31.3.08

via romachemagnanapoli

dopo giornate di fitte piogge di latticini, d'improvviso è spuntata primavera. banale scrivere che si apprezza meglio da viale nino manfredi, piuttosto che dalla vetrata postmoderna dell'ufficio. eppoi manonellamano, giù per il clivo di rocca savella, che bello sarebbe quell'attico, fermare quest'attimo. ho un nuovo progetto per il mio blog. tu hai un nuovo progetto per il tuo show. un giorno vivremo assieme, prima tocca scegliere la città. napoli, largo magnanapoli, roma. un colpo in testa a marco aurelio, l'uomo incappucciato sulla destra è il masaniello di roma, un savonarola ante litteram, dopo accurato controllo, cola di rienzo, che quando l'ignoranza si affianca all'amnesia, un vortice di oblio m'avvolge. al caffè fandango affiancheresti la cameriera padan-chiattona, tu smilza&terrona. io terrigno, tornerei volentieri a coltivar patate, a saper il mestiere. a villa torlonia, un casino di bambini colorati si rotolano sull'erba. il mussolini jazzista, in video, racconta dov'era la cucina. carlo levi ci ricorda dell'orologio, che tutto è già finito, l'intercity parte, via romachemagna, ma ovunque insieme!

23.3.08

pascquatica

l'avvento dell'esofagite da riflusso può cambiare di netto il corso di una giovane vita. se prima si trangugiavano liquidi ed altro a velocità ultrasoniche, poi un forte senso di costipazione intorno al petto costringe a ridurre i consumi, così finisci per dismettere le t-shirt degli iron maiden e per indossare camicie blu sotto anonime polo bianche. i locali fumosi restano quelli. con un sapore vecchio dello star assieme, le facce che cambiano luce ma non i contorni, acustica devastante, e nessun videotelefono a raccogliere pezzi d'esibizione. mentre la pioggia incessante ingrossa le acque del sabato e dei suoi affluenti, persino del fenestrelle lì di fianco. i timbri sulla mia mano pian piano l'umidità li scioglie. s'espande lo spettro del mio rimuginare. l'autoradio sulla nuova utilitaria mi sembra un'invenzione ragguardevole, perché le strade suonate cambiano di consistenza. dopo summonte, la provinciale conduce a capriglia, grottolella, exit music (for a film), altavilla, tufo, prata principato ultra, pratola e via d'immaginazione. come accrescere il capitale sociale? il trio di brooklyn prende il nome da un politico corrotto che fuggì col malloppo. qui non si fugge mai da questa terra, sarebbe meglio aspettare fuori la pioggia che cade, non ripararsene, lasciar bagnare il poco denaro che c'è, fino a confondere la valuta, l'idea che hai di me.

18.3.08

il progetto della finanza

giulio lavora in una banca d’affari. sedici ore al giorno, sette giorni a settimana. a luglio, gli è stato promesso, andrà a londra. per imparare a lavorare meglio. ieri la sua banca, la lehman brothers, ha perso il venti per cento del suo valore in borsa. io ho vomitato il piatto di cous cous assaporato alla tavola calda dietro l’angolo. la sua banca ingurgitava toxic waste, titoli dall’incerta composizione e ad altissimo rischio, per il 53,3% del valore del capitale. la crisi dei mutui contagia le banche d’affari, i fondi di private equity, il mercato immobiliare, la catena alimentare. se la bolla immobiliare dovesse scoppiare, mi piacerebbe comprare casa a roma, atripalda, lisbona, lipari. in ogni caso, gli spruzzi della bolla in disgregazione colpirebbero anche il mio incerto futuro contrattuale. rinuncerei subito alle case di roma, lisbona, lipari. per alan greenspan è la crisi più dolorosa dalla seconda guerra mondiale. il suo ex collega rivale, wim duisemberg, il primo presidente della BCE, fu rinvenuto esanime su un lettino gonfiabile, nel luglio 2005, in una piscina della sua villa francese, si dice crepato da un infarto. da tempo soffriva della depressione del pensionato. il sistema si autodistrugge, sempre. il mio coinquilino ha intrapreso la carriera universitaria. ieri ha intravisto posterina discutere la sua tesi di dottorato. sulla finanza di progetto. ne ha uno, dunque. basta attendere.

16.3.08

in morte di un lettore forte

Ctrl+X pagina di un romanzo
Ctrl+V schermo di un pc

14.3.08

il tricarico delle multinazionali

quando mi compri sai che
poi non mi mangi
quando mi butto al largo nuoti con me
è come dire a un cristo: "sanguina meno!"
guardo nel fieno e mi accorgo
che non ci sei
che non ci sei
che non ci sei
...
moltheni - tu


che tu sia indipendente in ogni cosa eccetto il mio amore, che già io son dipendente in tutto del mio datore. fino alla cena di team, a valle della riunione di updating, in cui si valuta la situazione as-is, chissà se mai un giorno verrà il to-be, ché il commitment del cliente è scarso, tipico nel p.a., dopodiché, esausto/frastornato, mi isolo intellettualmente e corro su campi scoscesi, pure la mia ubriachezza è diversa, roteo il bicchiere ripetutamente, il manager mi confessa che lui non sa un cazzo di niente ma non sembra, guai a specializzarsi, gli rispondo, allora diventerò colui che non sa un cazzo di niente meglio di te. è la mia sfida. la mia sfiga.

6.3.08

poi non se ne fa niente

il poeta è colui che ride delle cause del suo piangere e piange delle cause del suo ridere

case senza gente, gente senza case

al principio d’ogni mese, c’è tutto un flusso di spostamenti metropolitani legato al regolamento in denaro degli affitti in nero. padroncini micragnosi inforcano motocicli rombanti e si lanciano saettando lungo strade reseviscidedallapioggia. al loro passaggio spruzzi di pozzanghera si levano su pedoni stanchi, erbetta in cunetta, marciapiedi scorticati. glabri neo assunti o studenti fuoricorso parecchio barbuti attendono il 211, bestemmiando teatrali, non arriveranno mai in tempo a casa dai loro padroncini a pagare. così che oltre la pigione salata, si beccheranno l’ennesima, sonora cazziata.

4.3.08

guadando il (fiume) topino

la cosa più complicata è ascoltare
non a caso abbiamo due orecchie e una sola bocca

3.3.08

passando per il liechtenstein

ho un deposito di trentaseimila lire in una banca di vaduz. erano il contenuto del mio salvadanaio di viaggio che accidentalmente ruppi diversi anni fa nella città in cui eravamo di passaggio. mio papà s'incazzò tanto perché le monete si dispersero nell'auto, persino sotto i tappetini. così mi ordinò di raccoglierle prima di ripartire. un autoctono che passava per caso di là fu tanto gentile che volle aiutarmi. poi, mi bisbigliò che, se volevo, avrebbe potuto prendersi cura del piccolo malloppo. mi disse che quello era il suo lavoro. mi fidai e glielo lasciai. da allora ogni anno mi recapitano una ricevuta col timbro di quel paese remoto sulla quale sono indicati gli interessi nel frattempo maturati. allegata una cartolina coi saluti di franz, l'autoctono. per questo sarei un evasore!