il rimpasto di natale
nel vagare dei tuoi occhi, un lampo, quella che sembra una stella cadente in orizzontale sono solo fanali nel buio che scendono lenti dal contrafforte che si staglia da qualsiasi punto di fuga della nostra memoria. lì, come qui, evidentemente, respiri sincopati che riscaldano l’abitacolo. e scrosci di pioggia battente sul tetto. che quando smette attacca il vento. l’autoradio rilancia musica leggera: mango, minghi, i mogwai. ai bordi della strada un frigorifero, risentito, da le spalle alle finestre della casa dalla quale è stato allontanato. un assessore al comune si è suicidato. trame sociali, tremore ai polsi. i quarantaquattro cantieri del pica picchettano il centro. la sistemazione di una piazzetta semicentrale valorizza il verde scrostato di un palazzo abominevole. fuori sito, lievita l’ammasso periferico di villette, avvocati, figlie vallette. un assessore al comune si è dimesso. lasciando ai posteri, debiti mastodontici che costringono a contenere le spese. questo natale, niente pista sul ghiaccio, luminarie esose, castagne all’addiaccio. solo amore e poesia. e pace agli uomini di buona volontà
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