mia moglie si Ttroga
domani è il grande giorno. si celebrano le elezioni per la presidenza di quartiere: l’evento dai più individuato come il caucus di pietralata. in mattinata gli otto vicinati che lo compongono, dal primo che confina col tiburtino, all’estremo opposto che s’affaccia sulla nomentana, si riuniranno in assemblea. ognuna di esse nominerà tre delegati che nel pomeriggio sceglieranno il gran capo dei prossimi due anni. si è a lungo dibattuto su dove effettuare l’assemblea generale. alla fine si è preferito un ritrovo che non scontenti nessuno. l’appuntamento è per le diciotto sotto le ali di una delle tante pompe di benzina che si ripetono, insistenti, lungo la strada. incerto è l’esito delle votazioni. il presidente uscente per regolamento non può ricandidarsi. in ogni caso tutti si dicono insoddisfatti del suo operato. a tutti, poi, salta all’occhio come si sono divise le generazioni. i vecchi, che vivono qui da trent’anni o più, vogliono spendere il resto della loro vita per accrescere la vivibilità del posto, hanno scelto di morire qui perché altrove non se la sentono. i giovani, invece, sono esausti. vogliono scappare e spenderebbero volentieri i risparmi di una vita (quella dei loro genitori, compresa la casa) per puntare a quartieri più centrali, verso la densità urbana. i primi considerano i secondi degli irriconoscenti, degli utopisti. i secondi si aggrappano ad un concetto di welfare generazionale, ben espresso dal loro opinion leader, pino. se la generazione che li ha preceduti ha munto da uno stato sociale incredibilmente generoso, che oggi, in bancarotta, chiude i rubinetti, è naturale che a compensare siano le finanze familiari. logica, non inconsapevole etica del bamboccione!
il caucus dell’iowa, d’altra parte (del mondo), ha visto la vittoria di barack hussein obama, nel campo democratico, e di mick huckabee, per i repubblicani. un negro e un telepredicatore per la nuova america. i tre milioni di abitanti di questo sperduto stato del midwest, grande mezz’italia, granaio d’america, 90% della popolazione bianca, ….biofuel, ………, (lunga vita ai pezzettini d’informazione premasticata!), secondo luogo comune son già finiti nel dimenticatoio per i prossimi quattro anni. i riflettori dei media sono ora puntati sul new hampshire. in realtà des moines (capitale dell’iowa) è una delle tappe del viaggio di sal paradise (jack kerouac) e dean moriarty (neal cassady), narrato nel celeberrimo on the road. milioni di lettori, i più sono ancora adolescenti, si imbatteranno, dunque, nell’iowa nei prossimi quattro anni. probabilmente, seguendo una parabola discendente, nei prossimi quaranta. che poi proprio a des moines ha sede il Des Moines Art Center, il museo che ospita uno dei dipinti più celebri di edward hopper: automat del 1927. avete presente? secondo i critici d’arte, una delle rappresentazioni più significative di alienazione urbana. quella che, con soluzioni opposte, i vecchi e i giovani vogliono combattere a pietralata. edward hopper è il pittore preferito di una mia amica, di nome mattina (non martina). me lo confessò un paio d’anni fa ad una mostra dei fumetti di andrea pazienza. incassai, sorridendole. ultimamente mi son reso conto che il mio pittore preferito è lo sconosciuto che ha eseguito i quadretti naif esposti in un alberghetto di orvieto, in cui soggiornammo, una notte, quindici anni fa. la televisione era ancora rassicurante, a quel tempo e i fondi sovrani non spaventavano i mercati finanziari.
il caucus dell’iowa, d’altra parte (del mondo), ha visto la vittoria di barack hussein obama, nel campo democratico, e di mick huckabee, per i repubblicani. un negro e un telepredicatore per la nuova america. i tre milioni di abitanti di questo sperduto stato del midwest, grande mezz’italia, granaio d’america, 90% della popolazione bianca, ….biofuel, ………, (lunga vita ai pezzettini d’informazione premasticata!), secondo luogo comune son già finiti nel dimenticatoio per i prossimi quattro anni. i riflettori dei media sono ora puntati sul new hampshire. in realtà des moines (capitale dell’iowa) è una delle tappe del viaggio di sal paradise (jack kerouac) e dean moriarty (neal cassady), narrato nel celeberrimo on the road. milioni di lettori, i più sono ancora adolescenti, si imbatteranno, dunque, nell’iowa nei prossimi quattro anni. probabilmente, seguendo una parabola discendente, nei prossimi quaranta. che poi proprio a des moines ha sede il Des Moines Art Center, il museo che ospita uno dei dipinti più celebri di edward hopper: automat del 1927. avete presente? secondo i critici d’arte, una delle rappresentazioni più significative di alienazione urbana. quella che, con soluzioni opposte, i vecchi e i giovani vogliono combattere a pietralata. edward hopper è il pittore preferito di una mia amica, di nome mattina (non martina). me lo confessò un paio d’anni fa ad una mostra dei fumetti di andrea pazienza. incassai, sorridendole. ultimamente mi son reso conto che il mio pittore preferito è lo sconosciuto che ha eseguito i quadretti naif esposti in un alberghetto di orvieto, in cui soggiornammo, una notte, quindici anni fa. la televisione era ancora rassicurante, a quel tempo e i fondi sovrani non spaventavano i mercati finanziari.
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