per il formicoso. contro i toni apocalittici
ho un serbatoio pieno di titoli per i miei post a venire. a volerla sintetizzare, la mia ultima produzione descrive o l’alienazione da travèt (con l’ispirazione che mi coglie tendenzialmente in metropolitana, linea b, fermata cavour). o gli effetti del ritorno in provincia (con l’ispirazione che mi coglie guardando la linea di montevergine che si staglia all’orizzonte… ché dietro c’è napoli e il mare!). sul resto, taccio per lo più. la scena politica nazionale mi dà un senso di nausea. non mi abituo alla ciarlataneria della maggior parte dei suoi rappresentanti e dell’’assoluta maggioranza dell’attuale classe di governo. apparirebbe dunque irragionevole ricercare le buone pratiche in periferia. ma intanto, siamo qui e i pensieri passano. ovviamente l’asfissia generale impatta negativamente sugli uomini e sulla blogosfera. l’entusiasmo iniziale su un certo, auspicato, contributo che essa avrebbe potuto fornire al dibattito pubblico sono via via svanite, in città, per il fallimento di diverse esperienze di blog collettivi fino ai semplici aggregatori (l’ultimo tentativo è di paolo pilone). la stessa, meritevole per certi versi, battaglia di arminio e della comunità provvisoria per il formicoso anima un’irpinia che orgogliosamente si definisce “altra”. che dunque interpreta la propria come una lotta contro il capoluogo, sia provinciale che di regione, i loro politici, i loro fallimenti. separare le microstorie, però, non sempre serve. l’attuale irrilevanza della politica irpina, anche quella che si riscopre la sua vocazione per il territorio, attivando una riserva intatta di mobilitazione culturale, è infettata dal risentimento. un risentimento che è montato in decenni di arretratezza, dopo un post terremoto di mala amministrazione, sprechi e devastante distribuzione di prebende clientelari. ma se si guarda al futuro, il risentimento e la separazione non servono come la paura e la chiusura. ci si difende legando le nostre storie a quelle simili e alle più diverse, intercettando flussi di creatività, immaginando nuovi spazi per la condivisione e l’accrescimento del bene comune. per dirla semplice, il contesto è assai complesso. essere apocalittici non aiuta.
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