rin(toccato)
scivolo su rimandi ipertestuali in questa sfiga di lavoro che è una clausura virtuale e faccio luce ad intermittenza sulle mie strade cerebrali, quelle battute da una vita, le nuove ancora selvatiche, poi sulle vite che sfuggono fuori dalla finestra, le frenetiche, le immobili, quelle solo eventuali. mi accorgo di non aver mai saputo scrivere, era solo ansia di comunicare, esaurita l’ambizione comunicativa, è rimasta solo l’ansia. mi prefiguro paracadute dagli impegni presi, innocui, che portino a soluzioni diversamente gratificanti. ma il mio peggior difetto è la mancanza di presa sulle cose. sarei l’uomo più felice della terra se si trattasse soltanto di cominciare. è che più in là si solleva la spirale dell’inerzia, dove resistere equivale a sedimentare, mentre io mi liquefo, distraendomi ogni cosa sullo scaffale, dalla biografia di al cazzeggio col crumiro di fronte. un giorno, vicino?, apprezzerò l’essenzialità di rimanere nel quadrato del confronto, di non sviare. ho mille interessi sconnessi, impazzirò a coltivarli tutti, in passato, ero contro la pena di morte
Nessun commento:
Posta un commento