bodysnatchers
it is the 21st century
it is the 21st century
you can fight like a dog
and they brought me to my knees...
bodysnatchers - radiohead
it is the 21st century
you can fight like a dog
and they brought me to my knees...
bodysnatchers - radiohead
non mi fermo più a scrutare il volto della gente, sì, lo studio della mimica ultimamente mi lascia indifferente. a pensarci bene è la cosa peggiore mi sia capitata da quando ho cominciato a lavorare. insieme ad una leggera assuefazione alla caffeina. senza la quale oramai m’addormento in piedi ad orari prima improponibili. assente in parte lo stress. per quello ci sono quarant’anni di tempo. la stazione tiburtina di domenica esala odori forti, i “soggiogati ai forzati seigiornipersei” si godono la giornata di libertà. che colore tenue ha questa libertà! tale e quale alla mia. stretta in una morsa da nuvole quasi bruxellesi. tu viaggi da bologna coll’intercity plus 507 proveniente da torino e diretto a reggio calabria. il vagone è il numero otto. mi siedo ad aspettarti. una spagnola mi chiede dove si obliterano i biglietti. mi alzo in automatico, smanacciando per mostrarle come nei paraggi non veda macchinette gialle. poi scompare. un trentenne si siede al mio fianco e comincia a parlare al telefono, col vivavoce, colla ragazza. un secondo trentenne mi chiede spazio e si siede all'altro mio fianco cominciando a fumare. mucchi di famiglie napoletane, allargate, carichi di valigie e imprecazioni, mi scorrono davanti. l’altoparlante metallico annuncia che il treno corre con cinque minuti di ritardo. aggiungere meno a meno. una donna rugosa attraversa i binari, furtiva. parte il regionale per pescara. sopraggiungi tu. il vagone otto casca proprio davanti la mia panchina. ma la porta è l’altra. avanzi incerta. incapaci come siamo a ricreare il pathos. ti stringo. deperisci come avanza l’amore. giochiamo alle voci da bambini. resta. no, sali tu! l’orologio sulle nostre teste scatta implacabile ad ogni secondo con uno strappo che impercettibilmente sembra lo faccia oscillare all'indietro. magari fosse così. il capotreno fischia. risali soltanto tu. dietro i vetri oscurati la tua sagoma si fa indistinta. il treno, i binari, i muri della stazione, il cielo partono in orizzontale. una coppia all'imbocco della scala mobile m'ostruisce la strada. mi sentono arrivare e mi fanno passare. li supero in progressione. io scappo. sull'aventino.
Nessun commento:
Posta un commento