sputtanati e puttanieri
i recenti accadimenti della vita spiegano come certi tipi poco italiani possano affogare la propria solitudine nella maniacalità lavorativa. dopodiché bisognerebbe disporre anche di un lavoro dignitoso, di tracce di comunità cui offrirne i frutti. il dolore come forma d’ozio alla fin fine stanca. e il paesaggio morale, mortale. il mio incedere rallenta al ritmo del battito del cuore, rotondo asseconda la strada polverosa, l’informe spazio che mi circonda accresce l’ignoranza, un cruccio che mi affonda, interdizione che mi sfianca. di lato, di fianco, di fronte, un anziano ansioso che conclude male il suo parcheggio, un tossicomane col cane, adipose teenager cultrici di amici. in fin dei conti, quando va bene, la borgata è solo un’autostrada urbana la cui misura di civiltà è garantita dall’autobus che ti porta via. per la prima volta, lo provo nella direzione contraria. dopo aver superato una serpentina di strada, che costeggia l’aniene, e sulla quale si affacciano palazzine fuori quota e osterie da strapaese, dalla nomentana si giunge a montesacro. uno dei pochi quartieri popolari di roma dignitosi, ultima tappa del sessanta notturno cantato da rino gaetano. i muri sono tappezzati di manifesti elettorali, la cui visibilità non dura un’ora. il loro spessore raggiunge svariati centimetri e si incurvano ai margini sotto il loro stesso peso. feriscono passanti distratti, assistiti da ambulanze che correndo tagliano la strada ai passanti. nei dintorni della mia vecchia università nulla è cambiato. resiste la patina di conformismo e inconcludenza. trovo la mia casa preferita, al civico trenta di via degli appennini, falsamente decrepita come sempre, le finestre sono spalancate, sul davanzale una bottiglia di vetro, oltre a quello che vedo non immagino. a piazza caprera, la supremazia dei giovani con il casco di capelli a nasconder la fronte e delle giovani filiformi è scossa dall’apertura di un ristorante gestito da cinesi. al giulio cesare, una felpa carhartt intrecciata al cancello commemora pateticamente chissà quale vittima della strada. gli incentivi per l’acquisto di biciclette sono esauriti dopo aver mandato in tilt il sito del ministero mentre un russo si afferma al giro d’italia, dei russi sfilano l'opel alla fiat. in libreria non riesco a trovare quattro dei cinque titoli che cerco. in compenso ho due cravatte sottili in più. le sacrifico ad un lavoro dequalificante probabilmente per l’eccessiva confidenza che abbiamo di poter cambiare le cose. stante così le cose, il dover esser non sarà. e lo strambo paese in cui siamo nati e cresciuti, che siamo inadatti a lasciare, dai poteri forti piccoli piccoli, dall’ancora più stravaganti regole di vita civile, dalle èlites politiche sputtanate e puttaniere, finirà per uccidere quelli come noi più facilmente che altri.
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