the fade out
forse non sappiamo più scrivere perché troppo disarticolato
è diventato il nostro pensare. e le nostre imprese, persino le più banali, durano lo spazio fuggevole di uno sguardo. l’accelerazione del tempo, lo svaporamento
dei luoghi, la tela dello spazio pubblico divenuto privatissimo, i nodi della
modernità due secoli dopo ci opprimono in quanto solo ora ci affacciamo al banchetto. proletari istruiti. dove non esiste più coscienza di classe. quando
non esiste un percorso di costruzione comune del sapere. la nostra speranza è di
non perdere la speranza. chissà se basti. se basti professare sporadicamente,
quando ci è permesso, l’amore universale, l’umanesimo civile, che può essere facilmente
interpretato come cinico disincanto sulle cose del mondo, un mondo che non
vuole regole, né apprendere, ma dissolvere le esperienze e continuamente
rinnovarsi. che ha bisogno di noi per il nostro contributo di follia e se ne sbatte del nostro vano ragionare.
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