tutto a post
sono l’inquilino in abito grigio che spalanca premuroso la porta dell’ascensore agli anziani vicini che chiedono se ancora studio e si meravigliano del lavoro, perché tanto giovane mentre nello specchio sfavilla un ciuffo di capelli bianchi. sono il passante dall’andatura stracca che solleva polvere e foglie secche lungo il percorso che conduce alla fermata metro più periferica del mondo, tra capannoni di meccanici sfaccendati e merli che si posano placidi sulle carcasse delle automobili di fronte. sono l’impiegato tipo che attraversa sicuro il corridoio asettico dell’ufficio verso la stanza del capo a raccogliere i complimenti per un anno nel complesso andato male ma nel quale vanno premiati i meritevoli. sono ostaggio di una libertà incondizionata nell’evo dell’irresponsabilità assoluta in cui finisci per pensare che la morale sia salva se quando stai spezzando la vita di chi ti sta accanto, hai la grazia di compatirlo.
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