la gigantesca scritta gina lebole
muoversi come trulli è un lungo tirocinio, lo sai
per scansare i lamenti che piombano depotenziati
lavoro alacre per un obiettivo che si sottrae
o forse quel che manca è la condivisione
oltre pochi attimi di compassione
quel che disturba è il fondo degli uomini
non sei niente se non conosci il fondo degli uomini
la lente a contatto asciuga la pupilla
e l’urgenza del pianto sgorga fuori tempo
l’abito talare è un gessato nero
è macchiato di spruzzi di bianco
non è forfora
ma briciole di documenti di seconda mano
a notte fonda, in un ufficio buio, mi faccio strada con un laser blu
ombre di consulenti caduti m’accompagnano
quando non si amano i contenuti s’armano i contenitori
il teorema cui soccombiamo
allegri, sorridenti, ironici
fino a che smettiamo l’abito
Nessun commento:
Posta un commento