassava: perché quegli inquilini sdruciti non la ritiravano mai? fuori, i muri inneggiavano l’undici titolare dell’ultimo campionato di serie a e le panchine erano un intreccio complicato composto da un guard rail e due corrimano metallici. erano gli anni di de mita, capo del governo e della balena bianca. il nostro sogno più grande era la costruzione di una porta di calcio.
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