12.5.08

torta alla torba

consulenti in subappalto dimessi in quattro e quattr’otto per quadrare il conto, il gioco è per chi ruba seguendo di più le regole, i servizi languono, c’è sempre il pakistano, all’angolo, che vende le caldarroste di montella, l’indiano al call center che assiste, in coloniallingua, l’americano con problemi alla tv satellitare, fame e desiderio di pasta e fasuli, il romeno rimette i soldi in patria, un altro l’alcool sul pavimento della cavea graffitata, perdo l’ennesimo 211 quando l’ultimo aereo per oporto decolla obliquo, un giorno entro nel negozio dall’insegna, vini sfusi di qualità, nella pizzeria dell’egiziano torme di brigadieri di sardegna napoletani addentano kebab in tondo, al discount non si trova la pasta barilla, al bar mancini trentenni romanisti intrattengono anziani in canotta, si parla del più e del meno, è buio arancione, quello sparso da lampioni col fusto verde, il presidente era amico di un cavallo in odore di mafia, la mafia perseguì la strategia delle stragi, aveva bisogno di qualche stagista

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